mercoledì 12 giugno 2024

Il castello di mercoledì 12 giugno



CAPENA (RM) - Castello di Scorano

Nel verde di uno spettacolare parco di circa 6 ettari, sorge maestoso il Castello di Scorano del 1200, all’epoca presidio fortificato e successivamente trasformato in casale ad uso agricolo. Si presume sia stato edificato dalla famiglia Orsini su antiche preesistenze Capenati. Nel corso della storia fu dimora di altre nobili famiglie romane quali i Borghese, i Brancaccio e in ultimo Don Vittorio Massimo, principe di Roccasecca dei Volsci. Il maniero fu abitato fino alla sua morte dal Principe Vittorio Emanulele Massimo (Principe di Roccasecca dei Volsci), secondo genito del Principe Camillo Francesco Massimo (Principe di Arsoli) e di Eleonora Brancaccio. Dopo la morte del Principe Vittorio Emanuele Massimo, il Castello è stato venduto a privati. Di questi ricordiamo: Leone Massimo (Principe di Arsoli) - Maria Principessa di Savoia - Vittorio Emanuele Massimo (Principe di Roccasecca dei Volsci) - Margrethe Bechshöft - Dawn Victoria Addams - Josefa Domingas Soares - Elizabetta Massimo - Angelo Falcone. Oggi il Castello di Scorano è caratterizzato da un grande portale d’ingresso con accesso dalla Via Tiberina e da un lungo viale alberato che porta alla splendida corte principale ove sono stati rinvenuti resti archeologici dell’epoca etrusca romana. Si accede alla corte tramite un maestoso portale bugnato ad arco, sormontato da una torre merlata.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Capena#Architetture_militari, https://www.immobiliare.it/annunci/109732731/?utm_source=lifull-connect&utm_medium=aggregator&utm_campaign=sale_desktop

Foto: la prima è presa da https://www.latuacasaaroma.it/ita/34/casa-castello-di-scorano/, la seconda è presa da https://www.wikicasa.it/annuncio/16934936/foto/1

martedì 11 giugno 2024

Il castello di martedì 11 giugno


SIRACUSA - Castello della Targia

Sorge a pochi chilometri da Siracusa, situandosi a Nord, poco distante dalla fortezza greca di Eurialo. Federico II in una lettera da Sarpi del 21 marzo 1240, scrive al Plancatore per l'approvazione di un progetto relativo alla costruzione di una fiskia nel suo palatium in Chindia prope Syracusiam e per consentire l'assegnazione a censo ai contadini siracusani delle terre incolte definite prato magno, per impiantarvi dei vigneti a patto che non danneggino il vicino mirteto e la costruzione di recinti per animali. Il termine fiskia indica un "bacino idrico o un fontanile. Ancora una volta il termine arabo, certamente attestato nella Sicilia del XII secolo, lascia intravedere un'eredità tecnologica ed ideale che continuava in età sveva a produrre i suoi frutti". L'imperatore avrebbe quindi approvato la realizzazione di un bacino idrico nell'ambito probabilmente di uno dei luoghi di sollazzo esistenti nel territorio, comprensivo forse di un vivaio. La regione è ricca di acqua e per il periodo medievale è attestata l'esistenza di un ricco patrimonio arboreo. Il legname ricavato dalle foreste serviva alla trasformazione della canna da zucchero del territorio limitrofo (San Cusmano e Cantera). L'identificazione del Palatium della Chindia fu fatta da G. Agnello con la struttura esistente nella contrada Targia vicino a Siracusa prope Syracusiam) che egli battezzò Valatium di Targia. Il nome compare nei documenti federiciani una sola volta: nel 1240 il secreto di Messina aveva fatto aprire una cava calcarea) a Targia per trarre materiale da usare in lavori di riparazione per alcuni edifici caduti in rovina che non dovevano essere molto distanti. Lo Sthamer propose una localizzazione nel territorio di Floridia, intendendo il toponimo Chindia come Cerninda o Cernindia, cioè Floridia (in dialetto Ciuriddia) ma, come sottolinea F. Maurici, nel territorio indicato non esistono testimonianze di edifici svevi. Il toponimo Targia di origine araba, invece, lascia pensare ad una frequentazione del sito precedente al periodo svevo. Del periodo normanno si ricordano gli avvenimenti legati al conte Ruggero "il quale, dopo la morte del figlio Giordano, sarebbe passato nella vicina terra per punirvi la popolazione ribelle, abbattendo dalle fondamenta il castello. Certo è che i ruderi di vecchie abitazioni e i documenti storici, riferentisi a disposizioni di ripopolamento della contrada, provano a sufficienza che il feudo Targia dovette essere legato alle vicende della storia cittadina: le sue abitazioni turrite e le prospere dipendenze terriere ne fecero, forse per lungo tempo, un luogo di giocondi sollazzi regali". In età aragonese il feudo di Targia fu oggetto di interesse dei regnanti come testimoniato da un diploma di Federico III dal quale si evince che esistevano ben due sollacia (la Targia magna e la Targia parva, cioè grande e piccola) con i relativi parchi, case, giardini, mulini. La frequentazione come luogo di svago e di caccia nel periodo aragonese è indice di continuità storica con il periodo svevo ed è molto probabile che esista materialmente la prova di questa sequenza cronologica. Benché completamente rimaneggiato in epoca moderna, l'unico edificio che risponde comunque alle caratteristiche icnografiche sveve nella contrada è il Castello della Targia, che possiede una pianta leggermente trapezoidale (lati minori 19,40 m; lati maggiori di misura differente: il lato Est 26,70 m e il lato Ovest 32,10 m) e delle torri circolari nell'intersezione degli assi e cortile centrale. L'impianto planimetrico, nella sua attuale consistenza, di forma irregolare, potrebbe essere dovuto all'adattamento delle fondazioni su strutture preesistenti, peraltro mai indagate. Esso appare simile ad un grande baglio dal momento che la fabbrica dell'edificio si articola attorno ad una corte centrale. Lo spessore murario è di 1,10 m. Secondo Giuseppe Agnello la cortina muraria originaria sarebbe integra su tre lati tranne sul lato Nord dove si sono sostituiti fabbricati moderni di tipo rurale. All'interno esistono ambienti soltanto nei lati Sud e Ovest, ma che non hanno alcun elemento antico. Le caratteristiche sveve sono riscontrabili, secondo lo studioso, nelle torri Sud-Ovest e Sud- Est. La prima (diametro esterno 6,30 m; diametro interno 4,10 m) presenta un rivestimento in piccoli conci (altezza 26/28 cm) in pietra calcarea disposti in 25 filari. Il coronamento si organizza con una cornice composta di archetti tipica del periodo tre - quattrocentesco. Esiste una sola finestra rettangolare a doppio strombo. La torre Sud-Est, lacunosa del coronamento, è confrontabile nell'impostazione generale alla precedente. Della torre Nord-Ovest rimangono solo la base e quattro assise di conci; la Nord- Est è tutta di rifacimento moderno. Il Castello della Targia è oggi proprietà della Famiglia Pupillo ed è quindi visitabile solo su richiesta e per degustazioni di vini (https://solacium.it/newsite/). Forte di una lunga tradizione familiare, l’Azienda agricola Pupillo ha recuperato il gusto perduto del Moscato di Siracusa e rinnovato quello più consolidato del Nero d’Avola.

