GAMBOLO' (PV) - Castello Litta
La prima volta che il nome del paese compare nella storia è nel 999, in un
documento in cui si dice che un certo Ademarus de Gambolate doveva risarcire il
vescovo di Vercelli Leone dei danni arrecatigli. Il castello viene citato per
la prima volta cento anni dopo, nel 1099: la fortezza accoglieva al sicuro gli
abitanti del villaggio e della campagna circostante. Ma il documento più
importante è una bolla del papa Innocenzo II del 1133 che conferma all'allora
vescovo di Novara l'appartenenza di questo territorio alla sua diocesi: il
paese viene chiamato Campus Latus. Nel Medioevo è testimoniata la compresenza
di due diverse diocesi, quella di Novara e quella di Pavia: ci troviamo in un
territorio di confine fra le due giurisdizioni, cui si legano anche mosse politiche
e strategiche dei due vescovadi e dei poteri laici ad essi collegati. Dalla
diocesi di Novara dipendeva la pieve di S. Pietro di Masovico, collocata
all'incirca due km fuori dell'abitato attuale, oltre il Terdoppio. Da San
Pietro dipendeva la chiesa di S. Gaudenzio; questa, situata nel villaggio,
destituì nei secoli successivi la pieve rurale e divenne la parrocchia del
paese. La diocesi di Pavia trovò invece la propria dipendenza nella pieve di
Sant'Eusebio, documentata fra XIII e XIV secolo. In questi secoli il paese
gravitava politicamente nell'orbita di Pavia, che era continuamente in guerra
con Milano; nel corso degli anni Gambolò venne ripetutamente assediata e
danneggiata. Alla fine Milano prevalse definitivamente e si sancì il predominio
della signoria dei Visconti. Il castello pervenne ai Beccaria e venne poi dato
da Galeazzo Maria Visconti a Francesco Pietrasanta. Fra basso Medioevo e
Rinascimento la zona rifiorì, grazie a bonifiche e canalizzazioni che valorizzarono
la campagna. Con l'avvento degli Sforza e la successiva perdita del ducato a
favore dei francesi passò, nel 1499, nelle mani di Gian Giacomo Trivulzio,
maresciallo di Luigi XII, marchese di Vigevano. Dopo alterne vicende militari e
politiche il territorio, con il Ducato di Milano, finì definitivamente nelle
mani della corona spagnola. Nel 1573 i nobili Litta Visconti Arese acquistarono
dagli spagnoli il feudo di Gambolò. È del 10 ottobre 1639 il documento nel
quale si avvisa che le terre di Gambolò, Gravellona, Cilavegna, Cassolnovo, Villanova,
Nicorvo, Robbio, Confienza e Palestro cessarono di far parte del territorio
Novarese o Pavese ed entrarono in quello Vigevanasco, diventando terre
appartenenti al contado di Vigevano. Nel 1743 il Vigevanasco passò dallo Stato
di Milano (allora austriaco) ai Savoia, e nel 1818 fu unito alla Lomellina. Intorno
all'anno 1000, nel periodo dei Comuni, sorse il “Castrum“, nucleo fortificato
del castello, luogo di protezione per gli abitanti del villaggio e dei
territori. In origine il castello era una rocca realizzata a scopi prettamente
difensivi, e nel corso dei secoli subì numerosi saccheggiamenti e venne
semidistrutto nelle campagne militari dei secoli XII e XIII. Tra il 1412 e il
1475 il feudo di Gambolò venne concesso ad Antonio Beccaria, esponente della
famiglia della nobiltà pavese che già dagli inizi del Trecento era titolare del
possedimento. Esauritasi la dinastia dei Beccaria nel 1475, Gambolò conobbe il
periodo di massimo splendore negli anni Ottanta del Quattrocento per iniziativa
di Ludovico il Moro, che dispose lavori di restauro e vi soggiornò con
frequenza. Il castello presenta i caratteri essenziali delle rocche visconteo -
sforzesche con pianta quadrilatero/trapezoidale e torri sia nei “cantoni“ che
al centro. Da ogni lato i muri di cinta, lungo cui si snodavano i cammini di
ronda, erano completati da merli ghibellini. Il 30 gennaio 1573, come
precedentemente scritto, il Marchese Litta Agostino acquistò, dal fisco
spagnolo, per 60.400 lire il fuedo di Gambolò. La Casa del Signore di cui entrò
in possesso misurava circa 350 m² e occupava il lato nord - ovest del
castello. L'idea del Conte era quella di trasformare il castello in villa di
campagna con un ampio giardino e un ingresso rappresentativo. Pertanto l'11
aprile 1573 il conte, successivamente elevato al titolo di marchese, incominciò
ad acquistare le proprietà private poste all'interno del castello iniziando da
quelle prossime al palazzo. Tra il 1614 e il 1680 venne realizzato, a est della
rocca, il nuovo viale di ingresso previo rifacimento dei due fronti della via
allora esistente con svasamento poligonale della contrada di Mangrate,
l'attuale Corso Vittorio Emanuele. Il nuovo viale sfociava di fronte al
torrione principale sul cui arco è ancora in parte leggibile la centinatura
della facciata con le feritoie dei bolzoni del ponte levatoio, trasformato, nel
1680 in portale d'ingresso con arco a sesto ribassato e dentellato, sopra al
quale sono visibili le insegne della casata e un oculo circolare sorretto da
quattro lesene. Il palazzo si elevava circa 50 metri ad ovest con ingresso ad
arco ribassato a tutto sesto, con fronte bugnato ed estradosso a dentelli.
