martedì 20 novembre 2012

Il castello di martedì 20 novembre




ADRANO (CT) - Castello Normanno


In mancanza di precise note storiche si stabilisce il 1072 come probabile anno di fondazione del castello di Adrano, per comparazione col vicino castello di Paternò, citato nelle fonti di Goffredo Malaterra, monaco benedettino nonché biografo di Ruggero I, nella sua cronaca della conquista normanna della Sicilia fissa in quell’anno la costruzione di una serie di castelli nelle aree già conquistate dai normanni, “..brevi tempore turribus et  propugnaculis  immensae  altitudinis mirifico opere consummavit..”. L’esigenza di dare inizio ad un progetto di costruzioni  su vasta scala nell’area etnea, comunemente definita dagli storici col termine di “incastellamento” nasceva ovviamente dalla necessità di consolidare sul territorio la presenza normanna e di erigere barriere difensive contro probabili attacchi esterni. L’edificio, nelle sue semplici forme e dalla chiara geometria rientra tra i castelli a donjons  normanni, elemento tipologico introdotto in Sicilia da Ruggero I dall’area anglo-francese di provenienza, le cui testimonianze, dalla originaria forma volumetrica a torre, consentono un raffronto sui comuni caratteri tipologici-formali con i grandi dongioni  francesi ed inglesi oltre che con gli edifici del primo periodo crociato in terra di Palestina. Omogenei pertanto risultano nei i caratteri formali, in particolare nell’alzato e nell’impianto originario depurato dagli interventi postumi che però non ne hanno modificato l’unità figurativa. Pertanto il donjons di Adrano si presenta a pianta quadrangolare e con dimensioni che vanno dai 16,70 mt. ai 20,00 mt. di prospetto e con l’attuale altezza di mt.33,70. Diversi gli elementi che lo contraddistinguono: murature perimetrali dagli spessori mai inferiori a mt.2,60; primi piani definiti da volte in muratura a botte e successivi piani con coperture di natura  lignea;  presenza di muro mediano di divisione per tutta l’altezza dell’edificio; tecnica costruttiva in muratura ad “opus incertum” e cantonali in blocchi di pietra rigorosamente di natura lavico-basaltica, che caratterizza l’edificio sotto il profilo cromatico; presenza all’interno di una piccola cappella gentilizia, con la parte absidale orientata ad est; scale ricavate all’interno degli  spessori murari perimetrali; camminamento di guardia interno e per tutto il perimetro dell’edificio. Caratterizzante è anche l’aspetto “geomorfologico” del sito, dove l’ubicazione su “mammelloni” di roccia basaltica fa da denominatore comune con gli altri edifici normanni dell’area etnea. La roccia basaltica di base spesso costituisce pavimentazione del piano basso del donjon  (gli eccessivi restauri degli anni ’60 hanno cancellato le tracce degli spuntoni lavici del piano terra del castello di Adrano). Inoltre la scelta del sito, dominante rispetto all’abitato ma contestualizzato allo stesso fa dire allo studioso F. Maurici ed H. Bresc, che gli châteaux-forts  normanni sono essenzialmente “castelli urbani” anche in relazione del nascente sistema  feudale. Anche il donjon di Adrano ha nel tempo subito inevitabili modifiche e adattamenti nei secoli successivi per esigenze di carattere difensivo. In particolare con l’inserimento di una cinta bastionata esterna che cinge l’originario edificio del XI sec., con torrette angolari scanalate e distanziate agli angoli col fine di aumentare le funzioni protettive del castello. Tale cortina muraria, per le caratteristiche forma “a pieghe” di due torrette si può datare a partire dalla seconda metà del  XV secolo. Inoltre all’interno dell’intercapedine creatasi si sono mantenuti sul prospetto est, alla quota del pavimento del primo piano due mensoloni sottostanti la soglia dell’apertura sul lato est, con la presenza di incavi che permettevano la rotazione di un elemento mobile per l’accesso all’edificio e modificando così la precedente erronea individuazione a piano terra della porta d’accesso dell’edificio. Elemento qualificante è la già citata cappella interna al donjon di Adrano, sita al secondo piano, ornata da costoloni modanati a crociera su pilastri a sezione semicircolare e capitelli e chiave sculturea agli incroci definendo così uno spazio che rimanda all'architettura sveva sia militare che civile. La nicchia presenta una finestra feritoia disposta  ad solem orientem” e catino con Cristo Pantocrate rappresentato all’interno di un clipeo sorretto da quattro angeli, realizzato probabilmente da maestranze locali su canoni bizantini. Dall’ultimo piano della torre, tramite una stratta scala si accede direttamente alla terrazza. Sulla sommità del dongione sono ancora visibili alcune opere accessorie a carattere difensivo, delle quali la maggior parte sembrerebbe frutto di adeguamenti cinquecenteschi. Infine, sull’esistenza di torri sommitali angolari, caratteristica dei dongioni anglonormanni sembra resistere un avanzo nell’angolo est-sud del piano terrazzato così come non rimangono elementi che lascino supporre l’esistenza di un camminamento di ronda esterno né di merlature a cortina sulla sommità dell’edificio. Dopo il dominio normanno, il castello divenne nei secoli proprietà di famose ed illustri dinastie siciliane, tra le quali i Moncada, i Peralta, gli Sclafani, dal 1754 i Conti Alvarez di Toledo fino al 1797, quando ne prese possesso il principe Luigi Moncada Ventimiglia Aragona, rimase di proprietà dei Moncada Ventimiglia fino al 1920. Attualmente il dongione di Adrano è visitabile ed accessibile per tutti i suoi piani, inoltre al suo interno è sito, dal 2009, il Museo Regionale di Adrano, con una interessante collezione archeologica che va dal neolitico sino al periodo medievale oltre ad alcune raccolte etnoantropologiche che completano la collezione.  (autore Arch. Nello Caruso)



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