venerdì 4 ottobre 2019

Il castello di venerdì 4 ottobre




AMANTEA (CS) - Castello

La città di Amantea è dominata da ogni punto dall’imponente castello che sorge sull’altura più imponente del circondario. In base ai ritrovamenti e all’eccezionale vista che si gode da lassù si ipotizza l’edificazione di una fortezza o di un’acropoli già in età classica. I primi documenti, parlano di una fortezza ad Amantea nel VII sec. d.C., allorché, con il passaggio dalla dominazione bizantina a quella saracena, la città divenne emirato: secondo alcune ricostruzioni Amantea prenderebbe il nome da Al Mantiah, il condottiero che a quel tempo la conquistò. Il castello venne però costruito dai Normanni nel XI sec., i quali individuarono nell’alto Tirreno Calabrese un’area di primaria importanza strategica. Passò quindi agli Svevi, sotto la cui dominazione Amantea conobbe un’ulteriore crescita culturale ed economica: nel XIII sec. la struttura venne ampliata e cinta con spesse mura difensive. Nello stesso periodo fu costruito a poche decine di metri di distanza un convento francescano: sull’altopiano si vennero così a concentrare i due simboli del potere, quello politico e quello religioso. Si narra perfino di un passaggio segreto che condurrebbe direttamente al mare, in realtà mai trovato. Il castello occupa un plateaux con bella visuale sia sul piccolo golfo del fiume Oliva sul mar Tirreno (e nei giorni di tramontana è possibile vedere addirittura l'isola di Stromboli e Pizzo), sia sulla valle del fiume Catocastro, inoltrandosi attraverso la quale si arriva a Cosenza lungo l'antico tracciato della via Popilia. Probabilmente fu in età normanna e sveva che venne fortificata pesantemente la parte meridionale del colle, decentrata rispetto all'abitato ma rivolta verso gli obiettivi che interessava tenere sotto controllo in quell'epoca, ossia le vie di comunicazione tra la costa e l'interno. La torre mastia ovoidale rivolta a nord-ovest, detta di San Nicola, fu realizzata in età angioina, a giudicare dallo stemma recante i gigli di Francia che vi rimane sopra; e pure in età angioina, pare sotto il regno di Giovanna I d'Angiò, fu costruita la torre circolare con vista mare, isolata dal complesso propriamente fortificato. Questa torre è simile per tecnica costruttiva a quella del castello di Paola. In età aragonese il castello fu riammodernato secondo i dettami di Francesco di Giorgio Martini e della "fortificazione alla moderna", per resistere ai colpi delle nuove armi da fuoco: le mura furono abbassate ma rinforzate in spessore, fu costruito un rivellino d'accesso sul lato orientale (oggi completamente crollato) e realizzato uno spalto che precedeva il fossato in tutta la sua lunghezza. Sotto gli aragonesi, la castellania venne affidata alla famiglia Carafa, duchi di Maddaloni. Nel 1489 il castello fu visitato da Alfonso II di Napoli, in viaggio di ispezione per i castelli del suo regno: il sovrano fu accolto dal castellano Giovanni Tommaso Carafa, e visitò la chiesa ed il convento di San Bernardino da Siena. Durante la breve parentesi dell'occupazione di Carlo VIII di Francia (1496-1498), il castellano Giovanni Tommaso Carafa dovette schierarsi con i francesi, ma la popolazione inviò una delegazione ad omaggiare il sovrano aragonese spodestato Ferrante d'Aragona rifugiatosi ad Ischia. Alla fine della dinastia aragonese, scoppiò una guerra tra Francia e Spagna per il possesso dei territori dell'Italia meridionale; Amantea parteggiò per gli spagnoli: nel 1504 durante la guerra 85 spagnoli capitanati da Gomez de Solis sbarcarono sulle spiagge amanteote, spingendosi nell'entroterra per dare aiuto alla guarnigione spagnola di Cosenza assediata dai francesi. Alla fine la guerra fu vinta dal "re cattolico" Ferdinando II d'Aragona, e Napoli diventò un vicereame spagnolo. Nel 1536 Juan Sarmiento, inviato da Carlo V d'Asburgo a controllare lo stato delle fortificazioni del Viceregno, riportava che il castello, secondo le parole dello storico locale Gabriele Turchi, era "inidoneo anche come ricovero di ladroni". Perciò tra il 1538 ed il 1544 al castello lavorarono gli architetti Giovanni Maria Buzzacarino (attivo anche al castello di Crotone) e Gian Giacomo dell'Acaya (progettista del borgo fortificato di Acaya in Puglia). Fu realizzato in questa fase il grande baluardo meridionale a scarpa con rodendone, oggi quasi interamente conservato, poggiante sulla viva roccia della rupe, già di per sé formidabile difesa. Ciò nonostante, il castello era già sulla via dell'abbandono. Nel 1611, in una relazione sui castelli del Viceregno, viene riportato che:]

