SERRAPETRONA (MC) - Castello Da Varano
Serrapetrona è situata a 500 mt. sul livello del mare, fra verdi colline che si elevano fino a 1000 mt. Essa racchiude vestigia fin dall’alto medioevo (il termine stesso “Serra”, di origine longobarda, indica un abitato fortificato con funzioni di sbarramento a difesa dell’inizio di una valle “Petrona” di pietra). Secondo la tradizione riportata in antichi documenti, Serrapetrona avrebbe avuto il suo nome da un certo Petronio, ricco e valoroso cittadino romano, qui rifugiato per sfuggire a persecuzioni. Le sue origini, tuttavia, sono ancora più antiche; infatti, nel suo territorio, sono state ritrovate tracce di insediamenti che risalgono alle epoche paleo e neolitica. Difendono Serrapetrona due cinte murarie medievali con quattro massicce porte. Fin dai primi anni del ‘200 il paese era tutto stretto attorno alla chiesa di San Clemente e al palazzo pubblico già sede del feudatario. Fu aggregata come libero comune al distretto di Camerino dalle autorità papali nel 1240 durante la lotta tra guelfi e ghibellini,e ne divenne poi parte integrante della Signoria. Di quell’epoca resta il ricco patrimonio di pergamene del comune, e opere pittoriche di Lorenzo D’Alessandro. La vita politica e sociale dei suoi abitanti fu quindi regolata dagli statuti dei quali ammiriamo l'unica raccolta esistente del 1473, gelosamente custodita nell'Archivio comunale. E' chiaro che sotto il dominio del Comune di Camerino, ma specialmente più tardi con la signoria dei Da Varano, le magistrature di Serrapetrona, pur conservando le vecchie denominazioni, subirono riduzioni di potere, come avvenne anche per gli altri piccoli comuni, già antiche pievi (Feliciangeli), dotati di statuti propri ed assegnati a Camerino con giurisdizione vicariale per cui ebbero la definizione di terre raccomandate. Su di esse infatti pendeva la rivendicazione del Rettore della Marca perché non propriamente considerate pertinenti a Camerino, ma piuttosto terre confinarie del medesimo, che mantennero spirito autonomistico mai spento, semmai sminuito dal podestà o vicario che la città o i Da Varano vi nominavano. Le caratteristiche di queste terre raccomandate sono definite in un documento notarile del 6 gennaio 1362 così traducibile: "Stabiliamo ed ordiniamo che gli uomini dei castelli di S. Anatolia, di Serra e di Sefro e degli altri luoghi raccomandati del distretto non osino eleggere o chiamare alcuno a loro podestà, vicario, rettore, giudice o notaio da altra città all'infuori di Camerino o dei borghi della città; e il podestà, il capitano, come i signori Priori della città di Camerino, siano tenuti a chiedere ed ordinare per lettera che i comuni e gli uomini della terra di S. Anatolia e degli altri luoghi suddetti osservino le dette disposizioni". Con l'ascesa al potere della signoria dei Varano, dopo la distruzione di Camerino guelfa nel 1259, ad opera delle truppe di Federico II, Serra e numerosi altri castelli entrarono a far parte dei loro possedimenti. Per trecento anni quindi condivisero nel bene e nel male tutte le vicende di quel turbolento periodo storico. Poi passarono definitivamente alle dirette dipendenze della sede apostolica fino al 1861. Dall'arduo culmine (m. 494) di uno sperone roccioso del monte, che dalla sua conformazione prende il nome Schiena, contrafforte in direzione NE del monte Letegge, precipita lungo il E-SE un ventaglio di abitazioni che via via si allarga a gradinate e terrazze sorrette da robuste muraglie. Poderosa fortezza a guardia minacciosa delle due valli che si incontrano ai piedi del caseggiato: quella che scende tra i Prati e la Costa, solcata dal rio Caburro, e l'altra del Cesolone rumoreggiante lontano nella profondissima tortuosa forra. Due cinte di mura, ad emiciclo quella più in basso, di epoca medievale segnano il perimetro delle due terrazze più alte appoggiate in parte sulla nuda roccia a filoni grigi inclinati trasversalmente. La muraglia che cinge più da vicino l'antico castello conserva una massiccia porta ad angolo con un arco ogivale a monte, a tutto sesto quello a valle, attraversata da gradoni consunti. Anticamente sosteneva una poderosa torre merlata di avvistamento e difesa. La seconda cinta conserva anch'essa una modesta porta arcuata. Entro le due cerchie, segno del graduale dilatarsi della popolazione dal piccolo nucleo originario all'ombra del maniero feudale, si aprivano quattro porte denominate Castello, Farina, Calma, Morico; da esse scendevano 4 strade da, nomi ancora in uso: del castello, San Francesco, del Serrone, Capolarave. Quattro erano anche le fontane di acqua sorgiva: di S. Maria, quella ancora in fondo alla piazza, delle Conce, della Vena, di Saletta, che prendevano il nome dalle quattro contrade, o rioni, in cui era suddiviso il paese, e che portarono anche i nomi di Pianello, Valle, Portale, Castello. Gli Statuti accennano anche una divisione in terzieri. Già sulla fine del '200, ma certamente ai primi del '300, le abitazioni avevano sciamato fuori delle cinte murarie. Da un atto di vendita del 28 dicembre 1346 si ricava infatti l'esistenza del Borgo della Valle, del quale