domenica 18 gennaio 2015

Il castello di domenica 18 gennaio



CIVITELLA DEL TRONTO (TE) – Fortezza spagnola (di Mimmo Ciurlia)
  
La fortezza di Civitella del Tronto è una delle più imponenti opere di ingegneria militare mai realizzate sul suolo italiano, paragonabile al Forte della Brunetta, costruito dai Piemontesi nei pressi della città di Susa. È inoltre paragonabile con la Fortezza di Hohensalzburg a Salisburgo: si estende sulla sommità di una cresta rocciosa per una lunghezza di 500 metri circa; una larghezza media di 45 e con una superficie complessiva di 25.000 mq. Già intorno all'anno Mille, alcuni documenti parlano di un castello presente nella parte più alta del colle, anche se assume vera consistenza durante il periodo Svevo e poi sotto il regno di casa D'Angiò, in quanto la vicinanza dal confine tra il Regno di Napoli e il nascente Stato Pontificio gli conferiva un'importantissima posizione strategica. Sono noti, infatti gli interventi di epoca angioina sulle preesistenti strutture fortificate di impianto svevo, demolite in quanto superate dalle nuove tecniche militari d'assedio e dall'introduzione dei cannoni, consistenti nella realizzazione di torri di avvistamento, di cui restano delle tracce; ancora visibili anche resti del circuito murario risalenti allo stesso periodo. Le prime notizie certe della fortificazione risalgono al 1255, quando gli Ascolani espugnarono il castello, facente parte sicuramente dei sistemi difensivi del confine appenninico della Val Vibrata. Intorno al XV secolo la fortezza appariva già come una piazzaforte difesa da cinque torri, in parte distrutte alla fine del secolo durante una rivolta dei cittadini contro i castellani. L’impianto che il complesso ancora oggi conserva, si deve come già detto a Filippo II di Spagna, considerata l’importanza strategica del sito, ai confini con lo Stato pontificio. A partire dalla seconda metà del Cinquecento, altri lavori furono eseguiti per rendere ulteriormente difendibile la rocca prima dell’assedio delle truppe francesi al comando del duca di Guisa, nel 1557. A questa fase risalirebbero la realizzazione di un torrione circolare e di un bastione pentagonale. I lavori – durati un ventennio – rinforzarono soprattutto il lato est e raddoppiarono la cinta muraria in corrispondenza del borgo abitato. Successivamente, durante il regno borbonico, altri lavori interessarono i bastioni di S. Pietro – intorno a cui fu sistemato il fossato - e di S. Andrea. Gravi danni alla struttura furono causati dagli assedi da parte dei francesi nel 1798 e nel 1806, tanto che nel 1820 fu necessaria una campagna di restauri. Nel 1861 la fortezza di Civitella fu l’ultima roccaforte ad arrendersi ai Sabaudi, addirittura qualche giorno dopo l’Unità d’Italia. Dopo quell’anno la fortezza venne lasciata in abbandono, depredata e demolita dagli stessi abitanti di Civitella del Tronto. Subì una massiccia opera di restauro a partire dal 1973 sino al 1985, grazie al patrocinio della Sovrintendenza e delle Belle Arti de L'Aquila, della Cassa del Mezzogiorno e dell'amministrazione comunale. Oltre che restituire per gran parte l'uso del Forte e dei suoi ambienti, ha fatto sì che si conservasse il suo carattere di cittadella fortificata del primo Rinascimento, particolarmente rilevante per l'importanza storico-militare della Fortezza, rappresentante un caso unico non solo in Abruzzo, ma in tutta Italia. Oggi vi si accede passando per il bastione San Pietro: si giunge ad una prima piazza d’armi dove ci sono i baluardi di S. Andrea e S. Paolo. Sotto la piazza, si segnala un complesso sistema di canali e cisterne che consentivano la raccolta dell’acqua piovana e la sua purificazione. Una rampa dà l’accesso ad una seconda piazza d’armi, a cui difesa si erge il bastione di S. Giovanni e in cui sono ancora evidenti i resti degli alloggi per i militari, distribuiti su uno o due livelli; ancora più in alto è lo spazio di maggiore rilevanza, la Gran Piazza, difesa dal bastione di S. Giacomo. Qui è presente il Palazzo del Governatore, terminato nel 1574, distribuito su due piani e dotato di tutto quanto necessario per poter approntare un’ultima strenua difesa, tra cui una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Accanto al Palazzo del Governatore, era la più importante chiesa della fortezza, quella di S. Giacomo, inaugurata nel 1604 ed oggi fortemente rimaneggiata. Al di sotto del Palazzo del Governatore ci sono spazi collegati con quelli situati sotto la Gran Piazza e quindi con l’uscita secondaria dalla fortezza. Percorrendo il viale alberato della fortezza, dove un tempo oltre agli alloggi era anche la Cappella del Carmine – edifici distrutti agli inizi dell’Ottocento e mai più ricostruiti – si incontrano alcuni locali di servizio della roccaforte come il Gran Magazzino dell’Artiglieria, mentre sopra ci sono le cucine e le mense per i soldati, locali che oggi ospitano il museo della fortezza. La parte difensiva della fortezza era prevalentemente concentrata sul versante est, meno impervio e quindi più facilmente soggetto ad attacchi nemici e, per meglio scongiurare il pericolo, su questo lato la difesa era affidata ad una sequenza di tre camminamenti: nel Cinquecento, il primo pare avesse un fossato e un ponte levatoio ma c’era anche un grande camino per il riscaldamento delle sentinelle e una scala a chiocciola in pietra che consentiva un rapido accesso al bastione. Fra il primo ed il secondo camminamento, era posizionata la prigione detta “Calabozzo del Coccodrillo”. Sarebbero cinquecenteschi anche l’impianto delle mura difensive e la falsabraga di rinforzo sul lato sud, datata 1564. Le mura di difesa della fortezza si collegavano ad ovest direttamente all’impervia rupe naturale mentre ad est si riconnettevano alle mura di origine più antica, che già cingevano la preesistente struttura fortificata. In esse si aprivano a sud-ovest la Porta S. Antonio – di cui restano alcune tracce – Porta Napoli, di origini duecentesche, Porta delle Vigne, di epoca successiva, e la Porta delle Vene, oggi scomparsa. All'interno della Fortezza, oggi,  è visitabile il Museo delle Armi che si sviluppa su quattro sale dove sono conservate armi e mappe antiche, queste ultime connesse alle vicende storiche di Civitella del Tronto. Tra le armi si segnalano alcuni schioppi a miccia del XV secolo, pistole a pietra focaia, un cannone da campagna napoleonico e dei piccoli cannoni detti "falconetti" da marina.  

Fonti:

Foto: da http://turismo.provincia.teramo.it/il-territorio/i-comuni/civitella-del-tronto e da http://www.associazioniduesicilie.it

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