sabato 17 gennaio 2015

Il castello di sabato 17 gennaio






TUSCANIA (VT) – Castel Cardinale

La Tuscia è terra di antiche rovine sparse ovunque e spesso dimenticate da secoli: è questo il caso di Castel Cardinale, un sito di cui ormai quasi si è persa la memoria nella popolazione locale. La grande pianura che si estende fra Viterbo, Tuscania e Tarquinia, si presenta disseminata di resti di fortilizi, che danno l’idea di come e quanto fosse presidiato per tutto il Medioevo il contado viterbese. Lo stesso territorio, ondulato e frastagliato da numerosi fossi che talvolta assumono l’aspetto di veri e propri canyon, si mostrava morfologicamente poco controllabile, necessitando quindi di numerosi baluardi di osservazione e di difesa lungo le sottili valli che dai Cimini scendono al Fiume Marta e poi al Tirreno, le quali – fino a non molti secoli or sono – costituivano anche un’efficiente rete viaria. Chi conosce il paesaggio della Tuscia può allora ben comprendere come sarebbe stato facile – senza questi castelli sparsi - per eserciti e soldataglie seguire nascosti e indisturbati i tracciati naturali senza essere visti dalle alture, peraltro scarse nella zona, e giungere di sorpresa sino alla città di Viterbo o ad altri importanti centri limitrofi come Tarquinia e Tuscania. Sperduto nel solenne paesaggio dell’entroterra della Maremma Laziale, Castel Cardinale è noto agli agricoltori della zona anche con il nome di “Castello del Marchese”, poiché ricadente in una vecchia tenuta nobiliare, oggi divenuta una grande azienda zootecnica, che assieme alla limitrofa tenuta di Respampani fa di questo angolo di Tuscia una delle aree più importanti del Centro Italia nell’allevamento brado e semibrado di bovini. Il castello si eleva a protezione di un piccolo fosso che corre quasi parallelo alla Strada Chirichea, la lunga sterrata che collega la Via Tuscanese e la Via Vetrallese sfiorando le rovine di Castel di Salce. La peculiarità di Castel Cardinale è tuttavia il fatto di non essere stato edificato sull’orlo di una rupe, come la maggior parte degli altri fortilizi della zona – quali ad esempio il vicino Castel d’Asso o il più distante Castello di San Giovenale, bensì sulla sommità di una collinetta, che seppur ripida non offriva certo la protezione di un burrone. Misteriose e solitarie, le rovine di Castel Cardinale, in blocchi di tufo bruno su base arenacea, colpiscono immediatamente il visitatore sensibile per la loro bellezza enigmatica, conferitagli sia dalla posizione insolita dell’incastellamento sia dalle pittoresche forme architettoniche e dalla particolare situazione ambientale: il colle ove esse si stagliano, coronato da alti pini, si mostra circondato da verdi prati a loro volta bordati dai vasti boschi che avvolgono i fossi. Le fonti  documentarie, pressoché inesistenti, costringono a fare mere supposizioni sulla sua storia. La collina ove sorge l’edificio, con le sue grotticelle, lascia pensare ad un sito di origine etrusca (o addirittura villanoviana), e del resto in tutta la campagna circostante si vedono cavità più o meno ampie, oggi utilizzate come ripostigli o fienili. Il toponimo “cardinale” potrebbe invece lasciar pensare alla sua appartenenza ad una famiglia con un esponente di rango, oppure a quell’Egidio Albornoz che tanto peso ebbe nelle vicende trecentesche di Tuscania. A parte i dubbi sul nome, quel che è molto probabile è che si tratti del classico castrum longobardo di fondazione alto-medievale, rientrante nella rete di fortilizi di cui abbiamo parlato all’inizio. L’aspetto attuale dell’edificio, a pianta irregolare con porzione semicircolare, sembra tuttavia il risultato di successivi rimaneggiamenti, che dal punto di vista architettonico lo accomunano a certe soluzioni di tipo tuscanese, databili fra il XII e il XIII secolo. All’interno, alti e massicci spezzoni di mura lasciano immaginare che vi fosse un possente e panoramico maschio centrale, mentre nulla rimane degli altri edifici. Meglio conservate le mura perimetrali, dalle quali spicca lo splendido torrione