ALBINEA (RE) - Castello di Borzano
Nel territorio albinetano il castello di Borzano è collocato nella prima
fascia collinare caratterizzata da affioramenti di gesso selenitico sul
quale si manifestano fenomeni carsici dovuti all’erosione dell’acqua
piovana quali grotte, inghiottitoi e doline. L’altura sulla quale si trova
il castello raggiunge metri 310, alla base della rupe scorrono il
torrente Lodola a Sud e ad Est e il Rio della Mussina a Nord. Questo
paesaggio che costituisce un insieme di grande bellezza è dichiarato Sito
di Interesse Comunitario (Area SIC). Della antica struttura, ridotta a
stalla, rimangono i muri perimetrali di tre lati. Sul prospetto di ponente è
visibile la parte inferiore di una sequenza di beccatelli di sostegno alle
merlature. Diverse sono le finestre, anguste con i caratteristici sedili
laterali. Nell'interno sono anche visibili i resti di canne fumarie ed i
frammenti di un bassorilievo con motivi ornamentali. La chiesa di S. Giovanni ,
ora in abbandono, presenta una semplice facciata a capanna. Il portale
architravato è sormontato da una oblunga finestra trapezoidale. Sulla copertura
si imposta un campaniletto a vela. In un documento risalente al 1070 vengono
elencati i castelli e le pievi già del marchese Bonifacio di
Canossa,
(morto nel 1052), tra le quali figura Borzano. I
Manfredi,
famiglia di origine Longobarda, investiti in qualità di Feudatari dai Da
Canossa fecero di questo luogo la culla della loro famiglia. La data di
fondazione della
chiesa dedicata a S. Giovanni Battista attualmente è
sconosciuta, ma sicuramente nel 1229 essa era già presente perché in alcuni
documenti figurano i nomi dei primi due rettori; fino al 1575 restò la
parrocchiale di Borzano. Dopo la morte di Matilde (1115) ed il conseguente
disfacimento dello stato canusino, i Manfredi furono protagonisti delle lotte
volte a ottenere il controllo della città e delle terre del contado. Per tutto il
1300 il castello subì ripetuti attacchi con conseguenti incendi e distruzioni
da parte degli avversari, fossero essi a seconda dei casi, guelfi o ghibellini,
reggiani o stranieri. Nel 1243 era in possesso dei Fogliani.
Nel 1350 il castello venne
raso al suolo dai Gonzaga nel corso delle lotte per la conquista di Reggio
durante le quali i Manfredi figurarono tra i sostenitori degli Estensi. A
conferma di questi avvenimenti, nel 2009 il Gruppo Archeologico ha rinvenuto un
grosso concio di arenaria con l’iscrizione -datata 1353- dell’avvenuta riedificazione
del castello da parte di Guido Manfredi. Nel 1368 Taddeo Manfredi ricevette da
Carlo IV l’investitura del castello ma pochi anni dopo, nel 1374, Barnabò
Visconti, risolto a reprimere ogni avversario, assalì e incendiò Borzano,
Montericco e Mucciatella, fortezze dei Manfredi, costringendoli alla
sottomissione. Con l’avvento dello stato Estense, iniziò un lungo periodo di
pace e tranquillità. Il Castello comprendeva le ville di Borzano, Lodola,
Aiano, Fegno, Caselle, Pratobolso, Valle, Corsiano, Oliveto, Vergnano e
Pratissolo.
Nel 1437 i
Manfredi riuscirono ad ottenere il titolo di Pieve per la loro chiesa,
riconoscimento che le permise di riscuotere i censi e le decime delle chiese e
cappelle che le gravitavano intorno. A metà del 1400, a causa di liti
famigliari, la contea dei Manfredi, che all’epoca comprendeva Borzano,
Montericco, Albinea e Mucciatella, venne divisa tra i sei nipoti di Giovanni.
Borzano pervenne a Taddeo che nel 1461 riedificò il castello, come documentava
un’iscrizione, oggi scomparsa, posta all’interno dell'edificio stesso. A questo
periodo sono riferibili i resti del palazzo oggi visibile. Ormai ridotto a
signorile abitazione di campagna, il luogo subì nel tempo un lento decadimento.
