TUSCANIA (VT) – Castel Cardinale
La Tuscia è terra di
antiche rovine sparse ovunque e spesso dimenticate da secoli: è questo il caso
di Castel
Cardinale, un sito di cui ormai quasi si è
persa la memoria nella popolazione locale. La grande pianura che si estende fra
Viterbo, Tuscania e Tarquinia, si presenta disseminata di resti di fortilizi, che danno l’idea
di come e quanto fosse presidiato per tutto il Medioevo il contado viterbese.
Lo stesso territorio, ondulato e frastagliato da numerosi fossi che talvolta
assumono l’aspetto di veri e propri canyon, si mostrava morfologicamente poco
controllabile, necessitando quindi di numerosi baluardi di osservazione e di
difesa lungo le sottili valli che dai Cimini scendono al Fiume Marta e poi al
Tirreno, le quali – fino a non molti secoli
or sono – costituivano anche un’efficiente rete viaria. Chi conosce il
paesaggio della Tuscia può allora ben comprendere come sarebbe stato facile –
senza questi castelli sparsi - per eserciti e soldataglie seguire nascosti e
indisturbati i tracciati naturali senza essere visti dalle alture, peraltro
scarse nella zona, e giungere di sorpresa sino alla città di Viterbo o ad altri
importanti centri limitrofi come Tarquinia e Tuscania. Sperduto nel solenne paesaggio dell’entroterra della Maremma Laziale, Castel
Cardinale è noto agli agricoltori della zona
anche con il nome di “Castello del Marchese”, poiché ricadente in una vecchia
tenuta nobiliare, oggi divenuta una grande azienda zootecnica, che assieme alla
limitrofa tenuta di Respampani fa di questo angolo di Tuscia una delle
aree più importanti del Centro Italia nell’allevamento brado e semibrado di
bovini. Il castello si eleva a protezione di
un piccolo fosso che corre quasi parallelo alla Strada Chirichea, la lunga
sterrata che collega la Via Tuscanese e la Via Vetrallese sfiorando le rovine
di Castel di Salce. La peculiarità di Castel Cardinale è tuttavia il fatto di non essere
stato edificato sull’orlo di una rupe, come
la maggior parte degli altri fortilizi della zona – quali ad esempio il vicino
Castel d’Asso o il più distante Castello di San Giovenale, bensì sulla sommità
di una collinetta, che seppur ripida non offriva certo la protezione di un
burrone. Misteriose e solitarie, le rovine di Castel Cardinale, in blocchi di tufo bruno su base arenacea, colpiscono
immediatamente il visitatore sensibile per la loro bellezza enigmatica,
conferitagli sia dalla posizione insolita dell’incastellamento sia dalle
pittoresche forme architettoniche e dalla particolare situazione ambientale: il
colle ove esse si stagliano, coronato da alti pini, si mostra circondato da
verdi prati a loro volta bordati dai vasti boschi che avvolgono i fossi. Le fonti
documentarie, pressoché inesistenti, costringono a fare mere supposizioni sulla
sua storia. La collina ove sorge l’edificio, con le sue grotticelle, lascia
pensare ad un sito di origine etrusca (o addirittura villanoviana), e del resto
in tutta la campagna circostante si vedono cavità più o meno ampie, oggi
utilizzate come ripostigli o fienili. Il toponimo “cardinale” potrebbe invece
lasciar pensare alla sua appartenenza ad una famiglia con un esponente di rango,
oppure a quell’Egidio Albornoz che tanto peso ebbe nelle vicende trecentesche
di Tuscania. A parte i dubbi sul nome, quel che è molto probabile è che si
tratti del classico castrum longobardo di fondazione alto-medievale, rientrante
nella rete di fortilizi di cui abbiamo parlato all’inizio. L’aspetto attuale
dell’edificio, a pianta irregolare con porzione semicircolare, sembra tuttavia
il risultato di successivi rimaneggiamenti, che dal punto di vista
architettonico lo accomunano a certe soluzioni di tipo tuscanese, databili fra
il XII e il XIII secolo. All’interno, alti e massicci spezzoni di mura lasciano
immaginare che vi fosse un possente e panoramico maschio centrale, mentre nulla
rimane degli altri edifici. Meglio conservate le mura perimetrali, dalle quali
spicca lo splendido torrione affianco alla porta d’accesso, che è l’elemento
più caratteristico di Castel Cardinale.
