ARNESANO (LE) – Palazzo Marchesale
L’età feudale ebbe inizio con l’arrivo dei normanni, allorché Re Tancredi
D’Altavilla inglobò il feudo nella Contea di Lecce. Successivamente, Arnesano appartenne
alla famiglia Caracciolo fino alla metà del XIV secolo. Nel XV secolo, Re Ferdinando
I assegnò il feudo ad Antonio Guidano e, nel 1489, fu acquistato dalla famiglia
Corso, che lo detenne per più di un secolo. Nel XVII secolo, il centro fu
acquistato dai Marescallo e, successivamente, dai Prato. Gli ultimi feudatari
furono i Bernardini, che governarono fino al 1806, anno in
cui
decadde la feudalità. Il Palazzo Marchesale, costruito dalla famiglia Marescallo
nel XVII secolo, fu modificato e ampliato nel 1684 dai feudatari Prato. Un'attenta
analisi degli ambienti in corrispondenza di "Porta Rande" rivela l'esistenza
di un apparato difensivo; senz'altro sopra questa porta esisteva una torre o
comunque qualche altra struttura di controllo, mentre gli ambienti dovevano
ospitare contemporaneamente l'abitazione del "barone" e il presidio
militare. Anche i vari e successivi rimaneggiamenti sembrano rispondere all'esigenza
di combinare la funzione di dimora signorile, con ambienti consoni al prestigio
aristocratico delle famiglie succedutesi nel tempo, e di residenza feudale, con
spazi aperti destinati ad orto e giardino ed altri chiusi nei quali aveva luogo
la trasformazione dei prodotti agricoli. Alle opere murarie i Prato fecero
seguire lo sfarzoso arredamento, nonché la famosa e preziosa quadreria. L'iniziativa
dei Prato conferì al palazzo l'aspetto che ora presenta. Nel 1802, in seguito a
un fenomeno tellurico che causò il crollo di alcune stanze del palazzo ("quelle
stanze che formano la gran loggia del largo del Palazzo" – lato Piazza
Paisiello), la collezione di dipinti fu in parte distrutta e in parte
trasportata a Venezia, Roma e Napoli presso le dimore signorili di amici del
marchese Nicolò Prato. Le uniche tele rimaste ad Arnesano sono le quattro
presenti nella cappella dell'Asilo Bernardini.
Foto: entrambe di Lupiae su http://it.wikipedia.org
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