giovedì 12 luglio 2012

Il castello di giovedì 12 luglio




LARI (PI) – Castello dei Vicari (o Mediceo)

Un documento storico datato 732 D.C. attesta già dell'esistenza di un castello a Lari sulla collina dove si trova oggi l'attuale costruzione e si trattava, con molta probabilità, di una semplice torre in legno cinta da palizzate. Si deve alla nobile famiglia di origine longobarda degli Upezzinghi, intorno al 1200, la costruzione vera e propria del castello non dissimile a quella attuale anche se, naturalmente, riveduta, restaurata e corretta durante lo svolgere dei secoli. Lari divenne una importante roccaforte di confine della Repubblica di Pisa, anche se la Repubblica Marinara non ebbe mai il completo dominio sulle colline larigiane: Lucca infatti conservò il controllo della giurisdizione ecclesiastica. Nel 1230 gli Upezzinghi si ribellarono a Pisa e si rifugiarono a Lari, uscendone pochi anni più tardi, solo dopo aver trattato le condizioni di pace. Nel 1287 gli Upezzinghi tornarono nuovamente a stabilirvisi in lotta con il governo della Repubblica di Pisa, che li estromise definitivamente nel 1290. Il castello fu conteso tra Pisa, che ne riprese possesso e lo trasformò in Capitanato del Comune, e Firenze che lo sottomise successivamente nel 1400 al suo dominio trasformandolo in Vicariato. In questa sede veniva amministrata la giustizia del territorio oltre che la riscossione delle tasse. Pisa tentò di riconnetterla di nuovo nel suo territorio e nel 1431 il suo esercito guidato da Niccolò Piccinino riconquistò il castello, ma solo per due anni. Le truppe fiorentine, capitanate da Pier Capponi, a seguito di scontri e sanguinose battaglie, conquistarono definitivamente Lari, potenziandone il sistema difensivo. Della struttura risalente al periodo di governo pisano non rimane che un tratto di mura a sud-ovest, nei pressi dell'orto castellano. La struttura attuale venne realizzata dai fiorentini in varie fasi. Il castello divenne quindi la dimora stabile dei Vicari nonchè sede del tribunale, della sala delle torture (dove venivano "interrogati" i detenuti), della sala dove questi venivano giustiziati qualora fossero stati giudicati colpevoli dalla giuria esaminatrice e delle prigioni. Il primo vicario fu Angiolo di Giovanni da Uzzano. I membri delle più nobili famiglie fiorentine (Medici, Pitti, Peruzzi, Strozzi, Degl'Albizzi) ebbero Vicari a Lari. Per tutto il XV secolo si succedettero varie ribellioni al potere mediceo e ogni volta che Pisa si ribellò a Firenze, Lari partecipò attivamente ai tentativi di ristabilire l'autonomia. Per questo il castello fu ripetutamente assediato, ma invano: quello di Lari mantenne fama di castello inespugnabile. Consolidato il potere fiorentino, il territorio del vicariato di Lari venne ampliato e diviso in tre podesterie, con sede in Lari, Palaia, e Peccioli. I Medici rafforzarono ed abbellirono il Castello; vennero intraprese grandi opere commissionate a Francesco da San Gallo e David Fortini. I lavori vennero svolti sotto il vicariato di Iacopo di Bongiovanni Gianfigliazzi e Bartolomeo Capponi. Il cortile del castello fu decorato con stemmi da Andrea e Giovanni della Robbia, e altri artisti dell'epoca. Nel 1530 venne affrescata la "sala dei tormenti" (così veniva chiamata la sala delle torture) e nel 1700 vennero ampliate le prigioni. Nel 1725 il castello e' vittima di una frana;, durante la quale perse la vita il figlio del vicario e rimase distrutta la parte esterna del Palazzo dei Vicari. Per i lavori di restauro fu preventivata la cifra di 3000 scudi. Un progetto che prevedeva la ricostruzione di tutto il complesso non venne approvato, per il veto dell'Arcivescovo di Pisa, che vantava ancora diritti di proprieta' sul castello. I lavori, terminati nel 1775, si limitarono alla ricostruzione delle parti distrutte. Sotto il governo francese vennero aboliti i vicariati e le podesterie, ma dal 1814, alla caduta di Napoleone il vicariato fu ricostituito con ampliati poteri: doveva infatti anche far rispettare le disposizioni sanitarie, giudicare l'operato degli ospedali, amministrare le carceri, le scuole, i collegi e i monasteri. Aveva inoltre il potere di condannare chi fosse stato assolto per insufficienza di prove dalla magistratura ordinaria. Nel 1848 vennero soppressi i Vicariati e fu istituita la Pretura. Solo in tempi relativamente recenti, nel 1934, il carcere venne chiuso e cessò la sua attività. Nel 1970 venne soppressa anche la Pretura ed il castello fu destinato ad abitazione privata sino al 1990. Nel 1991 iniziò l'opera di recupero del maniero da parte del Comune di Lari, attuale proprietario, con l'attivazione di un servizio di visite guidate affiancato da un gruppo di giovani volontari appartenenti all'Associazione Culturale Il Castello. Col tempo sempre più ambienti furono recuperati e aperti al pubblico. Furono inoltre organizzate mostre, conferenze e convegni. Sulla facciata in pietra che dà sul cortile interno, sono da notare i 92 stemmi lasciati dai Vicari che ogni sei mesi si avvicendavano ad amministrare la giustizia, quali rappresentanti del Governo. Gli stemmi sono scolpiti nella pietra ad