ORISTANO – Torre di Portixedda
Posto alla confluenza tra la via Mazzini e la piazza Mariano
è il diroccato torrione di forma troncoconica di Portixedda. L’individuazione
delle fondamenta di una torre quadrata entro il torrione circolare, scoperta
durante i lavori di restauro, induce a ritenere la torre primitiva eretta nel
XIII secolo, all’epoca della costruzione della cinta muraria e delle torri
maggiori, in epoca giudicale sotto il regno di Mariano II d’Arborea. Durante la
dominazione spagnola (secoli XV-XVI) fu inglobato da un impianto a base circolare
che prese il nome dalla porta minore della cinta muraria della città, di cui
era posto a difesa: Portixedda. Il torrione, che si apre nell’angolo in cui la
cinta muraria di nord-est si univa con quella di sud-est, è costituito da due
corpi cilindrici sovrapposti a diverso raggio di curvatura raccordati da una
superficie inclinata troncoconica, per un’altezza globale di 8,80 metri. Costruita
con basalti, calcareniti e mattoni cotti, la fortificazione era dotata di
feritoie strombate, a diversi livelli, da cui vennero tratte le tre saettiere
riusate con adattamenti nel torrione circolare. Numerosi documenti relativi al
XVI e XVII secolo, conservati nell’Archivio Storico di Oristano, menzionano la
torre con il titolo di Porta de su Castellanu, testimonianza che secondo alcune
ipotesi storiche rimanderebbe all’antica presenza presso la torre di un
comandante, un funzionario, o ancora a un Castellanu, ovvero un’autorità di un
castello. Dopo un primo restauro avvenuto nel 1950, gli scavi svoltisi nel 1992
e nel 1994 permisero una lettura delle fasi edilizie della torre. Durante le
indagini archeologiche furono ritrovati diversi materiali, fra questi un denaro
reale di Alfonso V d’Aragona (1416 - 1458), coppe di botteghe di Montelupo e
piatti ingobbati e graffiti di produzione oristanese, databili al XVI secolo.
Nel piano di camminamento di ronda si trova, sul lato prospiciente la piazza Mariano,
un foro di circa 30 cm. di diametro, che costituiva un pozzetto nel quale
veniva gettato l’olio bollente o più propriamente acqua e pece bollente, che
arrestava coloro che tentavano l’assalto diretto alla torre.
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