affianco alla porta d’accesso, che è l’elemento più caratteristico di Castel Cardinale. L’ampiezza dei volumi ricostruibili ipoteticamente osservando gli avanzi dei vani interni fa credere che il castello in un determinato periodo avesse anche una funzione residenziale forse di tipo addirittura signorile. Quanto infine all’abbandono, potremmo ragionevolmente datarlo ai primi decenni del XV secolo, sia perché non vi sono tracce di modifiche successive, sia per motivi storici, in quanto è ben noto come la Tuscia in epoca rinascimentale vide concentrarsi lo sviluppo architettonico soprattutto nei borghi e nelle città, ove sorsero ville e palazzi sontuosi (Viterbo, Bomarzo, Caprarola, Bagnaia, Vignanello, ecc.) oppure vennero riadattati i castelli già esistenti alle nuove tecniche belliche (Soriano, Gallese, Vejano, ecc.): viceversa, quasi tutti i fortilizi sparsi nelle campagne persero ogni utilità, e di conseguenza finirono presto per essere lasciati a se stessi. Quanto alle fonti, sappiamo comunque che a cavallo fra gli anni Dieci e Venti del Quattrocento Castel Cardinale ancora esisteva e che era proprietà del Conte di Toscanella (l’odierna Tuscania) Angelo Broglio da Lavello: detto “Tartaglia” perché balbuziente, egli fu uno spregiudicato condottiero di ventura che seppe ritagliarsi un’estesa signoria fra la Maremma ed il Tevere, giungendo a conquistare anche Tarquinia, Sutri ed Acquapendente, sino a quando non cadde sotto lo sguardo malevolo del papa e degli stessi Sforza, da cui fu fatto arrestare e decapitare ad Aversa nell’ottobre del 1421. Angelo da Lavello, rinforzò e restaurò il castello, facendo aggiungere una “scarpa” alla torre pentagonale e ad un lato della costruzione. Il palazzo interno, situato dietro al muro di cinta, venne rimaneggiato e migliorato. Il castello però subì talmente tanti furiosi attacchi al punto che nel 1433 è di nuovo citato come diruto. Castel Cardinale rientrò tra i possedimenti della Chiesa con alterne vicende e, parzialmente restaurato, venne nominato Contea da Papa Clemente XVI nel 1773. Affidato dallo stesso Papa alla nobile famiglia dei Gentili, nel 1892 passò, col matrimonio di Costanza de Gentili dei Conti di Castel Cardinale, alla famiglia dei Siciliano, marchesi di Rende. L’impatto visivo straordinario offerto dalla perfetta integrazione fra le antiche rovine ed il paesaggio agreste e naturale fa di Castel Cardinale un luogo non soltanto di profonda suggestione ma anche di enormi potenzialità turistiche: allo stato attuale, però, la mancanza totale di indicazioni stradali e di una cartellonistica didattica sono il segno di una mancata volontà di valorizzare il monumento in tal senso. Eppure, proprio tale solitudine permette ai pochi visitatori di immergersi in un’atmosfera “sospesa” e vagamente malinconica, ove il caos e le sciatterie del mondo contemporaneo appaiono, almeno per un po’, finalmente lontane. Castel Cardinale può essere raggiunto da Viterbo, seguendo le indicazioni per Tuscanica. Imboccando la Via Tuscanese. Dopo alcuni chilometri, all’altezza di un caseggiato con ristorante sulla destra, si volta a sinistra per la strada sterrata Chirichea. Si procede dritti lasciando un a destra immediatamente un bivio che porta a una fattoria, poi si passa sotto a un elettrodotto, si superano vaste coltivazioni e si giunge ad un punto in cui si fronteggiano due filari di pini che conducono ad altrettanti casali rossi. Si segue la stradiola a sinistra che, pur presentando il cartello “proprietà privata” è accessibile a tutti , si oltrepassa la casa rossa e si inizia a scendere, costeggiando stalle e fienili. Poi appaiono sulla destra ampie recinzioni per il bestiame, si oltrepassa un varco nel recinto, si scende sulla sinistra e finalmente si arriva in vista del rudere, che si raggiungerà a piedi. Ecco un video dedicato al castello (di Bortolo5): https://www.youtube.com/watch?v=6qYzcMYM09E


Foto: da http://www.tesoridellazio.it e di lucabellincioni su http://www.panoramio.com/photo/37256844

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