MOTTA
SANT’ANASTASIA (CT) – Castello Normanno
Fu costruito fra il 1070 ed il 1074 (pare sul
rudere di una torre araba) per volontà del gran conte Ruggero il Normanno. Il massiccio torrione a pianta rettangolare
rappresenta una tipica struttura a carattere difensivo del tardo medioevo. Già
nel 1091, il castello venne concesso alla istituenda diocesi di Catania che ne
detenne il possesso fino alla fine del XIII sec. quando Federico II privò il
vescovo di Catania dei beni, fra i quali il territorio di Sant'Anastasia. Nel
XIV secolo, per diciannove anni (dal 1355 al 1374), fu dimora del conte di
Aidone, Enrico il Rosso e nel 1359 il castello fu protagonista del trattato di
pace stipulato tra quest’ultimo e Artale Alagona. Dopo essere stato di
proprietà di Rinaldo Perollo, nel 1408 il barone di Motta Sancho Ruiz de Lihori
vi fece rinchiudere dentro la cisterna del castello Bernardo Cabrera. Ecco l’antefatto: nel 1410 morì il
re Martino "il giovane" e divenne vicaria del regno la giovane
avvenente moglie Banca di Navarra. Il vecchio conte di Modica, Bernardo
Cabrera, da un lato si ribellò alla vicaria, ma dall’altro non nascose il suo
amore per lei. Viste non ricambiate le proposte amorose, il conte strinse
d’assedio il castello di Catania, residenza reale. Ma in soccorso
dell’affascinante regina arrivò l’ammiraglio Sancho Ruiz de Lihori, barone di
Motta S. Anastasia che catturò il Cabrera e lo rinchiuse nel possente torrione
di Motta. Il conte tentò allora di corrompere il suo carceriere, ma costui
finse di accettare e raccontò tutto a Sancho Riuz, il quale organizzò una
crudele trappola. Il carceriere nottetempo aiutò il fuggitivo sostenendogli una
fune lungo la quale egli si calò senza vestiti, ma a metà discesa tagliò la
corda e il malcapitato cadde in una rete che si richiuse su di lui. Beffato, il
Cabrera rimase appeso come un cinghiale per tutta la notte fino al mattino
quando fu oggetto degli scherni degli abitanti di Motta. Ancora nel 1455
Sant'Anastasia, tornata in precedenza al demanio, venne concessa da Alfonso V
alla famiglia de Perellos. Nel 1514 l'intero insediamento fu acquistato da
Aloisio Sanchez. Successivamente, nel 1526, Antonio Moncada, conte di Adernò,
per 1210 once acquistò la terra di Motta ed il castello che rimasero di
proprietà dei suoi discendenti fino all'abolizione della feudalità. Nel 1900
venne acquistato dal comune di Motta. Il castello è il più piccolo dei tre dongioni edificati lungo la Valle del Simeto (gli altri due a Paternò e
Adrano), con dimensioni: 21,54 x 9 x 17,10 m e altezza di circa 21 metri.
Il torrione è impostato su una balza
rocciosa lavica, le sue murature, spesse non più di 1,60 metri, sono
realizzate in opus incertum di pietrame lavico mentre i cantonali sono
realizzati in conci ben squadrati dello stesso materiale. L'edificio si divide
in tre piani per mezzo di solai lignei, dei quali nessuno ha
resistito ai guasti del tempo. Quelli oggi visibili non sono altro, infatti,
che ricostruzioni in stile. Solo il piano terra presenta ancora le finestre
originali ad arco a sesto acuto (esterno) e a tutto sesto (interno). Le altre
due finestre quadrate, degli altri livelli, come l'attuale porta d'ingresso,
risalgono invece al XV secolo. Il piano terra era destinato ad alloggio
militare. In esso sono visibili una serie di feritoie per la difesa. Sempre al
piano terra fu ricavata la cisterna per la raccolta delle acque piovane e dove,
come scrive l'umanista Lorenzo Valla, fu rinchiuso Bernardo Cabrera. Il primo
piano era destinato all'alloggio del comandante della guarnigione. Il secondo
piano è caratterizzato da un arco a sesto acuto. Le tre elevazioni erano
collegate tra loro da una serie di scale a pioli retrattili di legno. L'ultimo piano presenta una
splendida copertura ogivale, che poggia su un'arcata mediana, a sua volta impostata su mensole. Il
terrazzo possiede una merlatura a testa arrotondata composta da sette merli per
i lati lunghi e due per quelli corti. Intorno alla fortezza esistono ancora
avanzi di una cinta muraria, all'interno della quale dovevano trovarsi altri edifici,
i cui ruderi erano in parte visibili agli inizi del XX secolo. Probabilmente
alla torre di Motta era attribuito un valore soprattutto militare-difensivo mentre la
funzionalità residenziale sembrerebbe del tutto secondaria. Oggi il castello viene
utilizzato come spazio espositivo e centro di informazione turistica. Sabato 15
maggio 2010 è stato inaugurato il Museo
Storico (secoli XII – XVI), allestito all’interno del dongione
normanno, realizzato con fondi regionali e comunali, consistente in una apparecchiatura
multimediale (grande schermo dove scorrono le immagini di un video in più
lingue sulla storia di Motta) a piano terra, ed in una Aula Hostilium,
ossia Sala delle armi, nella prima elevazione.
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