PERUGIA – Castello di Monterone
Conosciuto anche come Castello Piceller, è
un castello che si erge sul crinale di una collina dominante una piccola
vallata, lungo la strada che conduce da Perugia ad Assisi attraverso Ponte San
Giovanni (la via regale San Pietro, così nominata nel 1070 d.c.), a breve
distanza dal monastero di San Pietro e dalla chiesa di San Bevignate; questa
strada è una delle cosiddette vie regali, strade che in epoca medievale
conducevano fuori dalla città attraverso le porte principali (Porta di San
Pietro o Porta Romana nel nostro caso), lungo un asse viario già utilizzato
dagli Etruschi e dai Romani, e che servivano anche a delimitare gli antichi
contadi di Perugia. Risale agli inizi del XIII secolo, come documentano le prime notizie storiche. Presso l'archivio della città di Perugia esiste un documento datato 18
gennaio 1200 che prova l'esistenza di un edificio in località Monterone. Il
documento presente nell'archivio della città attesta che, nel 1200 Gerardo di
Ugolino di Alberico, facendosi cittadino perugino, sottomise al console
Bernarduccio le sue proprietà che aveva nel colle “appresso Montarone”.
E' interessante a tal proposito leggere le parole di padre Felice Ciatti
(storico del XVII secolo) che, nelle “Memorie Annali et Historiche delle cose
di Perugia”, edito presso Angelo Bartoli in Perugia nel 1638, scrive: “ essendo
Potestà di Perugia Zeo di Peroscio, un Gerardo di Ghisliero di Alberico, lì 14
di Gennaro giurando voler essere cittadino perugino, sommise sé e la terra che
aveva nel colle vicino a Monturreno detto Montarone, e tutte l'altre cose, che
aveva nel contado di Perugia; promettendo voler soggiacere a tutti i pesi e
uffitii della Città, giurando voler ciò in perpetuo osservare” (libro VIII
pag.260).
Girardo di Ghislerio era signore di Sasso Rosso, un feudatario
fuoriuscito da Assisi. La sua sottomissione al comune di Perugia (cui seguirono
5 giorni dopo quella del fratello Fortebraccio e di suo nipote Oddo) è da
inserirsi nel contesto della rivalità tra Assisi e Perugia che spesso sfociava
in veri e propri conflitti. Quella utilizzata dal signore di Sasso Rosso, e
dalla sua famiglia, era una vecchia tattica che i feudatari italiani avevano
appreso dall'imperatore: approfittare delle città in lotta tra loro, mettersi
sotto la protezione del comune nemico per vendicarsi e salvare ciò che era
possibile salvare. Una leggenda popolare narra che il futuro san Francesco, che
assieme a tanti giovani assisani fu fatto prigioniero nella battaglia di
Collestrada del 1202, fu imprigionato proprio all'interno del Castello di
Monterone. Circa sessant'anni più tardi, a meno di un chilometro da dove sorge ora il castello, venne costruita dai Templari la chiesa di San Bevignate con annesso il convento, il più importante insediamento templare dell'Umbria. Secondo una tradizione diffusa e supportata da alcuni importanti storici ed eruditi dell'Ottocento, il Castello di Monterone divenne parte integrante delle proprietà templari, come luogo di accoglienza o per alloggiare i servitori laici. Secondo la tradizione popolare esisterebbero ancora
oggi dei passaggi sotterranei che collegano il Castello di Monterone con la
chiesa di San Bevignate. Nel 1312 Papa Clemente V con la bolla Vox in Excelso
, emessa
durante il concilio di Vienna
, soppresse l'ordine dei
templari e proibì qualsiasi forma di ricostituzione dello stesso. Il Castello
di Monterone, molto probabilmente, fu abbandonato per lungo tempo, seguendo la
