MONTONE (PG) – Rocca di Braccio
Un documento del 1121 conferma la presenza di un castrum, un
borgo fortificato con un castello e una pieve, e la possibilità per Montone di
avere propri Statuti e di amministrare la cosa pubblica, anche se sotto il
diretto controllo di Perugia. Nel 1150 il borgo divenne Comune. Nel XV secolo,
Montone visse il suo momento di maggior splendore grazie soprattutto alla
figura di Andrea Braccio Fortebracci, ovvero Braccio da Montone, uno dei
più grandi capitani di ventura italiani, famoso per le sue abilità di stratega
e per la sua spregiudicatezza politica, che concepì il disegno di creare uno
Stato unico in Italia centrale con capitale Perugia. Numerosi sono stati gli
artisti che realizzarono opere per questo piccolo paese (Fioravante Fioravanti,
architetto bolognese, per la progettazione della rocca, Antonio Alberti,
pittore ferrarese, per decorare le case di Braccio e molti altri ancora). Della
rocca si conserva l'immagine del gonfalone che Bartolomeo Caporali dipinse nel
1482 per la chiesa di San Francesco, e che oggi è conservato nella pinacoteca
attigua alla chiesa. E’ il 28 agosto 1414 il giorno in cui Montone venne
elevato a contea e Braccio ne ricevette l’investitura, per lui e per i suoi
discendenti, da quel Giovanni XXIII considerato antipapa. Dieci anno dopo
l'investitura di Braccio, Martino V, Papa riconosciuto da tutti come legittimo,
ripetè l'investitura a favore di Carlo, figlio di Braccio il quale morì nel
1424 nella battaglia dell'Aquila. Proprio Carlo,
Generale della Repubblica Veneziana, tormentò Papa Sisto IV
della Rovere devastando le terre dello Stato Pontificio. Per
questo il pontefice nel 1478 inviò a Montone un suo Legato, Lorenzo
Giustini, con 5000 terrazzani (guastatori), che in tre giorni e
tre notti distrussero il Castello e la Rocca fatti costruire da suo padre Braccio, dopodiché
sulle rovine fece costruire il convento Benedettino di Santa Caterina. La
distruzione fu violentissima , ma non cancellò del tutto le testimonianze della
potenza braccesca; nella rovina non furono cancellate le scuderie del castello.
Abbandonate al loro destino per molti secoli, furono dapprima trasformate in
magazzini del convento, quindi nella seconda guerra mondiale divennero
nascondiglio per difendersi dalla violenza del conflitto. Montone, come buona
parte dell'Italia centrale, si ritrovò così definitivamente assoggettato alla Chiesa.
Rimasta per oltre un secolo sotto il dominio dei Vitelli di Città di Castello,
con il beneplacito pontificio, tornò poi alle sue dirette dipendenze sino al
compimento dell'unità d'Italia. L'unico breve ed illusorio intervallo nella
lunga dominazione dalla Chiesa fu l'adesione alla Repubblica Cisalpina, verso
la fine del '700. I resti della rocca di Braccio, sapientemente restaurati, sono
in grado di testimoniare l'importanza dell'antica costruzione.
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