MILAZZO (ME) - Castello di Federico II
La fortezza, e tutta l'area compresa nell'ampio recinto delle mura spagnole (città murata e borgo antico), oggi di proprietà comunale, costituisce la più estesa cittadella fortificata esistente in Sicilia con una superficie di 7 ettari e oltre 12.000 mq occupati da edifici. La fortificazione sorge sulla sommità meridionale della penisola di capo Milazzo e sovrasta il Borgo antico del paese. L'insieme dei manufatti e dei sistemi difensivi costituiscono propriamente la "Cittadella Fortificata", altrimenti nota come Città Murata, i cui principali nuclei abitativi che la compongono sono posti a ridosso delle scoscese pareti nord-occidentali del rilievo. I manufatti in ordine cronologico seguono uno sviluppo piramidale e concentrico verso il basso, al vertice è posta la parte più antica e via via verso il basso e degradanti verso l'esterno a levante, le varie sovrapposizioni identificabili negli stili delle architetture tipiche delle varie dominazioni. La Necropoli e le aree che costituiscono l'agglomerato o i castrum sono ubicati nelle zone pianeggianti della Cittadella. Nella parte settentrionale dell'area del castello è presente una necropoli del neolitico, età di Thapsos. Il commercio della pomice e dei derivati dell'ossidiana d'origine vulcanica utilizzati come schegge, punte di frecce e di lance, lame, congiuntamente all'amena posizione, la fertilità dei territori favorì l'insediamento delle prime comunità in epoca preistorica grazie agli scambi con le Isole Eolie a settentrione, con la popolosa area dello Stretto di Messina a levante e con le località del Golfo di Patti a ponente. Allo stato attuale, a parte i ritrovamenti di primitivi insediamenti dovuti alle campagne archeologiche di scavi, ai rinvenimenti occasionali stimati alla Cultura dell'Ausonio I e II e all'Età del bronzo medio in zona Sottocastello, i monumentali manufatti difensivi - abitativi visibili e più antichi sono riconducibili alla dominazione araba. Tali vestigia altomedievali presenti nell'area sommitale della rocca pertanto non precludono o escludono l'esistenza anteriore o l'inclusione o la sovrapposizione di preesistenti fortilizi, torri d'avvistamento o luoghi di culto pagani risalenti a epoche più remote. In epoca classica la città era formata dalla zona portuale, dall'acropoli dell'antica subcolonia Mylai presso la Rocca adibita a emporion, il phrourion e da numerosi villaggi satelliti. Diodoro Siculo nelle sue cronache narrò l'assedio e la conquista degli ateniesi. Sotto Dionisio I tiranno di Siracusa, la rocca fu conquistata dai messinesi. Agatocle con la sua flotta, scacciò gli occupanti e s'insediò appropriandosene. Gerone II assalì Mylai, costrinse i difensori del castello alla resa, imprigionò 1500 occupanti, mosse contro i mamertini comandati da Cione, sconfiggendoli nella Battaglia del Longano. Le prime notizie storiche documentate risalgono però all'età imperiale che narrano della città definita Oppidum Mylae quale attivo porto sul mar Tirreno, le cui acque furono teatro dell'epica Battaglia di Milazzo del 260 a. C. e la Battaglia di Nauloco del 36 a. C. condotta per dissidi interni tra Augusto col fedele Marco Vipsanio Agrippa contro Sesto Pompeo Magno Pio. Dall'evento deriva il motto civico Aquila mari imposita – Sexto Pompeo superato. Al castrum sulla rocca si contrappongono gli insediamenti urbani ubicati a valle nella zona portuale. I fasti dell'età imperiale all'interno della Città Murata sono supportati da limitati reperti emersi dalle campagne di scavi presso la zona archeologica, ciò dimostra in breve sintesi come la dominazione araba ha "depauperato" il patrimonio storico artistico preesistente. In epoca bizantina è riconfermata la centralità del castrum presso la Rocca come fulcro politico amministrativo. Del VII secolo è la primitiva Cattedrale ai piedi della Rocca fortificata, nell'area corrispondente all'odierno quartiere di San Papino. Con l'avvento degli arabi ogni tipo di manufatto esistente fu distrutto e conseguentemente rimodulato secondo i canoni dell'Architettura araba. Tra gli anni 836 e 837 un primo tentativo di conquista fu effettuato dall'armata di al-Fadl ibn Yaʿqūb sostituito a settembre da un nuovo governatore, il principe