MOMO (NO) - Castello di Agnellengo
Il toponimo Agnellanum è probabilmente legato ad Agnello,
vescovo di Novara nel VI sec., che secondo la tradizione fondò il Comune di
Agnellengo; la desinenza -engo denota invece un riferimento alla tradizione
celtica comune a altre località limitrofe. Nel 1466 fu costituita una nuova
entità territoriale, che comprendeva Agnellengo, Momo, Savonera, Castelletto.
Alzate, Cavaglio d'Agogna, Cavaglietto e Vaprio d'Agogna e che fu concessa al
milanese Cristoforo da Casate. Nel 1534 il duca Francesco II Sforza autorizzò
l'alienazione del feudo ai fratelli Visconti, già signori di Fontaneto
d'Agogna. Questi ultimi smembrarono il feudo in due parti. Giovanni Francesco
ebbe giurisdizione su Momo, Agnellengo, Savonera e Cavaglietto; alla sua morte
passò ai figli, che nel 1575 lo alienarono alla famiglia Pernate, che lo tenne
fino al sec. XVIII. Giovanni Battista tenne la giurisdizione su Cavaglio,
Vaprio e Castelletto. Dopo la Restaurazione (1814), i Savoia tornarono nei loro
domini e Agnellengo passò definitivamente sotto il loro dominio. Giunti in
prossimità di Agnellengo, frazione del Comune
di Momo, si scorge subito il tozzo torrione del castello posto quasi a
contrastare il campanile della vicina chiesa parrocchiale dedicata ai santi
Nazario e Celso, dei secoli XV - XVI.
Costruito interamente in mattoni, il torrione voluto dai Caccia di Mandello reca alla sommità
la decorazione a denti di sega, tipica del quattrocento, epoca confermata da un
mattone con l'iscrizione: "14XX JAN" (gennaio 1420), che si può scorgere oltre l'ingresso posto alla sua
base. Alto circa 20 metri, con lati di 5.5 metri circa, è dotato di colombaia e
di campana sorretta da campaniletto a vela, recante alla sommità la banderuola
con il noto trigramma JHS. La presenza del simbolico trigramma è qui
giustificata non solo dalla larga diffusione che ebbe nel quattrocento, quale
auspicio di pace, ad opera del francescano San Bernardino da Siena, ma in quanto il simbolo venne
successivamente assunto dai Gesuiti. Essi ereditarono il castello e le terre
pertinenti nel 1649 dai Cid, gestendole fino alla loro soppressione nel 1773. Il
torrione, che appare rimaneggiato, reca dipinto, ancora leggibile, un grande
stemma dei Natta d'Alfiano,
proprietari dal 1779 al 1826. La torre troneggia nel lato sud dell'edificio
quadrangolare con torri angolari (il tradizionale impianto dei castelli di
pianura lombarda), con cortiletto interno, formante il nucleo del castello
circondato dal fossato fino a fine ottocento, ora presente solo a nord. Ricostruito
dopo la distruzione voluta da Galeazzo
Visconti l'edificio conserva tracce murarie sicuramente risalenti ai
secoli XI - XII, quando ospitava l'importante monastero misto degli Umiliati,
uno dei più antichi delle campagne novaresi, dediti alla lavorazione e al
commercio della lana, i quali utilizzavano l'acqua della vicina Agogna. La
presenza del monastero di Agnellengo
è ampiamente documentata dal 1278
al 1314, quando lo stesso si
trasferì a Momo. Inserito in un vasto e articolato complesso agricolo con
cortili ed edifici tipici della cascina, il castello, o forse meglio, residenza
signorile castellana, testimonia l'evoluzione agraria del Medio Novarese che vide notevoli
interventi di accorporamento, irrigazione e bonifica, ad opera delle potenti
famiglie del Cid, alti funzionari spagnoli, e dei Natta, legando la possessione
di Agnellengo alla importante cascina Picchetta di Cameri e a Castellazzo
Novarese. La straordinaria sinergia agraria sul territorio continuò anche nel
secolo XIX quando la proprietà passò alla famiglia Bono, con vasti interessi
anche a Santa Cristina di Borgomanero e a Bogogno. La merlatura delle due torri
angolari è stata rifatta nel 1922. All’interno fu realizzato nel Settecento, un
porticato con archi ribassati e cinque colonne di granito, ampie finestre e
undici balconi di ferro battuto, alcuni incorniciati con stucchi con
decorazione sommitale a forma di conchiglia. Esternamente esistono grandi
finestre rettangolari e un balconcino soprastante il ponte levatoio. Gli
ambienti interni, adibiti a scopi residenziali, presentano stucchi e affreschi;
mentre vicino alla sala grande, volta a meridione, è presente un oratorio
privato con tribuna e posti riservati, dedicato a san Francesco da Paola, ma
dalla seconda metà del secolo XX, a causa del suo degrado strutturale, era già
pressoché inservibile per le funzioni liturgiche. Oggi nel castello vi è un
ristorante, il cui sito web ufficiale è il seguente: http://www.ilmaniero.it/Index.htm
Fonti: http://www.comune.momo.no.it/ComSchedaTem.asp?Id=23897,
http://www.100castellinovara.it/castle?id=148
Foto: la prima è presa da http://divisare.com/projects/222394-sara-capittini-studio-di-fattibilita-per-restauro-di-castello-feasibility-plan-for-the-restoration-of-a-castle,
mentre la seconda proviene da http://www.mondimedievali.net/Castelli/Piemonte/novara/agnelleng01.jpg
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