Pressoché sconosciuta al grande pubblico per la sua
prolungata inagibilità, è invece considerata dagli esperti uno dei più
significativi esempi di architettura fortificata composita, dove gli
ampliamenti strutturali, succeduti nel tempo, si sono adattati alle esigenze
belliche e alla morfologia del terreno. Nel cuore della Romagna forlivese,
dove il fiume Montone scorre lento e sinuoso, e la valle si dilarga tra le
pendici degli ultimi contrafforti dell'Appennino, si erge la caratteristica
rupe su cui, da oltre un millennio, vigila la Fortezza di Castrocaro. Questo
singolare ed accentuato affioramento di roccia carsica, detto localmente
sasso
spungone, è ciò che resta di una antichissima scogliera sottomarina di età
pliocenica (10 milioni di anni fa), formata da calcarei arenacei organogeni,
ricchissimi di resti fossili marini di notevole interesse geologico. Grazie
alla sua posizione elevata e di difficile accesso, quindi facilmente
difendibile, la rupe ebbe valore strategico sin dalla preistoria, offrendo, nelle
diverse grotte ancora visibili, un sicuro rifugio ai suoi abitatori. Di essi è
attestata la presenza fin dal neolitico, palesata dal ritrovamento in loco di
numerosi reperti, tra cui una bella accetta in diorite verde. La rupe assolveva
inoltre molto efficacemente alla funzione di avvistamento, necessaria per
sorvegliare il passaggio di uomini all'imbocco della vallata. Nell'Alto Medioevo
la rupe su cui si erge la Fortezza segnava il confine che divideva il regno Longobardo
dai domini bizantini. E' in questo periodo che probabilmente vennero poste le
prime pietre della torre che ancora oggi domina il paese. La prima
testimonianza scritta dell'esistenza di un
“castrum” fino ad oggi
conosciuta è una pergamena che risale al 1.059, quando il fortilizio era
abitato da una famiglia comitale dell'entourage degli imperatori tedeschi. Dal
1118 il castello risulta appartenere ai Conti, infeudati dall'Arcivescovo di
Ravenna, vassallo, a sua volta, dell'imperatore. Una conferma di questo stato
di cose, anche se per ora ha soltanto carattere di ipotesi, potrebbe venire da
quest'evento: Matilde di Canossa nel 1118 tenne un placito nella Pieve di Santa
Reparata per dirimere una controversia dovuta al fatto che il vescovo di Forlì
- secondo la querela della controparte, cioè la badia benedettina di Santa
Maria
foris portam di Faenza - aveva occupato i beni e le rendite della
pieve di Santa Reparata che i suoi predecessori avevano donato al monastero
fiorentino; il giudizio di Matilde fu a favore dei monaci di Santa Maria; suo
garante ed esecutore venne designato proprio Bonifacio, conte di Castrocaro. Fu
probabilmente i Conti di Castrocaro, una delle famiglie più agguerrite
dell'Appennino romagnolo, a trasformare la primitiva torre in una solida rocca,
in grado di ospitare e proteggere la corte feudale, amministrare politicamente
ed economicamente il territorio, controllare militarmente l'accesso alla valle.
In breve il castello di Castrocaro raggiunse una determinante rilevanza
strategica, tanto che nel 1160 e nel 1164 ospitò anche l'imperatore Federico
Barbarossa, a conferma dell'importanza che il fortilizio aveva ormai acquisito.
Un documento del 1177 ci ricorda l'alleanza dei Conti di Castrocaro con il
Barbarossa contro la Lega Lombarda. Nel 1179 il castello fu assediato
dall'esercito imperiale per il sospetto di contatti fra Castrocaro e la Lega
Lombarda, ma resistette grazie anche all’appoggio dei Faentini.
