Posta a 532 metri di altitudine, tra i boschi della Valdera, venne innalzata intorno a un grosso masso calcareo la cui caratteristica fenditura sembra abbia dato origine al nome della struttura: pietra cassa significa infatti "pietra spaccata". Un'altra ipotesi sul toponimo la collega al triumviro romano Crasso, in quanto alcuni autori, sottolineando la presenza etrusca nel territorio, ipotizzano un interesse romano alla zona, dedicata all'estrazione di rame. Proprio per sorvegliare il tratto commerciale che portava a Montecatini pare che sia nata l'esigenza di erigere una struttura difensiva, posta in comunicazione visiva con le torri circostanti: Montevaso, Chianni, Terricciola, Lajatico, Orciatico, Peccioli, Miemo. La data precisa di costruzione è ignota, ma per alcuni autori è risalente all'epoca longobarda. Le prime notizie risalgono, comunque, al 1028 quando viene citata in alcuni documenti come importante punto di confine tra la diocesi di Volterra e il territorio pisano. Agli inizi del XII secolo di proprietà dei conti Cadolingi di Fucecchio, costruttori della Badia di Morrona, venne acquistata il 26 gennaio 1115 dal vescovo Ruggieri di Volterra per 50 lire, insieme alla metà dei possedimenti del conte Uguccione, oberato dai debiti. Seppur di proprietà ecclesiastica, il fortilizio venne gestito da Pisa fino al secolo successivo. A seguito della sconfitta della Repubblica Pisana nella battaglia della Meloria, avvenuta il 6 agosto 1284, i Lucchesi e Fiorentini ottennero il controllo della rocca e di altri 22 castelli della Valdera. Nel 1305 la rocca era tenuta da Jacopo Gaetani, un pisano favorito dai Volterrani: nonostante ciò, nell'aprile del 1307, gli Anziani di Pisa decretarono che Volterra non potesse in alcun modo sostenere il castello. Grazie all'influenza dell'Imperatore Carlo IV la struttura tornò in possesso della diocesi volterrana nel 1355, ma solo per mezzo secolo: nel 1405, infatti, dopo un assedio da parte del Comune di Pisa, il capitano Pietro Gaetani la consegnò a Firenze per tornaconto personale, insieme alle comunità di Orciatico e Lajatico. Ribellatasi al dominio fiorentino nel 1431, la rocca venne riconquistata dopo tre anni e smantellata per rappresaglia. Da allora si trova in stato di abbandono. Il complesso fortificato è composto da due strutture distinte: la rocca e il castello vero e proprio. La prima, di epoca più recente, è una cinta muraria posta lungo i confini del colle ad avvolgere il secondo, molto più antico. La struttura si interrompe bruscamente sul lato nord, formato da uno strapiombo roccioso. Formata da conci di pietra calcarea estratta dalle cave vicine e abilmente lavorata, le mura emergono tra le rocce circostanti senza discrepanze cromatiche, integrandosi perfettamente con il paesaggio. La rocca, risalente al XIII secolo, è formata da grandi blocchi di pietra legati con malta. Sembra che questa seconda cinta sia stata eretta per trasformare Pietracassia in un borgo murato, inglobando gli edifici civili sorti a ridosso del castello, ma è plausibile che la cinta sia stata costruita semplicemente per rafforzare il castello sul suo versante più esposto sfruttando al massimo la morfologia del terreno. Le mura sono costruite con la tecnica atta a permettere il tiro difensivo fiancheggiante: due corpi simmetrici protesi in avanti separati da un tratto di muraglia. Il castello ha una massiccia forma squadrata con la facciata principale rivolta a sud, priva di aperture e di merlature, con feritoie di epoca posteriore. Oltre al mastio, dispone di due torri collegate da possenti mura: una occidentale a pianta quadrata e una orientale a pianta eptagonale. Solo la seconda risulta essere ai giorni nostri in buono stato e accessibile, mostrando ai visitatori una pregevole volta a botte. Al castello si accede tramite un ingresso sopraelevato posto vicino alla torre di ponente e oggi gravemente danneggiato. Nulla rimane degli edifici interni, solamente il mastio conserva parte della sua struttura, per il resto crollata. Di fronte all'ingresso sono ancora identificabili alcuni scalini scolpiti nella roccia. La lontananza da centri abitati importanti ha permesso alla Rocca di giungere fino a noi senza sostanziali modifiche strutturali se non quelle provocate dall'usura del tempo. Nel 2010 sono stati avviati dei lavori di recupero e conservazione. Il cantiere ha unito agli scavi archeologici, diretti dalla Soprintendenza archeologica per la Toscana, i lavori di restauro, consentendo l’acquisizione di essenziali informazioni storiche, archeologiche ed architettoniche. Tutti i lavori di restauro sono stati eseguiti sotto la supervisione esperta dei funzionari della Soprintendenza per i beni architettonici di Pisa e Livorno per un investimento complessivo 653.450 euro che è stato possibile grazie ad un accordo sottoscritto tra la proprietà privata e il Comune di Lajatico, che in cambio ne ha ricevuto il diritto d’uso per quarant’anni. Al finanziamento hanno partecipato la Regione Toscana, il Comune di Lajatico e Banca popolare di Lajatico. Si tratta in realtà di un primo lotto di lavori, che ha permesso il recupero della parte più alta del castello consentendo così di poterlo aprire al pubblico in condizioni di sicurezza. Altri link consigliati: http://www.fototoscana.it/mostra-gallery.asp?nomegallery=pietracassia, http://www.turismo.intoscana.it/site/it/elemento-di-interesse/La-Rocca-di-Pietracassia/, http://www.stilepisano.it/immagini22/index1.htm, http://www.quadricottero.com/2014/05/la-rocca-di-pietracassia-lajatico-vista.html, https://www.youtube.com/watch?v=z9K_bI_6-wk (video di Pasquale Adobbato).
Fonti: http://it.wikipedia.org, http://www.castellitoscani.com/italian/pietracassia.htm, http://iltirreno.gelocal.it/pontedera/cronaca/2014/05/05/news/rocca-di-pietracassia-dopo-il-restauro-apre-ai-visitatori-1.9159454
Foto: da www.quadricottero.com e di mariasole su http://it.fotolia.com/id/36267334
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