PERCHE' PREFERIRE LE ERBE SELVATICHE
2 mesi fa
ebbene sì....anche io, in modo immaginario, voglio infilare un foglietto di carta con notizie sulla mia vita e i miei interessi in una bottiglia e gettarla nell'immenso mare della rete, dove chissà chi lo leggerà !!! PROVATE A DIGITARE LA LOCALITA' ITALIANA DEL CASTELLO CHE CERCATE NELLA FINESTRA IN ALTO A SINISTRA, FORSE NE HO GIA' PARLATO IN QUESTI ANNI....ALTRIMENTI SUGGERITEMELO PER I PROSSIMI POST :-)
SAN GIORGIO PIACENTINO (PC) - Castello di Tollara
Di fondazione medievale il castello fu, nel corso dei secoli, fra le proprietà di almeno due famiglie nobili della Valle. Nel XIV secolo la fortezza era una delle roccaforti della famiglia Da Rizzolo, mentre nel 1595 è attestata la proprietà di Andrea da Pusterla. Poiché non è mai citato nelle cronache, si ritiene che non sia mai stato al centro di eventi storici di particolare importanza o gravità. Attualmente l'antico castello è adibito a fabbricato rurale, di proprietà privata e perciò non visitabile.Amici appassionati di castelli, per impegni non ho potuto curare il blog in questi ultimi giorni, ma domani 20 settembre si riparte !! Vi aspetto
Valentino
SAN CASCIANO DEI BAGNI (SI) - Torre in frazione Celle sul Rigo
Il toponimo sarebbe da ricondurre, secondo lo storico Emanuele Repetti, alla presenza di "celle sacre" o "celle vinarie" scavate nelle grotte sottostanti al borgo. La comunità di Celle è documentata sin dal XIII secolo, quando fu a lungo contesa tra i comuni di Siena e quello di Orvieto. Prima possesso degli orvietani, poi passato ai Visconti di Campiglia, divenne dei Salimbeni verso la fine del XIV secolo. Celle sul Rigo entrò a far parte dello Stato senese nel 1418 e fu comune con proprio statuto approvato nel 1471. Entrando dalla porta principale del borgo si nota la particolare struttura urbanistica con vie perfettamente diritte, tutte collegate ad una piazza troppo grande rispetto alle attuali dimensioni del paese. Tale struttura, a pianta quadrangolare, ha fatto ipotizzare che il castello medievale possa essere stato edificato su un precedente castrum romano o longobardo. Della cinta muraria medievale non rimane quasi nulla. Tre erano le porte del paese e tre le torri angolari di cui l'unica rimasta è oggi utilizzata come torre campanaria e si trova sulla piazza principale. Di notevole interesse sono i numerosi palazzi con caratteri rinascimentali che conservano portali e stemmi in travertino, indice di una ricca borghesia terriera. Collocata nella parte alta del paese la torre è l’unico resto di pregio della fortificazione del castrum cellis, abitato fortificato il cui primo nucleo è anteriore al 900. L’abitato fortificato sarebbe sicuramente giunto a noi integro se intorno al 1750 non fosse iniziato un movimento franoso sul lato sud-est, a valle dell’attuale Piazza Garibaldi che negli anni ha portato via parte del paese. La rocca merlata appare per prima già da lontano. Insieme ad altre torri abbattute e ai torrini faceva appunto parte della cinta muraria che circondava il castello e sulla quale si aprivano tre porte con ponti levatoi, la Porta Soprana o della Rocca, la Porta Sottana o del Parapetto e la Porta del Poggetto. Via Torno al Fosso nel nome ricorda ancora il fossato che univa le porte. Oggi l torre campanaria, grazie ad un recente restauro, è visitabile. Altri link per approfondimento: http://www.prolococelle.it/storiatorre.html, https://www.facebook.com/watch/?v=413336899598531 (video di Giovanni Reali)
BUONALBERGO (BN) - Taverna di Monte Chiodo
