NOGAROLE ROCCA (VR) - Castello Nogarola-Della Scala
Venne costruito dai Nogarola, famiglia di provenienza
francese e indicata in vari documenti del tempo col nome "De Nogarolis".
Il primo riferimento storico di un certo valore risale all’anno 1232, riportato
sia dalle antiche cronache veronesi che da quelle mantovane, quando il castello
fu circondato e danneggiato dalle milizie mantovane comandate da Balduino,
podestà di Mantova. Agli inizi del '300 il maniero, nel frattempo riattato,
conobbe un periodo di grande notorietà per essere stato dimora di Matteo
Visconti, signore di Milano, il quale venne allontanato dai Torriani che si
erano impadroniti della città. Il Visconti si rifugiò a Verona sotto la
protezione degli Scaligeri, con i quali, tra l’altro, era imparentato.
Accogliendo successivamente l’invito di Bailardino Nogarola, cognato di
Cangrande Della Scala dopo aver sposato la sorella Caterina, il Visconti si
trasferì nella rocca di Nogarole (anche per delle incomprensioni con i signori
di Verona) e vi rimase per cinque anni, fino alla discesa in Italia di Enrico
VII di Lussemburgo. Trovandosi a ridosso del confine mantovano, il castello fu
per secoli teatro di numerosi scontri bellici: durante la prima metà del 1300
furono memorabili le battaglie che vedevano contrapposti i signori di Verona e
i Gonzaga di Mantova. Cagnolo Nogarola morì senza eredi e le sue proprietà,
insieme alla rocca, passarono agli Scaligeri (1387) che fecero erigere
all’interno delle sue mura una nuova residenza signorile. Durante la campagna
militare condotta dall’imperatore Carlo IV di Boemia contro Cansignorio della
Scala, tutta la zona di confine tra Nogarole e Villafranca di Verona fu ancora
al centro di scontri bellici che danneggiarono le fortificazioni della zona e
la rocca. Negli anni che seguirono, la fortificazione cambiò diversi
proprietari: Galeazzo Visconti, Alberico di Barbiano, Bruno e Antonio della
Scala, i Carraresi, ancora i Gonzaga e, nel 1405, Jacopo dal Verme - soldato di
ventura che la occupò per conto dei Veneziani. Conquistata dai Francesi, agli
inizi del ’500, e riportata qualche anno dopo sotto il dominio veneziano, nel
XVI secolo, con l’avvento di nuove e più sofisticate armi da fuoco che
rivoluzionarono le tecniche costruttive e di difesa, la rocca – insieme a tanti
castelli medievali – cadde in abbandono. Nel 1543 il castello fu venduto
all'incanto in Rialto a Venezia a Leonardo Boldri per 520 ducati, con l'obbligo
di farlo abbassare, togliendogli ogni aspetto di fortezza, levando i terrapieni
e coprendo le fosse. Il Boldri, due anni dopo, lo cedette a Giovanni Bevilacqua
Lazise, il cui stemma (un'aquila) è scolpito nell'arco interno al castello. Da
allora i Bevilacqua Lazise assunsero anche il titolo di "Conti di Nogarole
Rocca" e trasformarono il
fortilizio in dimora signorile e corte agricola. La serena attività agricola fu
disturbata da alcuni episodi, come lo scontro nel 1799 all’interno del castello
fra le armate austriache e francesi e il suo utilizzo, da parte degli austriaci,
come insediamento per un contingente di 1500 uomini. Alla fine del XIX secolo
passò in eredità al conte Alessandro Lando, il quale vendette castello e
terreni (nel 1878) a Benedetto Barbieri. La proprietà non cambiò fino al 1973,
anno in cui morì Maria Barbieri, ultima discendente di questa famiglia e fu
donata con atto testamentario all'Amministrazione della Provincia di Verona,
cui appartiene tuttora. Nell'interno del castello vi è una chiesetta intitolata
a S. Carlo Borromeo, abbellita un tempo con dipinti ed oggetti di valore, tra i
quali una pala della Vergine con bambino, S. Giovanni Battista e S. Carlo
Borromeo, ora asportata. Il castello si presentava come una sorta di recinto con
lati di 60 e 80 metri intervallati quasi sicuramente da sei torri. La struttura
militare è ben evidente nella torre quadrata presso la quale si trova il ponte
di accesso, trasformata successivamente in torre colombara. Una delle leggende
più famose e più affascinanti, legate al territorio veronese, riguarda proprio Nogarole e narra di una tragica
storia, che si consumò, tanto tempo fa, tra le mura del castello. Una
ragazza della casata dei Nogarola sarebbe stata murata viva, con tutti i suoi
tesori, in un luogo segreto della fortezza. La storia racconta che il padre di
questa fanciulla, arrabbiato perché la figlia aveva rifiutato di sposare un
cavaliere, da lui indicato come marito ideale, abbia deciso di imprigionarla
per farle cambiare idea. La ragazza, testarda, rimase invece salda nella sua
decisione, e il padre – esasperato – ordinò che fosse sepolta viva nei
sotterranei della rocca. Si narra, inoltre, che a causa di questo gesto crudele
la famiglia sarebbe stata poi colpita da un tragico destino. Secondo la
scrittrice Zambussi Dal Lago, che nel 1800 si era occupata della pubblicazione
di questa leggenda, lo spirito della ragazza va “gironzolando di notte fra
quegli eremi recessi, e vi si oda strepito di catene”; e poi aggiunge:
“tuttavia nessun scheletro vi fu rinvenuto, e quei lamenti notturni son delle
tante fole immaginate da un’età fantastica per circondare del mistero quella
tomba di un’antica grandezza".
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