PIEDIMULERA (VB) - Torre Ferrerio
La torre, che domina i tetti del borgo antico, si alza per
complessivi trenta metri ed ha pianta rettangolare di 10,5 x 8 metri. Sotto di
essa passa l'antica strada che portava in valle Anzasca, la cosiddetta
"Mulera": per percorrerla i viaggiatori dovevano pagare un dazio ai
padroni della torre. Costoro appartenevano alla famiglia dei Ferrari o Ferreri,
il cui nome derivava dall'"ars ferraria", cioè dalla lavorazione del
ferro, di cui erano abili e ricchi imprenditori. Un'iscrizione ancora visibile
all'ultimo piano della torre ci segnala le date di inizio e di fine dei lavori
di costruzione: HUIS TURRIS 1594 DIE X APRILIS PRINCIPIUM 1597 DIE XIX
NOVEMBRIS TECTUM (L'inizio di questa torre fu il 10 aprile 1594 e il tetto fu
posto il 19 novembre 1597). Appena terminata, essa venne fatta oggetto di
visita, come testimoniato dal manoscritto cinquecentesco del parroco di Pieve
Vergonte, Gian Antonio Giavinelli, dal conte Renato Borromeo il 25 novembre
1598, feudatario di tutta la valle Anzasca. E' assai probabile che in quella
data non fosse stato ancora realizzato il ciclo pittorico all'ultimo piano,
descritto più avanti. La tradizione popolare vuole che, ai muratori e manovali
che lavorarono alla costruzione della torre, venisse dato quale compenso, una
misura di miglio al giorno; non vi sono invece notizie realitive al nome
dell'architetto che dovette progettarla. Il committente è invece conosciuto: si
tratta del signor Desiderio, causidico e notaio, figlio di Federico e fratello
di Giacomo e Francesco. Costruita assieme al palazzo adiacente, che costituiva
la vera residenza dei Ferreri, la torre mantenne la sua funzione almeno fino
alla metà del XVIII secolo, quando, dopo l'emissione del Regio Biglietto 12
aprile 1768 da parte del nuovo governo sabaudo (subentrato nel 1733 a quello
milanese), venne adibita a deposito delle granaglie in assegnazione alle
popolazioni della valle Anzasca. E' probabile che a questo uso fossero adibiti
i piani inferiori, e forse a quest'epoca si può far risalire l'asportazione del
camino nella sala a pianterreno di cui si fa menzione in seguito. La visione
d'insieme della torre mostra la funzione che essa doveva avere, cioè quella di
vigilare e insieme quella di offrire un prestigioso soggiorno vista l'eleganza
delle forme rinascimentali. Si può ritenere che sul luogo esistesse già dal
medioevo, o forse dalla più remota antichità, una torre o una casa forte a
controllo di una via assai importante che conduceva verso il passo del monte
Moro e da lì in Svizzera. Quando fu innalzata l'attuale torre, cioè alla fine
del XVI secolo, la necessità di vigilare non aveva più una grande importanza. La
torre è costituita da cinque piani raggiungibili mediante una scala interna
abbastanza ripida ed eseguita con notevole accuratezza oltre che ben
illuminata. Nulla è rimasto dell'arredamento interno. Ben conservati rimangono
gli stipiti delle porte che sono in pietra scolpiti a mano con segmenti retti,
che ottengono un buon effetto pittorico. Persino le alzate degli scalini sono
lavorate a mano con disegni simili a quegli degli stipiti, mentre le pedate
sono arrotondate sulla parte a vista. Identico trattamento hanno gli stipiti e
gli architravi delle finestre. Ogni piano è costituito da un unico salone, a
pianta quadrata, coperto da una volta a padiglione lunettata lungo tutto il
perimetro; le lunette sono talvolta sostenute da un capitello pensile o
peduccio di disegno semplice ed armonioso, oppure poggiano su una fascia
continua a rilievo. Al piano terreno il cui ingresso, rivolto a ovest, si apre
su un piccolo cortiletto, era caratterizzato dalla presenza di un vasto camino,
ora asportato, che doveva presentare i caratteri tradizionali della cappa
posata su mensole e vasto architrave. Al primo piano la volta poggia su
eleganti peducci in serizzo, e si trova invece un camino ornato con sagome
eleganti in puro stile cinquecentesco, realizzato in serizzo. Al secondo piano
il riquadro centrale del soffitto voltato è decorato a stucco in forte rilievo.