Altri documenti ci ricordano che nel 1188 la Rocca era abitata dal conte
Bonifacio. Per la sua rilevanza strategica la Rocca fu sempre nelle mire del
Papato, che più volte ne reclamò invano i diritti. Per questo motivo nel 1212
l'imperatore Ottone e i Conti di Castrocaro incorsero addirittura nella
scomunica. Nel 1213 il castello fu assediato dai forlivesi nel tentativo di
estendere il loro controllo sul contado. Nel 1220 l'imperatore Federico II
riconfermò il feudo al conte Bonifacio. Lo stesso anno il cancelliere imperiale
Cristiano di Magonza dispose che il rettore imperiale della Romagna dovesse
insediarsi nella Rocca di Castrocaro. Nella seconda metà del XIII secolo
Castrocaro fu un possedimento Gianciotto Malatesta (marito di Francesca da
Polenta, la celeberrima Francesca cantata da Dante Alighieri). Con la morte di
Federico II (1253) e il disorientamento imperiale che ne seguì, il potere
papale assunse maggior prestigio, e grazie all'aiuto militare angioino gran
parte della Romagna finì sotto il potere temporale della Chiesa. Nel 1282 fu la
volta dei Conti di Castrocaro, che furono costretti a sottomettersi al papa
Martino IV. Quell'anno il castello passò sotto il diretto controllo della
Chiesa, che vi insediò proprie milizie ed un castellano. E' questa una data
storica per Castrocaro, poiché la Fortezza cessò di essere residenza feudale,
per divenire presidio militare e sede di tribunale. Per diversi anni la Rocca
fu sede del Rettore di Romagna, individuato dal papa nella persona del Re di
Napoli Roberto d'Angiò. Sono di questo periodo sostanziali trasformazioni al
complesso, che lo resero inespugnabile, se non col tradimento: “
il detto
castello non si potea combattere … ed era molto forte di sito in tale modo che
non si vedea che per battaglia si potesse vincere” (Anonimo fiorentino). Nel
Trecento, per la sua strategica posizione, la Rocca fu oggetto di aspre contese
tra i signori locali e lo Stato della Chiesa. Subì assedi nel 1310, 1334 e nel
1350. Alla metà del XIV secolo il cardinale Egidio Albornoz riportò Castrocaro
e il suo contado sotto il controllo della Santa Sede. Il successore del
cardinale Albornoz, Anglico de Grimoard, nuovo legato pontificio della provincia
di Romagna, fu incaricato dalla Santa Sede di censire la presenza di città, il
numero di nuclei abitativi, fortilizi, suddivisioni feudali, forze finanziarie
e capacità contributive dei singoli centri e dei presidi militari della
Provincia. La relazione, denominata
Descriptio provinciae Romandiolae,
fu pubblicata nel 1371. A custodia della rocca è posto un castellano con venti
soldati e una provvisione annuale di 10 fiorini. Negli anni seguenti la
situazione sociale e politica della Romagna peggiorò ulteriormente, a tal punto
da rendere impossibile un efficace controllo militare della Romandiola. Papa
Bonifacio IX, col proposito di rimpinguare le Casse della Camera Apostolica,
nel 1394 impegnò ai Fiorentini il castello e il contado di Castrocaro per la
somma di 18.000 fiorini d'oro. Ma al momento di consegnare la Rocca ai
Fiorentini il castellano pontificio, Tommaso conte di Novi, che reclamava il
pagamento di mensilità arretrate, si oppose. I Fiorentini tentarono quindi di
conquistare la rocca con l'uso delle armi, ma inutilmente. Solo nel 1403, dopo
lunghe trattative, e con il pagamento di altri 2000 fiorini, Firenze poté
entrare in possesso dell'ambito fortilizio. La storica consegna della Rocca ai
Fiorentini avvenne
“Sabati die 19 mensis madii: et fuit in dicto Castro
gaudium magnum, et nos de Forlivio e converso doluimus”. Nel 1403, con la
definitiva annessione alla Repubblica di Firenze, iniziò per Castrocaro un
periodo ricco di eventi di rilievo, sul piano politico, culturale e sociale.
