FERMIGNANO (PU) – Torre Montefeltro
Pur non essendo un insediamento d'altura, Fermignano non fu
abbandonata dopo il crollo dell'impero romano, poiché luogo strategicamente
importante per via del ponte sul Metauro. Nel XIV secolo venne edificato un ben
più solido ponte posto sugli antichi pilastri romani ormai sommersi e venne
posta a sua difesa una massiccia torre. Il complesso, più volte restaurato, è
oggi una delle più suggestive viste delle Marche. Del XIV secolo è anche la
cartiera, la seconda nelle Marche dopo quella di Fabriano, trasformata molto
successivamente in lanificio è visibile ancora ad oggi ed è un esempio di
archeologia industriale, portato come esempio nella letteratura specializzata. Fermignano
fin dalle sue origini fu sempre posta alle dipendenze del Municipio di Urbino
condividendone la storia fino al 1607, quando Francesco Maria II Della Rovere
istituì il consiglio municipale. Quando il Duca morì, anche Fermignano, come
tutto il ducato divenne parte dei possedimenti pontifici. A Fermignano nacque
Donato di Angelo di Pascuccio detto il Bramante, grande architetto
rinascimentale formatosi alla corte di Urbino, prese l'eredità spirituale del Brunelleschi
e dell'Alberti, gettando le basi per la nuova architettura rinascimentale. La
tradizione locale considera di epoca romana il ponte che attraversa il Metauro
a Fermignano. Si tratta di una monumentale struttura a tre archi, costruita in
blocchetti di pietra disposti in bassi filari e con tratti di restauro a
mattoni. La tecnica di costruzione è simile a quella con cui è stata edificata
la attigua Torre, che si pone a difesa del significativo luogo di transito.
Infatti ebbe probabilmente il ruolo di controllo dell’importante guado sul
Metauro, di stazione di pedaggio, nonché di difesa cittadina. La Torre pare
essere una tipica fabbrica medioevale, forse poggiante su fondazioni
presumibilmente romane. Ponte e Torre sono strettamente collegati e sembrano
costituire un unico complesso monumentale, di fondamentale importanza
strategica nel contesto della viabilità medioevale. Ai piedi della Torre è
posta la fontana pubblica detta “Mascherone” costruita nel 1886. A metà del
Ponte è da segnalare un’edicola eretta, pare, in occasione di un intervento
effettuato sul ponte stesso nella seconda metà del 400 per volere di Federico
da Montefeltro e sotto la direzione di Francesco di Giorgio. Al suo interno si
può ammirare una Madonna col Bambino di fattura tardo-quattrocentesca. Con la
pubblicazione del volume "Castrum Firmignani" Castello del Ducato di
Urbino edito dal Comune di Fermignano nel 1993 e con le ultime ricerche
storiche di Monsignor Franco Negroni pubblicate nel volume "Fermignano e
le sue confraternite" (1998), si hanno origini certe del "Castello di
Fermignano". In alcuni documenti, agli inizi del 1300 si cita il
"piano di Fermignano" con la "Pieve" di San Giovanni
Battista che estendeva il suo ambito parrocchiale fino all'antico ponte sul fiume
Metauro. In un documento del 1338 si legge delle elezioni dei sindaci della
"Villa di Fermignano" costituita da casali, oratori ed edifici
isolati. II Conte Guido Antonio Montefeltro, iniziatore della Signoria
Feltresca fece sorgere il castello presso il ponte sul Metauro. L'esistenza del
castello è documentata in una vendita del 27 novembre 1388 fatta alle monache
di S. Silvestro da Giovanni di Pino "del castello di Fermignano". Il
19 dicembre 1407 presso la chiesa di San Pietro, sita in cima alla via
Maggiore, si adunò l'Arengo del nuovo paese, in numero di 45 membri, sotto la
presidenza di Giovanni Pini del "castello di Fermignano". L' 11
novembre 1418 il consiglio del castello di Fermignano e delle ville circostanti
venne convocato nel piano più alto della torre per portare a conoscenza della
vendita di un terreno con la realizzazione di 22 ducati d'oro serviti per
pagare Mastro Paolo da Sant' Angelo in Vado, ingegnere mandato dal Conte Guido
Antonio a disegnare i fossati fatti e da farsi, per saldare Ser Deddo da Forlì
inviato a Fermignano per far lavorare ai detti fossati ed a Mastro Antonio di
Curzio e tre manovali che continuavano la scarpata fatta al ponte. Il castello
- con la strada maggiore, sette vicoli e tre piazzette - prendeva forma. II
paese era fornito di mura nelle quali si aprivano due porte: una presso il
ponte sul fiume Metauro e la torre detta Porta Romana, demolita nel 1870,
l'altra di fianco alla Chiesa di S.Pietro in cima alla via Maggiore, che
uscendo dal castello portava a Urbino, demolita alla fine dell’800. Nei pressi
della torre entrò in funzione, tra il 1407 e il 1408, la cartiera e più tardi