«Il Castello di Amantea si trova in alto su di un monte ed alle sue falde c'è la città che guarda il mare, non ha porto né altra cosa di rilievo e così tutti i risparmi di spesa che si potranno fare saranno ben giustificati» (Biblioteca Nazionale di Napoli, ms. Ius. I.F.S. 4, in Gabriele Turchi, Storia di Amantea, Cosenza 2002)

Il terremoto del 1638 arrecò gravi danni alle strutture del castello. Nuovi restauri vennero svolti nel 1694, per la spesa di 365 ducati; nel 1757 (già in epoca borbonica, su ordine di Carlo III di Borbone), per la spesa di 136 ducati; nel 1766, sotto la direzione dell'ingegnere militare Giovanni Galenza: questi ultimi lavori furono vanificati da un terremoto nel 1767. Ulteriori danni, e maggiori, furono quelli provocati dal devastante terremoto del 1783. Per riparare questi ultimi gravi danni, nel 1786 arrivò da Napoli l'ingegnere militare Andrea Depuis, che diresse i lavori per l'importo di 390 ducati. Durante i fatti della Repubblica Napoletana (1799), Amantea si consegnò spontaneamente ai giacobini: la popolazione di fatto disarmò la guarnigione del castello, e piantò l'albero della libertà, guidata da Ridolfo Mirabelli, capo della piazza nel breve periodo rivoluzionario. Infatti dopo neppure un mese sopraggiunsero i sanfedisti guidati dal cardinale Fabrizio Ruffo, che vennero rapidamente a capo del tentativo di resistenza giacobino. Fu invece con l'invasione napoleonica che il castello di Amantea ebbe il suo ultimo momento di gloria. Amantea fu occupata il 12 marzo 1806 da un distaccamento di 200 volteggiatori polacchi, che rimasero asserragliati nel castello fino alla notizia della sconfitta francese nella battaglia di Maida (4 luglio 1806). Allora si ritirarono verso Cosenza, lasciando la piazza ad una flotta anglo-borbonica che da giorni era all'ancora al largo di Amantea. All'interno delle mura cittadine i "capimassa" borbonici iniziarono ad organizzare la resistenza all'imminente contrattacco in forze dei francesi, analogamente a quanto si stava facendo nei paesi vicini. In quelle settimane all'interno dei paesi calabresi furono perpetuati delitti e violenze contro giacobini o presunti tali, spesso solo nemici personali dei borbonici al comando in quel momento. Ad ogni modo, l'attacco francese principale iniziò il 5 dicembre 1806: le forze assedianti ammontavano a 5000 uomini con un reparto d'artiglieria comandati dai generali Guillaume Philibert Duhesme, Jean Reynier, Jean-Antoine Verdier e dal tenente colonnello di origine amanteota Luigi Amato. I borbonici assediati ammontavano a qualche centinaio, dotati di 12 bocche da fuoco in tutto, e capitanati da Ridolfo Mirabelli, che alla fine dell'assedio sarà decorato con il grado di tenente colonnello dal re Ferdinando IV di Borbone. La piazza di Amantea resistette strenuamente fino al 7 febbraio 1807, quando Mirabelli e Reynier firmarono una capitolazione onorevole. Oggi restano davvero pochi avanzi degli ambienti interni del castello, perciò è possibile saperne qualcosa di più solo scorrendo le planimetrie e le vedute settecentesche. Il castello aveva un perimetro quadrangolare, svolto intorno alla piazza d'armi, sotto la quale si trovavano tre cisterne per la raccolta delle acque piovane. Gli alloggiamenti del castellano e degli ufficiali erano disposti lungo il lato meridionale, comunicanti con il bastione cinquecentesco; i soldati con famiglia erano alloggiati nel lato occidentale, mentre gli altri alloggiavano nel lato settentrionale, dove si trovava anche l'armeria. Lungo il lato orientale si trovavano le carceri e la cappella. La polveriera era situata anch'essa sul lato orientale, presso l'ingresso principale. Erano stati previsti tre grandi locali per le artiglierie: uno nel bastione meridionale, uno all'angolo verso sud-ovest rivolto verso il quartiere Paraporto, l'altro presso la torre mastia all'angolo nord-ovest. Questo grande quadrilatero era tutto