aghlabide Abū l-Aghlab Ibrāhīm b. ʿAbd Allāh b. al-Aghlab, cugino dell'emiro Ziyādat Allāh. La flotta musulmana, condotta da al-Fadl ibn Yaʿqūb, devastò le Isole Eolie, espugnò diverse fortezze sulla costa settentrionale della Sicilia, tra cui la vicina fortificazione di Tyndaris, come riferì Michele Amari. Nel 843, le truppe del condottiero Fadhl Ibn Giàfar rasero al suolo il castrum bizantino e le costruzioni sommitali innalzando il primo nucleo del castello. Il mastio o maschio o donjon normanno realizzato su una costruzione araba, della quale non si hanno documentazioni provate, fu successivamente ampliato dai normanno-svevi. Il torrione a pianta quadrangolare comunemente denominato mastio è d'epoca araba o comunque realizzato, sviluppato e ingrandito da maestranze mediorientali in periodi immediatamente successivi. È caratterizzato dalla presenza di torrioni sul fronte di ponente, quello centrale dall'aspetto massiccio e imponente è denominato Torrione Saraceno, quello all'estremità meridionale Torrione del Parafulmine. Una caratteristica accomuna le parti di costruzione di matrice bizantino - araba, peculiarità affine a cube e metochi del circondario: l'utilizzo di conci di pietra lavica. Nella fattispecie l'impiego della lava, oltre allo scopo puramente decorativo, assolve anche funzioni strutturali, dimostrazione ne sono gli irrobustimenti dei pilastri angolari dei torrioni arabi, gli spigoli angolari delle scarpe o piedi o rastremazioni degli stessi, le cornici delle feritoie e delle finestre, le decorazioni e i contorni delle grandi monofore, i lastroni della pavimentazione, i conci inseriti nelle alte muraglie interne, le palle dei cannoni o per le catapulte, le pedate delle rampe di scale, le arcate delle volte a botte, le nervature degli splendidi archi ogivali del tetto della Sala, la cappa del camino, le cordonature degli archi, i riquadri degli stemmi, i portali interni. Il viaggiatore arabo Muhammad al-Idrisi documentò la grande fortificazione nel 1150. L'ingresso del primitivo nucleo del castello costituito da un portale ogivale di chiara fattura sveva del XIII secolo, è inserito nell'addizione muraria aragonese, formata da una serie di torrioni tondi del XIV secolo. Le torri presentano una decorazione circolare costituita da tarsie laviche, inoltre sono presenti sagome stilizzate di tre tori che sovrastano la decorazione superiore del portale. L'architetto di Federico II di Svevia, Riccardo da Lentini, "praepositus aedificiorum", ovvero supervisore delle fabbriche regie, come si evince dalla corrispondenza datata 1239, diresse i lavori. Tra le dimore predilette del sovrano quando in Sicilia voleva essere lontano dalla convulsa vita di corte palermitana nel Palazzo dei Normanni. Durante il regno federiciano venne avviato un censimento dei castelli e con il decreto "Statutum de reparatione castrorum" (1231 - 1240), fu prevista la loro ristrutturazione e manutenzione a carico dei cittadini. Il castello fu inserito nel “Castra exempta” redatto per volontà dell'Imperatore Federico II con la collaborazione di Pier della Vigna stilato nel 1239. In esso non compaiono i palazzi e le residenze di caccia e svago, le "domus solaciorum", di pertinenza comunque regia e soprattutto alcuni siti molto noti, spesso sotto il controllo della Curia, che all'epoca non erano ancora stati costruiti o ultimati. In tarda epoca sveva il maniero fu occupato da Corradino di Svevia. Il corpo principale della costruzione superiore, al quale si accedeva mediante una scala a gradoni incassata fra il primitivo Torrione Saraceno e le Segrete, era costituito da una serie di ampi vani delimitati a meridione dal Torrione del Parafulmine, l'ambiente principale è denominato "Sala del Parlamento". In epoca aragonese il castello fu dimora prediletta di Federico II d’Aragona, meglio noto come Federico III di Sicilia o di Trinacria, e del fratello Giacomo II. Sul finire del 1295 all'interno della grandiosa sala si riunì una sessione itinerante del Parlamento siciliano dopo i moti dei Vespri siciliani presieduta da Federico II d’Aragona. Nella fattispecie l'"Assise del Real Parlamento di Sicilia" fu dettata da motivi bellici derivanti dalla congiura ordita da Giacomo II d’Aragona nei confronti