sabato 30 ottobre 2010

Il castello di domenica 31 ottobre



CASTELLO DI GESUALDO (AV)

Situato al culmine di una collinetta visibile già dalla strada statale offre un'immagine suggestiva immediata: il tipico esempio di ambiente architettonico feudale. Venne fatto costruire su volere dei Longobardi intorno alla metà del VII secolo. Il castello presenta una forma irregolare quasi pentagonale, con quattro torrioni circolari con cortine cinte da rivellini e con corte centrale, ubicati agli angoli della costruzione, collegati tra loro da mura. Nel mezzo della corte interna si trova un pozzo di buona fattura. Il castello ha subito vari danni e saccheggi nel corso della guerra angioino-aragonese (1460), quando Ferrante I d'Aragona, per impadronirsi della fortezza, la distrusse in parte. Nel '600, il Principe Carlo Gesualdo volle la sua trasformazione da fortezza a palazzo gentilizio, per stabilirne la sua dimora. Sulla parete di fronte all'ingresso vi è una testa di leone con la bocca spalancata per ospitare, dal retro della stessa, un cannoncino, vero trabocchetto per eventuali assalitori. Altri ingenti danni al castello si sono avuti in seguito ai gravissimi eventi sismici del 1980 che hanno costretto i proprietari ad abbandonarlo per pericolo di ulteriori crolli. Oggi è in ristrutturazione.

Il castello di sabato 30 ottobre



ORTONA (CH) – Castello Aragonese

La struttura difensiva del castello Aragonese fu realizzata tra il 1450 ed il 1470, come necessaria difesa a seguito delle devastazioni al porto e alle strutture costiere operate dai Veneziani. Gli architetti militari spagnoli ristrutturarono e modificarono la fortezza dopo la metà del Cinquecento, eliminando il mastio centrale, spostando l'apertura dal centro della facciata principale alla torre sinistra, ed aggiungendovi una torre più piccola lungo le mura occidentali. Passato al Regio Demanio, dal 1795 venne ceduto in anfiteusi perpetua a diverse famiglie ortonesi che vi aggiunsero costruzioni abitative ai lati orientale e occidentale. Nel corso dell'ultimo conflitto mondiale il maniero subì pesanti bombardamenti e nel 1946 una frana fece crollare tutta l'ala settentrionale. Oggi la fortezza, definita dallo studioso Carlo Perogalli "l'esempio meglio definito di castello abruzzese appena dopo la metà del Quattrocento", è in stato di completo abbandono.

venerdì 29 ottobre 2010

Il castello di venerdì 29 ottobre



NORCIA (PG) - Castellina del Vignola

Monumentale rocca costruita nel 1554 su disegno dell'architetto Jacopo Barozzi, meglio conosciuto come il “Vignola”, su ordine di Giulio III, è oggi sede del Museo Civico e Diocesano. Il palazzo nacque per essere la residenza fortificata dei governatori apostolici, contrariamente a tutte le attuali concezioni secondo le quali la Castellina doveva fungere da fortilizio. Architettonicamente è a pianta quadrata, dislocata su due piani più alcuni ammezzati e un sottotetto; presenta baluardi angolari scarpati e sghembi alla base. Esternamente presenta una cordonatura forte al di sopra della quale si aprono i finestroni, protetti, fino al 1861, da robuste inferriate. Originariamente l'edificio nasce completato da una campana, posizionata, prima, sulla porta e, poi, sulla sommità del tetto. C'è anche una fontana nel cortile della Castellina, una monumento dalla significativa rilevanza storica: su di essa è posizionata una statua composta da due frammenti romani eterogenei e ritraente Vespasia Polla nursina, madre dell'imperatore Vespasiano. Presumibilmente, valutando l'iscrizione alla sua base, se ne data la fattura intorno al 1703, data in cui il palazzo venne ristrutturato dopo il terremoto che lo danneggiò fortemente. Alla sinistra di questa fontana una stanzetta fu prima sala di tortura e, in seguito, abitazione del custode, racchiudendo al suo interno una scalinata che immette in un corridoio sotterraneo terminato nel 1562 e collegato a Porta Ferrata. Alla destra della stessa fonte, accessibili dal cortile tramite una porta cinquecentesca a bugne, c'erano, poi, i locali delle scuderie.

giovedì 28 ottobre 2010

Il castello di giovedì 28 ottobre



CASTELLO ARAGONESE DI BRUCOLI (SR)

Una prima fortificazione fu fatta costruire nel Quattrocento a protezione dello scalo commerciale di Brucoli, dal governatore della Camera regionale, Giovanni Cabastida da Barcellona. Inizialmente era caratterizzata da un'unica torre quadrata centrale. Nei secoli successivi il maniero subì numerosi rimaneggiamenti ed ampliamenti, quali le mura con agli angoli torrioni circolari che nel XVI secolo andarono ad affiancarsi all'originario mastio centrale. La ricostruzione fu dovuta all’imperatore Carlo V che - resosi conto di come, sia la fortezza di Brucoli, sia la maggior parte delle altre opere di difesa delle coste siciliane, non fossero più in grado di contenere le incursioni piratesche sull’isola - diede ordine di rifondare il sistema difensivo costiero affidando all’architetto bergamasco Camillo Camillani il compito di rafforzare le opere di difesa già esistenti o di edificarne di nuove lì dove occorresse. Purtroppo l'unico elemento oggi non più visibile è la merlatura del castello, irremediabilmente perduta a seguito di terremoto verificatosi l'11/01/1693, che in tutta la Sicilia causò 100.000 morti. Nel castello di Brucoli persero la vita 20 persone, di cui il castellano con tutta la famiglia e soldati colà distaccati.
Ad oggi il fortilizio si presenta in buono stato di conservazione.

mercoledì 27 ottobre 2010

Il castello di mercoledì 27 ottobre



ROCCA GONZAGA DI NOVELLARA (RE)

La Rocca, che si erge nel centro cittadino, è tra i monumenti più significativi di Novellara. I lavori per la costruzione dell’imponente edificio furono iniziati nel 1385 da Guido Gonzaga (figlio di Feltrino Gonzaga), inglobando la torre principale, allora già esistente. La rocca, di forma quadrangolare, era provvista di spesse mura coronate di merli e munita di quattro torrioni angolari. Aveva due ponti levatoi e un rivellino a protezione della porta principale. È soltanto però oltre la metà del Quattrocento che la Rocca acquista consistenza di fortilizio, minacciata dalle dispute di confine con Guastalla e con gli stati dei cugini mantovani.
Agli inizi del 1500 comincia la serie di interventi che trasformano gradatamente la fortezza in castello rinascimentale destinato a sede permanente della corte signorile, cancellando le primitive connotazioni militari. Sotto la direzione di Lelio Orsi, fra il 1561 e il 1566 vengono infatti aggiunti il secondo piano e la loggia. Lo stesso Orsi affresca gli appartamenti del piano nobile, la loggia, il teatro di corte e le sale d’onore al piano terra. In diverse sale (ora occupate dal Museo Gonzaga) vi sono soffitti a cassettoni e splendidi camini in marmo di Verona, decorazioni a festoni e grottesche. Altri interventi risalgono ad Alfonso II che nel 1670 fece innalzare la torre d’ingresso collocandovi un grande orologio. Estintasi la dinastia dei Gonzaga, il feudo di Novellara viene assegnato nel 1737 al vecchio Duca di Modena Rinaldo I d'Este e a Ricciarda rimasero i beni mobili e i due casini dove trasferì parte dell'arredo e della quadreria che era in Rocca. Gli Este a loro volta vendono, nel 1754, la rocca alla Comunità di Novellara a cui tuttora appartiene. Pregevole è il teatro ottocentesco della rocca.

martedì 26 ottobre 2010

Il castello di martedì 26 ottobre



CASTELLO DI ARCOLA (SP)

