PULA (CA) - Torre di Cala d'Ostia e Torre di San Macario
Tra la fine del
XVI secolo e l’inizio del XVII secolo, lungo le coste del territorio
dell’attuale comune di Pula, l’amministrazione regia fece costruire tre torri
di difesa contro i pirati barbareschi: la torre di San Macario, posta
sull’isoletta omonima di fronte alla foce del Rio Pula, la torre di Sant’Efisio
o del Coltellazzo, sulla penisoletta di Nora (di cui abbiamo già parlato in un
post precedente), e la torre di Cala d’Ostia, sulla costa di S. Margherita di
Pula. Tuttavia queste torri non servirono a molto, in quanto a causa delle
scorrerie barbaresche e con l’epidemia di peste del 1652, Pula si spopolò
nuovamente. Nel 1773, la torre di Cala d’Ostia, esplose accidentalmente e in
prossimità dei suoi ruderi (a circa 20 metri) venne ricostruita una torre omonima
più grande, sabauda, dotata di alcuni singolari accorgimenti per una migliore
difesa in caso di assedio. La torre difendeva dalle incursioni barbaresche
alcune insenature costituite dalla foce del Rio Pedras de Fogu e dalle due
calette di Cala d’Ostia. Fu costruita proprio alla foce del fiume per impedire
sia il rifornimento di acqua dolce, sia gli sbarchi nella piana di S.
Margherita, dalla quale sarebbe stato facile raggiungere e attaccare la città
di Pula da sud-ovest. Da questa posizione la torre poteva trasmettere segnali
con la torre del Coltellazzo e con la vedetta della Guardia Grande di Chia. Di
struttura troncoconica con un diametro di 9 metri alla base, ha l'ingresso situato
a circa 5 metri d'altezza e permette l'accesso alla camera interna che ha una
struttura diversa dalle altre torri. In questo ambiente, con volta a cupola, si
trova un caminetto, una nicchia che costituiva l’imboccatura della sottostante
cisterna e una feritoia. Attraverso un vano scala si accede alla piazza d’armi,
circondata da un parapetto con merlature posto su due diversi livelli; verso il
mare, infatti, il parapetto si abbassava per contenere tre cannoniere. Nel
parapetto, inoltre, ci sono tre aperture dotate ognuna di una coppia di mensole
in pietra per il sostegno di tre garitte ormai scomparse, una delle quali
proteggeva l’ingresso della torre, mentre le altre erano situate in posizione
opposta a Nord e a Sud. Per un breve periodo, dal 1807 al 1813, la torre fu
presidiata da 5 soldati del Corpo Reale d’Artiglieria; poi nel 1842, con la
soppressione della Reale Amministrazione delle Torri, fu riqualificata
attraverso differenti progetti, e dopo qualche tempo dopo fu abbandonata. E'
stata restaurata nel 2003.
La torre di San
Macario si trova sull'omonima isola a 400 m di distanza dalla punta di S.
Vittoria. Prende il nome dal monastero bizantino dedicato a questo santo, che
si ergeva nella parte ovest dell'isola, sulla quale si trovano anche, ormai in
stato di rudere, una chiesetta e una tonnara. La torre nacque per volontà del
viceré De Moncada nel 1578, per difendere la zona del Rio Pula dallo sbarco dei
corsari per fare rifornimento di acqua. Fu operativa già dal 1594. Era una
torre des armas, quindi di difesa pesante ed era presidiata da un alcaide, un
artigliere e 4 soldati. Con i suoi cannoni del calibro di 6 e 8 libbre essa impediva
qualsiasi tentativo di sbarco nemico sulle coste; in questo modo, anche i
pescatori della zona, potevano lavorare e recarsi alla tonnara senza paura di
attacchi corsari. Alta circa 13 m e con un diametro di oltre 10 m, secondo uno
schema collaudato e diffuso nell'intero settore S/O, presentava una zoccolatura
di base molto pronunciata. La struttura, di forma troncoconica è costruita su
due piani, non poteva contenere più di 5 uomini; infatti, gli uomini delle
vedette di Las Cannas e di capo Spartivento, che di notte riparavano nella
torre, erano costretti a dormire nel terrazzo sotto la mezzaluna (tettoia di
canne e coppi sovrastante la terrazza all'aperto, così detta per la forma a
semicerchio). L’ingresso, rivolto verso la terraferma, è aperto ad un’altezza
di circa 5,60 metri dal suolo: non essendo presente una scala d’accesso, oggi
non è possibile accedervi. La camera interna ha una copertura a volta ribassata
sostenuta da una colonna centrale, è dotata di due feritoie per i fucili, di un
caminetto e di una nicchia che costituisce l’imboccatura della sottostante
cisterna. Una scala, ricavata nello spessore del muro esterno, conduce alla
sovrastante piazza d’armi. In quest’ultima sono riconoscibili i resti di tre
cannoniere e le tracce dei portali d’accesso di due garitte scomparse, una
delle quali posta sopra l’ingresso. