SOVERATO (CZ) - Torre di Carlo V
Agli inizi del secolo XI i Normanni instaurarono le contee
feudali. Soverato appartenne forse al feudo di Squillace, assegnata prima a
Guglielmo e poi a Ruggiero il Normanno: era infatti l'unica "Universitas"
della zona, cioè un Comune con personalità giuridica e autonomia
amministrativa, mentre gli altri centri erano casali; tra questi, anche
Petrizzi e Argusto appartenevano alla sua giurisdizione. Durante il dominio
svevo, iniziato verso il 1194, si hanno notizie più dettagliate sui vari
feudatari di Soverato; nel 1213 infatti, il paese fu ceduto in feudo a
Ferdinando Passalacqua, capostipite di una famiglia che regnò fino all'avvento
degli Angioni (1266). Nel 1271 Soverato passò dalla famiglia Passalacqua ai De
Monfort, feudatari anche della vicina Squillace; negli anni a seguire si
verificò un vorticoso avvicendarsi di vari feudatari, legati ora agli Angioini
ora agli Aragonesi. Verso la fine del 1200, ai De Monfort subentrò Giacomo
Castrocucco; dopo un breve periodo sotto l'egida della Baronia di Mileto, nel
1317 il paese appartenne al casato dei Marzano; nel 1436 questi lo concessero
alla famiglia Passalacqua, che dopo oltre due secoli ne riotteneva il possesso.
Il 1443 segnò l'avvento del dominio Aragonese; per alcuni anni Soverato, come
molti centri calabresi, fu Comune demaniale. Nel 1483 passò a Federico
d'Aragona. A partire da questa data si hanno notizie abbastanza precise circa
l'ampiezza della popolazione, numerata per fuochi, ovvero per nuclei familiari.
Nel 1494 Soverato fu donata in dote dal padre Alfonso II, nuovo re di Napoli,
alla figlia Sancia d'Aragona, andata in sposa a Goffredo Borgia; a quel tempo
il paese faceva parte del Principato di Squillace. I Borgia lo mantennero fino
al 1517. Attorno al 1510 padre Francesco Marini da Zumpano fondò il monastero
della Pietà (oggi territorio di Petrizzi), che divenne centro della riforma
Agostiniana propugnata dallo stesso Marini. A lui si deve anche la presenza
della Deposizione marmorea, detta Pietà, scolpita a Palermo nel 1521 da Antonello
Gagini, oggi conservata nella chiesa matrice della città. Intorno alla seconda
metà del 1500, per porre rimedio alle frequenti incursioni saracene, Carlo V,
re di Napoli, ordinò la costruzione di torri costiere a protezione dei centri
abitati; tre di queste erano situate nel territorio di Soverato: la Finibus Terrae
a Montauro, la Santa Maria di Poliporto, più nota come torre di Galilea o torre
di Carlo V, sullo sperone di Spina Santa (l'attuale Panoramica di Soverato), e
la torre Ravaschiera, nel territorio di Satriano. Durante questo secolo
Soverato era arrivata alla sua massima espansione territoriale: il territorio
infatti si estendeva dalla foce del fiume Vetrano (Beltrame) a quella del fiume
Ancinale, e comprendeva anche l'entroterra, fino a Gagliato, Argusto, Petrizzi,
Montepaone e Olivadi, per poi riscendere lungo l'Ancinale passando per il bivio
di Turrati. Inoltre in poco più di un secolo, dal 1447 al 1561, il borgo aveva
segnato un costante incremento della popolazione: dai 425 abitanti del 1447, il
paese ne registrò 450 nel 1545 e 575 nel 1561. Ebbe fama il dotto predicatore
fra' Giacomo da Soverato, monaco cappuccino, che fu padre provinciale e
"diffinitore generale" dell'Ordine. Morì a Napoli nel 1594. Dopo
oltre un secolo di possesso ininterrotto, i Borgia cedettero il feudo di
Soverato; così, dai primi del 1600 e per circa un trentennio il paese passò
nelle mani di vari feudatari. Nel 1607 Soverato appartenne agli Scoglio,
un'agiata famiglia di mercanti che risiedevano a Catanzaro; nel 1610 per la
prima volta il feudo passò ai Marincola, di origine Aragonese, che nel 1625 lo
cedettero ai Loffredo; nel 1629 il paese fu dato alla famiglia Falco; i
Marincola lo riacquistarono nel 1634, e lo mantennero fino al XIX secolo. Questo
periodo fu segnato da una serie di forti terremoti, tra i quali quelli del 1627
e dell'28 marzo e 8 giugno 1638, e soprattutto quello del 1659, che misero a
dura prova la sopravvivenza del piccolo villaggio provocando una diminuzione
costante del numero di abitanti: 510 nel 1635, 315 nel 1648, 195 nel 1669 e
appena 110 nel 1679, che rappresenta il minimo storico nella vita di Soverato.