Il castello di Arcola si erge sulla vetta della collina, con vista strategica sulla piana di Sarzana e la foce del fiume Magra, la sua costruzione, secondo alcune fonti risalirebbe al 1128 ad opera degli Obertenghi. Nel corso del XIII secolo subì numerosi e gravosi assedi, tra cui l'assalto della Repubblica di Genova nel 1278 per la conquista del feudo; dopo l'assedio genovese rimase pressochè intatta solo la vicina torre pentagonale mentre il castello venne irreparabilmente danneggiato. Ricostruito ex novo e convertito in palazzo feudale fu nel 1320 assediato dal Signore di Lucca Castruccio Castracani; nel 1436 ritornò in possesso della repubblica genovese. Le tumultuose vicende storiche conseguenti alla Rivoluzione Francese ed alla campagna d'Italia di Napoleone coivolsero anche Arcola. Nel 1799 i franco-liguri combatterono contro le truppe d'invasione austro-russe. Nel corso del bombardamento vennero colpiti sia il castello sia la torre; il primo venne poi restaurato nel 1884, dall'ing. Canini, e adibito ad uso di palazzo comunale.
La Torre Pentagonale, di epoca obertenga, è alta 25 metri con un perimetro di egual misura e si è molto ben conservata nel corso dei secoli. Essa costituiva il punto focale del sistema difensivo; situata nella zona più vulnerabile agli attacchi, si poneva come un vero bastione con il suo spigolo proteso minacciosamente verso gli eventuali assalitori della porta Sovrana e con gli altri lati, provvisti di feritoie, a difesa delle due porte laterali.

lunedì 25 ottobre 2010

Il castello di lunedì 25 ottobre



CASTELLO PERALTA DI BURGIO (AG)

Il castello di Burgio sorge su un’altura, in posizione dominante il paese, su un naturale bastione roccioso ed è circondato da due torrenti (Garella e Tina) che anticamente fungevano pure da fossato per isolarlo dal territorio circostante. L' impianto planimetrico è rettangolare (m 20 x 12) e il fortilizio si innalza in unico blocco parallelepipedo, in volumetria molto compatta, raggiungendo l'altezza di m 14 nel punto più alto. L’ingresso del Castello è posto sul lato frontale ed è costituito da un arco ogivale a doppio rincasso, accessibile soltanto attraverso una scala rimovibile.
La facciata del castello guarda a mezzogiorno e nel muro verso oriente è collocata una finestra bifora.
L’interno è a due livelli, divisi in sale spaziose collegate da una scala interna.
Nel castello è presente una sala che, dalle caratteristiche osservabili oggi, era probabilmente adibita a cappella. Tutto l'edificio è dotato di un sistema di scarico delle acque attraverso tubi in terracotta annegati nella muratura.
Nel corso dei secoli XIV-XIX il castello appartenne ai Peralta (sec. XIV), ai Cardona, ai Gioeni, ai Colonna (dal sec. XVII agli inizi del sec. XIX).
Per raggiungere la fortezza si deve affrontare una lunga e faticosa scalinata, che porta direttamente alla spianata posta davanti al castello, un tempo suo cortile interno.
Sulla spianata sorge una grande Croce, protagonista delle funzioni religiose del Venerdì Santo, quando tutto il paese si reca in processione al Calvario di Cristo, a mezzogiorno.
Attorno al castello sorge la parte più alta di Burgio, di impronta araba, caratterizzata da un impianto urbanistico formato da strade strette e tortuose, piccole case ed archi.
Il Castello, in parte distrutto, è stato restaurato a cura della Soprintendenza di Agrigento nel 1981 ed è di proprietà pubblica.
L'uso attuale è a spazio espositivo.

sabato 23 ottobre 2010

Il castello di domenica 24 ottobre



CASTELL’ARQUATO (PC) – Rocca Viscontea

Posta nella parte alta del paese, domina la bassa val d'Arda, nei pressi dello sbocco nella pianura Padana del torrente Arda, da un'altezza di 224 m s.l.m. Nonostante secondo il cronista Locati la sua costruzione iniziò nel 1347, la rocca fu, più probabilmente, eretta per volontà del comune di Piacenza a partire dal 1342 nel luogo dove sorgeva una preesistente struttura di origine romana chiamata "Castrum Quadratum". L'inizio della costruzione è testimoniato da un atto risalente al 14 luglio 1342 e facente parte del Registrum magnum del comune di Piacenza, nel quale il notaio Gabriele da Caverzago registrò i Pacta Roche Castri Arquati che descrivono accuratamente gli accordi, i prezzi, le maestranze impiegate, l'elenco delle case comperate ed abbattute per lasciare posto alla costruzione, sotto la guida dell'ingegnere Obertino Domezzano. Cinque anni dopo, Luchino Visconti pose mano ancora alla costruzione della Rocca adottando tecniche di fortificazione probabilmente già collaudate nel vasto ducato milanese. Per lo scopo acquistò dal capitolo della chiesa un refettorio con cantina, alcuni alloggi dei canonici ed anche il campanile della chiesa, nonchè edifici da privati; fece radere tutto al suolo e innalzò l'alta torre che ancora oggi domina dai suoi 42 metri, il paese e la valle dell'Arda. Nel 1404 la rocca, all'epoca tenuta da Borromeo Borromei venne conquistata da Francesco e Giovanni Scotti, i quali riuscirono poi ad ottenere anche l'investitura sul paese e il titolo di conti. Nel 1466 entrò nel patrimonio degli Sforza che la tennero sino al 1707, anno nel quale venne inglobata nel Ducato di Parma e Piacenza. A differenza di altri castelli, la rocca mantenne, negli anni, una funzione prettamente militare, senza subire alcuna opera di conversione a residenza nobiliare. In seguito, dal XIX secolo fino agli anni '60 del XX secolo, la rocca è stata utilizzata come carcere mandamentale. L'edificio venne restaurato nella seconda metà del Novecento; ulteriori restauri, comprendenti l'impermeabilizzazione delle terrazze poste sulla sommità delle torri, furono avviati alla fine del 2020. La rocca, che presenta elementi tipici dell'architettura di area scaligera, è realizzata interamente in cotto e presenta una struttura a forma di L con due serie di fortificazioni collegate tra loro e caratterizzate dalla merlatura ghibellina: la cinta inferiore, di forma rettangolare, realizzata su due livelli, e la cinta superiore, di dimensioni più contenute: nella prima erano di stanza i soldati e, in caso di attacchi, fungeva da rifugio per gli abitanti del borgo (durante i numerosi e sanguinosi eventi bellici tra i quali ricordiamo il memorabile assedio del 1317), nella seconda, invece, era situato il comando di guarnigione. Agli angoli dei muri perimetrali vi è la presenza di quattro torri di forma quadrata dotate di merlatura, di cui una, quella posta sul lato est, conserva intatta la struttura originale. L'ingresso principale, successivamente murato, era situato alla base del mastio e presenta un ponte a scavalco del fossato, in origine oltrepassato con un ponte levatoio. É altresì presente un'entrata secondaria sul lato nord che presenta i segni dell'originario ponte levatoio e che è rimasta l'unico accesso a seguito della muratura dell'ingresso principale. Il mastio contiene una serie di locali sovrapposti, accessibili tramite una scala in parte in muratura e in parte di legno che conduce fino alla sommità della torre. All'interno del mastio è ospitato il Museo di vita medievale che presenta diversi allestimenti sui vari livelli del mastio: un allestimento multimediale con video che ricreano gli interni della rocca durante il medioevo, una stanza sui rapporti e le comunicazioni della rocca con i castelli limitrofi e approfondimenti su torri e feritoie e una stanza dedicata agli assedi, in omaggio alla funzione difensiva avuta dalla rocca a partire dalla sua costruzione. Nel 1985 a Castell’Arquato sono state girate molte scene del film “Ladyhawke” con Michelle Pfeiffer, Rutger Hauer e Mattew Broderick. Sangue, intrighi e passione accendono la storia della Rocca Viscontea quando, nel 1620, il Cardinale Sforza condannò a morte i cospiratori della sua Signoria, il prode Sergio Montale e il suo servitore Arturo Galatti detto Spadone. Rinchiusi nelle segrete, i due prigionieri vennero salvati dalla figlia del carceriere, la bella Laura che, innamoratasi dell’impavido Sergio, rubò le chiavi al padre e fuggì con loro. Ma i tre vennero scoperti. Bloccate le uscite della Rocca, i tre fuggitivi erano sul ponte levatoio quando Laura sentì il padre urlare: il suo crudele assistente, da sempre innamorato di lei, per vendicarsi lo aveva gettato giù dal ponte. Gli armigeri circondarono così i ragazzi e solo Spadone riuscì a fuggire. I due giovani innamorati vennero processati e decapitati. Spadone non trovava più pace e dopo sette anni di latitanza, si presentò dall’assassino e lo uccise, vendicando l’amico Sergio. Graziato dal Podestà e condannato all’ergastolo, finì la vita nella prigione della Rocca, dove ancora oggi si aggira in compagnia di Laura e Sergio. Altri link consigliati: https://www.castellarquato.com/turismo/monumenti/rocca/, https://www.scopripiacenza.it/it/luoghi/castelli-val-darda-castellarquato-rocca-viscontea, https://www.youtube.com/watch?v=5vTStYNMYRo&t=7s (video di Luca Rivi), https://www.youtube.com/watch?v=5W_PJWqwzn0 (video di The World from my Drone), https://www.youtube.com/watch?v=c_IACtEgTGQ (video di NUREDRON)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Rocca_Viscontea_(Castell%27Arquato), https://www.castellidelducato.it/castellidelducato/castello.asp?el=rocca-viscontea-di-castellarquato-in-val-darda-gioiello-dei-castelli-del-ducato-di-parma-piacenza, https://castellarquatoturismo.it/rocca-viscontea-castellarquato/, http://www.leggendedelducato.it/portfolio/laura-sergio-e-spadone/

Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è presa da https://www.castellidelducato.it/castellidelducato/castello.asp?el=rocca-viscontea-di-castellarquato-in-val-darda-gioiello-dei-castelli-del-ducato-di-parma-piacenza

Il castello del giorno



ROCCELLA JONICA (RC) – Castello Carafa

Questa località è adagiata, similmente alla lava che da un vulcano discende verso il mare, tra la costa e la collina, su cui sorge, possente, l'antico castello dei principi Carafa, detto anche “della Rupetta”. I ruderi di questa grandiosa fortificazione, forse di origine normanna costruita non solo come palazzo padronale dei principi ma come centro di vita cittadina e come fortezza di difesa, dominano tuttora la città ed un ampio tratto della costa e rappresentano per tutta l’area uno degli elementi simbolici di maggiore forza. A brevissima distanza in direzione ovest, su uno sperone roccioso, è la torre circolare con cui il Castello comunicava a vista. Nonostante il continuo degrado stia producendo con rapidità gravi danni al complesso difensivo, le strutture esistenti consentono ancora di leggere gli aspetti fondamentali dell'impianto. Rispetto ai caratteri originari della sua fondazione (XI-XII secolo), il manufatto ha subìto nei secoli notevoli trasformazioni, fra cui si ascrivono l'opera di potenziamento realizzata in età aragonese e la ristrutturazione settecentesca da parte dei Carafa. Attualmente il corpo principale mostra le forme di residenza feudale a pianta irregolare, vagamente trapezoidale, incentrata su una corte interna quadrilatera. La cinta muraria del complesso è contraddistinta dalla presenza di torri e bastioni evidenti soprattutto sul fronte ovest. In contrasto con la precarietà dei manufatti e con il loro stato di conservazione conseguente all'abbandono, il Castello di Roccella rappresenta tuttora un elemento di forte influenza per la comunità. Testimonianza reale di una vicenda storica di cui riappropriarsi e simbolo della propria identità.

venerdì 22 ottobre 2010

Il castello del giorno



CASTELLO DI CASTELLAR (CN) DEI MARCHESI DI SALUZZO

Sorge su uno sperone roccioso nella Valle Bronda, da cui domina il paese. Una prima citazione di una fortificazione a Castellar si trova in un atto del 1138 col quale Enrico di Brondello dona il territorio ed il castello all’Abbazia di Staffarda.
E' una solida costruzione sovrastata da una torre slanciata e coronata da una merlatura ghibellina, munita di finestre bifore e ponte levatoio.
Alcune torri sono collegate da un cammino di ronda. La struttura, difesa da torri angolari, presenta due piani ed è sovrastata da un torrione posto sul luogo del vecchio mastio del primo nucleo fortificato.
Anche gli interni sono stati rimaneggiati: è di notevole interesse il salone di rappresentanza con un grande camino ed un soffitto a cassettoni decorato in oro con il motto della famiglia più volte ripetuto in caratteri gotici.
Le terre di Castellar, appartenute ai Marchesi di Saluzzo, furono infeudate nel 1357 da Azzone di Saluzzo, capostipite del ramo "Saluzzo Paesana e Castellar", il quale trasformò la roccaforte in dimora signorile.
Oggi di proprietà privata, è stato restituito a nuova vita come centro culturale ed espositivo. Durante le aperture sono visitabili anche i sotterranei ed il giardino, da cui si può ammirare un panorama molto interessante. Nella scuderia ha trovato posto un'interessante MUSEO ETNOGRAFICO.

giovedì 21 ottobre 2010

Il castello del giorno



IL MANDRACCHIO DI MARINA DI MONTEMARCIANO (AN)

Il Castello di Montemarciano fu fatto costruire negli anni in cui la terra apparteneva ai Piccolomini, duchi sotto il pontificato di Gregorio XIII. In seguito Sigismodo Malatesta vi fece costruire nel 1400 un Mandracchio in una posizione da lui stesso scelta: l'incrocio tra via Flaminia, via Lauretana e via Flambegna. Nel tempo questo edificio fu soggetto ad usi molteplici, da stazione di posta a magazzino ad osteria. Il nome del castello deriva da Monte di Marte, poi divenuto Montemarziano ed infine Montemarciano. Ad oggi del castello resta solo il Mandracchio, lungo la Statale 16, in località Marina di Montemarciano. L'imponente edificio, di forma quadrangolare, è stato restaurato piuttosto recentemente.

mercoledì 20 ottobre 2010

Il castello del giorno

MONTEVERDE (AV) - Castello Aragonese

Alla struttura primitiva di origine longobarda, eretta nell'IX secolo a base trapezoidale, nel corso del Medioevo vennero aggiunte quattro torri angolari, due cilindriche e due quadrate, ed un ponte levatoio, oggi scomparso, ma la cui esistenza si desume dalla struttura d'ingresso del maniero. Rilevanti furono le ulteriori modifiche subìte dal Castello nel corso dei secoli, che però, non ne cambiarono significativamente l'impianto originario. Tra il XV e il XIX secolo il esso assunse la configurazione attuale conservando quella tipica Aragonese. Ancora oggi, osservando l'imponente edificio che domina il paese di Monteverde, si vedono chiaramente le feritoie e le finestre rettangolari delimitate da piccoli blocchi squadrati di travertino. L'intera struttura difensiva, realizzata impiegando pietra locale sbozzata e lavorata, venne edificata sopra la roccia, chiaramente visibile, in quanto affiorante in più punti alle basi del castello. I suoi proprietari furono numerosi e tra questi si ricorda Roberto il Guiscardo, Goffredo conte di Andria e, infine, Grimaldi, Sangermano. Nel 1049 divenne sede vescovile e acquistò importanza come vescovato. Per approfondire visitare il link http://castellomonteverde.blogspot.com/

martedì 19 ottobre 2010

Il castello del giorno



CASTELLO DEI PRINCIPI GALLONE DI TRICASE (LE)

