mercoledì 29 ottobre 2014

Il castello di mercoledì 29 ottobre






CASTROCARO TERME E TERRA DEL SOLE (FC) – Fortezza

Pressoché sconosciuta al grande pubblico per la sua prolungata inagibilità, è invece considerata dagli esperti uno dei più significativi esempi di architettura fortificata composita, dove gli ampliamenti strutturali, succeduti nel tempo, si sono adattati alle esigenze belliche e alla morfologia del terreno. Nel cuore della Romagna forlivese, dove il fiume Montone scorre lento e sinuoso, e la valle si dilarga tra le pendici degli ultimi contrafforti dell'Appennino, si erge la caratteristica rupe su cui, da oltre un millennio, vigila la Fortezza di Castrocaro. Questo singolare ed accentuato affioramento di roccia carsica, detto localmente sasso spungone, è ciò che resta di una antichissima scogliera sottomarina di età pliocenica (10 milioni di anni fa), formata da calcarei arenacei organogeni, ricchissimi di resti fossili marini di notevole interesse geologico. Grazie alla sua posizione elevata e di difficile accesso, quindi facilmente difendibile, la rupe ebbe valore strategico sin dalla preistoria, offrendo, nelle diverse grotte ancora visibili, un sicuro rifugio ai suoi abitatori. Di essi è attestata la presenza fin dal neolitico, palesata dal ritrovamento in loco di numerosi reperti, tra cui una bella accetta in diorite verde. La rupe assolveva inoltre molto efficacemente alla funzione di avvistamento, necessaria per sorvegliare il passaggio di uomini all'imbocco della vallata. Nell'Alto Medioevo la rupe su cui si erge la Fortezza segnava il confine che divideva il regno Longobardo dai domini bizantini. E' in questo periodo che probabilmente vennero poste le prime pietre della torre che ancora oggi domina il paese. La prima testimonianza scritta dell'esistenza di un “castrum” fino ad oggi conosciuta è una pergamena che risale al 1.059, quando il fortilizio era abitato da una famiglia comitale dell'entourage degli imperatori tedeschi. Dal 1118 il castello risulta appartenere ai Conti, infeudati dall'Arcivescovo di Ravenna, vassallo, a sua volta, dell'imperatore. Una conferma di questo stato di cose, anche se per ora ha soltanto carattere di ipotesi, potrebbe venire da quest'evento: Matilde di Canossa nel 1118 tenne un placito nella Pieve di Santa Reparata per dirimere una controversia dovuta al fatto che il vescovo di Forlì - secondo la querela della controparte, cioè la badia benedettina di Santa Maria foris portam di Faenza - aveva occupato i beni e le rendite della pieve di Santa Reparata che i suoi predecessori avevano donato al monastero fiorentino; il giudizio di Matilde fu a favore dei monaci di Santa Maria; suo garante ed esecutore venne designato proprio Bonifacio, conte di Castrocaro. Fu probabilmente i Conti di Castrocaro, una delle famiglie più agguerrite dell'Appennino romagnolo, a trasformare la primitiva torre in una solida rocca, in grado di ospitare e proteggere la corte feudale, amministrare politicamente ed economicamente il territorio, controllare militarmente l'accesso alla valle. In breve il castello di Castrocaro raggiunse una determinante rilevanza strategica, tanto che nel 1160 e nel 1164 ospitò anche l'imperatore Federico Barbarossa, a conferma dell'importanza che il fortilizio aveva ormai acquisito. Un documento del 1177 ci ricorda l'alleanza dei Conti di Castrocaro con il Barbarossa contro la Lega Lombarda. Nel 1179 il castello fu assediato dall'esercito imperiale per il sospetto di contatti fra Castrocaro e la Lega Lombarda, ma resistette grazie anche all’appoggio dei Faentini. Altri documenti ci ricordano che nel 1188 la Rocca era abitata dal conte Bonifacio. Per la sua rilevanza strategica la Rocca fu sempre nelle mire del Papato, che più volte ne reclamò invano i diritti. Per questo motivo nel 1212 l'imperatore Ottone e i Conti di