venerdì 22 febbraio 2019

Il castello di venerdì 22 febbraio






BELMONTE SANNIO (IS) - Palazzo baronale Caracciolo e Torre Longobarda

Belmonte del Sannio è il “BELLIS MONS” dei Regesti Angioini. Monte di Bellezza o monte di guerra? Data la sua altitudine, ambo le ipotesi sono ammissibili: la prima per l’esteso e vario panorama che vi si gode della valle del Sente - il ripido fiume confinale tra l’Abruzzo ed il Molise e la seconda, perché il luogo doveva essere inespugnabile o quanto meno sicuro. Lo stemma del Comune – un leone dorato con una corona argentata, con la lettera “B” sul colle più alto, su tre colli verdi e con cielo azzurro, pare propendere per l’ipotesi bellica. Nei tempi Normanni e Svevi fu dominio dei Borrello. Dall’avvento della Monarchia Angioina in poi le vicende sono alquanto oscure. Dal secolo XIII - al XIV il feudo fu dei Cantelmo e dei Filangeri. All’inizio del XV secolo divenne feudo dei Sangro. Nel 1436 fu concessa a Giacomo Caldora. Nel 1443 Alfonso I d’Aragona assegnò Belmonte ai germani Marino, Tiberio, Galeazzo e Giovanni Caracciolo, ai quali venne riconfermata da Re Federico nel 1498. Belmonte fu tenuta in signoria dai Caracciolo fin’oltre la prima metà del secolo XVII, ed in tale arco di tempo venne da essi venduta a Carlo Tappia. Nel 1648 alla morte di questo titolare Belmonte tornò in possesso dei Caracciolo che la tennero in dominio fino all’abolizione della feudalità. Possiamo dedurre che un castello vi doveva essere e che il suo antico impianto sia nascosto all’interno dell’attuale palazzo baronale che occupa la parte più alta del paese. Un palazzo che ha perso molto del suo carattere originale e delle sovrapposizioni rinascimentali che oggi si vedono malamente sopravvivere tra infissi di alluminio che andrebbero sicuramente eliminati. A ciò si aggiunge che, per una damnatio memoriae, anche lo stemma della famiglia che lo trasformò radicalmente (probabilmente i Caracciolo) è stato abraso con cura sicché sul portale rimane uno scudo anonimo. Su una facciata secondaria, invece, sopravvive una pietra dall’incomprensibile blasone con un campo a due fasce, caricato di tre stelle, con l’epigrafe POST FATA RESURGO (Dopo la rovina risorgo). Il palazzo Caracciolo, dimora dei baroni Lemmis, oggi adibito ad abitazione privata, si sviluppa su tre livelli e conserva due portali in pietra sormontati dallo stemma.

La Torre Longobarda, dominante il versante di confine dell’Abruzzo, ricorda la torre di difesa del primo agglomerato urbano.

Fonti: https://www.fondoambiente.it/luoghi/belmonte-del-sannio?ldc, testo di Franco Valente suhttp://molise.francovalente.it/2011/10/belmonte-del-sannio/, http://www.laterra.org/old/CAM_edizioni/Cam_07/Cam_07_4tappa.htm

Foto: la prima, relativa alla torre longobarda, è presa da https://mapio.net/pic/p-5955228/; la seconda e la terza, relative al palazzo Caracciolo, sono prese risepttivamente da https://mapio.net/pic/p-14393499/ e da https://www.mondimedievali.net/castelli/Molise/isernia/belmontpal01.jpg

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