Il Castello o Palazzo dei Principi Gallone è il più sontuoso monumento culturale della città di Tricase. Sorto sul sito di un precedente insediamento castellare angioino, è costituito da tre elementi principali: la Torre, il Torrione, che sono le più antiche e conservano ancora le caratteristiche strutture del Trecento e il Corpo vero e proprio dell’edificio costruito per volere della famiglia Gallone che ha caratterizzato la storia della città dal XVI secolo in poi. Stefano II, primo Principe di Tricase, decise di edificare una residenza degna dell’alto rango raggiunto dalla sua casata e per fare ciò acquistò una serie di abitazioni disposte a ridosso delle mura che andavano dalla Torre Orsiniana al Bastione lanceolato, costruito in seguito ad un programma di riparazione e fortificazione della cinta muraria emanato appositamente per la Terra di Tricase da Carlo V nel 1532. L’imponente struttura principesca, che si affaccia su un lato dell’odierna p.za Pisanelli, venne edificata tra il 1657 e il 1661.
La struttura era talmente imponente per il periodo in cui vide la luce, che diede adito alla leggenda delle 365 stanze, una per ogni giorno dell’anno. L’interno è monopolizzato dallo splendore della “Sala del Trono”. Si tratta di un ambiente di forma rettangolare di metri 24,30 x 11,70, tanto grande da contenere più di mille persone, voltato a capriate e pavimentato nel 1661 in stile veneziano, con al centro l’arma araldica dei Principi Gallone realizzata con la tecnica del mosaico. L’ala a sud è interamente occupata dalla sede del Museo Civico, sistemato in collaborazione con il Museo Provinciale di Lecce. Nelle varie stanze, decorate con volte alla leccese, lacerti di affresco e caminetti, sono conservate alcune delle testimonianze della storia di Tricase.

lunedì 18 ottobre 2010

Il castello del giorno



CASTELLO ARAGONESE DI PALMARIGGI (LE)

Il castello sorge nel centro storico del paese, in piazza Garibaldi.
Fu fatto riedificare da Alfonso D’Aragona sui ruderi del fortino di San Nicola a partire dal 1485, dopo la fine delle incursioni dei turchi. Dell'imponente mole rimangono solo due robusti torrioni circolari casamattati collegati da una cortina; l'edificio era originariamente a pianta quadrata, con agli angoli quattro torri (tre circolari e una quadrata) che ne garantivano la difesa.
Il castello faceva parte, probabilmente, di un ampio sistema difensivo destinato a proteggere la vicina città di Otranto dagli attacchi nemici dall'entroterra. Nel XV secolo, epoca di costruzione dell'edificio, Otranto rivestiva un ruolo importantissimo nella duplice veste di porto e capoluogo del territorio.
LA ristrutturazione del Vernazza nel 1724, interessò parte delle mura e della piazza d'armi e portò alla costruzione del palazzo del Municipio. Negli anni del dopoguerra (1946-56) venne colmato il fossato, distrutto il ponte levatoio preesistente e furono abbattute alcune parti dell'edificio in stato di degrado che ne compromisero definitivamente l'aspetto originario.
Attualmente alcuni edifici sono adibiti a sede della Proloco di Palmariggi.

domenica 17 ottobre 2010

Il castello di giovedì 6 ottobre

 


PIANCASTAGNAIO (SI) – Rocca Aldobrandesca

Fin dall' XI° secolo l'area della Toscana meridionale attorno al castello di Piancastagnaio fu oggetto della politica espansionistica della potente famiglia comitale degli Aldobrandeschi, che possedeva già numerosi castelli tra Maremma e Amiata e che nel corso del XIII secolo rafforzò il proprio dominio contendendo la Toscana meridionale a Siena, Viterbo e Orvieto. Tutto il territorio è ricco di testimonianze storiche legate al loro potentato. Come quasi sempre parlando dei possedimenti Aldobrandeschi anche Piancastagnaio fu conteso alla nobile famiglia dai monaci dell'Abbazia San Salvatore a partire dall'anno 1000. La rocca sorse in un luogo facilmente difendibile, dal quale si poteva controllare la vallata sottostante, in un'area di confine spesso disputata. La fortificazione fu menzionata per la prima volta in un diploma imperiale dell'imperatore Enrico VI nel 1194 e in uno di Ottone IV di Brunswick del 1210 che ne confermavano la proprietà all'Abbazia di San Salvatore. Passata agli Aldobrandeschi, la rocca finì sotto il controllo di Orvieto nel 1333. Solo fra il 1415 e il 1430 Siena riuscì finalmente ad impossessarsi di Piancastagnaio, che fu annesso al Capitanato di Radicofani. Nel 1450, la Repubblica di Siena cominciò un'indagine sulle condizioni delle fortezze dei propri territori e si decise di compiere un'opera generale di restauro delle difese, inclusa la rocca di Piancastagnaio. Tra il 1465 e il 1478 gli interventi di restauro e ammodernamento diedero alla rocca l'aspetto attuale. Dopo che nel 1559 Siena fu annessa ai domini dei Medici, i Granduchi di Toscana concessero Piancastagnaio in feudo ai Bourbon del Monte Santa Maria, che ne divennero marchesi nel 1601 e trasformarono la rocca in una prigione. La costruzione ha forma quadrata ed è dotata di alte muraglie fortemente scarpate. Dal recinto si innalzano due torri, la più grande, sia come solidità che altezza, aveva funzioni di cassero, l'altra (chiamata localmente Rocchetta), che in origine doveva svolgere il duplice compito di sorvegliare sia le porte del paese che l’antica porta di accesso al castello, che si trovava sotto di essa, con il conseguente vantaggioso risparmio di personale nei turni di guardia. Tutto il complesso era dotato di apparato difensivo a sporgere su beccatelli e merlatura, ancora oggi quasi intatto. I beccatelli avevano uno scopo decorativo e, come usanza del tempo voleva, stavano a simboleggiare la corona sovrana. Servivano come abbellimento di fortezze militari che sarebbero risultate rozze e brutte. Il mastio fu apposto sulla primitiva costruzione negli anni 1471-1478. Per salire nei locali superiori della possente torre, il cui accesso si trova a quota notevolmente alta rispetto al cortile, era necessario che il nemico salisse le due rampe della scala esterna e opposta all’ingresso più recente quindi durante la salita avrebbe potuto essere colpito ancora una volta. Ma pur supponendo che anche in tale salita l’assalitore avesse potuto cavarsela non sarebbe riuscito ugualmente ad accedere al mastio: infatti il ripiano seguente al termine della seconda rampa della scala in pietra era invece di legno e facilmente ribaltabile dal mastio stesso. Il mastio dunque era ben predisposto per un’ultima ma nient’affatto disperata difesa ad oltranza: era una fortezza nella fortezza. Esso era totalmente attrezzato per partecipare appieno alla difesa dell’intero castello: si osservi e si pensi anche alla torre sporgente dall’angolo esterno al paese, alta quanto il mastio stesso, istituita con l’evidente intento di rafforzare questo e tutto il complesso nell’angolo più esposto agli attacchi esterni. Il mastio è interamente in pietra squadrata. Anche le coperture sono realizzate con volte a botte in pietra: a serie di coppie sovrapposte nel mastio che a causa della sua grandezza non sarebbe stato facile coprire con un’unica volta. I piani superiori del mastio erano ottenuti con impalcati sovrapposti in legno; essi presentavano numerosi vantaggi: più economici e leggeri, meno ingombranti e, interamente protetti da murature in pietra, non potevano essere incendiati dall’esterno. Le terrazze superiori della rocca sono pavimentate con lastre in pietra. Nella Rocchetta, sul lato est, è murato lo stemma in marmo degli Aldobrandeschi. Altro stemma della stessa casata nonché lo stemma di Siena sono posti sul lato settentrionale del mastio. Tali stemmi sono in pietra o marmo e tutti a forma di scudo. Altri graffiti appartenenti a commissari o capitani che si avvicendarono nel castello tra i secoli XIV e XV si trovano sugli stipiti della porta d’ingresso al mastio. Due ulteriori graffiti, riportanti le date 1471-1478 si trovano sulle pietre della scarpata in prossimità della porta dal lato settentrionale. La rocca è in ottime condizioni grazie ad un'attenta opera di restauro svolta in più fasi (dal 1962 al 1970, grazie all'allora proprietario il Commendator Gino Bigazzi, e negli anni Novanta, dopo essere divenuta proprietà del comune). Oggi, grazie all'individuazione di spazi espositivi, ospita mostre d'arte. La rocca è il simbolo della contrada Castello. Nel mese di Luglio nella piazza del castello viene organizzato il Roccone Festival. Altri link suggeriti: https://www.prolocopiancastagnaio.it/la-rocca-aldobrandesca/, https://www.facebook.com/scopripiancastagnaio/videos/la-rocca-di-piancastagnaio-monte-amiata-toscana/277031150174738/ (video), https://www.youtube.com/watch?v=CjqUNAIQMzM (video di Amiata Film), https://www.youtube.com/watch?v=_x-UIncltuA (video di Bjane G.), https://www.youtube.com/watch?v=0JzmBrZPTG4 (video di My Amiata Experience)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Rocca_aldobrandesca_(Piancastagnaio), https://castellitoscani.com/piancastagnaio/,https://www.scopripiancastagnaio.it/la-rocca/

