giovedì 11 ottobre 2012

Il castello di giovedì 11 ottobre




SANREMO (IM) – Forte genovese di Santa Tecla

Situato nei pressi del Porto Vecchio, sino a pochi anni fa era utilizzato come Carcere Giudiziario. Ombreggiato all'ingresso da un piccolo giardino di pini marittimi, è un interessante esempio di fortificazione militare del settecento ligure. Deve il suo attuale nome al fatto che nella posa della prima pietra fu inserita una reliquia di Santa Tecla, ma il suo nome originario era di Fortezza San Giorgio. Fu edificato dalla Repubblica genovese, non per proteggersi dagli attacchi provenienti dal mare, ma per contrastare il desiderio d’indipendenza marinara e commerciale proprio degli abitanti di Sanremo che, a seguito di una rivolta popolare, avvenuta dopo la guerra di successione austriaca, chiedevano l’annessione al Regno di Sardegna. Le bocche di fuoco del forte, rivolte verso la città di Sanremo, anziché verso il mare, sono la chiara dimostrazione della volontà, da parte della Repubblica genovese, di contrastare la popolazione ribelle, anche con l’uso della forza, o per meglio dire, delle proprie artiglierie. Tutto ciò trova conferma nelle parole del cancelliere genovese dell'epoca: "L'oggetto di questo forte non è che quello di aver colà un freno che tenga in soggezione quel popolo". Dopo due tentativi andati a vuoto, nel 1753 venne approvato il progetto dell'ingegnere militare Giacomo De Sicre per una spesa totale di circa 70.000 lire genovesi e la prima pietra venne posata il 6 luglio del 1754 senza che la popolazione partecipasse alla celebrazione di inizio lavori, in quanto la costruzione della fortezza prevedeva la demolizione di numerose abitazioni. Il Forte fu edificato sulla base di una pianta triangolare, con un bastione verso il mare e un'opera a corno verso la città formata da due mezzi bastioni, separati da una lunga cortina su cui erano posti numerosi pezzi di artiglieria a minacciare la città. All'interno, al piano terra, vi era la cappella al centro del cortile, i magazzini, la cisterna e l'appartamento del comandante; al primo piano gli alloggi per i soldati e gli addetti, con la polveriera nell'antica torre cinquecentesca che era stata inglobata nel forte; al secondo piano gli alloggi per i bombardieri e gli artiglieri, i comandanti, la fanteria e il magazzino. La fortezza venne innalzata in soli undici mesi di lavori che si conclusero il 12 marzo del 1756. Nel 1796 fu occupata senza combattimenti dalle forze napoleoniche di invasione e la popolazione che si sentiva liberata dal secolare giogo genovese, festeggiò, abbattendo anche parte delle mura, che impedivano un comodo accesso al molo. Con la Restaurazione, nel 1815, la Liguria passò al Regno di Sardegna e il forte divenne una caserma per la fanteria sabauda; più tardi, nel 1835, caserma dell'arma dei Bersaglieri. Dal 1864 fu adibita a casa circondariale di pena fino al 1997, con solo due interruzioni: fu base per idrovolanti tra gli anni 1915-1918 e divenne deposito di munizioni durante l'occupazione tedesca dal 1943 al 1945. Trasferito il carcere ad altra sede, il Forte di Santa Tecla è stato assegnato alla Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici della Liguria ed infine, recentemente acquisito dal Comune, è ora in fase di recupero e restauro per destinarlo a sede di museo e "location" per eventi e manifestazioni artistiche e culturali. Il progetto di restauro è però assai difficoltoso per difficoltà nel reperire il finanziamento dei lavori. Inizialmente si procederà al restyling del piano terra del forte. In ogni caso il lavoro dovrà essere terminato entro il dicembre 2015. Il piano complessivo prevede la copertura del cortile interno con una struttura in vetro, legno e acciaio, il restauro dei muraglioni esterni, il ripristino del fossato e la realizzazione di una rampa d’accesso. Si provvederà inoltre a demolire i tramezzi di mattoni e le pavimentazioni realizzati nel secolo scorso e a creare nuove suddivisioni, con scale e tanto di ascensore. Ulteriori approfondimenti si possono leggere al seguente link: http://www.gruppocarige.it/gruppo/html/ita/arte-cultura/la-casana/2002_2/pdf/36_43.pdf

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