Grazie alla sua posizione decentrata rispetto alla capitale, sui confini con il
dominio papale, Castrocaro fu elevata a capoluogo dei territori fiorentini in
terra romagnola, la
Provinciae Florentiae in partibus Romandiolae ,
con sede di capitanato e tribunale. E' l'atto di nascita della Romagna toscana,
che diede modo ai fiorentini di inserirsi definitivamente nella vita politica
romagnola, aprendo una importante via commerciale verso l'Adriatico. Per circa
200 anni Castrocaro fu il capoluogo della Romagna toscana. Secondo gli Statuti
del Comune di Firenze del 1415 nella Fortezza era di stanza una guarnigione di
8 uomini, al comando di un castellano, chiamato il Capitano del Cassero di
Castrocaro. Per tutto il Quattrocento e la prima metà del Cinquecento il grande
fortilizio rupestre fu interessato da importanti modifiche strutturali, fatte
apportare dagli architetti militari fiorentini per adeguarlo alle nuove
esigenze belliche, sorte in seguito all'introduzione delle armi da fuoco. La
Fortezza fornì infatti buone prove della propria efficienza, resistendo
efficacemente all'assalto di diversi eserciti al soldo della Chiesa, che a più
riprese tentarono invano di conquistarla. Fu l'unica tra le rocche della
Romagna toscana a resistere agli assedi del 1425 (di Agnolo della Pergola e di
Cecco di Montagnana), 1450 (di Nicolò Piccinino), 1467 (di Bartolomeo Colleoni )
e 1529. Di questo periodo sono gli Arsenali Medicei, straordinaria e ciclopica
costruzione cinquecentesca, (unica in Italia per ampiezza e tipologia, oggi la
definiremmo un prototipo) alla cui costruzione contribuirono famosi architetti
come Antonio da Sangallo il Vecchio, Giovan Battista. Belluzzi (detto il
Sammarino), Gabrio Serbelloni, Bernardo Buontanenti. Agli inizi del Seicento,
in seguito alla nuova politica territoriale del Granduca di Toscana, che si
espresse nella “rifondazione portuale” di Livorno (1587-1609), la Romagna
toscana venne relegata definitivamente ai margini dello Stato mediceo. Dopo la
costruzione di Terra del Sole, conclusasi verso la fine del Cinquecento, la
Fortezza di Castrocaro iniziò il progressivo disarmo e l'inesorabile abbandono.
Nel 1676 venne ceduta a livello, e nel 1782 venduta a privati. Nei secoli
successivi non venne mai più utilizzata, né per scopi militari, né per usi
residenziali e abitativi, non subendo, quindi, modifiche né superfetazioni.
Venne invece utilizzata come cava di pietre, e alcune sue parti subirono così
lo scempio degli indifferenti e le offese del tempo. Il suo inutilizzo ha
comunque preservato il grande maniero dalle pesanti trasformazioni strutturali
che invece hanno interessato numerosi castelli italiani, la cui funzione
residenziale ha portato a inevitabili modifiche, eseguite secondo il gusto, gli
stilemi dell'epoca e le esigenze del vivere quotidiano. Per questo motivo la
Fortezza di Castrocaro è rimasta pressoché immutata, e così oggi ci troviamo di
fronte ad un
unicum
di notevole pregio architettonico, un autentico complesso fortificato
medievale che si è salvato dall'oblio del tempo, come se fosse stato
“congelato” per secoli. Il 10 settembre 1923 la Fortezza venne acquistata dal
Comune, che nel 1980 deliberò il restauro dell'imponente struttura fortificata.
