BITRITTO (BA) – Castello Baronale normanno-svevo
In epoca normanna, Bitritto aveva la fisionomia di un centro
fortificato, cinto da solide mura, all’estremità delle quali, sul sito di una precedente
villa romana forse demolita o andata distrutta, venne edificato un poderoso
castello. L’edificio assunse il ruolo di simbolo del borgo negli anni
successivi: nei secoli che vanno dall’XI al XV, le vicende del castrum
bitrittese sono uno spaccato della storia del Basso Medioevo nell’Italia
Meridionale. Tra le mura e i camminamenti antichi sembra di leggere infatti lo
scontro tra i poteri forti del Medioevo: l’autorità religiosa, l’autorità
regia, i feudatari laici – ripercorrendo gli avvenimenti di una lotta lunga e
inarrestabile, punteggiata dai caratteri aspri degli assedi e delle battaglie,
per il possesso di un castello e del suo casale. A partire dalla dominazione di
Roberto il Guiscardo, duca di Puglia, Bitritto subì varie signorie. Durante il
regno normanno, ne fu feudatario Frangalius; sotto gli Angioini, Guglielmo
Bolardo si impossessò del Casale con le armi (1308). Dal 1386 al 1425, il feudo
fu acquisito dai Durazzo. Le secolari dispute, sia militari che giuridiche, che
testimoniano quanto dovesse essere ricca e fiorente l’economia bitrittese, se
era in grado di scatenare interessi così tenaci, si conclusero definitivamente
con l’attribuzione del feudo all’arcivescovo di Bari: e si aprì così un lungo
periodo della storia di Bitritto, che fino all’età moderna condivise con
Cassano il singolare titolo di possesso feudale della curia barese. Durante la
dominazione aragonese, la successiva dominazione spagnola ed il regno borbonico,
gli Arcivescovi di Bari si sono avvicendati nell’esercizio dei diritti feudali
su questo territorio. Alla fine del Settecento, come accadde d’altra parte in
tutto il Regno di Napoli, la presenza laica divenne in effetti emergente ed
iniziò ad acquisire un’importanza, sia economica che politica, sconosciuta in
passato. Ma nel caso di Bitritto la nuova classe sociale borghese si scontrò
con il potere feudale vescovile, per cui il Comune (chiamato all’epoca
Università) si pose per la prima volta come soggetto autonomo nei confronti
della Mensa Arcivescovile di Bari. Nel decennio napoleonico (1806-1815) la
legge dell’abolizione del feudalesimo del 2 agosto 1806, unitamente
all’emanazione di altre disposizioni antifeudali, eliminò i diritti feudali dei
baroni, e il Comune iniziò a darsi precise regole con l’istituzione degli
Statuti Municipali. Il castello baronale di origine normanna, a pianta
quadrangolare, poi sviluppatosi in età sveva e angioina, conserva ancora oggi
due torri: una quadrata e l’altra circolare. Con la sua meravigliosa loggia che
sovrasta il portale principale e con le sue torri, lo splendido maniero,
testimone di secoli di intricata storia, troneggia imponente sulla piazza
principale di Bitritto (piazza Leone) e dopo gli ultimi restauri ha
riacquistato la bellezza di un tempo e l’antico fascino. è stato proprio durante alcuni lavori
di ristrutturazione che sono stati rinvenuti, sotto il cortile e le fondamenta
normanne della sala castello, interessantissimi resti archeologici di una villa
romana (I-III sec. d. C.), nello specifico di un trappeto-palmento sotterraneo
con tanto di strutture, pozzi, cisterne, aree di lavorazione per la produzione
dell’olio e del vino, quasi integri. Attraverso accurati studi comparati si è
giunti anche a constatare la lunga vita della fortezza, divisa in tre fasi
principali tra XI e XVI secolo. Testimone di fasi e momenti alterni della
storia, di lotte tra i poteri religiosi e regi, avvicendarsi di feudatari,
attacchi e battaglie, il castello era in origine costituito da una struttuta
fortificata normanna, con tre torri a pianta quadrata, congiunte da dormitori e
stalle ed era innestato nella cinta muraria dell’antico casale fortificato e
presentava due ingressi per i collegamenti verso l’interno e verso l’esterno,
ancora oggi esistenti. Nel periodo svevo-angioino la fortezza assunse un
assetto militare-difensivo, e si arricchì di un avancorpo interno con tanto di
camminamenti pensili e scale, che uniscono le torri e le mura. L’attuale torre
cilindrica fu edificata al posto della torre sud-est andata distrutta.
Successivamente furono edificati all’interno della corte dei porticati con
loggiato che, attraverso una grande scalinata in pietra, si collegano al piano
residenziale, dove un bel salone è stato nel tempo trasformato con il passaggio
dalla copertura a capriate alla elegante volta a crociera, e con raffinate
colonne dagli interessanti capitelli. Fino alla fine del XIX secolo la fortezza
rimase al Capitolo arcivescovile, ma in seguito la struttura ospitò anche la
scuola elementare e perfino un cinema. Oggi i meravigliosi ambienti,
impreziositi da eccellenti decorazioni e arcate ogivali e che conservano
finemente secoli di storia e di culture, sono ancora animati da attiva vivacità
perché sede degli uffici comunali, della biblioteca comunale, dell’aula
consiliare al piano signorile, nonché siti per importanti eventi culturali.
Fonti: http://www.comune.bitritto.ba.it/storia.php,
scheda di Luigi Bressan su http://www.mondimedievali.net,
http://www.casebitritto.it/OPUSCOLO-CASEBITRITTO.pdf,
http://www.apuliaturistica.it/Itinerari/tabid/72/agentType/View/PropertyID/38/Default.aspx,
Foto di emmaromanazzi su http://rete.comuni-italiani.it e su http://www.italiavirtualtour.it/
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