Castrocaro incorsero addirittura nella scomunica. Nel 1213 il castello fu assediato dai forlivesi nel tentativo di estendere il loro controllo sul contado. Nel 1220 l'imperatore Federico II riconfermò il feudo al conte Bonifacio. Lo stesso anno il cancelliere imperiale Cristiano di Magonza dispose che il rettore imperiale della Romagna dovesse insediarsi nella Rocca di Castrocaro. Nella seconda metà del XIII secolo Castrocaro fu un possedimento Gianciotto Malatesta (marito di Francesca da Polenta, la celeberrima Francesca cantata da Dante Alighieri). Con la morte di Federico II (1253) e il disorientamento imperiale che ne seguì, il potere papale assunse maggior prestigio, e grazie all'aiuto militare angioino gran parte della Romagna finì sotto il potere temporale della Chiesa. Nel 1282 fu la volta dei Conti di Castrocaro, che furono costretti a sottomettersi al papa Martino IV. Quell'anno il castello passò sotto il diretto controllo della Chiesa, che vi insediò proprie milizie ed un castellano. E' questa una data storica per Castrocaro, poiché la Fortezza cessò di essere residenza feudale, per divenire presidio militare e sede di tribunale. Per diversi anni la Rocca fu sede del Rettore di Romagna, individuato dal papa nella persona del Re di Napoli Roberto d'Angiò. Sono di questo periodo sostanziali trasformazioni al complesso, che lo resero inespugnabile, se non col tradimento: “ il detto castello non si potea combattere … ed era molto forte di sito in tale modo che non si vedea che per battaglia si potesse vincere” (Anonimo fiorentino). Nel Trecento, per la sua strategica posizione, la Rocca fu oggetto di aspre contese tra i signori locali e lo Stato della Chiesa. Subì assedi nel 1310, 1334 e nel 1350. Alla metà del XIV secolo il cardinale Egidio Albornoz riportò Castrocaro e il suo contado sotto il controllo della Santa Sede. Il successore del cardinale Albornoz, Anglico de Grimoard, nuovo legato pontificio della provincia di Romagna, fu incaricato dalla Santa Sede di censire la presenza di città, il numero di nuclei abitativi, fortilizi, suddivisioni feudali, forze finanziarie e capacità contributive dei singoli centri e dei presidi militari della Provincia. La relazione, denominata Descriptio provinciae Romandiolae, fu pubblicata nel 1371. A custodia della rocca è posto un castellano con venti soldati e una provvisione annuale di 10 fiorini. Negli anni seguenti la situazione sociale e politica della Romagna peggiorò ulteriormente, a tal punto da rendere impossibile un efficace controllo militare della Romandiola. Papa Bonifacio IX, col proposito di rimpinguare le Casse della Camera Apostolica, nel 1394 impegnò ai Fiorentini il castello e il contado di Castrocaro per la somma di 18.000 fiorini d'oro. Ma al momento di consegnare la Rocca ai Fiorentini il castellano pontificio, Tommaso conte di Novi, che reclamava il pagamento di mensilità arretrate, si oppose. I Fiorentini tentarono quindi di conquistare la rocca con l'uso delle armi, ma inutilmente. Solo nel 1403, dopo lunghe trattative, e con il pagamento di altri 2000 fiorini, Firenze poté entrare in possesso dell'ambito fortilizio. La storica consegna della Rocca ai Fiorentini avvenne “Sabati die 19 mensis madii: et fuit in dicto Castro gaudium magnum, et nos de Forlivio e converso doluimus”. Nel 1403, con la definitiva annessione alla Repubblica di Firenze, iniziò per Castrocaro un periodo ricco di eventi di rilievo, sul piano politico, culturale e sociale. Grazie alla sua posizione decentrata rispetto alla capitale, sui confini con il dominio papale, Castrocaro fu elevata a capoluogo dei territori fiorentini in terra romagnola, la Provinciae Florentiae in partibus Romandiolae , con sede di capitanato e tribunale. E' l'atto di nascita della Romagna toscana, che diede modo ai fiorentini di inserirsi definitivamente nella vita politica