venerdì 6 dicembre 2024

Il castello di venerdì 6 dicembre


 

PIAZZA AL SERCHIO (LU) - Castello di Sala (o Castelvecchio)

All’ingresso di Piazza al Serchio, sopra uno scoglio roccioso, alla confluenza dei due rami del Serchio, quello di Soraggio e quello di S.Michele (a poca distanza dalla vecchia locomotiva a vapore, esposta come monumento), si trovano le rovine di uno dei più antichi castelli della Garfagnana, conosciuto oggi come Castelvecchio di Sala. Nel corso della sua storia ha cambiato spesso nome creando spesso confusione nelle ricerche degli storici. La sua storia iniziò in epoca romana, per controllare le importanti vie di comunicazione che si incrociavano in quel piccolo pezzo di terra incastrato fra montagne, i romani vi costruirono una prima fortificazione, “Castrum” che dopo la cacciata dei Goti dalla valle da parte dell’esercito di Narsete iniziamo a trovare citato nei documenti, Narsete vi lasciò a guardia uno dei quattro presidi Bizantini dislocati nella valle. Intorno alla fine del VI secolo, i Longobardi riuscirono a penetrare in Garfagnana conquistando anche Castelvecchio “Castellum Garfagnanae”, i nuovi Signori dopo aver occupato la valle non ne mutarono l’ordinamento amministrativo, lasciando in vita le “circoscrizioni” Bizantine chiamate “Fines” e Castelvecchio continuò a esser capoluogo del “Fines Carfaniense”, che in quel periodo comprendeva, le “Terre” dell’antica “Plebs de Castello” e delle Pievi di Oppiano e di S.Lorenzo di Vinacciara (Minucciano). Dopo il Mille, le continue guerre fra Lucca, Pisa e i Malaspina, sempre pronti ad impossessarsi dell’alta Gargagnana, misero in difficoltà il Vescovato di Lucca che, per mantenere i propri privilegi feudatari sulla Contea, fu costretto più di una volta a ricorrere all’intervento dell'Imperatore (Federico Barbarossa 1155, Enrico VI 1194, Ottone IV 1209 e infine Carlo IV 1355). Castelvecchio in epoca medievale si trovò spesso al centro di battaglie scatenate dalle principali potenze militari toscane presenti nella regione, nel XV secolo con l’arrivo degli Estensi in Garfagnana la situazione politica sembrò stabilizzarsi, ma quando questi ultimi entrarono in conflitto con la Curia Romana, le operazioni belliche nella zona ripresero. Alcuni uomini dei castelli della Vicaria di Camporgiano si rifiutarono di tornare sotto Lucca, chiedendo protezione al Marchese di Ferrara Leonello D’Este. Per ritorsione verso i Lucchesi e il loro Vescovo s’impadronirono di Sala assaltando e distruggendo Castelvecchio. Al Vescovato di Lucca ci vollero 30 anni di reclami e l’intervento del Pontefice per ripristinare la Contea, che tennero fino alla fine del XVIII secolo. Il castello fu abbandonato già in epoca rinascimentale, utilizzato in seguito come terreno agricolo e castagneto. Castelvecchio, i cui ruderi sommersi dalla vegetazione sono rimasti pressoché irriconoscibili per secoli, è stato oggetto di un importante intervento di recupero che ha reso l'area nuovamente fruibile ed utilizzabile come spazio pubblico per eventi e manifestazioni. Oggi è pienamente recuperata la cortina esterna, ormai ridotta (nei punti più alti raggiunge i due metri di altezza), di forma trapezoidale irregolare con il vertice rivolto al nord, l'unica porta di accesso aperta nella cortina sud, la più corta, è perduta salvo per le feritoie poste a sua difesa. Sono identificabili anche le fondazioni di alcuni edifici interni al perimetro che costituivano le strutture di servizio. Altri link suggeriti: http://www.ingarfagnana.org/piazza-al-serchio/roccacastelvecchio.php, http://www.rocchevalledelserchio.it/it/cultura-e-territorio/piazza-al-serchio/castelvecchio-castello-di-sala/, https://www.youtube.com/watch?v=1gGawhnEUwk (video di Camperisti in erba)

