SQUILLACE (CZ) - Castello normanno-Borgia
Si erge sulla sommità del colle dove è adagiata la cittadina calabrese, conferendogli un'immagine imponente. Da qui si gode il magnifico panorama sul mar Ionio, che va dalle splendide spiagge di Caminia di Stalettì fino al promontorio di Capo Rizzuto. Al visitatore che vi arriva dal centro storico, appare un portale bugnato sulla cui parte superiore campeggia lo stemma in marmo dei Borgia. Nel corso dei secoli il fortilizio ha subito numerosi, a volte anche pesanti, rimaneggiamenti, motivo per cui oggi si presenta con un'architettura discontinua, apparentemente non assoggettata a precisi canoni progettuali. La sua facciata è compresa fra due diverse torri. A sinistra quella cilindrica posata su un cono tronco, a destra dell'ingresso quella poligonale, di dimensione decisamente più marcata. Tra gli altri elementi tuttora visibili vi sono oggi gli avanzi delle mura perimetrali e della piazza d'armi. Il castello ha origini bizantine, sorto sulle rovine del Monastero Castellense di Cassiodoro. Agli inizi del decimo secolo, presumibilmente nell'anno 904, il castrum diventò roccaforte dei musulmani che insediarono l'emiro africano Abstaele. Gli succedette nel 921 il suo omologo Olkbek che vi fu ucciso alcuni anni più tardi. Vi subentrò allora l'emiro Saklab. La riconquista da parte dei bizantini, avvenuta nel 965, fu vanificata nel 982 quando Ottone di Sassonia conquistò la fortezza. Ma le scorribande degli eserciti provenienti dal Mediterraneo non erano finite. Così, all'alba dell'anno 1000, l'emiro Mihel giunse a Squillace, ne mise a ferro e fuoco l'abitato e riconquistò il castello. L'affermazione definitiva dei Normanni si registra nel 1059. Squillace fu così annessa tra le grandi contee feudali del sud dell'Italia. Proprio con l'avvento di Ruggero d'Altavilla, detto “il Normanno”, questa cittadina conobbe un periodo di grande sviluppo economico e di pace, nonostante nel luogo convivessero varie etnie e culture, anche di lingue diverse. Venne ingrandito e potenziato il castello che chiamarono Stridula (per il fischio battente del vento sulle mura). Nel 1098 fu teatro dell'incontro tra Ruggero il Normanno e Brunone di Colonia che ricevette in dono il bosco di Santo Stefano, nella cui pace e serenità potè edificarvi il famoso convento della Certosa di Serra San Bruno. All'arrivo di Federico II di Svevia il maniero costituì da fortezza per il controllo strategico e militare, secondo la politica federiciana. Città e castello vennero dati in concessione ad Elisabetta d'Altavilla alla quale, nel 1231, subentrò il camerario dell'imperatore svevo Riccardo. Nel 1239 lo statuto federiciano indicò le regole e la lista dei castelli da ristrutturare, tra cui non figurava quello di Squillace che però nello stesso anno risulta essere stato ugualmente ammodernato, con l'apporto di maestranze francesi chiamate alla corte sveva. Alla morte di Federico l'architettura venne rafforzata ulteriormente in funzione di difesa nell'ambito delle lotte tra Svevi ed Angioini per la conquista del meridione d'Italia. Nel 1256 gli squillacesi, per ordine del principe Manfredi, figlio di Federico II, vennero assoggettati al dominio di Federico Lancia e, più tardi, del fratello Galvano. Nel 1271 gli Angioini confiscarono i feudi degli Svevi e li assegnarono a Giovanni di Montfort. Fino al 1445 si susseguirono vari domini sul castello e sulla città: nell'ordine i conti Lancia, i Montfort, i Del Balzo ed i Marzano. Iniziò poi l'epoca aragonese. Nel 1484/1485 Federico d'Aragona, futuro re di Napoli, divenne il principe di Squillace. Fra il 1494 ed il 1735 a governare furono invece i Borgia, in virtù delle nozze fra il tredicenne Goffredo, figlio di Papa Alessandro VI, e la figlia di Alfonso d'Aragona, Sancha (o “Sancia”). Goffredo divenne il primo principe di Squillace appartenente alla dinastia Borgia. Venne seguito da Francesco, Giovanni, Pietro, Anna e da Antonia Borgia d'Aragona (o “Pymentall”). Alla scomparsa di Donna Antonia, nel 1729, Squillace venne declassato al grado di marchesato e, nel 1755, fu regalato da Carlo III di Borbone al marchese Leopoldo De Gregorio da Messina, ultimo feudatario della città. La dominazione dei Borgia, tristemente famosa per i pesanti balzelli imposti al popolo, terminò con l'arrivo dei francesi. Il castello andò in rovina in seguito al sisma del 14 febbraio 1783. Il maniero, sotto il governo borbonico, fu anche carcere mandamentale, ospitando tra gli altri il filosofo Fra' Tommaso Campanella di Stilo. La funzione di casa circondariale fu svolta fino al 1978 quando la struttura venne sottoposta al recupero monumentale. Durante la campagna di scavi, condotta nel Castello di Squillace dall'Ecole Francaise, sono stati rinvenuti, in nuda sepoltura, nell'angolo interno della rocca coincidente con la torre poligonale, due scheletri avvinti in un tenero abbraccio. Con i piedi rivolti verso l'apice nord - est della torre, mano nella mano e con i rispettivi crani rivolti l'uno verso l'altro, i due scheletri - ben conservati - lasciano avvolta nel mistero la fine tragica della loro vicenda umana, ma suscitano tanta tenerezza per la posizione in cui sono stati ritrovati. Le indagini e gli accertamenti scientifici fanno risalire gli scheletri agli anni compresi tra il 1200 ed il 1300. E' stato accertato che appartengono ad un maschio alto mt. 1,70 e ad una femmina alta mt 1,68. L'epoca a cui gli studiosi fanno risalire la morte ed il seppellimento, l'altezza stessa dei corpi sono preziosi elementi per ipotizzare che non si trattasse di gente del luogo, bensì di "nordici", tenuto conto dell'altezza media dell'uomo meridionale. Altre notizie sul castello sono rintracciabili al seguente link: http://www.squillace.org/squillace-storia.htm