RIVOLI (TO) - Castello Savoia
Il Castello di Rivoli, con la sua peculiare struttura che si staglia sulla collina dell’anfiteatro morenico di Rivoli- Avigliana è uno dei simboli più importanti della dinastia sabauda, parte integrante di un disegno che da fine ’500 porta alla realizzazione della cosiddetta Corona di Delizie, simboli e celebrazioni del potere assoluto. Una primitiva costruzione risale, con ogni probabilità, al IX secolo, posta a guardia sopra il piccolo rilievo collinare dietro il centro storico di Rivoli; un primo documento scritto è del 1159, in un diploma con il quale l'imperatore Federico I Barbarossa cedeva i territori rivolesi ai vescovi di Torino. La prima illustrazione è datata 1609 e mostra un torrione centrale attorniato da edifici di varia dimensione con, lungo le pendici della collina il giardino che ingentilisce l’aspetto militare del complesso. Tuttavia, sul finire del XII secolo, i Savoia ne presero possesso, in quanto posizione strategica tra Torino e la Val di Susa. Fu poi Amedeo IV di Savoia, intorno al 1245, a far costruire una vera struttura fortificata. Nel 1350 il castello venne scelto come cornice del matrimonio di Bianca di Savoia e di Galeazzo Visconti. Nel XV secolo, vi transitò qui la Sacra Sindone, per la prima volta in Piemonte. Già in possesso dei Savoia dal 1457, la Sacra reliquia fu spesso spostata a protezione da guerre e trafugatori. La duchessa Jolanda ne ordinò una breve ostensione rivolese, prima dell'ostensione presso Pinerolo, durante la Pasqua del 1478, e il rientro del Lenzuolo a Chambéry. Con il trattato di Cateau-Cambrésis del 1559, venne stabilito che il duca Emanuele Filiberto I di Savoia non potesse abitare in Torino finché non avesse avuto un erede maschio. È proprio per questo motivo che la primitiva fortificazione venne modificata e ingrandita a residenza provvisoria del duca. Il progetto di ampliamento fu dato ad Ascanio Vitozzi. Emanuele Filiberto I si stabilì con la sua corte a Rivoli e il suo erede Carlo Emanuele nacque nel Castello il 12 di gennaio del 1559, sotto le cure e i buoni auspici di Nostradamus, convocato per seguire la gravidanza della duchessa Margherita di Valois. Per questo motivo l’edificio venne ammodernato dagli architetti Francesco Paciotto e Domenico Ponsello. Il nuovo duca Carlo Emanuele I incaricò gli architetti Castellamonte, padre e figlio di trasformare l’antico maniero medioevale in residenza di loisir, come lo vediamo nelle due tavole del Theatrum Sabaudiae, narrazione celebrativa per immagini delle città, le fortezze, le residenze e tutte le bellezze del Ducato. I lavori si dissero conclusi nel 1644. Tutto il complesso fu concepito a pianta rettangolare, quindi sviluppato in altezza, partendo da un piano rialzato rispetto alla base, a sua volta sovrastato da altri due piani. Nelle stesso periodo venne realizzata la cosiddetta Manica Lunga. Si tratta di un edificio più basso e distaccato dal castello, connesso soltanto da un passaggio pedonale, molto stretto e lungo 120 metri in direzione sud-ovest-ovest. La Manica serviva come luogo di rappresentanza, pinacoteca sabauda, scuderie e alloggi per la servitù. Il cantiere venne completato nel 1670, e il Castello ospitò altri eventi importanti come la celebrazione del compleanno di Cristina di Francia, seconda Madama Reale, tenutosi il 10 febbraio del 1645. Di quel periodo oggi ci rimane, unico esempio la sala di Amedeo VIII, al secondo piano, sola sopravvissuta dopo il passaggio delle truppe francesi del Maresciallo Catinat, che mise a ferro e a fuoco l’edificio nel 1690 e nel 1693. All'inizio del XVIII secolo, infatti, sia il castello sia la Manica vennero incendiati e saccheggiati dai francesi, a causa della guerra di successione spagnola. Dopo l'assedio del 1706, Vittorio Amedeo II di Savoia riprese il possesso dei territori e ordinò la ristrutturazione dei danni subiti. Passati i venti di guerra Rivoli doveva risorgere, vennero consultati gli architetti del Re Sole, i primi progetti furono redatti dall’architetto Michelangelo Garove, che tracciò lo Stradone del Re, oggi corso Francia, l’arteria scenografica che porta alla nuova Reggia. L’edificio venne ingrandito, si abbatterono le torri danneggiate e in quelle in testata venne creato il sistema di scale a doppie rampe, di leonardesca memoria, che ancora oggi porta dal piano terreno all’ultimo, senza entrare nelle sale. Fu con Filippo Juvarra, giunto a Torino nel 1715, a prendere forma, partendo dal lavoro del Garove, morto nel frattempo, il grandioso progetto di reggia, nuovo simbolo del potere assoluto di Vittorio Amedeo II, divenuto re di Sicilia. Un luogo in grado di rivaleggiare con le altre residenze europee, un sogno mai totalmente realizzato, da apprezzare nella sua interezza soltanto grazie al magnifico modello ligneo dell’Ugliengo, alle tele dipinte dai migliori vedutisti dell’epoca e ai progetti. Un edificio sontuoso, scenografico, senza la Manica Lunga, destinata ad essere demolita, dall’imponente corpo centrale attorniato da due ali speculari, il tutto coronato da balaustre e statue nel pieno stile juvarriano. All’interno raffinati appartamenti decorati da pittori provenienti da tutta Italia, con arredamenti preziosi, oggi completamente perduti. Mai realizzati, invece, l’elegante atrio, e al piano nobile l’imponente salone da ballo, causa dell’arresto dei