un mulino a grano. Proprietà della famiglia Montefeltro, la cartiera venne
donata nel 1507 da Guidubaldo I alla cappella del SS.Sacramento di Urbino, che
la possedette fino a1 1870. Visitata nel 1703 da Mons. Curzio Origo, fu
definita una delle più grandi delle Stato della Chiesa. Nel 1563 nella Via
Maggiore venne costruito il Palazzo Calistri, residenza della nobile famiglia
di ecclesiastici e nel 1564 venne posta la prima pietra della Chiesa di Santa
Veneranda. Al di fuori del castello nei pressi della porta romana esisteva già
dalla seconda metà del 1200 la piccola chiesa di Santa Maria Maddalena e più
avanti la villa Isola dei Conti Bonaventura, dove nel 1578 trovò ospitalità
Torquato Tasso. Al di là del fiume Metauro l'ospizio di S.Lazzaro per lebbrosi
e in località "Ca' Melle" la casa dove nel 1444 nacque Donato
Bramante. Nei pressi della porta verso Urbino, gli edifici di una locanda della
quale rimangono due bei portali gotici e l'ospeda1e di S.Antonio ospizio per
pellegrini; nelle vicinanze della "Pieve" di San Giovanni Battista,
l'oratorio di San Giacomo con un bell'affresco del XV secolo, attualmente
collocato nell'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Urbino. All'inizio
del ponte, nel 1870, è stato costruito l'edificio del mattatoio e più tardi i
lavatoi pubblici. La torre in pietra fu proprietà dei Montefeltro e con tutta
probabilità, sotto la Signoria di Federico "il Grande", subì
modifiche nella parte alta con beccatelli a mattoni. Sotto i Montefeltro vi
dimorava il capitano del castello, ma il 13 novembre 1507 la duchessa
Elisabetta Gonzaga, in un momento di strettezze economiche per la corte, la
vendeva per 50 fiorini al dottor in legge Piermatteo Pini, appartenente ad una
famiglia di giuristi e letterati che ha dato il nome al rione "Cal
Pini", dove aveva possidenze. II 22 dicembre 1520 Battista Pini cedette la
torre per 60 fiorini al Sig. Girolamo Virgili di Urbino. Dai Virgili la torre
passò ai Battiferri, dei quali Giovanni Battista ne fece donazione al patrizio
urbinate Bernardino Maschi, suo parente. Questi il 20 dicembre 1681, al prezzo
di 350 scudi di moneta ducale, vendeva la torre di considerevole grandezza, con
palombara ed altri beni e terra ortiva al nobile Federico Bonaventura di
Urbino. Nell'ottobre del 1703 vi alloggiarono, dietro indicazione di Papa
Clemente XI (Giovan Francesco Albani di Urbino), due gentiluomini romani, i
monsignori Curzio Origo e Giovanni Maria Lancisi in viaggio a Urbino per
assistere all'addottoramento del nipote Annibale Albani. Mons. Curzio Origo nel
diario cosi descrive "indi salissimo nella torre dei signori Bonaventura,
che per verità merita di essere veduta, essendo tre stanze una sopra l'altra
fatte con ottima architettura, in ognuna di esse vi è un buon letto, una
bellissima vista, dominandosi il ponte ed il fiume e tutte quelle colline. Vi
trovassimo molte galanterie che sarebbero ottime per il museo del Signor
Cavalierino (*), perché sono veramente belle e molto compatisco chi nella sua
gioventù metteva da parte denari per comprarle, essendo cose di tutto mio
genio. Finito il pranzo mentre si aspettavano i cavalli per andare alla casa di
Bramante, si viddero li telai ed i lavori della tela e trovatele assai belle e
ben fatte, Mons. Origo spese scudi 13 in un paio de lenzuoli e 24 salviette che
ogni Signore se ne puol servire e per l'avvenire non vuol comprare altra tela
che in Fermignano" . Nel 1835 la torre fu acquistata dalla cappella dal
SS. Sacramento per togliere agli inquilini ed agli abitanti del paese l'uso di
vaschette per lavare o per prendere acqua con danno alla cartiera. II 20 maggio
1871 la torre unitamente alla cartiera ed al molino fu venduta alla nobile
famiglia Albani di Pesaro per un importo di 22 mila lire da pagarsi in moneta
d'oro e argento. Nel 1915 gli immobili furono acquistati dalla famiglia Carotti
che installò negli edifici della cartiera un setificio e lanificio. Dal 7
novembre 1995 la torre è proprietà del comune di Fermignano. La Torre
Medioevale, detta anche “delle milizie” e simbolo della città, è visitabile su
prenotazione.
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Fermignano,
testo di Giulio Finocchi su http://www.comune.fermignano.pu.it/index.php?id=3975,
http://www.lavalledelmetauro.it/contenuti/beni-storici-artistici/scheda/8095.html
Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la
seconda è di sailko su https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Fermignano,_torre_01.JPG
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