Fonti: https://www.antoniorandazzo.it/castellietorrimedievali/castello-targia.html, https://www.icastelli.it/it/sicilia/siracusa/siracusa/castello-della-targia,

Foto: la prima è presa da https://www.lasiciliainrete.it/directory-tangibili/listing/castello-della-targia/, la seconda è presa da https://www.goccedisicilia.com/it/122_cantina-pupillo

venerdì 7 giugno 2024

Il castello di venerdì 7 giugno

 

 


LUNI (SP) - Torre del Guinigi in frazione Ortonovo

Le origini di Ortonovo risalgono ai secoli XI e XII, quando il territorio era controllato dal Vescovo di Luni. Oggi dall’alto possiamo immaginare i terreni collinari coltivati: il nome Ortonovo infatti sembra derivare da Hortus Novus. Il clima della collina attirava già prima dell'anno Mille le ricche famiglie lunensi che si recavano sulle alture per ritemprarsi tra relax e aria salubre. La "torre rotonda", svettante sul borgo storico ortonovese e attigua alla chiesa di San Lorenzo, venne edificata nel corso del XV secolo; nello stesso periodo il signore di Lucca Paolo Guinigi acquistò il territorio di Ortonovo dalla dominante signoria viscontea. Una leggenda popolare narra che proprio il Guinigi si recasse in cima alla torre, assieme ai figli e alla giovane moglie Ilaria del Carretto, per godere dell'ampio panorama. Probabilmente la torre faceva parte di un preesistente castello o fortilizio, luogo dove oggi trova spazio la parrocchiale del paese e di cui la torre, di fatto, ne è il campanile. La tipologia della torre richiama per dimensioni e struttura ad altre torri lunigianesi come quelle di Comano, Malgrate, Bagnone e Filattiera, di forma circolare, con beccatelli per la difesa piombante, e tamburo coronato a calotta, rivestita con squame di ardesia. Altri link consigliati: https://www.luniturismo.it/it-it/scopri/cosa-vedere/torre-rotonda-torre-del-guinigi-36590-1-969bccccd0338358bece8bb7a737e893, https://www.youtube.com/watch?v=VTM0WDEqb_Y (video di Michele Civelli)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Luni#Architetture_militari, https://www.comune.luni.sp.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/ortonovo-36583-1-9a3eceee97a8aebae2836b0763e6156c, https://www.terredilunigiana.com/ortonovo.php

Foto: entrambe del mio amico (e inviato speciale del blog) Claudio Vagaggini