PAVULLO NEL FRIGNANO (MO) – Castello di Semese
Edificato in muratura di pietrame a vista e copertura in
coppi, nasce sulla sommità di un altipiano, a 803 metri sul livello del mare,
da cui domina la valle del Panaro, territorio in antichità oggetto di contese
in quanto ambito sia dall’Esarcato che dai Longobardi. Per la sua posizione
geografica privilegiata, naturalmente adatta all'avvistamento e alla
segnalazione, Semese fu abitato fin da epoca Neolitica, come dimostrano i
reperti ritrovati nella zona. L'insediamento castellano risale al XIII secolo,
ma probabilmente il corpo principale era esistente già dal secolo precedente.
Da sempre sotto il dominio della potente famiglia Da Verica, il feudo passò
tra i possedimenti dei Montecuccoli nel XIII secolo che ne potenziarono la
fortificazione. Nell'atto di donazione del 1387 risultano soggette al castello
le fortezze di Sasso, Castagneto, Bibone, Monteauriga (Verica), Corogno,
Monterastello, Montefolignano, Montemarcio (Cà di Marzo), Monticello. Verso la
fine del '300 il signore feudatario di Semese era Lanzillotto Montecuccolo, dal
carattere violento e arrogante, che ingaggiò una lunga e sanguinosa disputa per
ragioni ereditarie con il cugino Gaspare, signore di Montecuccolo e alleato con
gli Estensi. Seppur sconfitto, Lancillotto non si arrese e dal suo esilio tentò
d’organizzare un nuovo attacco al cugino. Dopo la sua improvvisa morte, Gaspare,
mosso ancora da atroce vendetta, catturò i figli (Corsino e Antonio) dell’ormai
defunto cugino e li fece affogare nella profonda cisterna del castello nel 1402.
Nel 1445 i possedimenti dei Montecuccoli passarono al figlio Cesare I che li
amministrò con saggezza fino al 1506, quando alla sua morte il feudo passò
nelle mani di Giovanni Lodovico. All'inizio del XVI secolo, durante le lotte tra gli Estensi e il regno Pontificio
di Giulio II, Semese insieme a Montecenere divenne baluardo della resistenza
frignanese. A Semese Margherita Pio, vedova di Giovanni Lodovico e madre di
Mario, che assunse il potere del feudo durante il periodo delle devastazioni
dei Tanari, tenne alta la bandiera della fedeltà ad Alfonso I d'Este. Il
castello di Semese resistette a parecchi assalti per il coraggioso presidio
posto alla sua guardia, che fece precipitare dalle mura gli aggressori levando
loro le scale sottostanti. La scomparsa del conte Mario nel 1569 creò tra gli
eredi nuove liti che spinsero il duca d'Este a prendere possesso provvisorio
dei beni, sottoposti ad un Commissario del Frignano. Le liti si risolsero solo
nel 1572 e i beni furono divisi tra Cesare II e Girolamo, figli di Bersanino
del ramo Montecuccoli di Montese. Alla morte di Girolamo, i beni che facevano
capo a Semese tornarono a essere tutti uniti sotto Francesco, figlio di Cesare
II. Successivamente Enea, figlio di Francesco, che era molto attaccato alla sua
terra, fece di Semese un importante centro di potere amministrativo e politico
con un castello che assunse aspetto di una vera dimora signorile. Alla morte di
Enea, nel 1630, il figlio Francesco diede il feudo di Semese alle mani della
Camera Ducale e in cambio ottenne il feudo di Guiglia. Non si conoscono le
cause di tale permuta. Sette anni dopo la permuta con Guglia, del possesso di
Semese fu investito il Marchese Ippolito Bagnesi - Bellincini. I nuovi arrivati
furono scrupolosi dal punto di vista amministrativo, specie nei riguardi delle
popolazioni a loro soggette. Ben poco comunque lasciarono i Bagnesi-Bellicini
del loro governo: non risiedendo in luogo non poterono sorvegliare da vicino le
vicende che vi si svolgevano. Di conseguenza, il castello venne trascurato e
iniziò lentamente la sua rovina. Con l'avvento della Rivoluzione Francese il
castello era ormai per la maggior parte diroccato. Si tratta di un insediamento
castellano costituito da torre, dimora feudale a tre piani, mura di cinta
merlata ad andamento poligonale e corpo di guardia, al quale si accede per la
strada di Verica dalla località "Ca’ del Fabbro". La torre, di
notevole altezza, è a pianta quadrata, murata a filaretto, con portale originale
sul lato sud ad arco a tutto sesto, un portale trilitico sul lato Ovest e cella
campanaria, successiva all'impianto medioevale.Il corpo di guardia è a ridosso
dell'ingresso di ponente, con sottostante cisterna scavata nel sasso,
tristemente famosa per la morte già descritta in precedenza dei giovani figli
di Lanzillotto Montecuccolo. Il castello faceva parte di un sistema difensivo a
stella (o raggiera) che dominava su tutta la zona; era fortificato, difeso da
alte mura all’interno delle quali era presente anche una dimora signorile.
Nella sua struttura iniziale, il maniero di Semese era molto simile al vicino castello di Montecuccolo, anch’esso in
possesso di torre isolata e residenza feudale costruita nella zona meridionale
del perimetro. L'analogia con la tipologia castellana di Montecuccolo si può
estendere al "borgo", pure disposto attorno ad una piazza, qui di
dimensioni maggiori, con la chiesa, l'osteria, la casa del podestà, nella quale
si teneva un importante mercato di sabato. Per inciso può risultare notevole
anche il parallelo della evoluzione storica dei due castelli, destinati
entrambi a soppiantare i precedenti castelli di pieve (di Renno di Sopra e di
Verica) anche se Semese rimase sempre in rapporto di subordinazione a
Montecuccolo, castello di valle del Frignano, e maniero avito della grande
casata. Non esistono documenti che testimonino le varie fasi dei lavori di
potenziamento subìti dal castello, le informazioni pervenute partono dalla
prima metà del Seicento. Risale a questo periodo un disegno che rappresenta
l’edificio munito di tre torri. La centrale appare più possente, merlata e
soprattutto a pianta rotonda, e aveva lo scopo di proteggere la porta
principale e il ponte levatoio; della cinta muraria così come la si può vedere
oggi non si ha alcuna traccia. Tale torre venne adibita a campanile. Le cinque
nicchie che adornano la facciata contenevano le statue del Begarelli (o della
scuola), poi trasferite nella Pieve di Verica a dimostrazione dell'importanza
di questo raro e compiuto esempio di architettura manierista trapiantato in
montagna. Interessante è un rilievo poco distante dal castello, detto di S.
Giacomo, con resti di muraglie che proseguono anche verso nord e verso ovest
dentro una fitta boscaglia, probabile sede di un castelliere ligure sul cui
tracciato è posto il piccolo oratorio di S. Rocco, antichissima cappella erede,
forse, di un edificio di culto pagano. La struttura odierna comprende inoltre
la chiesetta di San Giacinto, eretta sul finire del ‘500 per volontà del
marchese Enea Montecuccoli, che si oppone per posizione all’ala che ospita le
stalle, le scuderie e le abitazioni coloniche. Il castello, appartenente ora a
diversi proprietari privati e in parte rimaneggiato, rappresenta comunque uno
dei centri storici più interessanti e suggestivi del Medio Frignano, in
discreto stato di conservazione.
Foto : di Stefano Torreggiani su http://www.comune.pavullo-nel-frignano.mo.it