sabato 14 giugno 2014

Il castello di sabato 14 giugno






BITRITTO (BA) – Castello Baronale normanno-svevo

In epoca normanna, Bitritto aveva la fisionomia di un centro fortificato, cinto da solide mura, all’estremità delle quali, sul sito di una precedente villa romana forse demolita o andata distrutta, venne edificato un poderoso castello. L’edificio assunse il ruolo di simbolo del borgo negli anni successivi: nei secoli che vanno dall’XI al XV, le vicende del castrum bitrittese sono uno spaccato della storia del Basso Medioevo nell’Italia Meridionale. Tra le mura e i camminamenti antichi sembra di leggere infatti lo scontro tra i poteri forti del Medioevo: l’autorità religiosa, l’autorità regia, i feudatari laici – ripercorrendo gli avvenimenti di una lotta lunga e inarrestabile, punteggiata dai caratteri aspri degli assedi e delle battaglie, per il possesso di un castello e del suo casale. A partire dalla dominazione di Roberto il Guiscardo, duca di Puglia, Bitritto subì varie signorie. Durante il regno normanno, ne fu feudatario Frangalius; sotto gli Angioini, Guglielmo Bolardo si impossessò del Casale con le armi (1308). Dal 1386 al 1425, il feudo fu acquisito dai Durazzo. Le secolari dispute, sia militari che giuridiche, che testimoniano quanto dovesse essere ricca e fiorente l’economia bitrittese, se era in grado di scatenare interessi così tenaci, si conclusero definitivamente con l’attribuzione del feudo all’arcivescovo di Bari: e si aprì così un lungo periodo della storia di Bitritto, che fino all’età moderna condivise con Cassano il singolare titolo di possesso feudale della curia barese. Durante la dominazione aragonese, la successiva dominazione spagnola ed il regno borbonico, gli Arcivescovi di Bari si sono avvicendati nell’esercizio dei diritti feudali su questo territorio. Alla fine del Settecento, come accadde d’altra parte in tutto il Regno di Napoli, la presenza laica divenne in effetti emergente ed iniziò ad acquisire un’importanza, sia economica che politica, sconosciuta in passato. Ma nel caso di Bitritto la nuova classe sociale borghese si scontrò con il potere feudale vescovile, per cui il Comune (chiamato all’epoca Università) si pose per la prima volta come soggetto autonomo nei confronti della Mensa Arcivescovile di Bari. Nel decennio napoleonico (1806-1815) la legge dell’abolizione del feudalesimo del 2 agosto 1806, unitamente all’emanazione di altre disposizioni antifeudali, eliminò i diritti feudali dei baroni, e il Comune iniziò a darsi precise regole con l’istituzione degli Statuti Municipali. Il castello baronale di origine normanna, a pianta quadrangolare, poi sviluppatosi in età sveva e angioina, conserva ancora oggi due torri: una quadrata e l’altra circolare. Con la sua meravigliosa loggia che sovrasta il portale principale e con le sue torri, lo splendido maniero, testimone di secoli di intricata storia, troneggia imponente sulla piazza principale di Bitritto (piazza Leone) e dopo gli ultimi restauri ha riacquistato la bellezza di un tempo e l’antico fascino. è stato proprio durante alcuni lavori di ristrutturazione che sono stati rinvenuti, sotto il cortile e le fondamenta normanne della sala castello, interessantissimi resti archeologici di una villa romana (I-III sec. d. C.), nello specifico di un trappeto-palmento sotterraneo con tanto di strutture, pozzi, cisterne, aree di lavorazione per la produzione dell’olio e del vino, quasi integri. Attraverso accurati studi comparati si è giunti anche a constatare la lunga vita della fortezza, divisa in tre fasi principali tra XI e XVI secolo. Testimone di fasi e momenti alterni della storia, di lotte tra i poteri religiosi e regi, avvicendarsi di feudatari, attacchi e battaglie, il castello era in origine costituito da una struttuta fortificata normanna, con tre torri a pianta quadrata, congiunte da dormitori e stalle ed era innestato nella cinta muraria dell’antico casale fortificato e presentava due ingressi per i collegamenti verso l’interno e verso l’esterno, ancora oggi esistenti. Nel periodo svevo-angioino la fortezza assunse un assetto militare-difensivo, e si arricchì di un avancorpo interno con tanto di camminamenti pensili e scale, che uniscono le torri e le mura. L’attuale torre cilindrica fu edificata al posto della torre sud-est andata distrutta. Successivamente furono edificati all’interno della corte dei porticati con loggiato che, attraverso una grande scalinata in pietra, si collegano al piano residenziale, dove un bel salone è stato nel tempo trasformato con il passaggio dalla copertura a capriate alla elegante volta a crociera, e con raffinate colonne dagli interessanti capitelli. Fino alla fine del XIX secolo la fortezza rimase al Capitolo arcivescovile, ma in seguito la struttura ospitò anche la scuola elementare e perfino un cinema. Oggi i meravigliosi ambienti, impreziositi da eccellenti decorazioni e arcate ogivali e che conservano finemente secoli di storia e di culture, sono ancora animati da attiva vivacità perché sede degli uffici comunali, della biblioteca comunale, dell’aula consiliare al piano signorile, nonché siti per importanti eventi culturali.
Foto di emmaromanazzi su http://rete.comuni-italiani.it e su http://www.italiavirtualtour.it/

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