SAN MARCO DEI CAVOTI (BN) – Palazzo Marchesale dei
Cavaniglia
A seguito della distruzione di San Severo, avvenuta a causa di un terremoto
nel 1349, venne edificato
San Marco dei Cavoti, inizialmente e per lungo
tempo denominato San Marco dei Gavoti laddove i Gavoti (da Gavots), sono i
provenzali di Gap che - inviativi dagli Angioini grazie alla concessione di
particolari agevolazioni - concorsero assieme ai superstiti alla fondazione del
nuovo centro urbano a circa 4 km di distanza. Il nuovo paese prese il nome
di San Marco, santo vescovo di Eca, mentre nei dintorni alcune contrade
conservano negli antichissimi toponimi Francisi, Franzese e Borgognona il
ricordo della presenza francese in loco. Il nucleo più antico del paese era
costituito dal Largo Vicidomini, da Piazza del Carmine e dalla chiesa madre di
San Marco, arroccata su un'altura, intitolata a San Marco e affiancata - oltre
che dal campanile (distrutto all'inizio del XIX secolo) - da una imponente
torre carceraria (detta appunto Torre dei Provenzali). Il borgo era cinto da
mura turrite e vi si accedeva da quattro porte delle quali oggi ne restano tre
(Porta Palazzo, Porta Grande e Porta di Rose). San Marco rimase nelle mani
degli Angioini fino al 1435, anno in cui fu acquistato da Onorato Gaetani, conte
di Fondi e di Morcone, che militava nell'esercito di Alfonso d'Aragona. Il feudo
si trasmise all'interno di tale famiglia fino agli anni del conflitto
franco-spagnolo (1494-1502), al ternine del quale i Gaetani d'Aragona, per
avere appoggiato la parte francese, si videro confiscati i principali beni. Il
feudo di S. Marco fu assegnato, con privilegio del 12 novembre 1528 del vicerè
del Regno di Napoli Filippo di Chalons, a Cesare Cavaniglia, conte di Troja e
di Montella. La famiglia Cavaniglia, i cui membri vissero e morirono in paese,
nel palazzo Marchesale (edificato nel 1674 e in seguito appartenuto anche alla
famiglia Zurlo), tennero il feudo fino alla prima metà del XVIII secolo quando,
con Trojano Onero Cavaniglia, marchese di S. Marco, preferirono stabilirsi a
Napoli perché impegnati a corte, affidando ad un vicedomini la conduzione degli
affari locali. Agli inizi del XIX secolo il marchesato passò, per via
ereditaria, ai Caracciolo di San Vito. Questi ultimi, nel XIX secolo, cedettero
poi gran parte dei beni e i diritti di terraggiare e di nomina arcipretale alla
famiglia Jelardi. Oggi una parte del palazzo Marchesale, ultimati i lavori di
restauro, è stata trasformata in un elegante Bed & Breakfast, nel quale, ad
esempio, la ricca colazione viene servita nella sala che un tempo fungeva da Cappella
Gentilizia.
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