lavori nel 1734, dovuti all’alto costo del cantiere, ma anche ai fatti tragici legati alla prigionia di Vittorio Amedeo II proprio qui. Quest'ultimo visse nel castello la sua pazzia: pur avendo abdicato in favore del figlio, non ne volle sapere di lasciar perdere gli affari, e cercò di spodestare Carlo Emanuele III il quale, di concerto con il suo ministro il marchese Ormea, decise di rinchiudere il padre nella residenza rivolese. Per l'occasione, l'edificio venne nuovamente modificato: furono aggiunte grate alle finestre e fu chiuso l'accesso alla Manica Lunga. E lo vediamo ancora oggi, il punto in cui si è arrestato il cantiere, nell’imponente atrio a cielo aperto dove i basamenti sono ancora in attesa delle colonne, rimaste nella cava della Valle di Susa, con la scalinata, oggi ad una sola rampa e qualche scalino, che arriva nel niente, sino al grande taglio ancora in mattoni, mai terminato. Si dovette attendere il 1793 perché a Rivoli riprendessero i lavori, ma i tempi grandiosi erano passati, il Castello e tutte le sue pertinenze divennero appannaggio del secondogenito di Vittorio Amedeo III, Vittorio Emanuele duca d’Aosta, e della moglie Maria Teresa d’Austria-Este, arrivò un nuovo architetto, Carlo Randoni, che, nonostante tutto, nei suoi primi progetti immaginava di riprendere laddove Juvarra aveva interrotto. A questo periodo appartiene l’appartamento al secondo piano, dal gusto totalmente rinnovato, e alla moda, uno stile che guardava all’Inghilterra, in linea con le nuove idee portate in Piemonte da una certa aristocrazia illuminata, che fu il tramite dell’arrivo a Rivoli delle nuove maestranze. Di quel periodo è la scala, di cui oggi rimangono solo più i graffiti di cantiere, con gli scalini, sulle pareti dell’atrio interno, demolita nel corso dei lavori di restauro tra il 1979 e il 1984. Nel periodo napoleonico il Castello venne chiuso, come la maggior parte delle altre residenze, molti mobili non erano già più presenti, altro venne portato a Torino; l’Imperatore decise di donare il complesso al Maresciallo Ney, novello principe della Moscowa, in quanto comandante titolare di una coorte della Legion d’Onore. Con la Restaurazione vennero ripresi i lavori da parte del Randoni, ma ormai il Castello di Rivoli aveva perso importanza. L’atrio è la testimonianza diretta dello stato del cantiere juvarriano al momento della sua interruzione. Sebbene grazie alle vedute settecentesche di Marco Ricci e Massimo Teodoro Michela si conosce l’aspetto che avrebbe dovuto avere, il restauro di Andrea Bruno ne ha volutamente evitato ogni completamento. Sul lato settentrionale del Castello troneggiano i robusti pilastri juvarriani, mentre sulla pavimentazione di porfido, lastre di marmo e di pietra disegnano le posizioni dei ritti e l’andamento delle campate, mai realizzate. L’imponente parete del Castello presenta i supporti per le decorazioni non eseguite, le nicchie pensate per le statue e le grandi aperture tamponate che evocano i saloni immaginati dall’architetto messinese. In alto troneggia lo sporto panoramico in acciaio e cristallo inserzione contemporanea. Dall’altro lato la Manica Lunga, castellamontiano edificio nato per ospitare la pinacoteca di Carlo Emanuele I, che secondo i progetti settecenteschi, doveva essere abbattuto per cedere lo spazio ad una ala grande quanto quella già esistente. La Manica Lunga è stata al centro della campagna di restauro partita nel 1986, come si legge dalla data fissata nella parete. Nel 1863 il castello fu affittato all'amministrazione comunale rivolese, che ne fece una caserma militare, per la cifra di 2.000 lire al mese. Nel 1883 venne direttamente acquistato dal Comune di Rivoli, per la cifra di 100.000 lire. Venne qui trasferita la biblioteca civica, e vennero conservati alcuni mobili ai Savoia, mentre il resto dell'edificio rimase caserma. La seconda guerra mondiale distrusse buona parte degli edifici: i primi interventi architettonici post-bellici furono fatti con la semplice intenzione di non far crollare definitivamente la struttura. Nel 1946 il Castello fu adibito a Casinò Municipale. Assiduo frequentatore della roulette era Vittorio De Sica. Il Casinò chiuse dopo pochi mesi. L'edificio, incompiuto, è di interesse storico e Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco. Il castello ospita il Museo d'arte contemporanea del castello di Rivoli, che dispone di 38 Sale, e che ogni anno ospita importantissimi eventi e mostre. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=hSW66ZFLr4g (video di UMB21VIDEO50), https://www.youtube.com/watch?v=PA1U-4def58 (video di the.historytellers), https://www.youtube.com/watch?v=4r4vZF5uLLM (video di paoloslavazza), https://www.youtube.com/watch?v=9EtCwjYLmRI (video con drone di Fabio Zilio), https://siviaggia.it/idee-di-viaggio/castello-rivoli-piemonte-tra-storia-e-leggenda/220415/
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Rivoli, https://www.castellodirivoli.org/, https://www.castellodirivoli.it/
Foto: la prima è presa da https://siviaggia.it/idee-di-viaggio/castello-rivoli-piemonte-tra-storia-e-leggenda/220415/, la seconda è di Davide Dusnasco su https://www.beniculturalionline.it/location-1741_Castello-di-Rivoli---Museo-d%E2%80%99Arte-Contemporanea---CRRI-Centro-di-Ricerca---Virtual-Tour-360%C2%B0.php. Infine, la terza è una cartolina della mia collezione