BROLO (ME) – Castello Lancia
Brolo, la città che nelle
antiche mappe dei geografi arabi era indicata come
Marsā Dālīah, il “
porto della vite” (perché qui le navi
caricavano il vino), domina ancora oggi, con il suo caratteristico borgo
medievale, la splendida costa saracena, quella fascia di costa tirrenica che
spazia da Capo d’Orlando a Capo Calavà, un tempo terra di razzie da parte delle
galere di
Kair-ed-din, il famoso pirata
Barbarossa. Fulcro di quella che sembra una piccola
kasba
tunisina è il
castello medievale di
Brolo con la sua magnifica torre. Come compare in un privilegio di
Ruggero I del
1094, il primo nucleo del borgo con la sua torre era conosciuto in
epoca normanna con il termine arabo di
Voab,
cioè “
rocca marina”. La torre era un presidio posto a tutela delle
sottostanti attività portuali nonché punto privilegiato per la difesa dalle
incursioni dei mori, mentre il borgo aveva un’importante funzione nevralgica
per l’economia dell’entroterra nebroideo, con il suo porto che doveva avere un
ruolo di grande importanza nel quadro delle rotte commerciali marittime, anche
alla luce della strategica vicinanza delle dirimpettaie isole Eolie. Nel
1682 il porto venne insabbiato
e distrutto dalle piene dei torrenti che, come già nel 1593, danneggiarono il
borgo. Così quella che un tempo era una fortezza che sorgeva su una
cresta
rocciosa a dirupo sul mare, oggi appare un maniero ben discostato dalla
battigia a causa della formazione di una
pianura alluvionale. Secondo Martino de Spucches, la costruzione
del castello risale ai primi del ‘400 ad opera di Pietro o Corrado Lancia. I Lancia
di Brolo vennero in Sicilia dal Piemonte ai tempi degli Svevi ed erano
discendenti da Galeotto e Cubitosa d'Aquino, nipote dell'imperatore Federico II
e sorella del filosofo San Tommaso d'Aquino. L’accesso alla cittadella è
consentito da
due porte, quella
denominata “
fausa”, alle spalle del castello, e l’
ingresso principale
con l’
arco in arenaria
sormontato da un altorilievo marmoreo che reca una sequenza di quattro scudi
con gli stemmi dei
Luna, dei
Lancia, della baronia di
Piraino e degli
Alagona. E proprio su questa porta
della cinta muraria trova fondamento la scritta “
Imperium Rexit Blanca – Hoc
e Stipite Natus Manfredus Siculus Regia Sceptra Tulit”, mentre sulla
seconda c’è, a ricordo di
Corrado III
che nel
1404 veniva
dichiarato “maior ac principalior de domo Lancia”, il marmoreo bianco scudo con
la scritta “
Principalior Omnium”. Del complesso castrale resta la
cortina muraria, inglobata talvolta in
strutture murarie successive, i
due
portali ed una
corte
sistemata a giardino con un elegante
pozzo
esagonale, il tutto sormontato dalla mole del mastio. Basata su una
poderosa scarpa, la torre è caratterizzata da un
torrino cilindrico addossato alla parete settentrionale,
all’interno del quale vi è una
scala a
chiocciola che permette di collegare i vari piani. La torre si eleva per
quattro livelli culminando
in una
terrazza ed è coronata da
merli ghibellini con il loro profilo a coda di rondine. I primi tre piani sono
caratterizzati da ambienti unici, con il pian terreno ed il primo piano aventi
una volta a botte. Al secondo piano vi è una bellissima sala di rappresentanza,
e presenta, contrariamente alle altre, una
volta a crociera che si chiude con lo stemma dei Lancia di Brolo.
Questo è l’unico piano a possedere aperture su ogni lato, oltre ad avere, sul
lato esposto a est, una porta che immette su un monumentale
balcone panoramico. Da qui si ammira
infatti la costa saracena in direzione Messina, notando la decadente Torre
delle Ciavole ed in lontananza Capo Calavà. Il famoso balcone è anche legato ad
antiche leggende, come quella di
Maria
La Bella, probabilmente Maria Lancia, figlia di Francesco I e di
Francesca Settimo. Si narra che una bellissima principessa si affacciava dal
balcone del castello per aspettare l’amante sopraggiungere dal mare. Lo
spasimante, una volta raggiunta la torre, si aggrappava alle lunghe trecce
della sua amata per raggiungerla in segreto. Di ciò si avvide un giorno il
fratello della principessa, il quale, geloso, tese un agguato al giovane
innamorato. Così una notte il principe lo aspettò sullo
scoglio antistante il castello, che forse per questo è detto del
pianto, “
ploratu”, gli sopravvenne ferendolo a morte, e lo gettò a mare
chiuso in un sacco. La bella Maria aspettò invano il ritorno del suo amato,
disfacendosi sino a morire. Spirito innamorato, la principessa appare ancora
nella notte augurando ai pescatori “
Juta e vinuta! Bona piscata”, mentre
in caso di burrasca li richiama invocando ”
Isati li riti! Viniti! Turnati!”.
Il castello di Brolo, oggi della
Famiglia
Germanà, la quale ha curato il restauro delle parti fatiscenti e dei
danni subiti a causa della seconda guerra mondiale, ospita al suo interno il
Museo delle Fortificazioni Costiere della
Sicilia ed il
Museo Storico
della Pena e delle Torture, rappresentando, con la sua storia intrisa di
leggende, cortigiane e pirati, uno degli angoli più suggestivi ed interessanti
della nostra amata isola. Il maniero fu ambita sede di nobili, oltre che
residenza della
Principessa Bianca Lancia, moglie dell’
Imperatore Federico II
e madre di
Manfredi
Re di Sicilia. Illustri viaggiatori ed artisti hanno
soggiornato nel Castello di Brolo, rapiti dalla folgorante bellezza del luogo.
Tra questi ricordiamo il pittore poeta tedesco
Carl Grass (1804) amico di Goethe,
il quale, anzichè sostare pochi giorni nell'antico maniero si fermò per
parecchi mesi. A tal proposito così scriveva su Brolo:
"Di più
bello non ho mai visto nulla!", così disse un poeta pittore, Pittori! Non
pensate. La stessa cosa è poetare e pitturare. Il castello di Brolo ha una
pagina Facebook dedicata: https://it-it.facebook.com/CASTELLO-DI-BROLO-24805146980/.
Qui invece potete trovare diverse foto interessanti: http://www.bandw.it/gallery%20foto/castelli/Castello%20di%20Brolo/album/index.html
Foto: entrambe sono cartoline della mia collezione
Nessun commento:
Posta un commento