venerdì 16 gennaio 2015

Il castello di venerdì 16 gennaio






SIRMIONE (BS) – Rocca Della Scala (di Mimmo Ciurlia)

La rocca di Sirmione è l'esempio più significativo delle strutture difensive gardesane. Nel periodo che va dal sec. XIII al sec. XIV il borgo di Sirmione era terra di confine tra i possedimenti dei Della Scala di Verona e quelli della signoria di Milano. Non si conosce con esattezza la data di costruzione del castello, anche se comunque è databile nella seconda metà del XIII secolo(1277–1278), probabilmente sui resti di una fortificazione romana. La sua realizzazione venne ordinata dal podestà di Verona Leonardino Della Scala, meglio conosciuto come Mastino I della Scala. La funzione del castello era quella difensiva e di controllo portuale, poiché la città di Sirmione, trovandosi in una posizione di confine, era maggiormente esposta ad aggressioni. La prima parte del castello comprendeva il Mastio, il cortile principale, le tre torri angolari e i due ingressi con ponte levatoio. L’edificio è bagnato su tutti i lati dalle acque del lago di Garda, e su uno di questi, nel secolo successivo, è stata realizzata la darsena che un tempo rappresentava il luogo di rifugio della flotta scaligera. Circa un secolo dopo sono stati aggiunti due cortili e una fortificazione indipendente, unita tramite barbacane a quella principale, per aumentare le difese della fortezza. Le mura e le tre massicce torri maggiori sono caratterizzate dalle merlature a coda di rondine che contraddistinguono ogni costruzione scaligera: dietro questi tre torrioni emerge l'imponente mastio, alto 47 metri, sotto al quale si trovavano le celle destinate ai prigionieri. Un tempo si poteva accedere alla rocca sia dall'esterno del centro abitato che dal borgo stesso tramite ponti levatoi, mentre oggi è possibile entrare soltanto dal borgo. Il castello possedeva tre ingressi, uno trovava luogo a meridione e sbarrava l’istmo che collegava la penisola alla terraferma, un altro ad occidente rivolto in direzione del borgo, l’ultimo, sul lago, a oriente. I due ingressi di terra si caratterizzavano per la presenza di ponte levatoio. L’ingresso dal lago era singolare, poiché protetto da una darsena artificiale di pianta quadrangolare, potenziata ai due estremi orientali da due torri angolari. In corrispondenza della torre di sud-est si trovava il varco attraverso il quale entravano e uscivano le imbarcazioni. Un gran portale ad arco introduce ad un primo rivellino e ad un primo ponte levatoio, entrambi sono collegati da un corridoio che conduce al secondo ponte levatoio. Ai lati del corridoio si aprono gli ingressi del cortile della darsena e del secondo cortile, dove una scala  di 146 gradini, conduce ad un lungo camminamento di ronda, fino ad una postazione di guardia. Pure la darsena è difesa da torri che però, a differenza di quelle interne al castello, non sono caratterizzate dalla merlatura a coda di rondine ma da una struttura di base detta a punta di lancia. Questa caratteristica, insieme all'utilizzo di mattoni e pietre provenienti da zone vicine, denotano un periodo differente di costruzione. Su un lato della darsena si protrae un fossato esterno che sfocia direttamente sul lago. Il castello era stato costruito rispettando una pianta rettangolare, con tre torri angolari di pianta quadrangolare e una quarta torre, interna al recinto, alta circa trenta metri con funzione di mastio. La fortezza è ancora oggi circondata da un ampio fossato colmo d’acqua proveniente direttamente dal lago. In tal maniera l’intero castello, posto a guardia dell’ingresso alla penisola, si prefigurava come un’unità distaccata dalla terraferma, ma direttamente collegata ad essa per mezzo dei ponti levatoi e delle fortificazioni urbiche che dallafortezza stessa avevano loro principio e fine. La tecnica muraria