CALVELLO (PZ) - Castello Carafa-Ruffo
I documenti lo citano come castellum in età normanna (1089), castrum in quella federiciana (1241-1245) e angioina, palazzo al tempo della famiglia ducale dei Carafa, subentrata nel XVI secolo ai Sanseverino. Ai Carafa subentrarono verso la fine del XVIII secolo i Ruffo di Calabria. Nel XIX secolo è stato teatro dell'evento, probabilmente più importante della storia del paese, relativo ai moti carbonari del 1820-21. Quivi si insediò la Corte Marziale che fece giustizia sommaria dei carbonari insorti contro il regime borbonico e guidati dal medico di Calvello Carlo Mazziotta. Negli anni Cinquanta del Novecento, il castello fu venduto a vari proprietari e suddiviso in diverse abitazioni. Il primo feudatario e proprietario del castello, di cui si conosce il nome, è un tale Matheus de Calvello (1147). All'epoca la rocca era costituita da un torrione quadrangolare, oggi in buona parte conservato, che in seguito venne affiancato da fabbriche che si sono succedute dal XIII secolo in poi. Il maniero si articola su tre livelli. A Nord del castello sorge un'antica costruzione lunga e stretta, il cui contorno esterno coincide con parte della cinta muraria. A valle dell'edificio vi era una stradina che rappresentava un percorso secondario attraverso cui si giungeva al Castello. Il complesso architettonico presenta una pianta dalla forma quadrangolare che si articola su due livelli a cui si aggiunge un terzo seminterrato sul lato sud. Le quinte murarie si interrompono allo spigolo NE, dove svetta una torre quadrata che conserva l'impianto di un mastio di origine normanna, nucleo fondatore della rocca. Sotto gli svevi (1220-50), il castello, viene ampliato articolandosi intorno ad un cortile. In età angioina l'impianto si ampliò con nuove torri, dalla forma circolare, e corpi di fabbrica realizzati sfruttando i muri perimetrali di cinta. Con i Carafa il castello perse la sua funzione di rocca militare divenendo un palazzo che subì varie modifiche nella distribuzione degli spazi, in particolare sul lato occidentale, e sulle facciate esterne e quelle prospicienti il cortile. A tal riguardo si citano la facciata sud caratterizzata da alti finestroni che si sovrappongano a finestre ad arco di epoca medievale e una loggia con archi a tutto sesto sul lato est del cortile dal chiaro stile rinascimentale (che collegava i saloni di rappresentanza con le camere da letto). Di epoca settecentesca, a cavallo tra i Carafa e i Ruffo, pare ascriversi la facciata ovest prospiciente il cortile, caratterizzata da alte semicolonne ed archi a sesto ribassato. L'ingresso principale alla parte abitabile del piano terra è di fronte all'arco d'entrata. Subito a destra, erano ubicate le scuderie e le stalle, da cui si poteva sia uscire attraverso la posterla, sia scendere, mediante una scala in pietra, ad alcuni vani sottostanti, coperti da volte e adibiti a depositi di grano, proveniente dalle masserie di proprietà del signore. Una descrizione del castello che risale agli inizi di questo secolo ci dice che due vani, probabilmente ubicati nell'ala occidentale e in un adiacente corpo di fabbrica, erano adibiti a "prigione". Dalla stessa descrizione, si apprende che al primo piano vi era una sala con un soffitto dipinto raffigurante Salomone e un ampio salone anch'esso affrescato, situato probabilmente nell'ala meridionale, dove esercitavano l'arte della scherma, i principi Fabrizio e Paolo Ruffo. Di questi dipinti, solo alcuni mostrano ancora delle tracce di pellicola pittorica altri sono andati perduti in seguito ai dissesti statici delle volte e delle pareti portanti generati dalle azioni telluriche del secolo scorso. Altre pitture non menzionate dal documento, ma rinvenute in varie parti dell'edificio rappresentano scene mitologiche, ambientazioni di quotidiana e battute di caccia che i Carafa, prima, ed i Ruffo effettuavano nei boschi del Farneto e della Difesa della Pincia in agro di Calvello. Nel corso della storia il castello è stato più volte danneggiato da terremoti, quali quelli del 1273, del 1826 che provocò il crollo della copertura e di gran parte della struttura muraria dell'ultimo piano, del 1857 che causò crollò del secondo piano del castello e infine del 1980. La costruzione è stata di recente oggetto di lavori di consolidamento e di restauro. Dopo oltre trent'anni di chiusura, nell'agosto 2016, è stato riaperto al pubblico. Al suo interno, nell’ ala occidentale, vi è il Museo multimediale della Ceramica, un viaggio alla riscoperta dell’artigianato e della maestria degli abili artigiani detti “faenzari”. Il Museo conserva una ricca esposizione permanente di vasi, piatti ed altri oggetti della ceramica calvellese. Inoltre la presenza di schermi interattivi e l’esperienza della visione cinematografica in 3D permettono di conoscere da vicino i segreti dell’ arte della ceramica. Accanto al Museo vi è un laboratorio didattico dedicato a questa sapienza antica. E’ possibile toccare con mano il mondo della lavorazione della ceramica guidati dalle sapienti mani dei maestri artigiani. Questo laboratorio è, senza dubbio, divenuto interessante attrattiva turistica dell'area della Camastra. Altri link suggeriti: https://www.mondimedievali.net/Castelli/Basilicata/potenza/calvello.htm, https://www.youtube.com/watch?v=3LLTeP8N8kk (video di PiccolaGrandeItalia.tv), https://kisskiss.it/saluti-da/calvello-borgo-lucano-in-provincia-di-potenza/ (video)
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Calvello, https://fondoambiente.it/luoghi/castello-carafa-ruffo-di-calvello?ldc, https://patrimonioculturale.regione.basilicata.it/rbc/form.jsp?bene=822&sec=5, https://visitcalvello.it/museo-della-ceramica/
Foto: la prima è di Castello Carafa su https://www.tripadvisor.it/LocationPhotoDirectLink-g1933063-d12786427-i292556226-Castello_Carafa-Calvello_Province_of_Potenza_Basilicata.html, la seconda è di Lucan 56 su https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Castello-di-Calvello.jpg
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