Foto: entrambe sono cartoline della mia collezione

venerdì 15 ottobre 2010

Il castello del giorno



MORANO CALABRO (CS) – CASTELLO NORMANNO

Nel XIII sec. venne edificato un vero e proprio Castello, su quello che doveva essere ancora solo un possente torrione, dotato di una imponente torre quadrata e due basi cilindriche più una cinta muraria, divenendo Castello Regio. Più tardi, tra il 1515 e il 1546, il maniero fu rimaneggiato e restaurato da architetti napoletani sull'esempio del Castel Nuovo di Napoli, a pianta rettangolare e sei torrioni, per conto del principe Antonio Sanseverino che lo elesse a propria residenza. I Sanseverino erano stati investiti del feudo di Morano da Ferdinando I d'Aragona che li sostituì alla signoria dei Fasanella. Nella nostra carrellata di immagini non poteva mancare un chiaro esempio di ruderi suggestivi e pieni di significato, come questi del castello calabrese.

Il castello del giorno



CASTELLO DI FELINO (PR)

Una prima costruzione risale al 890 per opera del Nobile Marchese Luppone. In seguito venne ampliato e fortificato fino a raggiungere il suo massimo splendore alla fine del XIV secolo sotto la famiglia Rossi. Questa potente casata, nel cui stemma vi è un leone rampante, controllò il castello per oltre un secolo, grazie anche ad imparentamenti con altre importanti famiglie quali i Gonzaga, i Pallavicino e i Visconti. Nel 1483 Ludovico il Moro lo conquistò e ne fece abbattere tutte le fortificazioni e mura. Attualmente il castello conserva lo schema quattrocentesco di robusta costruzione con mura a picco e larghi parapetti bastionati che uniscono i torrioni. Il castello di Felino ospitò più volte Giovanni Medici e nei secoli successivi passò di proprietà in ordine cronologico tra i Pallavicino, gli Sforza, i farnese, i lampugnani, il Marchese du Tillot e i Vescovi di Parma che lo tennero dal 1775 al 1935. L'edificio col passare del tempo andò sempre più degradandosi e solo dopo il 1974, quando lo acquistarono gli attuali proprietari, è stato oggetto di un ventennio di accurati restauri che lo hanno riportato al suo antico splendore. Suggestiva e potente è la sua illuminazione notturna al punto da essere visibile a chilometri di distanza. Per approfondire si può visitare il sito www.castellodifelino.it

giovedì 14 ottobre 2010

Il castello del giorno



IL CASTELLO DI ARCETO A SCANDIANO (RE)

E’ un castello medievale del X secolo conservato molto bene, in cui risultano ancora leggibili, nonostante i numerosi rimaneggiamenti, le tracce del fossato e delle mura, del ponte levatoio, del rivellino e della torre pusterla.
Al suo interno vi si trovano il borgo, l’oratorio dedicato a San Rocco e la rocca vera e propria, cuore della difesa militare del castello.
Dopo un lungo dominio della famiglia Fogliani, Arceto passò nel 1414 ai Boiardo. Durante il governo di questi ultimi la rocca, i fabbricati affacciati ad essa ed il torrione d’ingresso vennero sottoposti a massicci interventi di riassetto. Successivamente il castello passò, in ordine cronologico, ai conti Thiene, cui si attribuisce l’edificazione dell’oratorio dedicato a San Rocco, ai marchesi Bentivoglio, agli Este e infine, nel 1740, al marchese Giambattista de Mari che attuò numerosi lavori di consolidamento e restauro della rocca, ormai inagibile, modificandone l’antica forma. In particolare sono da segnalare lo scalone monumentale interno al castello, la costruzione ex novo della torre d’ingresso, l'aggiunta di edifici laterali. Oggi il comune di Scandiano, che ne è proprietario, utilizza l’elegante salone centrale per celebrare matrimoni civili. Gli ambienti pubblici del Castello sono inoltre utilizzati frequentemente anche come sede espositiva di mostre fotografiche e di pittura. Da circa due anni il Castello di Arceto (insieme alla vicina Rocca di Scandiano) fa parte dei Castelli Matildici e delle Corti Reggiane.

mercoledì 13 ottobre 2010

Il castello del giorno



IL CASTELLO GIUDICALE DI SANLURI (VS)

Questo castello, unico oggi abitabile degli 88 costruiti in Sardegna, è celebre per la pace del 1355 e la cruenta battaglia del 30 giugno 1409, nella quale l'esercito aragonese si scontrò con le forze giudicali e che fece registrare 5000 morti e 4000 prigionieri fra i sardi. La costruzione di questo possente fortilizio, avvenuta nel XIII secolo, è dovuta ad un Giudice d'Arborea allo scopo di difendere la frontiera col Giudicato di Cagliari. Di forma quadrangolare con torri angolari, il castello passò più volte agli Aragonesi nel corso della storia. Con la caduta del Giudicato di Arborea la fortezza di Sanluri si trasformò in borgo e il castello divenne, nel 1436, sede feudale del visconte di Sanluri. Passò quindi ai Desena, poi ai valenzani fratelli Castelvì, quindi ai marchesi Aymerich di Laconi, nel 1723.
Nel 1943, durante la Seconda Guerra mondiale, il castello fu sede di guerra del Comando Div. Paracadutisti "Nembo". Di tale periodo resta il rifugio antiaereo.
Oggi è sede di alcuni musei (delle Armi e delle ceroplastiche). Per approfondire si può visitare il seguente link : http://www.sabattalla.it.