Oltre si trovava il cortile con due colonnati affacciati e una muraglia cieca.
Prima della fine del secolo i Litta eliminarono dalla cinta muraria del
castello i merli e i cammini di ronda, iniziando a costruire a ridosso del muro
una galleria, oggi chiamata “Manica Lunga“. Purtroppo a seguito di controversie
i lavori si interruppero con la costruzione della torre quadrata posta al
centro del lato che congiungeva il palazzo con la torre Mirabella e, solo nei
primi anni del Settecento, con l'acquisto degli ultimi sedimi si portarono a
termine i lavori arricchendo la torre Mirabella di un belvedere con ringhiera. Il
corpo della “Manica Lunga“ si sviluppa su due piani per un'altezza complessiva
di m 10.00 circa. Il piano terra è costituito da una galleria della lunghezza
di circa m 50.00 costituita da 15 colonne binate poggianti su un parapetto
interrotto da un'alternanza di vuoti e di pieni che trovano definizione nella
continuità materica delle mensole poggianti su pilastrini centrali in pietra.
Appoggiate sui capitelli delle colonne si trovano le travi in pietra, per la
prima parte in ceppo e per la seconda in granito quasi a testimoniare le fasi
successive di esecuzione dei lavori. In corrispondenza degli archivolti si
aprono delle finestrature che si affacciato sulla porzione di fossato ora
coperta. Le pareti sono intonacate a eccezione della parte delle vecchie mura
che si presenta in mattoni a vista. Il soffitto della galleria è in cannicciato
con volte a sesto ribassato con alternanza di vela e botte, mentre la soletta è
in assito poggiante su un'orditura in legno. Nei decenni successivi furono
apportate altre modifiche come ad esempio la fontana ottagonale, ora distrutta,
fatta erigere nel 1776 al centro del giardino in prossimità della galleria.
Successivamente il castello fu donato dalla famiglia Robecchi, avente causa dai
Litta, al Comune di Gambolò e ospita attualmente diversi uffici pubblici, la
biblioteca comunale e la sede del Museo Archeologico Lomellino (posto al piano
primo del complesso della Manica Lunga). Il castello di Gambolò nel suo aspetto
odierno riunisce un complesso di costruzioni di epoca diversa. Della struttura
più antica è conservato solo l’ampio recinto di mura fortificate, un
quadrilatero di forma trapezoidale che presenta quattro torri cilindriche agli
estremi e i resti di tre delle quattro torri quadrate posizionate al centro di
ogni lato delle mura. Sono invece da collocarsi fra il tardo Cinquecento e il
Seicento quelle parti riconducibili alle trasformazioni realizzate per volontà della
famiglia Litta. Qui trovate alcuni episodi di apparizioni di fantasmi legate al
castello di Gambolò: http://oltrelanebbiablog.blogspot.it/2011/01/castello-di-gambolo-il-fantasma-della.html.
Infine, ecco un video di EPAS in cui si parla sempre del suddetto castello: https://www.youtube.com/watch?v=QXmAgV40aP4
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Gambol%C3%B2, https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Gambol%C3%B2,
http://www.castellidelducato.eu/struttura.php?id=32
Foto: entrambe di Solaxart 2012 su http://www.preboggion.it/CastelloIT_di_Gambolo.htm
(da visitare per vedere altre stupende foto...)
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