utilizzata per edificare il castello si compone di cantonali rinforzati per mezzo di laterizi e malta di buona qualità. Il resto della muratura si caratterizza per la presenza di pietrame locale parzialmente sbozzato, almeno in parte proveniente dalle fortificazioni tardoantiche, e disposto lungo regolari assise. Entrati nel castello si accede al cortile principale,  rettangolare, circondato da alte mura e dalle torri angolari. A sinistra nel cortile si erge la torre di avvistamento. Osservando le possenti mura si osserva la tecnica costruttiva, dall'utilizzo dei mattoni, cotti nelle vicinanze, e la pietra proveniente dalla vicina collina di Cortine. Oltre all’ingresso dei sotterranei ci sono dei resti murari del Monasteriolo di S. Salvatore di epoca longobarda. La rocca non aveva funzione residenziale perciò gli unici elementi decorativi esistenti sono picche o pigne in pietra poste sui camminamenti. Proseguendo si arriva all’interno della Torre Angolare che conduce ai camminamenti, con i tipici merli ghibellini a coda di rondine.Il  Castello e la sua darsena, ancora in perfetto stato di conservazione, rappresenta un raro caso di fortificazione destinata ad uso portuale ed ebbe il massimo splendore verso la fine del 1300, pur essendo fortezza di estrema importanza non fu mai sede di corte. Nel 1405 Sirmione passò sotto il controllo della Repubblica di Venezia durante il cui dominio iniziò un'opera di rafforzamento dellestrutture difensive. Proprio al dominio veneziano risale un documento del 13 febbraio 1409, nel quale si fa chiara menzione della fortezza scaligera. Dal testo si apprende l’obbligo da parte dei cittadini di Sirmione di provvedere alla riparazione di tutte le fortezze del territorio, ovvero che si
adoperassero a restaurare dove necessario la Rocca Scaligera. Nel XVI secolo cominciò un lento ma inesorabile declino della rocca in concomitanza dell'aumentata  importanza assunto dalla vicina cittadella di Peschiera. Il castello rimase sede della guarnigione militare, fino alla caduta di Venezia nel 1797, poi fu caserma dei francesi e degli austriaci, sino all'Unità d'Italia. Come ogni castello che si rispetti, anche la Rocca di Sirmione ha il suo fantasma. La leggenda vuole che Ebengardo e la sua sposa Arice, vivessero felici nel castello quando, in una notte  di pioggia e vento, un cavaliere,Elaberto, Marchese del Feltrino, bussò alla loro porta per chiedere ospitalità. I due coniugi, dall'animo gentile, lo accolsero e gli diedero riparo. Ma l'orrendo Elaberto, veduta la bellezza e la grazia di Arice, se ne invaghì e architettò di averla ad ogni costo. Durante la notte, furtivamente si introdusse nella stanza di lei per usarle violenza; la donna urlò per far accorrere il marito. Ma prima che egli potesse difenderla, venne uccisa con un pugnale dal terribile Elaberto. I fulmini, i tuoni e il rumore della tempesta però non impedirono ad Ebengardo di svegliarsi e, sentite le urla di Arice, di correre in suo aiuto ma quando arrivò nella stanza, la sua adorata consorte era già morta. Allora perso il controllo e pazzo di dolore, si avventurò sull'intruso. I due ebbero una collutazione e mentre Elaberto morì, trafitto dal suo stesso pugnale, ad Ebengardo non restò che la disperazione. Nemmeno la morte lo ricongiunse all'amata: i loro destini furono separati anche nell'aldilà. Arice in Paradiso mentre Ebengardo condannato a rimanere tra i viventi sottoforma di fantasma. Ecco perchè ancora oggi, nelle notti di tempesta, lo si può vedere aggirarsi tra le sale del castello, cercando la sua Arice, che non seppe proteggere.  

Fonti:

Foto: da http://www.gardaconcierge.com/sirmione-aperture-serali-2014-grotte-catullo-castello-scaligero/ e di kingleo su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/69805/view

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