lunedì 25 ottobre 2021

Il castello di lunedì 25 ottobre

 



MONTEGROTTO TERME (PD) - Torre di Berta e Castello di Montagnon

Il Castello di Montagnon a Montegrotto Terme, di cui oggi rimangono visibili solo alcuni resti, sorgeva sulla cima del Monte Castello, un’altura conosciuta anche come Colle di Berta, per via della presenza nella stessa di una torre di costruzione simile a un castello ma ricostruita parzialmente nel XIX secolo, la cosiddetta Torre di Berta. Il Castello di Montagnon è invece documentato già nel 1100 e fu costruito su un preesistente edificio di età romana. Le rovine comprendono una cinta sommitale, all’interno della quale si possono osservare una cisterna, le fondazioni di un grande edificio e una seconda difesa collegata alla porta di accesso. Il Castello di Montagnon faceva parte di un “feudum”, come ricorda un documento dell’episcopio di Padova risalente al 1116. La presenza di un feudo rimanda all’esistenza di una “curtis”, quasi a suggerire la “fossilizzazione” ancora in questo periodo di una organizzazione insediativa e produttiva tipica del IX e X secolo. Un documento del 1188 registra la concessione in enfiteusi da parte dell’abate del monastero di San Silvestro di Nonantola (Modena) del castello stesso e delle sue dipendenze ai membri della famiglia dei “da Montagnon”, di origine arimanna e nota fin dal 1038. I Signori da Montagnon svolgevano la funzione di rappresentanti e tutori degli interessi della grande abbazia modenese, che del resto si ritiene attenta a questo settore della pianura veneta sin da età carolingia o ottoniana, se non addirittura longobarda. All’epoca la fortificazione doveva essere strettamente legata al villaggio che si sviluppava ai piedi del Monte Castello. Dalle fonti scritte si evince anche qualche dettaglio in merito alle caratteristiche strutturali del castello: in un documento del 1277 si fa obbligo ai comandanti del presidio di tenere continuamente “tre uomini su ciascuna torre”, ciò che indirettamente ci dice che ne esisteva più di una. Del resto, il castello doveva possedere una notevole capacità di resistenza, se nel 1237 risultò inattaccabile ai ripetuti tentativi di assalto delle pur evolute artiglierie di Ezzelino da Romano: fu solo grazie alle sue complicità politiche che il tiranno riuscì a entrarne in possesso. Venne liberato nel 1256, assieme a Padova e alle altre fortificazioni della zona. Viene descritto come una rocca con tre torri, circondata da una poderosa muraglia. Tutt’intorno, fuori dalle mura, c’erano casupole costruite con legno e paglia in cui vivevano le famiglie della popolazione rurale. In quei secoli dominati dal potere di pochi, molte leggende erano destinate a nascere; una di esse, strettamente legata alla storia, riguardò da vicino Montegrotto.Si tratta della leggenda di Berta, la cui “sentenza” finale è passato ormai il tempo in cui Berta filava, è entrata stabilmente nel linguaggio parlato e titolo di proverbio. Una versione della leggenda vuole che Berta fosse la capostipite della famiglia da Montagnone, ma siamo nel 1084 e documenti precedenti attestano che questa famiglia era già ricca e potente ben prima di quella data. Sappiamo infatti da un documento del 13 marzo 1077 che Rustico da Montagnone versò ai canonici di Padova decime di tre paesi circostanti. Dunque nel 1084 Enrico IV di Franconia e Bertha di Savoia vennero in Italia diretti a Roma per ottenere dal papa la corona imperiale. Durante la sosta di quel lungo viaggio Enrico IV e sua moglie si fermarono a Padova, dove furono accolti e ospitati da un vescovo locale. Ora quella tradizione che abbiamo già detto essere poco precisa vorrebbe che l’incontro fra Bertha, la regina, e un’altra Berta, popolana giovane e bella quanto povera, fosse avvenuto proprio a Padova. La giovane popolana era delle terre dei da Montagnone, borgo fortificato di notevole importanza, come attestano i numerosi documenti del tempo, fedele all’imperatore fino al punto da fornirgli, all’occorrenza, un buon numero di armati da aggiungere a quelli di Padova, dotati di insegne e