Nel 1982 ebbero inizi i lavori di ristrutturazione, individuandone il nuovo
destino in un utilizzo culturale e turistico. A lavori ultimati (primavera del
2000) la Fortezza è stata affidata in gestione alla Proloco di Castrocaro
affinché vi realizzasse un progetto di riuso culturale e turistico dalla stessa
redatto, che prevedeva l'allestimento di un Museo storico, di una Enoteca, lo
svolgimento di iniziative di valorizzazione dell'enogastronomia locale,
convegni e intrattenimenti culturali, stages e spettacoli di falconeria. Tali
attività hanno avuto inizio il 23 aprile 2000. Unica nel suo genere, per
tipologia e ampiezza, la Fortezza di Castrocaro è composta da
tre distinte opere architettoniche e
difensive: il
Girone, la
Rocca e gli
Arsenali Medicei. Il
Girone costituisce la parte più antica
della Fortezza, ed è caratterizzato dalla presenza del Maschio, l’imponente e
ardita torre con pianta pentagonale, alta 32 metri, che risale a prima del
Mille. La prima notizia documentata della sua esistenza è del 1059. Fanno parte
del Girone anche il Corpo di Guardia, la Cortina sud, la Cortina nord, la
Cortina est e la Corte Alta, con il cosiddetto "pozzo a rasoi". La
Rocca non è altro che
l’espansione due-trecentesca del Girone; comprende le Porte d'ingresso (la
prima con ponte levatoio), il Cammino di Ronda, il Corpo di Guardia (protetto
da un gigantesco portone corazzato), la Piccola Corte (nella quale si
aprono tre grotte trogloditiche, il pozzo-cisterna e due sale sotterranee:
frigidario
e
camerone dell'aceto), la Corte Grande (con il pittoresco ulivo del
sec. XVII e la Chiesa di Santa Barbara), la Cortina nord, la Cortina est, il
Palazzo del Castellano, e la Torre delle Segrete (con la Terrazza panoramica e
la Sala dei Tormenti). Gli
Arsenali
Medicei, o Cannoniere, rappresentano una straordinaria novità nel campo
dell’architettura fortificata rinascimentale. Furono gli architetti militari
fiorentini a sperimentare alcune geniali soluzioni innovative nella costruzione
degli Arsenali Medicei, ideate per adeguare le strutture fortificate alle
sempre più potenti artiglierie. Caratterizzati dall'enorme muraglia in cotto,
gli Arsenali Medicei, sono formati da tre vasti ambienti, il primo a cielo
aperto, gli altri due con grandi volte a botte. Nella parete di fondo della
terza è situato un grande e scenografico camino, e una vasca di raccolta
dell'acqua potabile. Sotto ancora è il cosidetto sotterraneo della Fonte. Dopo
oltre quattro secoli di abbandono, solo la
Rocca è stata dunque resa agibile, e affidata in gestione alla
ProLoco di Castrocaro, che ha reso visitabili il
Palazzo del
Castellano, il Cortile delle Armi, la Piccola Corte, la Corte Grande, la Chiesa
di Santa Barbara, la Torre delle Prigioni, gli Spalti delle Bombarde, le Grotte
trogloditiche. Nelle belle sale del Palazzo del Castellano, fresche di
calce, la Pro Loco ha quindi allestito il Museo del Castello e una
Esposizione storica Permanente,
dal
titolo
L'AQUILA LE CHIAVI
IL GIGLIO, la millenaria storia della Fortezza di Castrocaro, ove
sono esposte armi, maioliche, dipinti, arredi e suppellettili antiche. Nello
stesso Palazzo la Proloco ha inoltre allestito
l’Enoteca della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì e Cesena. Assai
interessante è la Corte, punto centrale della rocca, un tempo deputato allo
svolgimento delle varie attività di servizio del castello, dove si trova la
secolare pianta di ulivo del sec. XVII. Qui si effettuano ora spettacoli
musicali, teatrali, animazioni e stages di falconeria, con voli acrobatici di
uccelli rapaci addestrati. Notevole la Chiesa di Santa Barbara, delizioso
tempietto sacro dalle armoniche proporzioni, suggestivamente incastonato nella
rude architettura della fortificazione medievale. Affascinante la Torre delle
Segrete e dei Tormenti, la visita della quale spaventa l'animo, al pensiero
degli infelici che lì finirono i loro giorni, torturati dalla fame, dal freddo,
dal buio, dal silenzio e dall'immobilità. Indimenticabile la Terrazza
panoramica dove la vista che si gode è di notevole suggestione: a nord il
castello di Montepoggiolo, ad est la vicina città di Forlì e oltre Ravenna e il
mare Adriatico. Nel grande maniero fortificato la ProLoco svolge inoltre un
intenso programma di convegni, congressi, conferenze e seminari di vario genere.
Si racconta che in certe notti girando per le sale del castello par di udire il
piantodi Margherita de Conti, suicida per amore alla vigilia delle nozze, che
si lasciò cadere nel vuoto dalla torre più alta del castello. La fortezza di
Castrocaro ha anche un gruppo su Facebook:
https://it-it.facebook.com/pages/FORTEZZA-MEDIEVALE-DI-CASTROCARO/112382948846120
Foto: da http://www.guidaturisticaromagna.it/castrocaro-terra-del-sole/
e da http://www.forli24ore.it