GROTTAMINARDA (AV) – Castello d’Aquino
Fu
edificato
dai Longobardi intorno al VII secolo d.C. - su un'altura, a
circa 453 metri s.l.m. - a guardia della sottostante Valle attraversata dal
Fiume Ufita. Il complesso a pianta quasi trapezoidale, che
domina l'antico Borgo di
"Fratta", aveva un'inequivocabile funzione difensiva
nei confronti delle incursioni greco-bizantine, poichè dentro le sue mura di
cinta mostra non abitazioni, ma solo ampi terrazzamenti che un tempo servivano
ad accogliere la gente in fuga dalle frequenti guerre, e che oggi sono, invece,
dei magnifici giardini aperti al pubblico. L'impianto originario della fortezza
dovette essere ampliato intorno alla prima metà del secolo XII, quando venne
installata anche la cinta muraria difensiva dell'abitato medievale, documentata
già a partire dal 1137. L'antica fabbrica difensiva mostra alcuni tratti delle
mura perimetrali d'epoca aragonese con gli originari paramenti esterni formati
in qualche caso da filari di laterizi alternati a larghi specchi di ciottoli
fluviali o a pietre calcaree di varia pezzatura, elementi tutti cementati da
sottili strati di una malta durissima. Una torre cilindrica su base scarpata,
alta circa 14 metri con un diametro massimo di 12 metri, ed una torre a pianta
quadrata, di cui resta il basamento scarpato, possono vedersi agli angoli del
lato del forte che guarda verso occidente, in posizione dominante sul profondo
vallone sottostante, che ancor oggi, con la sua lussureggiante vegetazione,
costituisce un vero e proprio "polmone verde" per l'intera cittadina.
Altre due torri cilindriche su base scarpata quasi delle stesse dimensioni,
sono visibili sulla facciata che guarda rispettivamente il borgo medievale
della "Fratta" e lo spazio urbano interamente ricostruito dopo il
sisma del 1980 intorno alla Collegiata di Santa Maria Maggiore. Sia all'interno
delle torri sia tra le cortine murarie interposte e i contrafforti di base si
conservano ancora camminamenti e suggestivi cunicoli sotterranei voltati a
botte, mentre resti del coronamento merlato guelfo s'intravedono alla sommità
di alcuni tratti murari. Nel corso dei secoli, la storica struttura è
appartenuta alle varie f
amiglie feudatarie che si sono succedute nella zona,
come i d'Aquino da cui ha
preso il nome. Landolfo d'Aquino, generale
al servizio dell'imperatore svevo Federico II,
infatti, lo ottenne nel 1229
ed il castello funse da simbolo del suo potere. Qui dentro, San Tommaso, se
proprio non vi nacque nel 1225, almeno meditò sui destini dell'uomo e
sull'esistenza di Dio. Sempre qui dentro soffrì a lungo le sue pene d'amore la
dolce Fiammetta del Boccaccio; vi arrivò da Napoli nel 1338, dopo aver lasciato
il Boccaccio, e vi morì pochi anni dopo e fu sepolta in Monte Vergine. Fiammetta
apparteneva ai d'Aquino grottesi che vissero a Napoli, alla corte di re Carlo
d'Angiò, al tempo in cui il Boccaccio soggiornava a Napoli. La madre, sposata
con un d'Aquino di Grottaminarda, era l'amante di re Roberto d'Angiò. In quello
stesso periodo, i D'Aquino ufficializzarono il culto al loro Santo protettore,
San Tommaso D'Aquino, consacrando, all'interno del loro castello, una stanza in
cui posero un' immagine del Santo. Il maniero fu spesso danneggiato dai
numerosi terremoti che interessarono l'area. Fu sempre, però, ricostruito e in
un documento del 1531 veniva descritto come una perla difensiva. A seguito dei
terremoti del 1694 e 1734 la parte meridionale venne adattata a dimora
signorile e sfruttando le vecchie strutture del complesso difensivo viene
realizzata nel settore sud una zona residenziale limitata al primo piano,
mentre la parte opposta fu trasformata in un giardino con terrazzo. Di
proprietà comunale dal 1988, fino al 2008 ha ospitato la sede locale del Centro
per la Sismologia e l’Ingegneria Sisimica. Il 7 marzo 2009 è stato aperto al
pubblico per permettere la visitazione del castello e dei giardini. Dall'alto
delle torri si gode una bellissima veduta dell'intera cittadina. Parte del castello
è stata adibita ad uso di museo (Antiquarium) e biblioteca comunale.