costituiscono testimonianza non poche comici di porte e finestre di mattoni centinate, caratteristiche di quel secolo. L'abitato scendeva dunque allargandosi verso l'antica chiesina-edicola oggi ampliata in S. Maria di Borgo, esistente fin dal '200, come dimostra l'originaria porticina architravata su mensole a sinistra del portale cinquecentesco della nuova chiesa. La posizione di Serrapetrona risulta nell'insieme delle più privilegiate: protetta a nord dalle propaggini del M. Colleluce e tutta protesa al sole a levante e a mezzogiorno. Entro la cinta muraria più alta, scandita da poderosi torrioni che dobbiamo immaginare merlati, erano i simboli delle libertà comunali che avevano preso il posto della più antica residenza feudale: il palazzo pubblico, pur'esso turrito, e la chiesa di S. Clemente, il santo protettore chiamato dagli Statuti difensore e capo del castello di Serra. Dell'uno e dell'altra restano notevoli vestigia incorporate nella proprietà della famiglia Peda. Entriamo nel palazzo comunale attraverso un portale cuspidato a conci di calcare. Il vano abbastanza ampio dovette essere l'antica sala del Consiglio: sulla parete dirimpetto all'entrata, tra le due finestre, sono dipinti in affresco dal carattere cinquecentesco e di un modesto artista una Madonna in trono col Bambino, a sinistra S. Clemente ed un santo vescovo, a destra S. Martino di Tours a cavallo (m. 1,70x3). Al di sotto corre una didascalia con forse i nomi dei soggetti, ormai illeggibile. Pensiamo trasferito qui da altrove ed in tarda epoca il bellissimo portale classico di marmo architravato all'ingresso della parte inferiore del palazzo, affiancato da due colonne con capitelli a fogliame di acanto e stilobati lavorati a scalpello. La soglia è monolitica. Adiacente al palazzo pubblico era l'antica chiesa di S. Clemente a unica navata orientata. Il vano a cielo aperto ha l'abside come una grande nicchia semicircolare a ponente. Una piccola nicchia (il battistero?) si apre a destra dell'ingresso con residui di affreschi del tardo '500 analoghi a quelli della sala consiliare: al centro il Battesimo di Gesù, ai lati sono riconoscibili i SS. Venanzio, Ansovino e Clemente. Sulla sinistra dell'altare un'edicola rivestita di arenaria destinata forse agli olii santi e alle reliquie. Nella parte superiore dell'abside è ancora una nicchia con cornice di pietra e sul fondo i resti di una Crocifissione dipinta ad affresco, coeva e di qualità analoga a quelli già ricordati. L'arciprete Senesi nella sua descrizione del 1726 ricorda tre altari ed altri dipinti oggi perduti. Oggi l'antico castello è un rudere solitario. Il Servanzi Collio nel 1884 vi contò dodici famiglie. Non abbiamo nulla in contrario per collocare le strutture esterne della parte originaria del castello circa l' XI secolo. Ci mancano tuttavia notizie sul periodo feudale e sulla famiglia che ebbe in feudo Serrapetrona, sia essa da identificare con quel Petronio e suoi discendenti (ricordiamo però che il loro nome appare unito a quello del castello solo nel 1240), sia piuttosto che si debba considerare la medesima famiglia continuata per discendenza di sangue, o comunque per successione dinastica, dai conti Del Chiostro di Statte, castello situato sul declivio meridionale del monte Letegge. A questa famiglia feudale appartenevano un Enrico ed un Gentile, appunto detti di Statte, che compaiono testimoni in atti notarili del 1198 e del 1201. Dei figli di Monaldo di Statte sappiamo che possedevano beni nei pressi di Carpignano, nel bacino del Cesolone, dalla sentenza arbitrale che il vescovo di Camerino Atto pronunciò nel 1218 per dirimere una contesa tra Tolentino e San Severino. Questo possesso di terre a nord di Statte il Feliciangeli giudica indizio di signoria feudale e ricorda come il castello di Statte nel 1212 fu venduto da Rodolfo e Giovanni, presumibilmente della famiglia Da Varano, a un cittadino camerinese, Bonifazio di Corrado dei nobili del Chiostro, con la cessione della piena giurisdizione stendentesi all'ampio circuito del Monte Letegge, cioè da Statte a Serrapetrona, a Borgiano e al Chienti. L'insigne storico camerinese non esclude che i Del Chiostro fossero un ramo collaterale dei signori della Rocca di Varano che da quel Bonifazio prese il patronimico di Bonifazi. Altri link suggeriti: http://www.beniculturali.marche.it/Ricerca.aspx?ids=68027, http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/geo/043051/page/2, http://bbsanpaterniano.blogspot.com/2015/02/da-cingoli-serrapetrona-from-cingoli-in.html (altra foto)
Fonti: http://turismo.comune.serrapetrona.mc.it/alla-scoperta-del-comune/conoscere/, http://turismo.comune.serrapetrona.mc.it/alla-scoperta-del-comune/la-storia/, http://www.tuttoserrapetrona.it/citta/storia.asp?p=citta&s=storia, http://www.tuttoserrapetrona.it/citta/arte/il-castello.asp?p=citta&s=arte
Foto: la prima è una foto di cui non ricordo l'origine ma che conservavo nel mio archivio (se qualcuno la riconosce come sua citerò il suo nominativo senza alcun problema...), la seconda è presa da http://www.themarcheexperience.com/2017/11/a-serrapetrona-mc-nella-terra-della.html