giovedì 10 giugno 2021

Il castello di giovedì 10 giugno



BRINDISI - Masseria di Mitrano

Con il governo spagnolo di Carlo V e dei Vicerè nel Regno di Napoli l’esigenza di realizzare una linea difensiva fu di primaria importanza. Il Marchese d’Alarçon nel 1530 scrive al sovrano dicendogli che la Terra d’Otranto è impossibilitata a difendersi, ma i suoi interventi furono però sporadici per l’esiguità delle risorse. Nel frattempo i pirati turchi, forti della loro supremazia navale, effettuarono per tutto il corso del XVI secolo attacchi e saccheggi, nel Salento per esempio: a Tricase, Castro, Presicce, Gallipoli anche se non ebbe buoni risultati, Ugento, S. Pancrazio Salentino, addirittura riuscirono a trovare rifugio su due isole vicino a Taranto. Gli equilibri politici europei, inoltre, si spostavano portando la Francia di Francesco I a nuove e preoccupanti relazioni diplomatiche e alleanze con l'Impero Ottomano di Solimano I il Magnifico. Per far fronte a questa difficile situazione politica-militare nel 1532-33-39 il Vicerè spagnolo Don Pietro de Toledo emanò una serie di ordinanze rivolte alle singole Università, imponendo loro di proteggersi da eventuali attacchi nemici con la costruzione a proprie spese di torri di avvistamento marittimo. La ripresa del conflitto franco-spagnolo rallentò la realizzazione del progetto che gravava interamente sulle spalle dei singoli comuni, impoveriti dalle guerre e impossibilitati a sostenere le spese, e soltanto una minima parte fu realmente costruita. Solo fra il 1560 ed il 1563, regnante Filippo II ed a Napoli il governo del Vicerè Don Pedro Afan de Ribera duca d'Alcalà, fu approvato un piano sistematico delle difese del regno. Emanò precise istruzioni ai governatori provinciali:
- la costruzione delle torri era decisa dalla Regia Corte, tutto doveva essere fatto con il suo permesso, in quanto il loro posizionamento doveva essere regolato da precisi criteri riguardo la distanza reciproca per una buona visibilità;
- le fortificazioni esistenti ritenute di pubblica utilità venivano espropriate dietro indennizzo per essere eventualmente riadattate;
- Regi ingegneri avrebbero individuato le località adatte alla costruzione di una catena ininterrotta di torri per tutto il Regno, più rade nei tratti di scogliera alta ed impervia, più ravvicinate in tratti di costa bassa;
- L’organizzazione, le modalità di funzionamento del sistema di guardia;
- Le spese della costruzione sarebbero state imputate alle Università cointeressate in proporzione alla popolazione.

Il piano fu messo a punto dal Preside della Regia Camera della Sommaria, Don Alfonso Salazar, che si avvalse della collaborazione dei migliori architetti militari del tempo. I governatori delle provincie si mossero immediatamente con gli ordini di progettazione e di costruzione di numerose nuove torri costiere. In realtà poche vennero effettivamente realizzate subito, a causa del criterio di ripartizione delle spese, molte Università, infatti, ritenevano che lo Stato dovesse farsi carico per buona parte dell'esborso, altre lamentavano che le proporzioni erano falsate da censimenti superati e talvolta errati. Per reperire i fondi necessari le comunità costiere subirono una notevole imposizione fiscale, fu anche creata un apposita tassa per le città distanti meno di 12 miglia dal mare. In tal modo nel giro di pochi anni la fabbricazione delle torri progettate si sperava di portarla a termine. Il tutto si doveva collegare con i sistemi difensivi delle città, mura, bastioni, torri, castelli. La Regia Camera impose una nuova imposta necessaria per:
- la manutenzione e il restauro di torri rovinate;
- gli equipaggiamenti, un documento notarile elenca: “mascolo di ferro, uno scopettone, uno tiro di brunzo con le rote ferrate accavallato, con palle settanta di ferro”;
- gli stipendi ai Torrieri;
- il mantenimento delle compagnie dei Cavallari, coloro che perlustravano in modo da allarmare in caso di necessità i caporali delle torri e avvertivano gli abitanti delle zone più esposte alla minaccia; dato che l’organizzazione degli uomini era demandato alle Università, in un periodo successivo, per ragioni economiche, si organizzarono anche volontari scelti fra gli abitanti.

Nonostante questa capillare pressione fiscale, nel 1568 erano costruite solo alcune di quelle previste, ed il Vicerè ordinava di affrettarne l’edificazione. Le autorità spagnole escogitarono anche uno stratagemma, chi si fosse preso l’impegno di erigere una torre sarebbe poi stato ripagato con il titolo di “Capitano di Torre”, che aveva spesso il diritto di riscuotere dazi non offrendo l’aiuto di difesa e riparo a chi fosse stato inadempiente. Ogni torre doveva contenere pochissimi uomini armati, in quanto avente funzione di avvistamento e non di difesa, il "Capo Torriere" e tre guardiani dipendenti che percepivano una retribuzione di 4 il primo e 3 ducati gli altri due. Perciò le sue dimensioni si aggiravano intorno ai 10m. x 10m. di lato, misurati all’esterno, con un vano interno netto di circa 5m x 5m. Solo poche erano di dimensioni maggiori rispetto alle altre, o perché già costruite da privati per potersi eventualmente rifugiare, o perché sede del comando di altre torri vicine (torri capitane) o di riserve di uomini, vettovaglie, materiali, o dei Cavallari (torri cavallare, spesso anche munite di una barca chiamata feluca da guardia, con la quale raggiungere e sorvegliare zone di più difficile osservazione). Da non sottovalutare anche la presenza di Casali e Masserie Fortificate, il tutto andava ad infittire il reticolo difensivo. Nella nostra provincia, esistevano alla metà del XVI secolo, diverse masserie dotate di torre d’avvistamento, alcune ancora oggi visibili. Per esempio in agro di Brindisi, a nord: masseria Torre Regina Giovanna, Baccatani, Badessa, Grottamiranda, ma anche il Castello di Serranova, nel territorio di Carovigno che proprio in quegli anni veniva completamente ristrutturato; Baroni, Belloluogo, Incantalupi, lungo la direttrice verso l’interno; Lu Plema e Mitrano vicino alla città; Pigna, S.Teresa, Villanova a sud. In uno scenario verdeggiante della campagna brindisina, a 3 km. dall’Aeroporto Papola, tra secolari alberi di querce e pini, circondata da vitigni di negramaro e malvasia, sorge la Masseria Mitrano, dove insiste una Torre del 1549.

Fonti: http://www.brindisiweb.it/monumenti/difesa_costa2.asphttp://www.circoloippicomitrano.eu/index.php/struttura,, https://www.piratinelsalento.it/citta-salento/cosa-fare-a-brindisi.php (foto)

Foto: la prima è presa da http://www.brindisiweb.it/monumenti/difesa_costa2.asp, la seconda è presa da https://www.brindisioggi.it/ambiente-ed-equitazione-al-via-le-lezioni-anche-per-gli-adulti/mitrano1/

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