circondato da un fossato, già invaso da erbacce nel Settecento, ed ancora oggi esistente: in particolare, rimane la parte in muratura dell'accesso secondario al castello, sul lato settentrionale. Il ponte levatoio è andato distrutto. Oltre il fossato, il resto dell'altopiano era circondato da un muretto diroccato già nel Settecento, che formava una sorta di "cittadella" o "avanzata" concepita per intrappolare il nemico che fosse riuscito a penetrarvi (struttura analoga a quella del vicino castello di Aiello Calabro). Ad occidente dell'altopiano sorge la torre angioina, la parte forse meglio conservata del castello e la più visibile dalla città moderna, sviluppatasi verso il mare. Al castello attualmente (2011) è possibile salire da almeno quattro sentieri, piuttosto difficoltosi: uno parte dalla Strada Tirrena poco prima della confluenza con corso Umberto I, un altro incomincia a destra della chiesa del Carmine in corso Umberto I, un terzo (Salita San Francesco) si sviluppa dall'antica porta urbica fino a toccare anche le rovine del complesso francescano sottostanti la torre angioina, un quarto infine parte dalla chiesa del Collegio (a cui sono annesse le imponenti rovine dell'ex-collegio gesuitico). Nel 1288 il presidio del castello era composto da 200 uomini, di cui 100 balestrieri; nel 1559, in periodo viceregnale, era sceso a 4 soldati ed 1 castellano; nel 1584 il presidio assommava a 6 posti inclusi un castellano e degli ufficiali; nel 1611 a 5 posti inclusi un castellano e degli ufficiali. In quello stesso anno l'armamento del castello era composto da 2 "sacrograndi", 1 "mezzo sacro", 1 falconetto, 19 "smerigli". Sette anni dopo, nel 1618, il castello contava 10 cannoni di bronzo "scalnaccati e rotti". Nel 1619 furono inventariati 54 archibugi, 22 barili di polvere da sparo, 10 quintali di piombo, 98 palle di piombo da undici libbre, 30 palle di piombo di sei libbre, 47 palle di piombo di due libbre, 321 palle di piombo da otto once, 250 palle di piombo piccole, 50 palle per moschetti, un cassone con corazze, armi e bracciali di ferro "arruzzati", 11 barili di zolfo e 2 di salnitro, un monte di palle di pietra, una mazza di ferro; nel 1624 54 archibugi, 43 fiasche da polvere da sparo, 22 barili di polvere, 2 "sacrograndi" (cannoni), 1 falconetto, palle da cannone di grande e medio calibro, 11 barili di zolfo e 10 di salnitro, una mazza ferrata. Nel 1806, infine, durante l'assedio di Amantea, il castello e l'abitato furono difesi da 3 cannoni di grosso calibro più 9 di minor calibro dislocati sulle mura e sulle porte cittadine. Dopo l'Unità d'Italia (1861), l'area del castello venne assegnata dal demanio militare al 5º Corpo d'Armata, ed in seguito ad un ente assistenziale napoletano. Negli anni settanta, con il progressivo ridimensionamento di questi enti in vista del loro scioglimento (stava nascendo il Servizio Sanitario Nazionale affidato alle regioni, legge quadro n° 883 del dicembre 1978), l'area fu messa in vendita. Così il castello nel 1974 fu acquistato dalla famiglia FOLINO, che ne è proprietaria unica. Altri link suggeriti: https://digilander.libero.it/amanteaninelmondo/storia/castello.htm, https://www.youtube.com/watch?v=t1bImIjjJEY (video di antoniocima), https://www.youtube.com/watch?v=sxUap2e7bfU (video aereo di Giulio Ianni), https://www.youtube.com/watch?v=KXR-PFdZiEM (video con drone di Massimo Lazzaroli), https://www.youtube.com/watch?v=feoUX-ig8Tc (video aereo di Explore Calabria), http://www.dronestagr.am/castle-of-amantea/, http://www.borgochianura.it/-%20AMANTEA/castello/castello.htm

Fonti: http://www.mobitaly.it/DettaglioPoI.aspx?IId=275, https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Amantea

Foto: la prima è presa da http://wwwbisanzioit.blogspot.com/2014/02/l-emirato-di-amantea-846-886.html, la seconda è un fermo immagine del video aereo visibile su http://www.dronestagr.am/castle-of-amantea/

Nessun commento: