FONTANA LIRI (FR) – Castello Succorte
In un atto notarile del luglio 1006 dell’Archivio di
Montecassino, pubblicato nel 1897 da Alessandro Magliari, si cita un Giovanni
del fu Albino, abitante nel territorio di Arpino “nella località denominata castellu
zupponi’. L’indicazione del toponimo come di una semplice località fa
ritenere che la costruzione difensiva, realizzata nell’alto medioevo sulle più
antiche murature di una villa romana, fosse già pressoché scomparsa. Riguardo
al termine Zupponis, si è ipotizzato, ma senza dati precisi, che esso
potesse riferirsi o al longobardo Zottone, che intorno agli anni 587-589
conquistò la zona, o a un certo Suppone (forse il duca di Spoleto dell’822). La
più tarda espressione castrum Scipionis (che riguardava il borgo di Fontana
Liri superiore e in particolare il castello medievale) è invece, chiaramente,
una corruttela del più antico toponimo (Zupponis). Più storicamente certe sono
le notizie sulla “cella’ di S. Maria de Castello Zupponis, testimoniata
dal 1110 (Bolla di Pasquale TI), ma la cui fondazione dovrebbe risalire al
periodo che va dalla seconda metà del X secolo alla prima metà dell’XI, in cui
nel territorio di Arpino è documentato un intenso programma di riorganizzazione
fondiaria ad opera dei benedettini, con le celle di S. Silvestro, S. Benedetto
de Colle de Insula, S. Lucia, S. Martino, che funzionavano come vere e proprie
aziende agricole, ed inoltre con le chiese della Beata Maria Vergine in loc. Le
Forme e di SantAndrea, ambedue con monastero. L’epoca di costruzione del
castello medievale è collegata, dopo il Mille, alla diffusione del termine castrum,
specifico in relazione al fenomeno dell’incastellamento, più che all’uso del
toponimo “Fontana”, per la prima volta indicato nel 1142. Erano gli anni in cui
i Normanni percorrevano da conquistatori il Lazio meridionale. Il castello, poi
denominato “Succorte”, sorse sullo scosceso monte di Santa Lucia, intorno al
quale furono edificate le case del borgo, a sua volta più tardi circondato da
una cerchia muraria. Ai tempi dei re normanni, fu compilato un elenco di Baroni
che sotto il regno di Guglielmo Il il Buono erano tenuti a fornire uomini per
la III Crociata. Vi risulta che il feudatario di Fontana, il conte Roberto di
Caserta, doveva fornire due militi (che in genere facevano parte del ceto
nobiliare). Dopo la crisi provocata da Ottone I Federico II confermò nel 1211 a
Riccardo Conti, fratello di Innocenzo III, diversi castelli fra i quali era
Fontana. Successivamente, nel 1221, Tommaso, conte di Caserta, riconfermò
diversi benefici (già precedentemente concessi dal suo bisavolo Roberto
Maggiore e dal nonno Guglielmo) e ne stabilì altri a “chierici, milites
e boni homines di Fontana”, con un documento, basilare per la storia
del paese, indicato con il nome di Ascissa atque constituto
(conservato nell’Archivio Caetani, 1221, n. 665). Nell’atto di concessione era
prevista una forte ammenda (dieci once d’oro a carico di coloro che, ricoprendo
cariche amministrative, non avessero applicato quanto in esso stabilito). Dal
documento si comprende che agli inizi dell’epoca federiciana, si era ormai
definita in Fontana la suddivisione nei diversi ceti dominanti, clero, nobili e
boni homines (questi ultimi si distinguevano per livello di cultura e
per il loro patrimonio). E anche notevole l’intervento del Conte a difesa dei
cittadini di Fontana che in precedenza erano stati ingiustamente oppressi,
contro quelle che erano le leggi e le buone tradizioni. Mentre Federico II era
impegnato nella quinta Crociata in Terra Santa, un esercito papalino, nel 1229,
guidato dal Conte di Campania, piombò su Sora e da qui si impadronì sia di
Arpino e di Fontana sia della Marsica. Nello stesso anno Federico Il, ritornato
in Italia, riconquistò rapidamente i territori perduti e fra questi quello di
Fontana. Nel 1269 Fontana rientrò nel programma di Carlo I d’Angiò per la
riorganizzazione dei castelli di Terra di Lavoro e di Abruzzo. Per essi, si
fissavano le qualifiche dei castellani, il numero degli addetti per ogni
fortificazione, l’ammontare degli stipendi e si davano direttive in relazione
alle riparazioni da effettuare. Il castrum di Fontana vi appare tenuto
da un castellano scutifer. I castellani del Castrum Sorelle
(Sora) e del Castrum Pescli Falconarie (Arpino) erano milites e
avevano quindi una maggiore dignità (una qualifica intermedia era quella di
castellano scutifer); tuttavia, il castellano scutifer di
Fontana, che aveva a sua disposizione otto inservienti, risulta più importante
di quello della Civita Vecchia di Arpino con sei inservienti. Con un diploma
del 7 giugno 1289, Carlo II d’Angiò, riconoscendo i diritti spettanti a
Riccardo del castrum di Montenero (situato fra Arpino e Santopadre) su
diversi paesi fra i quali Fontana, in base ad accordi precedentemente stipulati
fra Carlo I e il Pontefice, concesse ai suoi figli il possesso dei feudi
stessi. Alcuni anni dopo, però, nel 1295, il re trasferì diversi castelli (e
fra questi Fontana e Atina) al conte Roffredo II Caetani, fratello di Bonifacio
VIII. Fontana era allora obbligata ad una contribuzione annuale di 40 once
d’oro. Nel 1349, un grave colpo alla situazione sinora delineata fu inferto dal
gravissimo terremoto che si abbatté sulla zona, avendo come epicentro Cassino,
dove fu distrutta l’Abbazia. Fu allora raso al suolo il borgo medievale di
Atina (sul Monte Santo Stefano), ma notevoli danni si ebbero, a largo raggio,
da Fontana ad Alvito, Sora e Veroli. Il centro fontanese ritornò alla ribalta
nel 1451, quando il re di Napoli, Alfonso I d’Aragona, mentre con il suo
esercito si dirigeva verso la Toscana, ammalatosi gravemente, fu trasportato da
Campolato nel vicino Castello di Fontana, dove rimase per circa due mesi, sino
al momento in cui, ristabilito, si trasferì a Trajetto. Dal 1443 al 1461
Fontana fu sotto il dominio dei Cantelmo. A Nicolò Cantelmo, duca di Sora e di
Alvito, successe il figlio Piergiampaolo, che nel 1458 si schierò contro il re
Ferdinando I d’Aragona, a favore degli Angioini. Sopraggiunse allora, in
appoggio a Ferdinando I, un esercito papalino, guidato da Napoleone Orsini, che
conquistò Sora, Isola, Castelluccio, Arpino e Fontana. Con un successivo
contrattacco, gli eserciti uniti di Piergiampaolo e di Antonio Caldora,
riconquistarono Fontana, Arce ed altre terre, ma fu questa una vittoria
effimera, perché neI 1461 un più potente esercito del Papa, condotto da Antonio
Piccolomini e Federico di Montefeltro, assediò Castelluccio e costrinse alla
fuga il Cantelmo, che dovette poi consegnare i castelli di Fontana e
Casalvieri, come garanzia delle condizioni di pace. In seguito a rinnovate
azioni ostili del Duca di Sora, vi fu un ulteriore intervento di Napoleone
Orsini e questa volta, dopo la capitolazione del castello di Isola, furono
ceduti allo Stato Pontificio Sora, Arpino, Isola, Castelluccio, Fontana e
Casalvieri. Il pontefice Pio II, nel 1463, concedeva ad Aldo Conti, Signore di
Valmontone, le Terre di Arce, Fontana, Santopadre e la Torre di Campolato.
L’importanza del Castello fontanese in quest’epoca è sottolineata dal fatto che
lo stesso Pio II, nei suoi Commentari (V libro), scriveva che i due “oppida”
(centri fortificati) dì Fontana e di Casalvieri erano situati in posizioni
idonee ed erano ben fortificati. In seguito ad un accordo fra Ferdinando I
d’Aragona ed il papa Sisto IV, nel 1472 il Ducato di Sora (comprendente
Fontana) tornava al Regno di Napoli ed era assegnato a Leonardo della Rovere. Tra
le strutture ancora in piedi si segnala la torre principale che svetta sulle
case circostanti, mentre dal portale con arco a sesto acuto nel 1983 fu
trafugato un rilievo con uno stemma che raffigurava un'aquila. Dal grande salone
proviene un affresco ora conservato nel palazzo comunale.
Fonti: http://www.ciociariaturismo.it/index.php/it/la-ciociaria/i-91-comuni/tutti91comuni/863-attrattive-comuni/5120-fontana-liri-castello-succorte,
http://www.laciociaria.it/comuni/fontanaliri_eta_dimezzo.htm
Foto: la prima è una foto realizzata da me sul posto, la
seconda è presa da http://www.comunefontanaliri.fr.it/galleria-fotografica
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