martedì 12 ottobre 2010

Il castello del giorno



MONFALCONE (GO) – Rocca Veneziana

La Rocca si presenta come una struttura circolare al cui interno si eleva il mastio, in forma cubica avente lati di circa dieci metri. Il torrione si divide in tre piani, con spazi angusti studiati appositamente per una difesa totale da parte anche di un numero molto esiguo di assediati. Dall’alto la vista si estende sulla città, il mare e la pianura, dietro lo sguardo si espande sui rilievi carsici, con una funzione dominante di grande effetto. Il cortile interno presenta pozzi per l’acqua di epoche diverse di cui uno va ad attingere in un serbatoio interno di acqua piovana. La muratura interna è di pietra calcarea, a secco. La cinta muraria in forma di O porta uno spessore di quasi tre metri e mezzo: all’interno segni di alte mura larghi 70 centimetri. Questi, come atri indicatori, mostrano come gli interventi dell’uomo a fini bellici si siano più volte sormontati. dove le mura si presentano su uno spiazzo erboso con vecchi cannoni del ‘15/’18, e tra le pietre, in alto, il Leone di S.Marco con il libro del Vangelo aperto in segno di pace.

lunedì 11 ottobre 2010

Il castello del giorno



ROCCA SCALIGERA DI RIVA DEL GARDA (TN)

Si fa risalire all’accordo stipulato nel 1124 con il vescovo Altemanno, nel quale veniva concesso ai cittadini rivani di edificare una nuova fortezza in riva al lago. Il complesso attualmente conserva, nonostante i rimaneggiamenti austriaci del 1852, l’originario assetto medievale deciso dagli Scaligeri: fossato intorno alla costruzione e ponte levatoio d’accesso, torri angolari inserite nei fabbricati principali, un potente mastio, il più grande a pianta quadrata dei numerosi castelli trentini, probabilmente dei primi anni del Duecento; le altre tre torri d’angolo sopravanzano di poco i fabbricati. La Rocca venne ingrandita e rimaneggiata nel corso del succedersi di dominazioni che segnarono la storia di Riva: fu dei d’Arco, degli Scaligeri veronesi, dei Visconti di Milano, dei principi vescovi di Trento, dei Veneziani e degli Austriaci. Con questi ultimi subì una trasformazione radicale alla metà dell’Ottocento, venendo adibita a caserma e a stabilimento militare con
attorno le strutture di un arsenale marittimo; andarono perse le sue caratteristiche medievali e rinascimentali. Gli interni e gli esterni subirono una sorta di uniformazione: le torri angolari furono abbassate, pur rimanendo una torre principale, il mastio, a dominare la vista sul lago; il frammentato sistema di collegamenti verticali, fino ad allora costituito da scaloni esterni, scale a chiocciola e scale interne in pietra e in legno, fu sostituito da nuovi corpi scale a più rampe; l’ala meridionale di fronte al lago fu sostituita con un nuovo
corpo di fabbrica, concepito come la facciata principale dell’edificio. All'interno della Rocca ha sede il Museo Civico che ospita raccolte archeologiche e una importante pinacoteca.

domenica 10 ottobre 2010

Il castello del giorno



CASTELLO BARATTIERI DI SAN PIETRO IN CERRO (PC)

La costruzione di questo maestoso castello, situato in un piccolo centro della bassa padana, ebbe inizio nel 1491 sui resti di un fortilizio più antico, come testimoniato dall’epigrafe in pietra murata nel mastio, accanto alla quale emerge lo stemma della casata Barattieri. La nobile famiglia piacentina lo utilizzò come residenza di campagna e ne mantenne il possesso per circa cinquecento anni. Ciò fu indubbiamente una fortuna perché contribuì a preservarne la struttura da sostanziali modifiche. La planimetria del castello si iscrive entro un perimetro rettangolare dal quale spiccano due torrioni angolari a difesa del lato nord ed il mastio d’ingresso al cortile interno. La forma circolare delle torri non è casuale ma tiene conto dell’evoluzione dei sistemi di difesa. Caratteristica principale del castello era il suo astuto sistema difensivo, conservatosi perfettamente ad esclusione del fossato, ora colmato ed integrato al giardino; sono infatti ancora visibili sulle mura del mastio, le tracce della presenza di un antico ponte levatoio. Anche internamente l’edificio era organizzato in modo egregio; infatti, la presenza di tre pozzi, di una cucina, un oratorio e una ghiacciaia lo rendevano autosufficiente in caso di prolungato assedio o di altri inconvenienti di eventuale lunga durata quali epidemie o disordini. Danno respiro alla costruzione ampi spazi verdi, il parco alberato di 5.000 mq in cui si snodano i sentieri originari e il prato, altrettanto vasto, che si apre a destra. Delle 42 stanze esistenti originariamente, oggi ne sono rimaste 30, in seguito a modifiche strutturali apportate nel tempo al castello.
Nel novembre 2001 è stato inaugurato al suo interno un museo di arte contemporanea, il mim-Museum in Motion, un evento culturale di indubbio spessore che ha avuto risalto anche a livello internazionale.

sabato 9 ottobre 2010

Il castello del giorno



LIVORNO – Fortezza “Vecchia” Medicea

La Fortezza fu voluta dal governo fiorentino che, acquistata nel 1481 Livorno da Genova, non potendo impedire l'interramento del porto pisano, incentrò la propria attenzione sul porto e le fortificazioni livornesi. Nel 1506 Antonio da San Gallo fu inviato a Livorno per studiare il progetto di una nuova fortezza che comprendesse i preesistenti Mastio di Matilde, dalla caratteristica forma cilindrica, una torre medievale del X-XI sec. e la precedente piccola fortezza quadrata detta “Quadratura dei Pisani”. I lavori di costruzione della cittadella iniziarono sotto il governo del cardinale Giulio dei Medici (futuro Papa Clemente VII) e terminarono nel 1534. L’imponente costruzione, di assetto pentagonale, è interamente cinta dai fossi ad eccezione della parte di ponente recentemente interrata. I suoi spalti in laterizio (che le attribuiscono un caratteristico colore rosato) dominano il porto mediceo estendendosi per un perimetro di mezzo km. E’ dotata di tre bastioni: quello verso il mare detto la “Canaviglia”, quello verso Stagno detto la “Capitana”, quello intermedio detto “Ampoletta”. Sopra il bastione “La Canaviglia” si erge un palazzotto costruito nel 1580 per volontà di Francesco I de' Medici. La Fortezza fu gravemente danneggiata dai bombardamenti del 1943 ed è tuttora in restauro. Si racconta che nel 1555 la Fortezza fu testimone della decapitazione di tre rivoltosi contro il governo mediceo, mentre proprio dai suoi bastioni il 4 gennaio 1753 furono avvistate ed uccise a cannonate due balene che si avvicinavano minacciosamente al porto.

venerdì 8 ottobre 2010

Il castello del giorno



CASTELLO SUPERIORE DI DUINO AURISINA (TS)

Il castello di Duino (detto Nuovo o Superiore) è situato su uno sperone di roccia a picco sul mare ed è la terza fortificazione della zona. Costruito nella prima metà del Trecento intorno ad una torre più antica, che controllava sia il golfo sia la via di collegamento tra Trieste ed il Friuli, fu mantenuto dal patriarca di Aquileia e poi passò ai duchi d'Austria e ai conti di Duino. Vi dimorarono i principi della Torre e Tasso.
L'edificio più importante del castello è la Torre cinquecentesca da cui si gode un magnifico panorama sul golfo. Praticamente ad ogni passaggio di mano il castello fu modificato, rimaneggiato, restaurato. In particolare ingenti lavori di ricostruzione si resero necessari in seguito alla Prima Guerra Mondiale. Vi soggiornò, fra gli altri, il poeta Rainer Maria Rilke che qui compose alcune delle sue più belle liriche. Per approfondire si può visitare il sito www.castellodiduino.it.

giovedì 7 ottobre 2010

Il castello del giorno



CASTELLO ORSINI DI CERVETERI (RM)

La Rocca di Cerveteri venne fatta costruire presumibilmente nel Duecento ed è caratterizzata da numerose torri e da un rafforzamento costituito dai baluardi. Ad oggi in ottimo stato di conservazione, rappresenta uno dei maggiori monumenti architettonici di pregio di Cerveteri. Appartenne a lungo agli Orsini ma anche ad altre famiglie nobiliari come i Ruspoli.

