sabato 10 ottobre 2015

Il castello di sabato 10 ottobre






LANA (BZ) – Castel Montebruno

Col nome  tedesco di Schloss Braunsberg, è un castello medievale che si trova lungo la strada per la Val d’Ultimo. Le prime notizie del maniero risalgono al 1231 quando era di proprietà di Ulrich von Braunsberg. Nel 1361 i Braunsberg si estinsero e il castello diventò proprietà dei sovrani del Tirolo. Nel 1492 i conti Trapp acquistarono dall'imperatore Massimiliano I d’Asburgo il feudo di castel Montebruno e i relativi diritti di amministrazione della giustizia in Val d'Ultimo. Nel 1510 parte del castello e il mastio franarono nel sottostante rio Valsura. Il maniero rimase nella disponibilità dei Trapp fino al 1969 quando passò per questioni ereditarie ai conti Strachwitz. Nel castello sono conservate una stube con tetto a travi del XIV secolo e una cappella con dipinti del XVII secolo, coro poligonale e campanile a gradoni. Una cinta muraria con merli a coda di rondine, un cortile interno, una Palas (parte residenziale di una rocca) e una cappella con le armi dei conti di Trapp, Tirolo e Austria, caratterizzano il borgo di Montebruno. Aquile di metallo e stemmi dei Trapp adornanno finanche le sedi della cappella. Particolarmente pregiato è il calice d’argento, ivi conservato, del XIII secolo. Oggi il borgo di Montebruno, è di proprietà privata dei conti di Trapp e non può essere visitato. Secondo una leggenda, durante le crociate il cavaliere proprietario del castello di Montebruno volle unirsi ai castellani dei dintorni per partecipare alla spedizione ma non lasciava volentieri la sua consorte, la giovane e bellissima Jutta. Così la mise sotto la protezione del suo capitano, del suo amministratore, di cui si fidava ciecamente. In realtà quello era un tipo losco, che si curò poco del giuramento fatto al suo signore. Fece di tutto per entrare nelle grazie della bella signora del castello, dandole ad intendere che tanto suo marito non sarebbe tornato mai più dalla crociata. Ma Jutta respinse tutte le vergognose proposte del capitano e aspettò con pazienza il ritorno del consorte. Il marito ebbe fortuna e molti mesi dopo tornò al suo castello. A quel punto il capitano, per tirarsi fuori dalla pericolosa situazione in cui veniva a trovarsi, calunniò la signora, l’accusò di aver condotto una vita scostumata, di essersi curata poco della fedeltà coniugale durante l’assenza del marito. L’uomo, inferocito dalla gelosia, stava per condannare la moglie al carcere a vita. Ma la nobile Jutta si ribellò a quel destino ingiusto; davanti agli occhi del sospettoso marito e del capitano preferì gettarsi a capofitto nel vuoto, nella profonda gola sottostante la rocca. Allora, accadde un miracolo! Il cielo premiò l’innocenza e la sincerità di Jutta, che toccò incolume la terra e risalì al castello a testa alta. Il perfido capitano capì che non ci sarebbe stato nulla da fare e si gettò a sua volta nel burrone, sfracellandosi sul fondo.



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