triste sorte dell'ordine templare e del cenobio che proteggeva. Durante il
periodo comunale, il castello, in virtù della sua posizione strategica, venne
utilizzato come torre di avvistamento per proteggere e controllare l'accesso
alla città. Tra il XIV secolo e il XVI secolo numerose guerre sconvolsero il
comune di Perugia. Internamente il potere era conteso tra Raspanti
(borghesia artigiana) e Beccherini
(popolo minuto che sosteneva i nobili), questa
litigiosità interna coinvolgeva poi una serie di potentati (il papato, la
signoria di Milano), interessati ad estendere il proprio controllo sulla città,
approfittando della conflittualità esistente. In questo periodo il Castello di
Monterone subì danni ingenti a causa delle scorrerie delle milizie di
condottieri e capitani di ventura come Braccio da Montone o Malatesta Baglioni,
assoldati dalle fazioni in lotta per riuscire ad avere la meglio sugli
avversari (A. Fabretti
, nel volume I delle “Cronache della
città di Perugia”, ricorda gli accampamenti di Braccio da Montone
il 4 maggio 1416 e quello di
Malatesta Baglioni
il 1º maggio 1582, nei pressi di San
Bevignate). A partire dal XVII sec., i documenti e le testimonianze riguardanti
il castello diventano sempre meno frequenti e complete; sappiamo solo che per
circa tre secoli si alternarono lunghi periodi di abbandono a periodi in cui
il castello venne abitato e modificato a seconda delle necessità dei
proprietari. Sul finire del XVIII secolo il castello appartenne ai conti Ansidei
e Giovanni Battista Vermiglioli
la
definì come “villa suburbana", a dimostrazione dei significativi lavori
di ampliamento. Nel XIX secolo il Castello di Monterone venne acquisito dalla
famiglia Piceller. Originari di S.Ulrico in Val Gardena
(oggi Ortisei
)
i Piceller si stabilirono a Perugia sulla fine del Seicento dove acquistarono alcune case in via
della Pesceria (l'attuale via Oberdan) e vari terreni fra i quali fu preferito
per residenza quello di Monterone. Numerosi furono i membri della famiglia che
si distinsero per meriti artistici o sociali, tra questi ricordiamo Giuseppe,
amico di Francesco Morlacchi
, valente flautista e
fondatore della prima banda musicale perugina e Bernardino Piceller
, pittore e disegnatore
finissimo che dipinse numerose tele di soggetto storico e sacro. Agli inizi
dell'Ottocento i Piceller accumularono una ingente fortuna nel commercio di
ferramenta con Epiteto di Cristoforo. Il figlio di Epiteto, Alessandro, è una
figura cardine nella storia del Castello di Monterone. Archeologo per diletto e
antiquario (fu forse il primo ad esercitare professionalmente a Perugia),
Alessandro Piceller ristrutturò e ampliò in maniera significativa il castello,
sulla scorta di quanto già aveva fatto con la “casetta Piceller”, un'edicola o
cappellina di impianto trecentesco, in località Collestrada
,
ristrutturata e riadattata a casetta campestre in stile del Quattrocento
perugino. I lavori di ristrutturazione furono diretti da Filippo Lardoni e, in
seguito, da Alessandro Arienti, gli stessi architetti autori del progetto del cimitero monumentale
di Perugia. Il 23
novembre 1849, il vescovo Vincenzo Gioacchino Pecci (futuro Papa Leone XIII
) inaugurò il castello. Alessandro Piceller non si limitò a
ristrutturare la vecchia struttura medievale e ad ampliarla ma l'arricchì di
elementi architettonici come bassorilievi, statue, un piccolo rosone,
balconcini in pietra, bifore e numerosi altri oggetti di varie epoche storiche.