Tuttavia, il villaggio ebbe una pronta ripresa demografica, e in poco più di un
decennio, dal 1679 al 1691, raggiunse le 300 unità che mantenne fino al 1783. Il
28 marzo del 1783 un altro violento terremoto scosse l'intera Calabria, sin
dalla notte violente scosse che a volte durarono anche più di due minuti rasero
al suolo interi paesi, tra cui Soverato. Un documento dell'epoca riporta:
"Case distrutte 25 - Danneggiate le mura, il palazzo baronale e la
torre". Un altro manoscritto attesta che erano..: "... anco
offese le mura della Terra, e con essa la Torre della medesima, il palazzo
baronale intraperto"; inoltre andarono persi molti manoscritti preziosi.
I danni furono stimati in Ducati altissimi perciò agli abitanti di Soverato
convenne rifondare nuovamente il paese piuttosto che recuperare la somma per
ricostruire le case distrutte dal terremoto. Nonostante i gravissimi danni
materiali, Suberatum subì solo una perdita umana su 303 abitanti. La
leggendaria torre di Carlo V o Turrazzo, è una torre di avvistamento
eretta tra la fine del secolo XVI e i primi del seguente, per la difesa del
Regno contro le invasioni dei Turchi. Si erge solitaria affacciata sul Mar
Jonio, su di uno sperone a nord di Soverato, seppure ormai assediata da
agglomerati urbani. È probabilmente una delle 339 Torri costiere del Regno di
Napoli edificate lungo le coste del Mezzogiorno; oggi parecchie scomparse,
altre semi-distrutte. Inoltre è di importanza storica poiché è una delle
pochissime torri quadrate e non ovali rimaste intatte. La Torre di Soverato è anche
chiamata di Galilea, ma il suo esatto nome storico è quello di Santa Maria di
Poliporto (o Paleporto). Era "cavallara", ossia retta da un
sopracavallaro e con cavalli ordinari e straordinari, che venivano eletti in
pubblico parlamento dall’amministrazione locale con l’intervento del
governatore della Provincia. Durava in carica tre anni. Nel Liber Mortuorum
dell’Archivio Parrocchiale di Soverato Superiore è annotato che il 18 gennaio
del 1796 morì Francesco Ghareri di Satriano "custode della Torris Polipori".
In un altro documento del 1880 si legge: "Fabbricato denominato Torre
Antica e di recente restaurata ed ampliata, prima detta Santa Maria di
Poliporto, alla contrada Santicelli alla Marina di Soverato". Alle spese
generali di manutenzione, ai salari e per l’acquisto di polvere da sparo
partecipava per un terzo il Casale di Argusto, altra partecipazione era a
carico del Comune di Petrizzi. La torre, di forma quadrilatera, appariva
provvista di un cannone cal. 3 inutilizzabile e si proponeva l'installazione di
due cannoni di piccolo calibro, con attrezzi e munizioni corrispondenti a 20
tiri a pezzo. Nel 1819, necessitando dell'astraco e della ristrutturazione del
ponte, la torre risultava in ottime condizioni.
Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è presa da http://www.soveratoweb.com/wp-content/uploads/2015/10/torre_soverato.jpg
Nessun commento:
Posta un commento