I Manfredi abitavano stabilmente in città e sempre meno frequentavano il
castello. Nonostante l’opposizione della famiglia, i parrocchiani ottennero nel
1575 il trasferimento della chiesa parrocchiale nel nuovo villaggio sorto a
valle. All’estinzione della famiglia Manfredi (1739), la proprietà passò al
pisano Alessandro Frosini, ministro del duca Francesco III d’Este, per poi
divenire abitazione rurale, in parte
trasformata
in
stalla e fienile. L’ elemento
originario dell’impianto fortificato è costituito da una piccola torre “a
puntone”, dislocata all’estremità occidentale del pianoro, circondata da
un’ampia cortina muraria posta a protezione del palazzo: attualmente rimangono
solo le basi della fondazione. I resti, documentati in una mappa del XVII°
secolo (foto sotto), di altre due torri o colombaie posti sulla sommità del
pianoro si trovano inglobate una nell’attuale residenza dei proprietari e
l’altra a fianco dell’abside della chiesa di S. Giovanni Battista, dove funge
da campanile. Tutt’intorno allo sperone roccioso sono ancora visibili,
nonostante le devastazioni, i crolli e le trasformazioni subite nel corso dei
secoli, i resti della cinta muraria con tracce di strutture di avvistamento
posizionate nei punti strategici perimetrali, per proteggere sia gli edifici
castellani che il Borgo rupestre. Una cortina superiore racchiude il Mastio e
la Chiesa, inglobando la torre a puntone occidentale; quella inferiore, destinata
a proteggere le abitazioni del borgo rupestre, utilizza in parte il limite
dell’antica cava di gesso di epoca romana, estendendosi anche al lato est del
colle, verso il torrente Lodola. I punti d’accesso antichi al Borgo fino ad ora
rintracciati sono due: uno sul lato est ed uno ad una quota intermedia sul lato
ovest. L’accesso al recinto fortificato superiore era possibile, secondo quanto
riportato da fonti antiche, tramite un ponte levatoio posto sul lato sud ovest
del Mastio ed oggi non conservato. Documenti dell’epoca (divisione del feudo -
anno 1594) tramandano l’esistenza di una
porta bernina di dubbia
ubicazione: sarebbe possibile proporre una sua identificazione con la porta
difensiva rinvenuta nel corso degli scavi al Borgo sul lato settentrionale del
recinto fortificato superiore. La residenza castellana, trasformata in stalla e
fienile nel corso del Novecento, conserva potenti muri in sasso. Quello sul
lato nord è posto a strapiombo sulla vallata mentre sulla sommità della
facciata est rimane un tratto dell’apparato a sporgere con beccatelli in
laterizio. L’interno è diviso a metà per tutti i tre piani da una spessa parete
longitudinale. Al piano terreno il soffitto conserva le mensole di quercia
modanate con cassettoni dipinti a sfondo rosso con il sole stilizzato al
centro. Il livello superiore, ora aperto fino alla copertura, era suddiviso in
due piani: lungo le pareti, oltre che scorgere l’impronta dei vecchi pavimenti,
si vedono due finestre per piano con sedili in cotto posti di fronte uno
all’altro, oltre a due camini ormai privi degli elementi strutturali esterni. Sugli
intonaci interni del secondo piano restano numerose scritte e scene graffite
raffiguranti torri ed un turrito castello attaccato da bocche da fuoco, con
data incisa riferentesi al 1500. Al terzo piano, in prossimità dell’attuale
copertura, è una fascia dipinta con stemmi e animali fantastici; purtroppo
nulla rimane degli elementi interni segnalati alla fine dell’800, quali lapidi
commemorative dei conti Manfredi e fregi in arenaria sui camini. Altri link
utili: http://www.archeobo.arti.beniculturali.it/mostre/castello_borzano/mostra_borzano.htm,
http://www.prolocoalbinea.it/re/castelli, http://geo.regione.emilia-romagna.it/schede/castelli/index.jsp?id=3401
Fonti: http://www.castellodiborzano.it, http://reggioemiliaturismo.provincia.re.it/page.asp?IDCategoria=2949&IDSezione=21372&ID=371607
Foto: la prima è presa da http://reggioemiliaturismo.provincia.re.it/page.asp?IDCategoria=2949&IDSezione=21372&ID=371607,
la seconda è presa da http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/download/file.php?id=45711
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