romagnola, aprendo una importante via commerciale verso l'Adriatico. Per circa 200 anni Castrocaro fu il capoluogo della Romagna toscana. Secondo gli Statuti del Comune di Firenze del 1415 nella Fortezza era di stanza una guarnigione di 8 uomini, al comando di un castellano, chiamato il Capitano del Cassero di Castrocaro. Per tutto il Quattrocento e la prima metà del Cinquecento il grande fortilizio rupestre fu interessato da importanti modifiche strutturali, fatte apportare dagli architetti militari fiorentini per adeguarlo alle nuove esigenze belliche, sorte in seguito all'introduzione delle armi da fuoco. La Fortezza fornì infatti buone prove della propria efficienza, resistendo efficacemente all'assalto di diversi eserciti al soldo della Chiesa, che a più riprese tentarono invano di conquistarla. Fu l'unica tra le rocche della Romagna toscana a resistere agli assedi del 1425 (di Agnolo della Pergola e di Cecco di Montagnana), 1450 (di Nicolò Piccinino), 1467 (di Bartolomeo Colleoni ) e 1529. Di questo periodo sono gli Arsenali Medicei, straordinaria e ciclopica costruzione cinquecentesca, (unica in Italia per ampiezza e tipologia, oggi la definiremmo un prototipo) alla cui costruzione contribuirono famosi architetti come Antonio da Sangallo il Vecchio, Giovan Battista. Belluzzi (detto il Sammarino), Gabrio Serbelloni, Bernardo Buontanenti. Agli inizi del Seicento, in seguito alla nuova politica territoriale del Granduca di Toscana, che si espresse nella “rifondazione portuale” di Livorno (1587-1609), la Romagna toscana venne relegata definitivamente ai margini dello Stato mediceo. Dopo la costruzione di Terra del Sole, conclusasi verso la fine del Cinquecento, la Fortezza di Castrocaro iniziò il progressivo disarmo e l'inesorabile abbandono. Nel 1676 venne ceduta a livello, e nel 1782 venduta a privati. Nei secoli successivi non venne mai più utilizzata, né per scopi militari, né per usi residenziali e abitativi, non subendo, quindi, modifiche né superfetazioni. Venne invece utilizzata come cava di pietre, e alcune sue parti subirono così lo scempio degli indifferenti e le offese del tempo. Il suo inutilizzo ha comunque preservato il grande maniero dalle pesanti trasformazioni strutturali che invece hanno interessato numerosi castelli italiani, la cui funzione residenziale ha portato a inevitabili modifiche, eseguite secondo il gusto, gli stilemi dell'epoca e le esigenze del vivere quotidiano. Per questo motivo la Fortezza di Castrocaro è rimasta pressoché immutata, e così oggi ci troviamo di fronte ad un unicum di notevole pregio architettonico, un autentico complesso fortificato medievale che si è salvato dall'oblio del tempo, come se fosse stato “congelato” per secoli. Il 10 settembre 1923 la Fortezza venne acquistata dal Comune, che nel 1980 deliberò il restauro dell'imponente struttura fortificata. Nel 1982 ebbero inizi i lavori di ristrutturazione, individuandone il nuovo destino in un utilizzo culturale e turistico. A lavori ultimati (primavera del 2000) la Fortezza è stata affidata in gestione alla Proloco di Castrocaro affinché vi realizzasse un progetto di riuso culturale e turistico dalla stessa redatto, che prevedeva l'allestimento di un Museo storico, di una Enoteca, lo svolgimento di iniziative di valorizzazione dell'enogastronomia locale, convegni e intrattenimenti culturali, stages e spettacoli di falconeria. Tali attività hanno avuto inizio il 23 aprile 2000. Unica nel suo genere, per tipologia e ampiezza, la Fortezza di Castrocaro è composta da tre distinte opere architettoniche e difensive: il Girone, la Rocca e gli Arsenali Medicei. Il Girone costituisce la parte più antica della Fortezza, ed è caratterizzato dalla presenza del Maschio, l’imponente e ardita torre con pianta pentagonale, alta 32 metri, che risale a prima del Mille. La prima notizia documentata