LANA (BZ) – Castel Montebruno
Col nome
tedesco di
Schloss
Braunsberg, è un castello medievale che si trova lungo la strada per la Val
d’Ultimo. Le prime notizie del maniero risalgono al 1231 quando era di
proprietà di Ulrich von Braunsberg. Nel 1361 i Braunsberg si estinsero e il
castello diventò proprietà dei sovrani del Tirolo. Nel 1492 i conti Trapp
acquistarono dall'imperatore Massimiliano I d’Asburgo il feudo di castel
Montebruno e i relativi diritti di amministrazione della giustizia in Val
d'Ultimo. Nel 1510 parte del castello e il mastio franarono nel sottostante rio
Valsura. Il maniero rimase nella disponibilità dei Trapp fino al 1969 quando
passò per questioni ereditarie ai conti Strachwitz. Nel castello sono
conservate una stube con tetto a travi del XIV secolo e una cappella con
dipinti del XVII secolo, coro poligonale e campanile a gradoni. Una cinta
muraria con merli a coda di rondine, un cortile interno, una Palas (parte residenziale
di una rocca) e una cappella con le armi dei conti di Trapp, Tirolo e Austria,
caratterizzano il borgo di Montebruno. Aquile di metallo e stemmi dei Trapp
adornanno finanche le sedi della cappella. Particolarmente pregiato è il calice
d’argento, ivi conservato, del
XIII secolo. Oggi il
borgo di Montebruno, è di proprietà privata dei conti di Trapp e non può essere
visitato. Secondo una leggenda, durante le crociate il cavaliere proprietario
del castello di Montebruno volle unirsi ai castellani dei dintorni per
partecipare alla spedizione ma non lasciava volentieri la sua consorte, la
giovane e bellissima Jutta. Così la mise sotto la protezione del suo capitano,
del suo amministratore, di cui si fidava ciecamente. In realtà quello era un
tipo losco, che si curò poco del giuramento fatto al suo signore. Fece di tutto
per entrare nelle grazie della bella signora del castello, dandole ad intendere
che tanto suo marito non sarebbe tornato mai più dalla crociata. Ma Jutta
respinse tutte le vergognose proposte del capitano e aspettò con pazienza il
ritorno del consorte. Il marito ebbe fortuna e molti mesi dopo tornò al suo
castello. A quel punto il capitano, per tirarsi fuori dalla pericolosa
situazione in cui veniva a trovarsi, calunniò la signora, l’accusò di aver
condotto una vita scostumata, di essersi curata poco della fedeltà coniugale
durante l’assenza del marito. L’uomo, inferocito dalla gelosia, stava per
condannare la moglie al carcere a vita. Ma la nobile Jutta si ribellò a quel
destino ingiusto; davanti agli occhi del sospettoso marito e del capitano
preferì gettarsi a capofitto nel vuoto, nella profonda gola sottostante la
rocca. Allora, accadde un miracolo! Il cielo premiò l’innocenza e la sincerità
di Jutta, che toccò incolume la terra e risalì al castello a testa alta. Il
perfido capitano capì che non ci sarebbe stato nulla da fare e si gettò a sua
volta nel burrone, sfracellandosi sul fondo.
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