ALES (OR) – Castello di Barumele
Si tratta di un castello particolare, dalla singolare
planimetria, formata da parti costruite in tempi differenti, come la cinta
muraria subcircolare di età bizantina, la torre decagonale (come ha rilevato in
tempi recenti l’arch. Maura Falchi) di età giudicale, i bastioni di
fortificazione aragonesi. La storia del castello, va ricostruita infatti, oltre
che con le poche notizie tramandateci in scarni documenti, soprattutto grazie
ai resti architettonici, più loquaci della carta. Se pur brevemente, si sono
confrontati con Barumele storici come il Fara, l’Angius, Lamarmora, Nieddu,
Carta-Raspi, Fois, Casula e documenti come il Condaghe di Bonarcado, atti di
pace, testamenti, donazioni. Il castello prende il nome da Villa Barumela,
attestata nel testamento di Ugone II (1335) ove è citata la chiesa e nell’atto
di pace del 1388 tra Eleonora D’Arborea e Giovanni d’Aragona e fu certamente
abitato fino al 1511 circa. La villa sorgeva a sud del castello nel piano
sottostante alla collina, ove sono stati rinvenuti resti di ceramica bizantina
del VI sec. d.C. e probabilmente vantava più di una chiesa. Il colle ove sorge
il castello vide la presenza dell’uomo fin dal VI millennio a.C. , come attesta
una vicina stazione per la raccolta di ossidiana. La fortezza di Barumele nacque
sotto Giustiniano o al più tardi nel VI sec. d.C. allo scopo di difendere il
confine tra barbaricini e bizantini, in un’epoca in cui questa linea giunse
fino a Usellus e Ales divenne paese di frontiera. Il castello, dunque a 325 m.
slm, è cinto da robusta cortina muraria a duplice parametro in blocchi
squadrati di arenaria, con una porta monumentale in conci di calcare a
Sud/Ovest della muraglia, controllava la strada per Laconi. L’area interna
della fortezza è di 1190 mq. Agli albori del IX secolo, venne ereditato dai Re
d’Arborea, insieme agli stessi problemi dei bizantini, in quanto Usellus veniva
costantemente presa d’assalto dai barbaricini, fino alla completa distruzione e
lo rinforzarono con il bastione semicircolare che gli elementi costruttivi
fanno risalire al periodo romanico. Esso è costruito con un certo gusto
decorativo che ricerca l’alternanza cromatica dei blocchi di arenaria, ora
verdi, ora dorati, ora avorio. Ciò accadde intorno al 1182, data in cui i
documenti citano per la prima volta un Vescovo di Alae (Comita Pais) in un
diploma di Barisone I, Re/Giudice d’Arborea. In epoca più avanzata (XIII sec.)
lo adeguarono a nuovi scopi, ovvero come seconda linea di difesa dalle
incursioni aragonesi del decaduto Giudicato di Cagliari. Il bastione poligonale
di matrice gotica, va invece datato alla fine del XIII sec. tempo di Mariano II
d’Arborea. Misura alla base 7.40 mt, con un’altezza residua di 8,30 mt,
spessore murario 2,40 mt. Con l’avvento dei catalano-aragonesi nel 1410 anche
il castello di Barumele passò ai Carròz, di origine visigotica, i quali si
imparentarono con gli Arborea, retrocessi a Marchesi. Dalla nuova famiglia
nacque Violante Carròz nel 1456, personaggio controverso che ereditò l’intera
contea di Quirra (marchesato solo dal 1604), sepolta in San Francesco a
Stampace (Cagliari), legata al castello e ad Ales perché ne finanziò la
Cattedrale, ma soprattutto perché ordinò l’esecuzione del parroco di Bonorcili,
Giovanni Castangia, impiccato alla finestra del castello o di altra di lei
residenza in Ales. Per questo delitto subì il carcere e fu perdonata nel 1510 da Ferdinando II. Con
la sua morte avvenuta qualche anno dopo iniziò la decadenza del castello. La
planimetria è interamente ricostruibile. Nel crollo, resti della copertura la
danno a falda inclinata verso l’interno per la raccolta dell’acqua piovana
nella cisterna ancora visibile. L’unica opera attribuibile agli aragonesi è la
bastionatura che cinge la cortina muraria. Il castello è avvolto da un alone di
mistero: una delle tante leggende narra che alla grata di una finestra fu
trovato impiccato il sacerdote del maniero, suicidatosi perché innamorato della
contessa Violante, la quale in seguito al tragico evento decise di donare il
suo tesoro alla cattedrale di San Pietro. Un’altra leggenda narra di un tunnel
che collegherebbe il Castello Aragonese dei Carroz con i sotterranei della
Cattedrale, custoditi dalla famigerata musca maceda, enorme insetto posto a
guardia dei tesori tuttora celati nelle viscere del colle di Barumele. Per
approfondire, suggerisco i seguenti link: http://www.ales.sardinia.it/Acheologia.htm
Fonti: http://www.geosearch.it/s_59/Ales/cosa-vedere/Castello-di-Barumele.php,
http://www.oristanosardegna.eu/index.php/17-monumenti-della-provincia-di-oristano/46-castello-di-barumele-ales,
http://www.abas.sardegna.it/index.php/ales
Foto: tutte e tre di Cristian Garau su https://www.facebook.com/groups/319124528143991/
(una con il pannello turistico che riporta la storia del castello)
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