Fonti: http://www.contadolucchese.it/piazzaalserchio_home.htm, https://castellitoscani.com/piazza-al-serchio/

Foto: entrambe prese da https://castellitoscani.com/piazza-al-serchio/

mercoledì 4 dicembre 2024

Il castello di mercoledì 4 dicembre



LICATA (AG) - Torre di Gaffe

E' un edificio ubicato a sei chilometri da Licata a undici metri sul livello del mare ed è una delle tante torri di avvistamento costruite da Camillo Camilliani, scultore, architetto e ingegnere italiano, noto per essere stato l'artefice della Fontana Pretoria a Palermo e di cui sono famose altre torri e altre opere architettoniche in Sicilia, fra le quali la Torre di Carlo V a Porto Empedocle, la Torre di Monterosso a Realmonte, la Torre di Fuori, posta sull'isolotto di fronte Isola delle Femmine. La torre, edificata nella prima metà del XVI secolo a guardia della vasta spiaggia Ciotta e del ricco entroterra agricolo, costituiva la difesa del feudo del Duca delle Gaffe, nobile famiglia catalana, arrivata in Sicilia sotto Federico III, famiglia che in quel luogo aveva realizzato la propria dimora, una chiesa e un agglomerato rurale che oggi conta circa un centinaio di abitanti. La costruzione in origine aveva la funzione di salvaguardare un opificio, di cui si possono ancora vedere i resti, destinato alla lavorazione della canna da zucchero che, fino all’unificazione d’Italia, era abbondantemente coltivata nella pianura retrostante. La torre a forma cilindrica, con un diametro di 9,80 metri con muri di conci è in buone condizioni statiche e presenta ancora porzioni dell'intonaco di calce e residui di beccatelli del coronamento dell'astraco. Il primo piano ha un unico ambiente con copertura a cupola ribassata. Nelle vicinanze della torre varie costruzioni, fra le quali una casermetta della Guardia di Finanza e adiacente all'edificio la Chiesetta di San Giusippuzzu di Gafi. La torre è sottoposta a vincolo monumentale. Altro link suggerito: https://www.youtube.com/watch?v=TlBLOfI_Vyk (video di Vincenzo Di Bartolo – World Computer Licata)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_di_Gaffe, https://fondoambiente.it/luoghi/torre-di-gaffe, https://www.lasiciliainrete.it/directory-tangibili/listing/torre-di-gaffe/

Foto: la prima è presa da https://www.paesionline.it/italia/monumenti-ed-edifici-storici-licata/torri-di-gaffe-e-di-san-nicola, la seconda è presa da http://www.francescopira.it/news.php?c=1630

lunedì 2 dicembre 2024

Il castello di lunedì 2 dicembre


RIETI - Castello in frazione Moggio Reatino

Si può dar credito a chi asserisce che fin dai giorni di San Francesco (morto nel 1226) esistesse un castello posto sul pizzo di monte sovrastante la borgatella di povera gente dedita alla pastorizia. Sembra abbastanza vicino alla verità che anche il castello di Moggio fosse intorno al 1100 possesso del Comune di Narni. Il rapporto tra il castello di Moggio e la Chiesa Narnese appare invece chiaro sin dal 1227. Nell'archivio Capitolare c'è una bolla di papa Gregorio IX diretta al Prevosto Berardo e ai canonici di S. Giovenale di Narni, con la quale si confermano e si elencano i beni presenti e quelli che sarebbero venuti in possesso, in cui si riporta il "Reddittum centum piscium, quen habetis in Castro Modii". La bolla è riportata nel volume " Cathedralis Narniensis Ecclesiae, eiusque capituli et canonicorum antiquitas mobilitas ecc.". Il castello di Moggio era anticamente proprietà dei Nobili Vitelleschi di Labro. La storia feudale di Labro inizia nel 953 quando Ottone I, imperatore di Germania, investì Aldobrandino de' Nobili signore di Labro di altri 12 castelli fra il ducato di Spoleto e il contado di Rieti. Alla meta del XII secolo, al momento della massima espansione dei Normanni verso settentrione, per trovare protezioni potenti, i Nobili di Labro donarono a S. Giovanni in Laterano la quarta parte di Labro, di Moggio, di Morro di Apoleggia e di altri insediamenti fortificati oggi scomparsi, donazione che dette poi vita ad una lunga controversia tra Berardo di Labro ed il capitolo della Basilica Romana, che vide infine i Nobili tornare nel pieno possesso dei castelli oggetto della contestazione. Nel 1300 infine, Moggio fu inglobato nel contado reatino, grazie all’acquisto delle quote di cosignoria castrenze da parte del comune cittadino. Un monitorio del 1512 riporta che Giordano de Nobili signore di Moggio fu ascritto alla nobiltà romana in data 8 aprile e fu signore del castello di Moggio. La strutturadel castello a pianta rettangolare racchiude una superficie di circa 2000 mq. Rimangono parti delle murature su tre lati: i due lati corti e il lato lungo, che guarda verso la "Montagnola". Ben poco rimane delle mura perimetrali che un tempo dominavano il centro abitato. Da qui sono invece visibili le ampie fondazioni, che si appoggiano sulle prominenze rocciose della montagna. Non è difficile pensare che un tempo questa fortezza costituisse un baluardo inespugnabile, sicuro rifugio per tutta la popolazione del piccolo borgo. Le mura in alcuni punti raggiungono il ragguardevole spessore di un metro. La calce prodotta da fornaci locali e idrata a mano, secondo tecniche antichissime, appare bianca, compatta. La coesione con le pietre e' talmente perfetta che anche i Vigili del Fuoco nel corso di un sopralluogo espressero la loro meraviglia. Oggi è facilmente raggiungibile percorrendo un ampio sentiero, delimitato da alberi, che creano un gioco di luci e di ombre, particolarmente suggestivo. Il fascino dell'atmosfera antica è presente ovunque, ogni pietra sembra avere la sua storia. Basta percorrere appena cento metri, ed ecco apparire la possente torre cilindrica che sembra voglia sfidare il tempo e il disinteresse degli uomini. Sulla sommità, e ai lati, alcune feritoie lunghe e strette, con stipiti in pietra, un tempo, utilizzate per scrutare in condizioni di sicurezza, il territorio circostante. All'interno del castello si possono ammirare molte piante di montagna genere latifoglie: orniello, quercia, farnia, acero, come pure sempreverdi: leccio, alloro. Una pineta pregevole, anche se incolta, frutto di un intervento di rimboschimento del Corpo Forestale dello Stato, occupa gran parte della superficie interna.. Per molti anni questa struttura venne utilizzata come camposanto. Dopo le disposizioni napoleoniche (1805) le salme venivano deposte in cameroni comuni all'interno del castello diroccato. Tre grandi stanze (due per gli adulti ed una per i bambini) completamente interrate, accoglievano i morti. Successivamente le salme vennero trasportate nell'ossario della chiesetta dell'attuale camposanto costruito dal Comune di Rieti nel 1905. Le immense tombe, sono evidenti ancora oggi (malgrado l'opera maldestra di riempimento). Nel settembre del '98 la sorte dei ruderi del castello sembrava segnata. Gli effetti prorompenti del terremoto erano sin troppo evidenti. La stabilita' della struttura era compromessa, si temeva il crollo sul centro abitato. Finalmente nel settembre del 2005 il Comune di Rieti con un finanziamento di 103.000 euro (sostenuto al 50% dalla Regione Lazio) ha appaltato il primo intervento di consolidamento e recupero della torre del castello. Altro link suggerito: https://www.youtube.com/watch?v=x5TCQTPFzIs (video di Claudio Orsini)

Fonti: https://fondoambiente.it/luoghi/castello-di-moggio-reatino?ldc, http://www.lechiusedireopasto.it/moggio.html, http://www.montagnola.org/castello.php

Foto: la prima è presa da http://www.montagnola.org/castello.php, la seconda è di Patrizia Palenga su https://www.facebook.com/118159207542161/photos/pb.100081060917771.-2207520000/153268160697932/?type=3