Lettera a "Chi l'ha visto?"

Buongiorno,

premesso che sono da anni un vostro ascoltatore più o meno assiduo, che apprezza il Vs lavoro e riconosce i tanti ottimi risultati ottenuti negli anni - con la soluzione di numerosi casi di scomparsa e di omicidio - grazie al Vs prezioso apporto, devo stavolta esporVi la mia critica e soprattutto il mio sdegno per come è stata "gestita" la vicenda di Sarah Scazzi ieri sera.

Che senso aveva tenere attivo il collegamento con la madre di Sarah man mano che vi giungevano conferme e dettagli sulla tragica fine della ragazza ?

Che senso aveva leggere lanci di agenzia ogni 10 secondi e inquadrare in primo piano il volto della mamma, quasi ad aspettare che scoppiasse in lacrime ?

Che senso aveva insistere con l'inviata sul posto per cercare di far parlare la figlia dell'assassino che, comprensibilmente, aveva mille altre preoccupazioni in testa in quegli istanti e non voleva comparire davanti alle telecamere ?

Fossi stato io l'inviato in quel momento, alle insistenti domande della presentatrice ( che sembrava non volesse capire come il giornalismo in certi frangenti deve stopparsi e rispettare il dolore delle persone che soffrono, senza mostrare, senza dare voce, ma garantendo solo riserbo - un riserbo sacrosanto !!) avrei pubblicamente mandato a quel paese la Sig.ra Sciarelli, fastidiosissima anche per il continuo sovrapporre la sua voce a quella degli altri che parlavano, magari rispondendo proprio a delle sue quasi mai utili domande.

La mamma di Sarah a mio modesto avviso non è stata tutelata affatto, con l'ipocrita "freno" della conduttrice di non pronunciare direttamente certe precise parole quando poi quelle stesse parole le leggeva con la "scusa" che erano dispacci di agenzia.

Ritengo che la Sig.ra Sciarelli, ed eventuali altri responsabili della linea di condotta tenuta ieri sera da "Chi l'ha visto?", debbano delle scuse alla famiglia della vittima e ai telespettatori se davvero vogliono recuperare un po' di credibilità.

Io penso che continuerò a guardare la trasmissione quando ne avrò la possibilità ma Vi dico apertamente che rimpiango il "taglio" che questo programma aveva agli inizi, così come rimpiango l'assenza di alcuni ottimi giornalisti come Fiore De Rienzo che purtroppo ora non collaborano più, probabilmente per ragioni simili a quelle da me finora esposte.....chissà.

Distinti saluti
Valentino Privitera

mercoledì 6 ottobre 2010

il grande Pozzetto !!

Il castello del giorno



CASTELLO ORSINI DI AVEZZANO (AQ)

Venne fatto edificare nel 1490 da Gentile Virginio Orsini, su preesistenti fortificazioni medievali, a scopo essenzialmente militare, come si legge ancora oggi da un'iscrizione sul portale ogivale. Il progetto del castello è quasi certamente ad opera di Francesco di Giorgio Martini, famoso ingegnere militare che in quegli anni era al servizio della famiglia Orsini. La forma è quadrangolare con 4 torri cilindriche angolari, la cui particolarità è quella di risultare perfettamente allineate con i 4 punti cardinali del magnetismo terrestre Nord, Sud, Est, Ovest. Il castello di Avezzano fu ampliato a palazzo con giardino rinascimentale nel 1565 da Marcantonio Colonna e nel 1572 dallo stesso Colonna dotato di ingresso trionfale a ricordo della vittoria a Lepanto. I Colonna lo tennero fino al 1806, con l'abolizione dei Feudi. Il maniero passò quindi nel 1806 ai Lante della Rovere che lo conservarono fino al 1905 quando venne venduto al Vicesindaco di Avezzano Francesco Spina detto Checchino. Egli ne adibì una parte ad albergo mentre il lato verso via Fucino fu affittato alla Regia scuola normale "Matilde di Savoja". La restante parte divenne sede del Tribunale di Avezzano. Francesco Spina iniziò nel 1912 gli interventi di rimozione delle aggiunte colonnesi abbattendo la loggetta di Marcantonio ma per ragioni economiche non andò oltre. Il castello venne distrutto dalla seconda scossa del 13 gennaio 1915. La struttura crollò dal primo piano in su e furono quindi perdute le aggiunte cinquecentesche dei Colonna. Dopo un periodo di degrado e di usi discutibili dei suoi spazi, il castello venne finalmente restaurato negli anni sessanta in due riprese ad opera dell'ing. Tommaso Lelio Orlandi, dirigente del locale Genio Civile. Attualmente l'ex maniero presenta al piano terra una platea per convegni e spettacoli ed è sede al primo piano del Museo di Arte Moderna di Avezzano.

martedì 5 ottobre 2010

Il castello del giorno



SASSOCORVARO (PU) – Rocca Ubaldinesca

La costruzione della Rocca è da ricollegare al piano predisposto dal duca Federico da Montefeltro, nell’intento di rendere più sicuri i confini del ducato, consistente nella ristrutturazione delle rocche già esistenti nel Montefeltro e nella costruzione di nuove fortezze nei punti più strategici.
Questo imponente incarico venne commissionato al grande architetto militare Francesco di Giorgio Martini, fatto venire in Urbino da Siena in qualità di esperto artificiere in grado di rendersi utile nell’attività campale feltresca e impegnato nella ricerca architettonica di una struttura difensiva adeguata alla potenza della nuova offesa, rappresentata dall’invenzione della bombarda.
Il duca commissionò al senese la realizzazione di un totale di circa 136 opere nel territorio feltresco, molte delle quali oggi sono purtroppo andate perdute. I lavori alla rocca di Sassocorvaro iniziarono intorno al 1480 e furono seguiti dal Conte Ottaviano degli Ubaldini. La Rocca di Sassocorvaro si presenta a chi la osserva dall’esterno come un complesso architettonico omogeneo e compatto, racchiuso entro una linea sinuosa da cui sorgono tre torrioni semielissoidali raccordati lateralmente da cortine. La parte inferiore della rocca, strutturata a scarpa, è in pietra, quella superiore in laterizio, tranne il puntone sud e il torrione est, realizzati interamente in pietra. La parte superiore è formata da quattro anelli divisi da cordoni e gli ultimi tre, dal lato nord, sono aggettanti. Tutto il perimetro superiore della fortezza è percorso da una linea di finestre e moltissime feritoie coprono le muraglie nei vari piani. Esempio unico in Italia di edificio a forma di vascello.

lunedì 4 ottobre 2010

Il castello del giorno




FENIS (AO) – Castello Challant

La nascita e le prime fasi di sviluppo del castello di Fénis continuano a restare del tutto sconosciute, così come non è chiara la scelta della posizione geografica, infatti l'edificio occupa quella che sembra molto più la collocazione ideale per il centro direzionale di un'azienda agricola che non per una fortezza. Di fatto si ignora la storia del castello fino al 1242, tanto che prima di quelle date non è possibile affermarne l'esistenza. Le fonti storico narrative antiche attribuiscono la "costruzione" del castello, così come lo si vede oggi, ad Aimone di Challant.
Sicuramente il periodo che va dal 1320 al 1420 circa, che vede il susseguirsi delle due lunghissime signorie di Aimone e di suo figlio Bonifacio I, è determinante per l'edificio che assume l’ assetto quasi definitivo dalla pianta vagamente pentagonale. Questi due lunghissimi feudi che, sommati, durarono di fatto più di un secolo, segnano sicuramente il culmine della fortuna economica e politica e anche del prestigio di Fénis. Dopo la morte di Bonifacio I le fortune del ramo della famiglia Challant proprietario del castello si ridussero considerevolmente. Il calo di potenziale dei livelli della famiglia è meticolosamente registrato nelle mura del castello da una vera e propria sospensione, praticamente definitiva, dell'attività edilizia primaria. E’ innegabile che questo maniero sia eccezionalmente conservato e che rappresenti un’autentica perla nel panorama delle fortificazioni italiane.

sabato 2 ottobre 2010

La solita presa in giro...