del fratello monarca, tema del contendere la cessione dell'isola agli Angioini (guidati da Carlo II d’Angiò) per alto tradimento. La sala presenta una serie di poderosi archi di stile orientale, monofore, maestosi portali, particolare è la presenza di un monumentale camino. Il tentativo d'assalto angioino venne arginato. La vicenda è legata alla Sala sede dell'"Assise del Real Parlamento di Sicilia". Sotto il mandato di Alfonso il Magnanimo fu aggiunta la cinta muraria formata da cinque robuste torri cilindriche che sormontano ciclopiche scarpe troncoconiche raccordate da muraglioni merlati con lo scopo di prevenire futuri attacchi. Le due torri semiaccostate poste a settentrione incorniciano la primitiva porta sveva sormontata dalle insegne della Corona d’Aragona. Lo stemma, un rombo marmoreo, raffigura l'aquila di San Giovanni che regge lo scudo della Spagna unificata con gli emblemi araldici degli antichi regni di Castiglia, Aragona, Leon, Navarra e Granada. Analogo stemma incorniciato da un rilievo lavico è inserito sul portale d'ingresso alla Piazza d'Armi. Un sesto torrione è posto in posizione più arretrata, esso definisce un percorso obbligato strategicamente controllato. Nel 1630 il Torrione meridionale fu denominato Torrione della Cisterna in quanto, pur mantenendo elementi di carattere difensivo, venne trasformato in serbatoio d'acqua. Il nucleo abitativo collocato nella parte pianeggiante della rocca venne difeso dall'imponente Cinta muraria spagnola a partire dal 1523. I torrioni con base troncoconica a scarpa furono aggiunti durante la dominazione spagnola dell'Imperatore Carlo V, opera del viceré Ettore Pignatelli e del successore Lorenzo Suarez de Figueroa. Dell'importanza del castello nel XVI secolo ne sono testimonianza i vari e importanti architetti succeduti alla direzione dei vari cantieri: Antonio Ferramolino (progettista del Bastione delle Isole, baluardo della difesa nord della Cittadella), Orazio del Nobile, Camillo Camilliani, Tiburzio Spannocchi e Pietro Novelli (probabile progettista nella prima metà del 1600 sia del Rivellino della Fonderia – così chiamato perché ospitava la fonderia dove avveniva la fusione per munizioni di armi da fuoco di ogni calibro, sia del Rivellino di San Giovanni - avamposto difensivo a pianta pentagonale che era collegato alla cittadella tramite un ponte di legno). La grande opera difensiva o fortificazione alla moderna consta di baluardi o bastioni: poligonali (triangolari a vanga) o ad asso di picche (con orecchioni), batterie, cortine: muri rettilinei, contrafforti, gallerie, garitte di vedetta, merlature, polveriere e santabarbara, ponte levatoio, rivellini di mezzaluna e di controguardia. Le continue scorrerie e incursioni barbaresche fecero, nel 1571, di Milazzo e Messina porti base per la raccolta delle navi dell'armata cristiana nella Battaglia navale di Lepanto. Tra il 1674 e il 1676, con Rivolta antispagnola di Messina, il Castello fu importante piazza d'armi e quartier generale del viceré Don Geronimo Pimentel, Marchese di Bajona, che attese la resa della città ribelle con Gregorio Carafa, l'ausilio militare dell'Ordine Gerosolimitano e del nipote di quest'ultimo Carlo Maria Carafa (1651-1695), IV Principe della Roccella. Nel 1713, il castello fu base per le armate austro - piemontesi contro gli attacchi spagnoli capitanati dal Viceré Jean François de Bette III Marchese di Lede. Dal 1718 al 1720, nella "guerra di successione" il presidio del castello, composto di truppe inglesi, tedesche e olandesi, resistette valorosamente all'assedio da parte spagnola: la Battaglia di Milazzo e quella di Francavilla vanno inserite nel contesto dei conflitti contro la Quadruplice alleanza combattuti dal regno di Spagna contro Inghilterra, Francia, Austria e Paesi Bassi per il predominio sul mar Mediterraneo. Dal 1805 al 1815, divenne piazzaforte inglese nel corso delle guerre napoleoniche, e ospitò flotta e truppe a difesa di Ferdinando di Borbone. A questo periodo risale il rinvenimento della gabbia metallica coi resti dell'irlandese Andrew Leonard durante gli scavi effettuati nel 1928. Nel 1820 l'armata napoletana comandata dal Generale Florestano Pepe inviata in Sicilia per sedare i moti separatisti mosse dalla cittadella