PALMOLI (CH) - Castello Marchesale
di Mimmo Ciurlia
E' una maestosa costruzione
situata nella parte più alta dell’omonimo borgo fortificato, all’interno
del quartiere denominato “Le Coste”. La posizione del maniero è
strategica e attentamente studiata nella sua collocazione originaria, in
quanto sovrasta il fiume Treste, che anticamente lambiva diversi mulini
ad acqua, ed è prossima all’antico santuario di San Michele di Liscia. La
sua struttura complessa e polimorfa lo rende un’affascinante
testimonianza del lungo percorso storico che ha caratterizzato
l’evoluzione del territorio attraverso dominazioni straniere, guerre e
dinastie signorili, rappresentando con straordinaria fedeltà i mutamenti
che hanno segnato l’area chietina e la sua popolazione negli ultimi
mille anni. Si
presuppone che la costruzione originaria fosse una torre d’avvistamento
cilindrica edificata a ridosso dell’anno Mille, successivamente
stratificata con nuovi elementi che hanno portato nei secoli alla
definizione di un vero e proprio borgo fortificato. La torre
primitiva fu circondata da un torrione dodecagonale composto da una
scarpa poligonale nella fascia inferiore e un nucleo cilindrico
centrale, sormontato da archetti pensili e merli guelfi. Il primo
castello, secondo la tradizione popolare, fu costruito nel 1095 da
Pandulfo Di Sangro dei Conti di Monteodorisio, la stessa tradizione
popolare ricorda che furono costruiti contemporaneamente da tre fratelli
della famiglia Di Sangro tre castelli: quello di Monteodorisio, quello
di Furci e quello di Palmoli all’estremità della contea. I tre castelli
erano allineati e comunicavano fra loro di giorno con pali e colonne
di fumo, di notte con fuochi. L’attuale castello ha conosciuto almeno
tre fasi di costruzione e di ampliamento: la prima nel periodo
Svevo-angioino con la costruzione della torre cilindrica centrale, i
merli guelfi con la cosiddetta scarpa dodecagonale e il passetto che
metteva in comunicazione la torre con l’appartamento del signore; la
seconda fase, nel periodo D’Angiò - Durazzo (intorno al 1400), ha visto
la costruzione del palazzo Marchesale, ora sede degli uffici comunali;
infine, nella terza fase, nel periodo Borbonico (1772) il Marchese
Severino di Gagliati fece costruire la Cappella di San Carlo annessa al
castello. Il maniero, con pianta ad L irregolare, fu dotato di un
giardino interno provvisto di casematte, piccoli locali chiusi
all’interno e circondati da protezioni a prova di bomba, utilizzati per
la difesa della struttura. I principali materiali usati per la costruzione sono la pietra calcarea estratta nella
zona, la pietra d’Istria (una pietra calcarea più compatta), e il laterizio (un insieme di mattoni e tegole del tipo coppo). Nel
palazzo marchesale sono inoltre visibili elementi architettonici
composti di arenaria grigio-verde, rintracciabili soprattutto
all’interno della residenza signorile. All'esterno esso mostra
evidenti caratteristiche che lo qualificano come abitazione nobiliare; i
quattro ingressi lunettati affacciati sul cortile e i numerosi altri
ingressi, ora carenati, alcuni in pietra scolpita, altri impreziositi da
modanature, che si snodano lungo il suo perimetro, rivelano una
pluralità di stili e soluzioni riferibili ad un arco di tempo che va dal
XV al XIX secolo. Di particolare interesse è il portale della cappella
di S. Carlo, di gusto tardo rococò, incorniciato da lesene scanalate con
capitelli a fogliame e sormontato da un timpano mistilineo con massicce
volute laterali. Gli interni dell'intero complesso fortificato
sono quasi privi di elementi decorativi ad eccezione della cappella che
conserva aggraziate modanature in stucco sui soffitti, capitelli a
caulicoli sui semipilastri, diverse statue di soggetto religioso e
piccole sculture in bronzo. Fino alla seconda metà del XX secolo era
visibile un’ulteriore torre medioevale con muri verticali, privi di
scarpa, detta da alcuni il “Torrione”. L’area residenziale signorile
ospita attualmente gli uffici del Municipio, mentre la Torre poligonale è
sede del Museo Civico della Tradizione Contadina dal 1978.
L’esposizione permanente accoglie attrezzi e utensili agricoli, abiti
tradizionali e importanti reperti archeologici rinvenuti nella zona. Da alcuni anni inoltre è presente inoltre una sezione Etnografica.
http://www.regione.abruzzo.it/xcultura/index.asp?modello=castelloch&servizio=xList&stileDiv=monoLeft&template=intIndex&b=menuCast3172&tom=172
http://comunepalmoli.it/?page_id=14
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