La corte, delimitata da colonne rotonde con capitelli in marmo (anch'essi
acquisiti da Piceller nella sua attività di archeologo e antiquario) venne
decorata con urne e bassorilievi etruschi di grande importanza storica. Questo
eclettismo, questo gusto romantico del recupero di elementi del passato nonché
l'uso dei più diversi materiali (arenaria, pietra serena, laterizio, pietra
rosa e bianca) fanno del Castello di Monterone un unicum nel suo genere,
diverso dagli altri esempi coevi del XIX secolo presenti in Umbria. Tra le
innumerevoli opere di pregio presenti nel castello vanno sicuramente citati gli
affreschi rappresentanti le insegne dei capitani di ventura del tardo Medioevo,
dipinte dallo stesso Matteo Tassi che decorò la Sala dei Notari nel palazzo dei
Priori di Perugia, l'affresco staccato dalle pareti di un tabernacolo viario,
con una Madonna di Loreto e i santi Pietro e Paolo, nel quale è facile
ravvisare la mano di Cristoforo di Jacopo da Foligno. I
l 20 ottobre 1929, in
seguito alla morte di Alessandro Piceller e agli eventi storici che si verificarono poco tempo
dopo, il castello conobbe un nuovo periodo di abbandono. Durante la seconda
guerra mondiale, l'edificio venne adibito a ricovero per gli sfollati. I
bombardamenti, l'abbandono e il successivo utilizzo del castello, ne causarono un grave danneggiamento. Oggi, dopo un importante
lavoro di restauro dovuto all'iniziativa della famiglia Capaccioni, teso a recuperare e mantenere la struttura ottocentesca
della struttura, il castello è tornato all'antico splendore. Questa idilliaca dimora immersa nella campagna umbra è un vero gioiello, una tesoreria d’arte con splendide sale affrescate e riccamente ornate. Alcune di esse infatti possiedono insegne di capitani di ventura del tardo Medioevo, altre invece sono costruite interamente con pietra a vista ed hanno antichi camini, preservando l'atmosfera suggestiva dell'edificio merlato. Oggi l’edificio ospita un albergo di lusso, dotato di ristorante e 18 stanze per la clientela.Fra le varie camere meritano una segnalazione quella del
Cardinale, che reca un emblema cardinalizio, e quella
del
Duca,
con un emblema riferibile al Ducato di
Montefeltro. L’ Hotel è dotato inoltre una ricca biblioteca multilingue dove gli ospiti
possono, in tutta tranquillità, approfondire le proprie conoscenze. Il Castello di Monterone è scenografico anche all’esterno: circondato da uno
straordinario giardino, ben curato, ricco di piante e fiori, si estende su
un’area superiore ai 6000 mq, nella quale c'è anche il “roseto delle signore”, con oltre duecento rose.
Accanto ad un caratteristico pozzo, unico nella sua antichità, si innalza,
altissimo, un cipresso secolare; ma la pianta che indubbiamente cattura
l’attenzione di tutti è una rosa antica, selvatica. E’ la rosa della varietà
Banksia, originaria della Cina centrale, dove la pianta cresce spontanea.
Introdotta in Europa da W. Kerr, nel 1905, fu portata in esposizione a Nizza da
dove poi si è diffusa. Con i suoi svariati cm di circonferenza del tronco
potrebbe essere proprio questo esemplare di rosa una delle primissime importazioni
italiane. Ogni castello vuole il suo
fantasma e quello di Monterone non è da meno; si narra infatti che
l’ombra di uno spettro si aggiri per le stanze e nel giardino, forse il
suo spirito altèro ripercorre antichi passaggi segreti come quello che si trova
inserito nella boiserie in legno del salotto del bar. Si dice sia un templare
con la sua sopravveste bianca crociata secondo l’usanza dell’Ordine dei
Templari. Il castello ha un sito internet che è il seguente: http://www.castellomonterone.it
Fonti:
http://www.castellomonterone.com, testo di Samantha Lombardi su http://www.ilpatrimonioartistico.it/il-castello-di-monterone-o-piceller/, http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Monterone
Foto: non ricordo la fonte della prima....mentre la seconda è presa da http://www.hotelsperugia.it/monumenti/castello-di-monterone/