EPISCOPIA (PZ) – Castello normanno-Sanseverino-Della Porta
L'attuale castello di Episcopia, che fu il riutilizzo di una fortificazione preesistente, assunse le caratteristiche di maniero sotto il regno normanno, intorno al 1090 dopo il consolidamento di questo popolo nell'Italia meridionale. Dalle poche notizie storiche disponibili si evince che Ruggero il Normanno di Sicilia istituì in Episcopia sin dal 1137 una baronia infeudata ad un certo Jacopo della Roma, il quale teneva la baronia anzidetta "de domino rege". Più fortunato fu questo feudo sotto Federico II, quando fu concesso unitamente a Lagonegro, Laino e Lauria, a don Ruggero Battaglia, di Lauria, marito di donna Bella Lancia e cognato di Bianca Lancia, amante di Federico II. Fu sotto la casa di Lauria o Loria che il castello venne ampliato ed abbellito con il riutilizzo della citata fortificazione, attraverso la ripresa della struttura muraria della torre al lato nord ed il completamento della costruzione dell'ala sud, comprensiva della torre quadrangolare, secondo l'architettura provenzale, ma di gusto svevo di Sicilia. Episcopia venne infeudata dalla casa di Lauria, potente famiglia ghibellina, fino al 1266, anno della definitiva caduta della Casa Sveva nell'Italia meridionale. C'è un periodo di oscurità durante il regno angioino e solo alla fine del 1300 troviamo il casale affidato alla potente famiglia Sanseverino, ad un certo Fabrizio, nobile di corte vicino ai reali di Napoli. I Sanseverino furono una delle famiglie più influenti del regno, ed Episcopia, loro feudo, divenne centro importante della zona. Nel 1365 Riccardo Sanseverino barone di Episcopia, morì, ed il feudo passò a Vencislao; nel 1403 i Sanseverino affrontarono in Calabria, al comando dello stesso Vencislao, il re Ladislao ma furono sconfitti e la famiglia fu decimata. I superstiti della famiglia, tuttavia, salvarono il possedimento di Episcopia e nel 1481 parteciparono, con molti feudatari alla congiura dei baroni nel castello di Miglionico, contro re Ferrante d'Aragona. I ribelli, però, furono sconfitti, privati dei beni ed i loro feudi, tra cui quello di Episcopia. Ai Sanseverino subentrarono nel 1500 i Della Porta i quali a loro volta, dopo avervi avuto incardinato il titolo di marchesi vendettero il feudo "retinenti titulo” alla famiglia Brancalassi. Il titolo di Marchesi di Episcopia finì per successione nella famiglia Amalfitani di Crucoli a seguito del matrimonio di Regale, ultima della famiglia della Porta. Il castello ha rappresentato sempre il fulcro della difesa, specie durante il brigantaggio, che, spesso, ha funestato con impudenti scorrerie queste zone; sono infatti, da ricordare gli assalti fatti al maniero, il quale fu di difesa in questo periodo cruciale, per la storia della valle dell'alto Sinni e al suo interno si riunirono all'indomani dell'unificazione dell'Italia i maggiori esponenti della corrente borbonica, per esaminare la situazione. Utilizzato fin dall'origine come fortezza, fu successivamente adattato alle esigenze dei vari dominatori, che nei secoli successivi si sono susseguiti (saraceni, bizantini, normanni, svevi, angioini), i quali hanno ampliato, modificato e riutilizzato le precedenti strutture. Tali rifacimenti sono leggibili tuttora sulle facciate esistenti, dove sono facilmente individuabili varie stratificazioni murarie ed interventi intesi a modificare l'uso degli ambienti. Ha due torri contrapposte e differenti per tipologia, epoca ed utilizzo ed era munito di un ponte levatoio ed opere esteriori che ne rendevano difficile l'accesso. Offre una bella prospettiva e domina non solo il paese, ma tutta la valle sottostante, poiché è impiantato sopra un alto sperone roccioso, e costituisce, con questo, una forte ed unitaria emergenza territoriale. All'ingresso del castello sono visibili affreschi raffiguranti uno stemma con la figura di un rettile ed un guerriero. La torre cilindrica, probabilmente preesistente anche alla dominazione normanna, ha subito varie trasformazioni. L'altezza originaria era notevolmente più bassa, come si evince dall'ordine di finestre, ora murate, che dovevano essere poste nella parte terminale della stessa e dalla brusca variazione dello spessore murario a quell'altezza. Le modifiche successive, non ultime quelle apportate dagli Angioini che la caratterizzarono con elementi tipici dell'epoca, hanno trasformato la struttura ed il rapporto con gli altri ambienti originari. La torre quadrangolare, costruita nel punto più elevato dello sperone roccioso e probabilmente sul basamento di una fortificazione preesistente, al lato sud (verso il borgo S. Croce), ha caratteristiche dell'epoca normanno-sveva. Alla base del camminamento che porta al ponte levatoio, forse una volta inserito nelle mura, è ubicata una grande costruzione adibita a stalla, nella quale sono ancora visibili le poste per gli animali, e nello slargo attiguo, sicuramente fino al 1912, c'era una chiesa dedicata a S. Anna, forse luogo di culto dei signori, che vi si recavano per "veder la messa". Tutto il castello si presenta in discreto stato di conservazione, anche perchè è stato sempre abitato, prima dai feudatari e poi, dopo l'eversione, da don Egidio De Salvo e dagli attuali proprietari. Un discorso a parte merita la torre che, semi diroccata in seguito ad un crollo avvenuto intorno al 1954, necessita di urgente restauro, se si vuole evitare che un ulteriore crollo ne cancelli l'esistenza.