Attualmente si ritiene che Buonalbergo sia stata fondata da alcuni profughi degli antichi villaggi di Mondingo, Pescolatro e Faiella distrutti dai Barbari. Tali profughi ospitati dai Cenobiti della vicina chiesa di Santa Maria, sorta sulle rovine di un tempio pagano, avrebbero chiamato quel luogo Alibergo. Ciò poté avvenire verso il 1000, poiché nella prima metà di questo secolo trovasi per la prima volta menzionato un Gerardo de Bonne Herberg, primo signore normanno dell'antica contea di Ariano. Egli vien detto il Gran Conte e fu il primo a chiamare Roberto il Normanno con il soprannome di Guiscardo e gli diede in moglie la propria zia Alberada. Sotto gli Angioini quella contea fu frantumata in pena per aver parteggiato con gli Svevi. Sotto gli Svevi fece parte del giustizierato di Principato Ultra, quindi passò successivamente ai Baroni di Tocco, ai Mansella, ai Macedonio, ai De Sabran, ai Guevara, agli Spinelli col titolo di marchesi (1623) ed ai Coscia. Il paese prima sorgeva a valle, poi per essere stato danneggiato da una frana fu riedificato in alto verso il 1525. Nel quadriennio 1743-46 il suo territorio fu soggetto alla competenza territoriale del regio consolato di commercio di Ariano nell'ambito della provincia di Principato Ultra; in seguito, al tempo della divisione amministrativa del regno delle Due Sicilie, fu aggregato il circondario di Paduli del distretto di Ariano nella stessa provincia di Principato Ultra. Ai piedi di Monte Chiodo, a sud di esso, passa un’importante via direttrice della transumanza, già a partire dall’antichità preromana. Con il riordino voluto da Alfonso V d'Aragona nel 1447, essa fu inserita come parte del percorso principale del Regio Tratturo n. 7, che conduceva da Pescasseroli a Candela. Probabilmente fu insieme con questa opera di istituzionalizzazione delle vie della pastorizia che furono impiantate delle taverne lungo il percorso. Questi luoghi erano i punti in cui veniva riscosso il pedaggio, poi abolito entro la fine del XVIII secolo; inoltre erano luoghi di sosta e ristoro, probabilmente rivolti non ai pastori ma alle altre categorie di viaggiatori lungo il tratturo. La taverna di Monte Chiodo è un edificio a due piani, posto poco oltre la confluenza di un percorso proveniente da Benevento nel tratturo principale. È costruito quasi interamente in pietra calcarea, come da tradizione locale: su un basamento in grossi conci lavorati si ergono le mura, costituite da blocchetti grezzi. La facciata è delimitata da due torrette circolari ai lati. Il portale, ad arco ribassato, è centrato fra due finestre. Al piano superiore, in corrispondenza, è una piccola loggia a tre arcate, con un balconcino lievemente sporgente, compresa fra due finestre corrispondenti a quelle del piano inferiore. Una cornice separa visivamente i due piani. Il portale e le finestre del piano terra, in facciata e ai lati, sono contornati tutti con conci lavorati. L’androne al piano terra, immediatamente oltre il portone, presenta una fonte con una vasca in pietra sul lato destro. Aguzzando la vista, si noteranno dei capitelli ed altri "resti" di epoca romana disseminati un po' ovunque. A sinistra dell’androne erano le cucine, mentre a destra sono le scale per accedere al piano superiore, ove si trovavano le camere. Dietro al corpo principale dell’edificio sono poste delle stalle. A fine XVIII secolo veniva segnalato che il tariffario per il passaggio era inciso sul lato opposto di un’iscrizione romana mutila, prelevata presso il ponte delle Chianche, che commemorava alcuni lavori di restauro della via Traiana. La taverna fu abbandonata verso gli anni 1950 o 1960 insieme con il tratturo. Nei primi anni 2000 è stata sottoposta a un restauro, che fra l’altro ha riaperto gli archi della loggia, precedentemente otturati. Tali lavori hanno però determinato anche un crollo parziale dell’edificio, che poi è stato ricostruito fedelmente.