carroccio. Perché non immaginare allora, anche se la storia non dice chiaramente, che Enrico e Bertha durante il loro soggiorno a Padova non siano venuti a Montegrotto per ricevere l’omaggio dei signori e delle popolazioni locali e per ricambiare con la loro presenza la fedeltà dimostrata? Dunque la corte regale giunse al castello dei signori locali e venne ricevuta con tutti gli onori che le spettavano. Al castello il banchetto era stato preparato con ogni cura: la cacciagione e gli arrosti costituivano il piatto forte del ricevimento. Raniero, l’uomo della giovane Berta, era stato preso dagli uomini del castello perché non aveva potuto dare al suo signore la parte di raccolto spettantegli. Allora questa Berta, abilissima filatrice, si precipitò al castello, sfidando le ire di un ambiente e di uomini che potevano annientarla e riuscì a parlare con Bertha, la regina. Forse l’omonimia l’aiutò, forse l’avvilente matrimonio con Enrico IV la dispose alla comprensione. Così ella chiese alla regina la grazia per Raniero, offrendo tutto quello che aveva e cioè una rocca di filo e Bertha di Savoia si commosse a tal punto da ordinare l’immunità per Raniero e da stabilire che a Berta povera venisse data tanta terra quanta ne poteva essere cinta con il filo portatole in dono. Il filo bastò a cingere il colle che sorge a ridosso del centro di Montegrotto Terme. Su di esso fu eretta una torre detta “di Berta”, tuttora visibile. Venute a conoscenza del nobile gesto, molte altre popolane si precipitarono dalla regina con del filo, ma a tutte Bertha di Savoia rispose che “è finito il tempo in cui Berta filava”, intendendo con ciò che le situazioni favorevoli spesso si verificano una volta sola, e non si può renderle costanti. Il Castello di Montagnon può essere considerato un tipico esempio delle caratteristiche assunte dal processo di incastellamento nel territorio dei Colli Euganei. A differenza che in altri settori dell’Italia settentrionale, i castelli euganei non furono mai villaggi fortificati, ma residenze signorili, più o meno stabili, che fungevano da luoghi di rifugio occasionale per le popolazioni rurali degli insediamenti circostanti. Ogni singolo castello esercitava la propria giurisdizione su un numero di villaggi, noti nella documentazione medievale come “ville”; quella del territorio allora noto come San Pietro Montagnon comprendeva le aree delle attuali Montegrotto, Terradura, San Pelagio e Abano. Alla fine del Medioevo, il castello sul Monte omonimo dovette mutare funzione e caratteristiche: nel codice redatto nel 1433 da Giovan Francesco Capodilista e contenente un repertorio di circa sessanta castelli del territorio di Padova, il “Montagnone” (ovvero il castello di “San Pietro Montagnon”, nome con il quale era allora noto il comprensorio dell’attuale Montegrotto Terme, situato per l’appunto sul Monte Castello) è designato con il termine “fortilitium”, che indica una semplice casa forte rurale. Nel periodo compreso tra il 1675 e il 1685, il sito del castello entrò a fare parte dei possedimenti di Alvise Lucadello, “ragionato ducale”, che con oculate operazioni immobiliari mise assieme una superficie di oltre ottanta campi padovani tra Monte Castello e l’antistante Monte Alto. Il Lucadello sostituì il castello con un Belvedere; in seguito esso passò in eredità a Daniele Dolfin (1654-1729). Altri link suggeriti: https://memolaproject.eu/it/attivita/montagnon, https://tgpadova.telenuovo.it/cultura/2021/04/27/colle-berta-tra-storia-e-leggenda-a-montegrotto, https://www.laleggendadiberta.it/video-gallery/

Fonti: https://www.visitabanomontegrotto.com/territorio/castelli/castello-di-montagnon-montegrotto-terme/, https://laleggendadiberta.wordpress.com/2018/03/29/montegrotto-terme-storia-e-leggenda-6/, https://www.bertha.it/maglificio/la-leggenda-di-berta/

Foto: la prima è presa da https://www.laleggendadiberta.it/foto-gallery/, mentre le altre due sono entrambe prese da https://www.facebook.com/La-Torre-di-Berta-621401011209746/photos/621401621209685

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