martedì 11 giugno 2024

Il castello di martedì 11 giugno


SIRACUSA - Castello della Targia

Sorge a pochi chilometri da Siracusa, situandosi a Nord, poco distante dalla fortezza greca di Eurialo. Federico II in una lettera da Sarpi del 21 marzo 1240, scrive al Plancatore per l'approvazione di un progetto relativo alla costruzione di una fiskia nel suo palatium in Chindia prope Syracusiam e per consentire l'assegnazione a censo ai contadini siracusani delle terre incolte definite prato magno, per impiantarvi dei vigneti a patto che non danneggino il vicino mirteto e la costruzione di recinti per animali. Il termine fiskia indica un "bacino idrico o un fontanile. Ancora una volta il termine arabo, certamente attestato nella Sicilia del XII secolo, lascia intravedere un'eredità tecnologica ed ideale che continuava in età sveva a produrre i suoi frutti". L'imperatore avrebbe quindi approvato la realizzazione di un bacino idrico nell'ambito probabilmente di uno dei luoghi di sollazzo esistenti nel territorio, comprensivo forse di un vivaio. La regione è ricca di acqua e per il periodo medievale è attestata l'esistenza di un ricco patrimonio arboreo. Il legname ricavato dalle foreste serviva alla trasformazione della canna da zucchero del territorio limitrofo (San Cusmano e Cantera). L'identificazione del Palatium della Chindia fu fatta da G. Agnello con la struttura esistente nella contrada Targia vicino a Siracusa prope Syracusiam) che egli battezzò Valatium di Targia. Il nome compare nei documenti federiciani una sola volta: nel 1240 il secreto di Messina aveva fatto aprire una cava calcarea) a Targia per trarre materiale da usare in lavori di riparazione per alcuni edifici caduti in rovina che non dovevano essere molto distanti. Lo Sthamer propose una localizzazione nel territorio di Floridia, intendendo il toponimo Chindia come Cerninda o Cernindia, cioè Floridia (in dialetto Ciuriddia) ma, come sottolinea F. Maurici, nel territorio indicato non esistono testimonianze di edifici svevi. Il toponimo Targia di origine araba, invece, lascia pensare ad una frequentazione del sito precedente al periodo svevo. Del periodo normanno si ricordano gli avvenimenti legati al conte Ruggero "il quale, dopo la morte del figlio Giordano, sarebbe passato nella vicina terra per punirvi la popolazione ribelle, abbattendo dalle fondamenta il castello. Certo è che i ruderi di vecchie abitazioni e i documenti storici, riferentisi a disposizioni di ripopolamento della contrada, provano a sufficienza che il feudo Targia dovette essere legato alle vicende della storia cittadina: le sue abitazioni turrite e le prospere dipendenze terriere ne fecero, forse per lungo tempo, un luogo di giocondi sollazzi regali". In età aragonese il feudo di Targia fu oggetto di interesse dei regnanti come testimoniato da un diploma di Federico III dal quale si evince che esistevano ben due sollacia (la Targia magna e la Targia parva, cioè grande e piccola) con i relativi parchi, case, giardini, mulini. La frequentazione come luogo di svago e di caccia nel periodo aragonese è indice di continuità storica con il periodo svevo ed è molto probabile che esista materialmente la prova di questa sequenza cronologica. Benché completamente rimaneggiato in epoca moderna, l'unico edificio che risponde comunque alle caratteristiche icnografiche sveve nella contrada è il Castello della Targia, che possiede una pianta leggermente trapezoidale (lati minori 19,40 m; lati maggiori di misura differente: il lato Est 26,70 m e il lato Ovest 32,10 m) e delle torri circolari nell'intersezione degli assi e cortile centrale. L'impianto planimetrico, nella sua attuale consistenza, di forma irregolare, potrebbe essere dovuto all'adattamento delle fondazioni su strutture preesistenti, peraltro mai indagate. Esso appare simile ad un grande baglio dal momento che la fabbrica dell'edificio si articola attorno ad una corte centrale. Lo spessore murario è di 1,10 m. Secondo Giuseppe Agnello la cortina muraria originaria sarebbe integra su tre lati tranne sul lato Nord dove si sono sostituiti fabbricati moderni di tipo rurale. All'interno esistono ambienti soltanto nei lati Sud e Ovest, ma che non hanno alcun elemento antico. Le caratteristiche sveve sono riscontrabili, secondo lo studioso, nelle torri Sud-Ovest e Sud- Est. La prima (diametro esterno 6,30 m; diametro interno 4,10 m) presenta un rivestimento in piccoli conci (altezza 26/28 cm) in pietra calcarea disposti in 25 filari. Il coronamento si organizza con una cornice composta di archetti tipica del periodo tre - quattrocentesco. Esiste una sola finestra rettangolare a doppio strombo. La torre Sud-Est, lacunosa del coronamento, è confrontabile nell'impostazione generale alla precedente. Della torre Nord-Ovest rimangono solo la base e quattro assise di conci; la Nord- Est è tutta di rifacimento moderno. Il Castello della Targia è oggi proprietà della Famiglia Pupillo ed è quindi visitabile solo su richiesta e per degustazioni di vini (https://solacium.it/newsite/). Forte di una lunga tradizione familiare, l’Azienda agricola Pupillo ha recuperato il gusto perduto del Moscato di Siracusa e rinnovato quello più consolidato del Nero d’Avola.

Fonti: https://www.antoniorandazzo.it/castellietorrimedievali/castello-targia.html, https://www.icastelli.it/it/sicilia/siracusa/siracusa/castello-della-targia,

Foto: la prima è presa da https://www.lasiciliainrete.it/directory-tangibili/listing/castello-della-targia/, la seconda è presa da https://www.goccedisicilia.com/it/122_cantina-pupillo

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