della sua esistenza è del 1059. Fanno parte del Girone anche il Corpo di Guardia, la Cortina sud, la Cortina nord, la Cortina est e la Corte Alta, con il cosiddetto "pozzo a rasoi". La Rocca non è altro che l’espansione due-trecentesca del Girone; comprende le Porte d'ingresso (la prima con ponte levatoio), il Cammino di Ronda, il Corpo di Guardia (protetto da un gigantesco portone corazzato),  la Piccola Corte (nella quale si aprono tre grotte trogloditiche, il pozzo-cisterna e due sale sotterranee: frigidario e camerone dell'aceto), la Corte Grande (con il pittoresco ulivo del sec. XVII e la Chiesa di Santa Barbara), la Cortina nord, la Cortina est, il Palazzo del Castellano, e la Torre delle Segrete (con la Terrazza panoramica e la Sala dei Tormenti). Gli Arsenali Medicei, o Cannoniere, rappresentano una straordinaria novità nel campo dell’architettura fortificata rinascimentale. Furono gli architetti militari fiorentini a sperimentare alcune geniali soluzioni innovative nella costruzione degli Arsenali Medicei, ideate per adeguare le strutture fortificate alle sempre più potenti artiglierie. Caratterizzati dall'enorme muraglia in cotto, gli Arsenali Medicei, sono formati da tre vasti ambienti, il primo a cielo aperto, gli altri due con grandi volte a botte. Nella parete di fondo della terza è situato un grande e scenografico camino, e una vasca di raccolta dell'acqua potabile. Sotto ancora è il cosidetto sotterraneo della Fonte. Dopo oltre quattro secoli di abbandono, solo la Rocca è stata dunque resa agibile, e affidata in gestione alla ProLoco di Castrocaro, che ha reso visitabili il  Palazzo del Castellano, il Cortile delle Armi, la Piccola Corte, la Corte Grande, la Chiesa di Santa Barbara, la Torre delle Prigioni, gli Spalti delle Bombarde, le Grotte trogloditiche. Nelle belle sale del Palazzo del Castellano, fresche di calce, la Pro Loco ha quindi allestito il Museo del Castello e una Esposizione storica Permanente, dal titolo  L'AQUILA LE CHIAVI IL GIGLIO, la millenaria storia della Fortezza di Castrocaro, ove sono esposte armi, maioliche, dipinti, arredi e suppellettili antiche. Nello stesso Palazzo la Proloco ha inoltre allestito l’Enoteca della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì e Cesena. Assai interessante è la Corte, punto centrale della rocca, un tempo deputato allo svolgimento delle varie attività di servizio del castello, dove si trova la secolare pianta di ulivo del sec. XVII. Qui si effettuano ora spettacoli musicali, teatrali, animazioni e stages di falconeria, con voli acrobatici di uccelli rapaci addestrati. Notevole la Chiesa di Santa Barbara, delizioso tempietto sacro dalle armoniche proporzioni, suggestivamente incastonato nella rude architettura della fortificazione medievale. Affascinante la Torre delle Segrete e dei Tormenti, la visita della quale spaventa l'animo, al pensiero degli infelici che lì finirono i loro giorni, torturati dalla fame, dal freddo, dal buio, dal silenzio e dall'immobilità. Indimenticabile la Terrazza panoramica dove la vista che si gode è di notevole suggestione: a nord il castello di Montepoggiolo, ad est la vicina città di Forlì e oltre Ravenna e il mare Adriatico. Nel grande maniero fortificato la ProLoco svolge inoltre un intenso programma di convegni, congressi, conferenze e seminari di vario genere. Si racconta che in certe notti girando per le sale del castello par di udire il piantodi Margherita de Conti, suicida per amore alla vigilia delle nozze, che si lasciò cadere nel vuoto dalla torre più alta del castello. La fortezza di Castrocaro ha anche un gruppo su Facebook: https://it-it.facebook.com/pages/FORTEZZA-MEDIEVALE-DI-CASTROCARO/112382948846120


Foto: da http://www.guidaturisticaromagna.it/castrocaro-terra-del-sole/ e da http://www.forli24ore.it

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