Gli stilemi barocchi della decorazione, costituita da un cartiglio a svolazzi
ornato di maschere e puttini e contenente lo stemma della famiglia Ferreri,
denuncia di
appartenere ad un epoca posteriore a quella della prima
erezione della casa. Qui le velette del soffitto non insistono più su peducci,
ma su fascia continua priva di modanature e ornamenti. Il terzo piano è
definibile come "il piano delle feritoie" per il gran numero di
feritoie che lo contraddistingue: prima ancora di raggiungere il pianerottolo
si apre a sinistra una prima feritoia, mentre sul ripiano, sempre a sinistra,
un'ampia finestra a sedili ha sotto il parapetto una piccola feritoia. Pure
nella parete di fronte vi sono tre feritoie, tutte disposte asimmetricamente,
con scopo probabilmente decorativo. Anche le finestre della scala adiacente
sono munite di feritoie.
Da notare al
secondo e al terzo piano un armadio a muro ricavato nella parete in cui si apre
la porta d'entrata: esso conserva l'anta in legno originale cinquecentesca;
anche le porte di accesso ai saloni appaiono risalire al cinquecento, e quella
del terzo piano venne successivamente foderata da uno spesso foglio di lamiera
di ferro per ragioni di sicurezza. Il piano sicuramente più interessante
risulta comunque il quarto, dove si trova il locale più ampio e meno alto, coperto
da un semplice soffitto in legno a travi ed assito e illuminato da ben dieci
finestre che, sotto al davanzale, hanno la feritoia, anche se murata,
probabilmente per ripararsi dal vento. Il locale risulta essere più vasto di
quelli sottostanti in quanto viene a mancare la parete divisoria con la scala.
L'elemento di straordinario interesse di questa sala è quella di avere tutte le
pareti decorate da un ciclo di affreschi di notevole qualità, eseguiti
probabilmente un anno dopo la fine dei lavori di costruzione della torre e cioè
nel 1598, data che s'intravede in una scritta inserita dall'autore in una parte
dell'affresco. Purtroppo le pitture sono in pessimo stato in parte a causa
dell'umidità e in parte per la tecnica usata, che è un compromesso tra l'affresco
e la tempera. In molti punti il colore è caduto, ma fortunatamente ne è rimasta
ben visibile la sinopia, eseguita con pennellate agili ed estemporanee. La
parete è alta circa tre metri; sopra le finestre corre un fregio che si svolge
su quasi tutto lo spazio perimetrale: in esso sono contenute scene di caccia ed
altre di tema mitologico, che si concludono con un banchetto dove appare una
tavola imbandita di selvaggina e di pani. Sotto a questo friso continuo la
parete, suddivisa in settori dalle finestre, lungo i cui piedritti sono dipinti
mensoloni o tripodi o sostegni di varia foggia sui quali si appoggiano busti
umani o di animali in funzione di cariatide. La porzione di parete compresa tra
questi elementi recava composizioni con scene mitologiche ora quasi
illeggibili, mentre in posizione centrale nei lati ovest, nord e sud era
dipinto una sorta di drappo steso verticalmente, a imitazione di una modalità
decorativo di origine medioevale e sopravvissuta almeno fino al XV-XVI secolo.
Questo ciclo pittorico rimane ad oggi anonimo; il pittore non rivela un livello
culturale molto elevato, l'opera è sicuramente interessante come documento di
costumi, armi e usanze di caccia della fine del '500. Rilevante anche il fatto
che tutte le finestre conservano ancora il sistema originale a scuri interni,
che supplivano anche alla funzione di serramento vero e proprio. Il tetto della
torre è a cuspide coperta di lastre di beola; è sorretto da un sistema ad
albero formato da grosse travi in legno. Mensoloni ben sagomati sostengono la
gronda assai sporgente. Nei quattro spigoli si ergono eleganti pinnacoli ed uno
più slanciato sul vertice: tutti reggono delle piccole croci. Interessante e
curiosa appare poi la forma data ai comignoli. Per renderli funzionali, anche
malgrado i venti insistenti e prepotenti che soffiavano dalla Valle Anzasca,
furono pittorescamente incappucciati cosicché lo sfogo risulta diretto quasi
verso il basso. Altri link consigliati: http://www.ossolanews.info/ultime/index.php/tutte/2532-la-torre-di-piedimulera-aula-straordinaria-del-corso-di-aggiornamento-delle-guide-escursionistiche,
http://www.piemontedalvivo.it/home/wp-content/uploads/2013/07/PIEDIMULERA-storia-arte-tradizioni.pdf
Fonti:
http://www.comune.piedimulera.vb.it/ComSchedaTem.asp?Id=24103
Foto:
da http://lavalledelrosa.forumfree.it/?t=53687915 e di Marco Carnelli su http://www.panoramio.com/photo/58844611
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