ornamento del muro esterno del carcere. Nelle stanze del castello sono osservabili gli affreschi dell'epoca e pochi mobili originali. Le prime sale che si visitano sono quella del tribunale dove, fra gli altri, fu processata una donna, Gostanza da Libbiano, accusata di stregoneria (la sua vicenda è ripresa più avanti) e la stanza della cassaforte, dove l'addetto del governo, stabiliva e incassava i tributi. Si prosegue poi verso la sala dei tormenti dove i detenuti venivano condotti per essere torturati o giustiziati. Vicino ad essa si trovano le celle del carcere, anch'esse luogo di tormento per chi avesse avuto la sfortuna di trovarvisi prigioniero. Qui i detenuti avevano a disposizione un tavolaccio di legno sul quale stendersi e un po di luce filtrava attraverso le inferiate delle finestre posizionate in alto verso il soffitto. Alcune celle avevano delle fosse scavate nel muro con al loro interno un recipiente che serviva a raccogliere i loro bisogni corporali. Altre celle, invece, avevano un'unica latrina in comune. Ma erano le celle dei sotterranei a rasentare l'orrore. Qui finivano i detenuti peggiori, al buio e al freddo di quelle stanzette che erano poi delle vere e proprie nicchie scavate nella pietra fredda e umida e che si allagavano ogni qual volta cadeva la pioggia. Le condizioni in cui vivevano i prigionieri erano veramente inumane e sconfortanti. C'era poi una cella, che anche se non si trovava nel sotterraneo, era comunque, per terribile analogia, simile a quelle ricavate nel sottosuolo. Il detenuto era costretto a restarsene al buio (la finestra alta e con le doppie inferiate era sempre tenuta chiusa da pesanti scuri in legno) e due grosse catene assicurate alla parete gli stringevano le caviglie. Ai detenuti non venivano però risparmiate le funzioni religiose. Essi potevano assistervi attraverso 10 cellette ricavate su di un lato della cappella che si trova nel cortile interno del Castello. Quando fu costruita nel cortile, la cappella sostituì in modo permanente l'altra preesistente all'interno del castello, ancora visitabile ma quasi irriconoscibile. A metà della scalinata di accesso al castello, composta da 95 scalini e che porta alla sommità della rocca, si trovava una cisterna pubblica costruita nel 1448, con gli stemmi dei Pitti e degli Scali, vicari di Lari. Al centro del cortile sorge una bella cisterna dove vengono raccolte le acque piovane dei tetti dei palazzi castellani. In fondo al cortile sorge il Palazzo dei Vicari, con facciata monumentale e ornata di stemmi. Il castello è attualmente sede del Museo Civico Baldinucci, che espone reperti e documenti della storia di Lari. La sua posizione dominante consente una vasta visuale sulla Valdarno, spaziando fino al mare. Come ogni luogo degli orrori che si rispetti, anche il castello di Lari possiede il suo fantasma. Giovanni Princi (detto il Rosso della Paola) venne incarcerato a Lari per le sue idee politiche e all'interno del castello trovò anche la morte dal momento che fu trovato impiccato alle inferriate della sua cella la mattina del 16 dicembre 1922. Le ragioni della sua morte (apparentemente un suicidio) non furono mai chiarite, anche se sul corpo furono trovati segni inequivocabili di percosse e fu quindi ipotizzato che fosse stato picchiato, ucciso e poi solo successivamente impiccato. Quando il carcere venne chiuso l'ex guardiano continuò ad abitare il castello insieme alla sua famiglia e questi furono i primi ad affermare che ogni tanto, la notte del 15 di dicembre, il Rosso della Paola tornava a manifestarsi. Molte altre persone affermano di aver assistito a fatti inspiegabili avvenuti all'interno del castello e soprattutto di aver visto un uomo, avvolto da una strana nebbia, dileguarsi velocemente nell'oscurità. Come già detto, nel castello di Lari venne processata Gostanza da Libbiano, arrestata una mattina di novembre del 1594, una donna che conosceva l'arte curativa delle erbe e a cui molte persone, anche da molto lontano, ricorrevano per farsi guarire. Un giorno un giovane che lei aveva tentato di curare morì e Gostanza venne accusata di averlo ucciso e di intrattenere dei rapporti con il demonio. La donna, che all'epoca aveva 60 anni, fu incarcerata, interrogata e torturata, come molte delle vittime dell'inquisizione; ella finì per convincersi e confessare di essere una discepola del maligno, ritrattò le sue deposizioni soltanto con l'inquisitore generale di Firenze, chiamato successivamente a presiedere il processo. Questi rilesse attentamente i documenti del processo prima di interrogare Gostanza e si rese subito conto che la superstizione era stata alimentata da gelosie e ripicche di paese. Gostanza venne quindi prosciolta dall'accusa di stregoneria, ma le venne impedito di medicare uomini, donne e bestie, fu confinata a tre miglia di distanza dalla sua casa sotto pena del carcere e della frusta e c'è chi afferma che ancora oggi il suo fantasma si aggiri inquieto per le stanze del castello, pur non avendovi trovato la morte.
Per chi volesse saperne di più, consiglio la visita del sito : www.castellodilari.it

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