di Milazzo a Palermo. Durante i moti risorgimentali della Rivoluzione siciliana del 1848 Milazzo fu al centro degli avvenimenti legati all'assedio e all'eroica difesa di Messina, ma cadde, occupata dal generale borbonico Carlo Filangieri il 9 settembre. Il 20 luglio 1860 la città di Milazzo rappresentò l'ultimo baluardo borbonico prima della conquista di Messina e la definitiva cacciata dalla Sicilia dei Borbone di Napoli. La popolazione ormai stremata ma, rinvigorita dai successi delle imprese Garibaldine, appoggiata dal concreto aiuto delle popolazioni del comprensorio, dopo lo scoppio insurrezionale della vicina Barcellona Pozzo di Gotto e le due Battaglie di Corriolo, affrontò la Battaglia di Milazzo per la conquista della Cittadella fortificata. I moti in provincia avevano richiamato il rinforzo delle truppe borboniche capitanate dal colonnello Ferdinando Beneventano del Bosco a sostegno della sparuta guarnigione di stanza nella fortificazione di Milazzo. La pirocorvetta Tukory, moderna unità della marina borbonica, consegnata alla flotta Sarda dal corrotto capitano Amilcare Aguissola, "invitato" e "convinto" al tradimento dall'ammiraglio Carlo Pellion di Persano, cannoneggiò incessantemente il fronte delle forze borboniche, impedendo ogni tentativo di contrattacco e costringendole al temporaneo ritiro e alla successiva resa nella Cittadella fortificata. I segni dei numerosi colpi di cannone sono ancora oggi riscontrabili, infatti, nella parete esterna destra della Chiesa di San Francesco di Paola dove è visibile, incastonata in prossimità del portale d'ingresso, una palla di cannone. Il 21 luglio, in seguito alla convenzione voluta dal ministro della guerra napoletano Giuseppe Salvatore Pianell, il maresciallo Tommaso de Clary e il generale Giacomo Medici, fu firmato il piano per l'evacuazione delle truppe borboniche dalla Sicilia, il 25 luglio i reparti guidati dai colonnelli Pironti e del Bosco s'imbarcano per Napoli, lasciando Milazzo e il suo Castello nelle mani di Giuseppe Garibaldi. Solo la cittadella di Messina resistette ancora diversi mesi. Con l'avvento del Regno d’Italia la città perse la sua importanza strategico - militare e il Castello nel 1880 fu declassato da piazzaforte reale a carcere giudiziario. Le segrete e le dipendenze ubicate nelle immediate adiacenze della piazza d'armi interna del primitivo nucleo fortificato, vennero adattate a spartane celle per la reclusione dei detenuti. Già in pieno clima di moti rivoluzionari era stato adibito a bagno penale per essere provvisoriamente destinato a quartiere generale militare. Durante la prima guerra mondiale fu adibito a campo di prigionia per i militari austro-ungarici, mentre nel periodo fascista fu luogo di detenzione per i condannati per reati di natura politica. Dopo il 1970 il carcere venne definitivamente chiuso; per la Cittadella fortificata, il Castello e per il Borgo antico iniziò una lunga decadenza architettonica e strutturale interrotta solo negli ultimi tre lustri col restauro generale di tutte le strutture. Dal 2016 la Cittadella fortificata ospita annualmente, nel periodo estivo, il Mish Mash Festival, una delle più significative rassegne di musica indie, rock ed elettronica della Sicilia. Sono in corso progetti mirati volti a inserire il Castello, la Città Murata e il Borgo Antico tra i siti del patrimonio dell'UNESCO. Di link per trovare informazioni aggiuntive sul castello ve ne sono certamente numerosi, provo a suggerirne alcuni:
http://www.milazzo.info/it/castello.html,
http://www.icastelli.it/it/sicilia/messina/milazzo/castello-di-milazzo,
https://www.youtube.com/watch?v=p72KVT8Mg4o (video con drone di Nunzio Formica),
https://www.youtube.com/watch?v=SKegZIU62xk (video con drone di Bella Sicilia),
https://www.youtube.com/watch?v=RfP7Q3n0Zg4 (video con drone di Antonello Nicosia),
https://www.youtube.com/watch?v=ZwmZ2Bov7wo (lungo video di visita di veliero79).
Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Milazzo,
http://www.comune.milazzo.me.it/cms/default.aspx?mod=article&view=category&id=119&itemid=133Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è presa da
http://www.fiabpalermociclabile.it/2012/06/01-luglio-2012-il-borgo-antico-di-milazzo-e-la-spiaggia-di-ponente/