martedì 10 luglio 2012

Il castello di lunedì 9 luglio



MOTTA SANT’ANASTASIA (CT) – Castello Normanno

Fu costruito fra il 1070 ed il 1074 (pare sul rudere di una torre araba) per volontà del gran conte Ruggero il Normanno. Il massiccio torrione a pianta rettangolare rappresenta una tipica struttura a carattere difensivo del tardo medioevo. Già nel 1091, il castello venne concesso alla istituenda diocesi di Catania che ne detenne il possesso fino alla fine del XIII sec. quando Federico II privò il vescovo di Catania dei beni, fra i quali il territorio di Sant'Anastasia. Nel XIV secolo, per diciannove anni (dal 1355 al 1374), fu dimora del conte di Aidone, Enrico il Rosso e nel 1359 il castello fu protagonista del trattato di pace stipulato tra quest’ultimo e Artale Alagona. Dopo essere stato di proprietà di Rinaldo Perollo, nel 1408 il barone di Motta Sancho Ruiz de Lihori vi fece rinchiudere dentro la cisterna del castello Bernardo  Cabrera. Ecco l’antefatto: nel 1410 morì il re Martino "il giovane" e divenne vicaria del regno la giovane avvenente moglie Banca di Navarra. Il vecchio conte di Modica, Bernardo Cabrera, da un lato si ribellò alla vicaria, ma dall’altro non nascose il suo amore per lei. Viste non ricambiate le proposte amorose, il conte strinse d’assedio il castello di Catania, residenza reale. Ma in soccorso dell’affascinante regina arrivò l’ammiraglio Sancho Ruiz de Lihori, barone di Motta S. Anastasia che catturò il Cabrera e lo rinchiuse nel possente torrione di Motta. Il conte tentò allora di corrompere il suo carceriere, ma costui finse di accettare e raccontò tutto a Sancho Riuz, il quale organizzò una crudele trappola. Il carceriere nottetempo aiutò il fuggitivo sostenendogli una fune lungo la quale egli si calò senza vestiti, ma a metà discesa tagliò la corda e il malcapitato cadde in una rete che si richiuse su di lui. Beffato, il Cabrera rimase appeso come un cinghiale per tutta la notte fino al mattino quando fu oggetto degli scherni degli abitanti di Motta. Ancora nel 1455 Sant'Anastasia, tornata in precedenza al demanio, venne concessa da Alfonso V alla famiglia de Perellos. Nel 1514 l'intero insediamento fu acquistato da Aloisio Sanchez. Successivamente, nel 1526, Antonio Moncada, conte di Adernò, per 1210 once acquistò la terra di Motta ed il castello che rimasero di proprietà dei suoi discendenti fino all'abolizione della feudalità. Nel 1900 venne acquistato dal comune di Motta. Il castello è il più piccolo dei tre dongioni edificati lungo la Valle del Simeto (gli altri due a Paternò e Adrano), con dimensioni: 21,54 x 9 x 17,10 m e altezza di circa 21 metri. Il torrione è impostato su una balza rocciosa lavica, le sue murature, spesse non più di 1,60 metri, sono realizzate in opus incertum di pietrame lavico mentre i cantonali sono realizzati in conci ben squadrati dello stesso materiale. L'edificio si divide in tre piani per mezzo di solai lignei, dei quali nessuno ha resistito ai guasti del tempo. Quelli oggi visibili non sono altro, infatti, che ricostruzioni in stile. Solo il piano terra presenta ancora le finestre originali ad arco a sesto acuto (esterno) e a tutto sesto (interno). Le altre due finestre quadrate, degli altri livelli, come l'attuale porta d'ingresso, risalgono invece al XV secolo. Il piano terra era destinato ad alloggio militare. In esso sono visibili una serie di feritoie per la difesa. Sempre al piano terra fu ricavata la cisterna per la raccolta delle acque piovane e dove, come scrive l'umanista Lorenzo Valla, fu rinchiuso Bernardo Cabrera. Il primo piano era destinato all'alloggio del comandante della guarnigione. Il secondo piano è caratterizzato da un arco a sesto acuto. Le tre elevazioni erano collegate tra loro da una serie di scale a pioli retrattili di legno. L'ultimo piano presenta una splendida copertura ogivale, che poggia su un'arcata mediana, a sua volta impostata su mensole. Il terrazzo possiede una merlatura a testa arrotondata composta da sette merli per i lati lunghi e due per quelli corti. Intorno alla fortezza esistono ancora avanzi di una cinta muraria, all'interno della quale dovevano trovarsi altri edifici, i cui ruderi erano in parte visibili agli inizi del XX secolo. Probabilmente alla torre di Motta era attribuito un valore soprattutto militare-difensivo mentre la funzionalità residenziale sembrerebbe del tutto secondaria. Oggi il castello viene utilizzato come spazio espositivo e centro di informazione turistica. Sabato 15 maggio 2010 è stato inaugurato il Museo Storico (secoli XII – XVI), allestito all’interno del dongione normanno, realizzato con fondi regionali e comunali, consistente in una apparecchiatura multimediale (grande schermo dove scorrono le immagini di un video in più lingue sulla storia di Motta) a piano terra, ed in una Aula Hostilium, ossia Sala delle armi, nella prima elevazione.

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