L’ampiezza dei volumi ricostruibili ipoteticamente osservando gli avanzi dei
vani interni fa credere che il castello in un determinato periodo avesse anche
una funzione residenziale forse di tipo addirittura signorile. Quanto infine
all’abbandono, potremmo ragionevolmente datarlo ai primi decenni del XV secolo,
sia perché non vi sono tracce di modifiche successive, sia per motivi storici,
in quanto è ben noto come la Tuscia in epoca rinascimentale vide concentrarsi
lo sviluppo architettonico soprattutto nei borghi e nelle città, ove sorsero
ville e palazzi sontuosi (Viterbo, Bomarzo, Caprarola, Bagnaia, Vignanello,
ecc.) oppure vennero riadattati i castelli già esistenti alle nuove tecniche
belliche (Soriano, Gallese, Vejano, ecc.): viceversa, quasi tutti i fortilizi
sparsi nelle campagne persero ogni utilità, e di conseguenza finirono presto
per essere lasciati a se stessi. Quanto alle fonti, sappiamo comunque che a
cavallo fra gli anni Dieci e Venti del Quattrocento Castel Cardinale ancora esisteva e che era proprietà del Conte di Toscanella (l’odierna Tuscania) Angelo Broglio da Lavello: detto “Tartaglia”
perché balbuziente, egli fu uno spregiudicato condottiero di ventura che seppe
ritagliarsi un’estesa signoria fra la Maremma ed
il Tevere, giungendo a conquistare anche Tarquinia, Sutri ed Acquapendente, sino a quando non cadde
sotto lo sguardo malevolo del papa e degli stessi Sforza, da cui fu fatto
arrestare e decapitare ad Aversa nell’ottobre del 1421. Angelo da
Lavello, rinforzò e restaurò il castello, facendo aggiungere una “scarpa” alla
torre pentagonale e ad un lato della costruzione. Il palazzo interno, situato
dietro al muro di cinta, venne rimaneggiato e migliorato. Il castello però
subì talmente tanti furiosi attacchi al punto che nel 1433 è di nuovo citato
come diruto. Castel Cardinale rientrò tra i possedimenti della Chiesa con
alterne vicende e, parzialmente restaurato, venne nominato Contea da Papa
Clemente XVI nel 1773. Affidato dallo stesso Papa alla nobile famiglia dei
Gentili, nel 1892 passò, col matrimonio di Costanza de Gentili dei Conti di
Castel Cardinale, alla famiglia dei Siciliano, marchesi di Rende.
L’impatto visivo straordinario offerto dalla perfetta integrazione
fra le antiche rovine ed il paesaggio agreste e naturale fa di Castel Cardinale un luogo non soltanto di profonda suggestione ma anche di enormi
potenzialità turistiche: allo stato attuale, però, la mancanza totale di
indicazioni stradali e di una cartellonistica didattica sono il segno di una
mancata volontà di valorizzare il monumento in tal senso. Eppure, proprio tale
solitudine permette ai pochi visitatori di immergersi in un’atmosfera “sospesa”
e vagamente malinconica, ove il caos e le sciatterie del mondo contemporaneo
appaiono, almeno per un po’, finalmente lontane. Castel Cardinale può
essere raggiunto da Viterbo, seguendo le indicazioni per Tuscanica. Imboccando
la Via Tuscanese. Dopo alcuni chilometri, all’altezza di un caseggiato con
ristorante sulla destra, si volta a sinistra per la strada sterrata Chirichea.
Si procede dritti lasciando un a destra immediatamente un bivio che porta a una
fattoria, poi si passa sotto a un elettrodotto, si superano vaste coltivazioni
e si giunge ad un punto in cui si fronteggiano due filari di pini che conducono
ad altrettanti casali rossi. Si segue la stradiola a sinistra che, pur
presentando il cartello “proprietà privata” è accessibile a tutti , si
oltrepassa la casa rossa e si inizia a scendere, costeggiando stalle e fienili.
Poi appaiono sulla destra ampie recinzioni per il bestiame, si oltrepassa un
varco nel recinto, si scende sulla sinistra e finalmente si arriva in vista del
rudere, che si raggiungerà a piedi. Ecco un video dedicato al castello (di
Bortolo5): https://www.youtube.com/watch?v=6qYzcMYM09E
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