Ecco cosa c'è scritto sul sito della provincia di Roma riguardo a tale carta:

"La FAMILY CARD è una tessera gratuita, emessa dalla Provincia di Roma, che offre sconti e agevolazioni alle famiglie, applicate direttamente dalle aziende e dai singoli esercenti commerciali che aderiscono all’iniziativa. Il progetto, ideato per aiutare le famiglie penalizzate dalla crisi e dal caro-vita e in collaborazione con le principali associazioni di categoria (Confcommercio, Confesercenti, CNA, Confartigianato, Confcooperative e Legacoop), prevede una serie di sconti su prodotti commerciali, alimentari e non alimentari, servizi e intrattenimento.
Ogni tessera è nominativa, per essere utilizzata va esibita assieme ad un documento di riconoscimento ed è valida fino al 31 dicembre del 2011."

Ieri sono entrato in bar ad Ostia, che ho visto presente nell'elenco di esercizi aderenti alla Family card e ho chiesto al gestore che tipo di agevolazioni potevo avere con la mia carta-famiglia. Lui mi ha risposto che avrei avuto uno sconto sull' acquisto di prodotti tipo scatole di cioccolatini, bottiglie di liquori e così via. Quindi in pratica....con questa carta, che dovrebbe dare delle agevolazioni per me e la mia famiglia in questo periodo di crisi, posso pagare meno dei prodotti che solitamente si acquistano come regalo per parenti e amici e che non sono di prima necessità !!! Se non è un controsenso questo.....le cose son due: o il gestore del bar non ha ben chiaro lo spirito con cui è stata ideata la card, oppure chi ha promosso l'iniziativa avrebbe dovuto "controllare" le effettive agevolazioni proposte dai commercianti desiderosi di aderire. La solita presa in giro per il cittadino utente di queste promozioni :-(

Il castello del giorno



CASTELLO DORIA DI DOLCEACQUA (IM)

La storia di Dolceacqua s’identifica con le vicende del suo castello e della signoria dei Doria che vanta tra i molti personaggi Caracosa, madre del celebre ammiraglio Andrea Doria; tuttavia la fondazione del maniero è dovuta ai conti di Ventimiglia nel XII secolo, all'interno di un programma di organizzazione e controllo del territorio. A testimonianza dell’impianto originario resta la torre semicircolare, acquistata con i diritti sul luogo da Oberto Doria nel 1270. Dopo alterne vicende, tra cui vanno segnalati gli assedi del re di Napoli Roberto d'Angiò tra il 1319 e il 1329, il castello si giovò di una vasta opera di rafforzamento voluta dai Doria nel Cinquecento, periodo di notevole sviluppo del Marchesato. Furono dunque creati un cortile interno, una nuova grande cinta muraria culminante nel caratteristico prospetto a due torri quadrangolari, altri nuovi ambienti, tutti decorati in modo raffinato da importanti pittori del tempo. Nel 1746 fu assediato, cannoneggiato dalle artiglierie delle truppe franco-spagnole (in lotta contro l'Austria e i Savoia), e ridotto in rovina; non più abitato dalla famiglia Doria, che si trasferì nel cinquecentesco palazzo adiacente la chiesa parrocchiale, subì gli ultimi oltraggi in seguito al terremoto del 1887. Acquisito successivamente dal marchese Tommaso De Ferrari, è oggi proprietà comunale. Un intervento di consolidamento strutturale nel 1964 non è valso a cancellare l'immagine di una struttura in profondo degrado, con le orbite vuote delle aperture e le torrette laterali. Tuttavia, proprio per l’aspetto con il quale il castello è giunto ai giorni nostri, resta profondamente suggestiva e pregna di interesse la visita dell’antica costruzione, che poggia su una solida roccia, a circa 60 metri di dislivello dal sottostante Borgo.
Il Comune di Dolceacqua ha deciso di destinarlo a manifestazioni ed eventi funzioni culturali.

venerdì 1 ottobre 2010

Il castello del giorno



CASTELLO FIESCHI DI VARESE LIGURE (SP)

Costruito in pietra grezza, sorse a protezione del Borgo, già difeso da mura e da un fossato, per garantire ulteriormente la sicurezza di cui necessitava Varese Ligure, importante crocevia di traffici commerciali. La sua struttura, che ha subito nel tempo diverse modifiche, è basata essenzialmente su due torrioni di differente altezza, il primo dei quali fatto costruire dal condottiero Niccolò Piccinino intorno al 1435. La torre del Piccinino venne realizzata dalle stesse maestranze che in precedenza avevano provveduto alla costruzione in Lunigiana di altre opere fortificate tra cui il castello di Pontremoli. L'accesso alla torre era consentito da un ponte levatoio sul fossato, sul lato rivolto al Borgo. In seguito venne affiancata dal torrione costruito da Manfredo Landi tra il 1472 ed il 1478-79. Dopo aver sposato la feudataria di Varese, Antonia Maria Fieschi, il Landi si stabilì nel borgo e sentì la necessità di ampliare la zona abitativa del castello. La tecnica muraria delle torri non presenta differenze sostanziali, nonostante i trent'anni che separano le due costruzioni. Quella del Piccinino è già moderna per il tempo, visto che prevede anche l'uso delle armi da fuoco e non solo delle balestre. Il torrione Landi costituisce un'opera militare di difesa più che di offesa (come invece è la torre del Piccinino): oltre all'introduzione delle "bocche da fuoco", presenta anche la forma cilindrica e la base a scarpa, accorgimenti adottati per offrire maggior resistenza alle nuove armi. Dal 1547, quando ai Fieschi successe Genova nel dominio di Varese Ligure, fino a tutto il XVIII secolo il castello divenne residenza del podestà; successivamente, fino ai recenti anni '50, fu adibito ad abitazione e, attualmente, è di proprietà privata.

Il castello del giorno



CASTELLO DI SPILIMBERGO (PN)

Il castello di Spilimbergo deve il suo nome all'italianizzazione del nome Spengenberg, nome della famiglia carinziana tra le più ragguardevoli in regione e “ministeriales” del Patriarcato di Aquileia, proprietaria del feudo e del maniero in epoca medievale. Non è possibile ricostruire come il castello apparisse all’epoca della sua edificazione, poichè questo venne distrutto, demolito e ampliato più volte, come ad esempio nel 1313 per mano di Giovanni da Spilimbergo. Questo prestigioso edificio sostenne numerosi assedi nel corso delle guerre medievali tra i signori veneti e friulani, resistendo ai ripetuti assalti dei da Camino. L’episodio più celebre e drammatico che riguarda la sua storia avvenne nel 1350, durante la guerra civile feudale che insanguinò il Friuli: nella piana della Richinvelda, pochi chilometri a sud della città, in un agguato alcuni feudatari partiti dal Castello di Spilimbergo e guidati dagli Spengenberg affrontarono e uccisero il vecchio ma energico patriarca (poi proclamato Beato) Bertrando di San Genesio. Si meritarono, da allora, l’appellativo di bertramini o beltramini, termine con cui, ancora oggi sono chiamati, per dileggio, gli Spilimberghesi.
Oggi si presenta in ottimo stato di conservazione ed è caratterizzato da un agglomerato di residenze signorili disposte ad anello attorno all’ampia corte centrale; è circondato per metà da un profondo fossato, mentre per il resto è a picco su una scarpata del Tagliamento.