TURSI (MT) – Castello
Il grande centro abitato di Tursi pare fosse stato abitato e costruito nel
IV e V sec. dai Goti che, penetrando nell’Italia semidesertica, colonizzarono
estese terre un tempo controllate dalla fattorie romane tardoantiche, che a
loro volta vennero via via abbandonate. Si racconta che il primo nucleo della
città prese il nome di "Rabatana" o "Arabatana" perché un
gruppo di Saraceni volle erigere una torre, dove poi avrebbe dimorato il loto
capo, un certo Tursico. Nel corso dei secoli IX e X da Bari, sede di un emirato
arabo dall'847 all'871, gli Arabi si spinsero all'interno dell'Italia
meridionale, quindi anche della Basilicata, per compiere saccheggi e catturare
prigionieri da vendere come schiavi nei centri dell'impero islamico, in quel
periodo in una fase di massima espansione. Secondo alcuni cronisti del tempo e
secondo le fonti disponibili, gli stanziamenti arabi furono consistenti e di
lunga durata in molti centri del medio bacino del Bradano e del Basento, nel
Basso Potentino e nella Val d'Agri. Le numerose tracce architettoniche che
ancora si possono leggere in molti centri storici e le tracce linguistiche nei
dialetti locali, fanno ritenere che non si trattò esclusivamente di
insediamenti militari, ma di vere e proprie comunità articolate, dove un ruolo
di rilievo era svolto da mercanti ed artigiani. Le tracce degli
insediamenti arabi sono ancora perfettamente leggibili a Tursi, a Tricarico e a
Pietrapertosa: si tratta di quartieri che la tradizione appella come
Rabatana,
Rabata o
Ravata, richiamando etimologicamente il termine
ribat, che in arabo significa luogo di
sosta o anche posto fortificato. Sono per esempio ancora leggibili a
Tricarico i due quartieri della
Rabata
e della
Saracena, con le porte di accesso e le rispettive torri,
risalenti all'XI secolo. L'abitato è diviso in due da una stretta strada
principale, l'araba
shari, da cui si dipartono le vie secondarie (
darb),
che si intrecciano tra loro e si concludono in vicoli ciechi (
sucac),
che definiscono
unità di vicinato
ben distinte l'una dall'altra; i singoli nuclei abitativi, spesso ipogei, se da
un lato tendono a chiudersi in difesa rispetto all'esterno, dall'altro con
questo comunicano attraverso i terrazzamenti degradanti, coltivati ad orti o a
frutteto, disposti a corona lungo il perimetro del tessuto edilizio. La
Rabatana di Tursi coincide con la
parte più alta dell'abitato altomedievale, in ottima posizione difensiva.
L'intrico edilizio che ancora caratterizza questo quartiere era dominato dalla
presenza del castello, di cui attualmente restano poche tracce. La Rabatana è
collegata al corpo del paese per mezzo di una strada ripida (in dialetto "
a
pitrizze"). L'antico borgo saraceno è indissolubilmente legato alla
poesia dialettale di Albino Pierro. Nei dirupi sottostanti, a testimonianza
dell'antichità del luogo, sono state trovate alcune palle di piombo a forma di
olive, con un piccolo buco in uno degli angoli, con incisioni in greco ed in
latino, che venivano lanciate contro i nemici con fionde, da tiratori scelti,
dai romani denominati
marziobarbuli. Nel cuore della Rabatana sorge la
Chiesa Collegiata di S. Maria Maggiore, e, volgarmente detta
Madonna della Cona. All'interno vi è
una catacomba (
Kjpogeum), di struttura gotica e adornata da scritture
sacre. Gli affreschi presenti, risalenti al XVI secolo, sono riconducibili a
Simone da Firenze e ad allievi della scuola di Giotto. Al suo interno si trova
inoltre uno stupendo
presepe in pietra realizzato nel XV sec. da autore
incerto (Altobello Persio o più probabilmente Stefano da Putignano, autore del
presepe presente all'interno della Cattedrale di Altamura). Una tradizione
vuole che questo Tursico, stanco ed ormai vecchio delle scorrerie, decise di
dare in sposa la propria figlia al signore di un altro villaggio vicino, quello
di Santa Maria d’Anglona. Tutto fu preparato per le nozze, anche perché la
figlia di Tursico era bellissima con capelli ed occhi neri, e quindi molto
ambita dai piccoli musulmani del tempo che allora abitavano in Basilicata; ma
avvenne un fatto gravissimo. La piccola fanciulla, che doveva possedere poco
meno di dodici anni, si era invaghita di un suo schiavo. Il padre se ne
accorse, e decise di uccidere lo schiavo gettandolo da una rupe al di sotto
della Arabatana. Nel mentre si preparavano le nozze, dopo la cerimonia di
investitura del signore di Santa Maria d’Anglona, la piccola fanciulla non fu
più trovata accanto al suo sposo, ma impiccata nella casa fortificata di Tursi.
Il grande Tursico, conscio della sua arroganza e colmo di dolore per la morte
della figlia, decise allora di convertirsi al cristianesimo e di liberare
completamente
la città ed il
territorio dalla scorrerie arabe.
Da
Piazza Maria SS. di Anglona, a 346 metri di altezza, si scorgono i resti
dell’antico castello costruito dai Goti, nel V secolo, per difesa del
territorio: alcune parti del castello e i cunicoli sotterranei sono rimasti
intatti. I recenti scavi nei pressi del castello hanno messo alla luce
scheletri, tombe, monete, frammenti di anfore e palle ogivali di piombo recanti
la scritte
EYHfIDA (greca) e
APNIA (latina), usate, probabilmente,
come proiettili lanciate con la fionda a difesa della fortezza. Da atti del
1553, tra la Città di Tursi e il Marchese Galeazzo Pinelli, si rileva che il castello
era abitato fino al XVI secolo. Era costituito da due piani e due torri. Alcune
stampe lo riportano di forma quadrangolare con torri nei quattro angoli. Il castello
aveva una superficie di oltre 5000 metri quadrati, misurando 200 palmi di
larghezza e 400 palmi di lunghezza, e dentro le mura di cinta erano compresi un
giardino, cantine, cisterne e comode abitazioni per i baroni (che costituivano
un quarto dell’intera superficie). L’ingresso era regolato da un ponte
levatoio. Dimora di numerosi signori, principi e marchesi, durante i periodi di
guerra diventava una fortezza. Per tradizione si crede all’esistenza di un
cunicolo tra la chiesa di Santa Maria Maggiore e il suddetto castello, che nei
tempi antichi consentiva ai Signori di recarsi indisturbati in Chiesa. Dell'area
su cui si estendeva il maniero oggi non esiste altro che una piccola torre
posta a rinforzo di un più grande torrione circolare definitivamente abbattuto.
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