AMASENO (FR) – Castello Conti di Ceccano-d’Angiò
Con la sua poderosa mole, occupa la parte più alta della
collina dove sorge il centro storico; le parti restanti di muratura originale,
ancora visibili, farebbero risalire la sua costruzione al secolo XIII. Tra gli
elementi più antichi, oggi è possibile ammirare la ripida scalinata interna,
realizzata con massicci conci di calcare sagomati e squadrati, mentre nella
parte a Sud, sono ancora visibili le feritoie (dette comunemente occhi) tra due
blocchi calcarei utilizzate per lo scolo dell'acqua; si può notare bene inoltre
la base scarpata della muratura fino a metà dell'enorme parete, e al disopra di
essa è ancora visibile una torretta. Nel corso degli anni, il fortilizio ha
subito molteplici rimaneggiamenti; in alcuni periodi è stato anche abitato
dalla popolazione locale e a tale scopo venne dotato di due balconcini che,
osservando globalmente il castello, ne disturbano l'armonia stilistica e poco
hanno a che fare con la maestosità della costruzione. Fino al 1937 il castello
conservava i ruderi della torre mastio, che vennero di lì a poco eliminati per
far posto al serbatoio idrico della città. Durante la Seconda Guerra Mondiale,
a partire dall'autunno del 1943, Amaseno dovette subire per vari mesi
l'occupazione dei Tedeschi coi relativi soprusi ed ingiustizie alle quali si
aggiunsero poi le violenze degli alleati, gli spietati cannoneggiamenti e
bombardamenti ed il successivo saccheggio, cui furono sottoposti il castello
assieme all'abitato per più giorni, dopo lo sfondamento della linea di Cassino;
il cunicolo sotterraneo che dalla fortezza conduce all'esterno dell'abitato, in
località Spinetti, si rivelò provvidenziale in questo frangente per molti
abitanti del paese. L’edificio è rimasto per molti anni in abbandono, solo da
poco è stato restaurato dal comune. E’ stata progettata la realizzazione di un
ascensore all'interno della Rocca, al fine di renderla più fruibile, e, con
tutta probabilità una biblioteca. La prima attestazione scritta dell'esistenza
di Amaseno risale al 1125, quando ancora si chiamava Castrum Sancti
Laurentii. San Lorenzo fu feudo dei Conti Di Ceccano a partire dal XII
secolo; costoro erano riusciti a crearsi un dominio comprendente 14 castelli,
oltre feudi e possessi minori, che si estendeva dalla Valle del fiume Sacco
all'Agro Pontino, mirando di farne uno stato a sé. In quei tempi di
feudalesimo, era infatti frequente il tentativo da parte dei signori locali di
emanciparsi dal potere centrale, approfittando delle continue lotte esistenti
tra Papa ed imperatore. Nel 1125, il papa Onorio II, circondato da numerose
soldatesche, fece una spedizione punitiva ai danni dei feudi dei Conti Di
Ceccano, nella quale vennero incendiate e distrutte intere città, compresa S.
Lorenzo ed il suo castello; quest'impresa segnò la fine del sogno,
irrealizzabile, dei Conti di Ceccano, che nelle persone di Gottifredo, Landolfo
e Rainaldo si sottomisero e giurarono fedeltà al Papa. Nel 1165 il paese venne
incendiato dalle truppe imperiali di Federico I, detto Barbarossa, in lotta con
Papa Alessandro III. Ricostruito, San Lorenzo nel XIII secolo tornò ad essere
possedimento dei bellicosi Conti di Ceccano che ne fortificarono il castello. Nel
1208 vi soggiornò brevemente Papa Innocenzo III, di passaggio dopo aver consacrato
l’altare dell’Abbazia di Fossanova Tra
la fine del Duecento e i primi del Trecento passò per breve tempo ai Caetani:
Landolfo II dei Conti di Ceccano, con testamento datato 18 agosto 1264, lasciò
in eredità S. Lorenzo alla propria moglie Maccalona, ma nel 1297, durante le
lotte dei De Ceccano contro i Caetani, Bonifacio VIII confiscò S. Lorenzo e lo
diede ai Caetani, suoi parenti. Alla morte di Bonifacio VIII, S. Lorenzo
ritornò ai Conti di Ceccano: Tommaso II detto “il Mutilo” lo tenne fino al 1350
circa, quando suo cugino Francesco III gli mosse guerra confiscandogli San
Lorenzo assieme a Ceccano e a Ripi. In seguito San Lorenzo passò ancora ai
Caetani, che si erano imparentati coi Conti di Ceccano, ma nel 1419 Papa
Martino V Colonna lo confiscò a Cristoforo Caetani, duca di Fondi, e lo donò
alla regina Giovanna II di Napoli, che a sua volta, in seguito lo girò a
Giordano e Lorenzo Colonna, aggiungendovi anche altri feudi e il Principato di
Salerno. La tradizione popolare narra che la regina Giovanna usasse soggiornare del tempo nel suo castello
di Amaseno. Si racconta che fosse di carattere ribelle, sfrontato e
libertino e che non disdegnava la compagnia dei giovani locali o di quella
delle sue guardie. Quando stanca di queste sue relazioni clandestine intendeva
liberarsi, per non avere problemi, improvvisamente si perdeva traccia di questi
suoi uomini. Da qui le più macabre leggende sulla presunta sparizione di questi
giovani. Non vi è castello senza l’immancabile passaggio segreto, dunque dai sotterranei
del castello, si dice, che un cunicolo portasse fuori dalle mura di cinta, in
località Spinetti . Tale passaggio è stato utilizzato durante la seconda guerra
mondiale per sfuggire ai bombardamenti e alle incursioni dei soldati
(marocchini ecc.). Da questo momento si aprì un lungo contenzioso tra i Colonna
e i Caetani che costò a San Lorenzo anche un saccheggio, compiuto nel 1556 da
Bonifacio Caetani. Dal 1549, proprio a causa del conflitto Colonna-Caetani,
l'Ambasciatore spagnolo a Roma aveva preso possesso pro tempore di San
Lorenzo, Sonnino e Vallecorsa che rimasero sotto l'amministrazione spagnola
fino al 24 ottobre 1591, quando Filippo II di Spagna concesse i tre paesi
oggetto di contesa a Marcantonio Colonna, il vincitore di Lepanto. Dal 1591
fino al 1816 San Lorenzo rimase feudo dei Colonna e non fu più oggetto di
contese tra i baroni romani.
Foto: realizzate entrambe da me sul posto
Foto: realizzate entrambe da me sul posto
Nessun commento:
Posta un commento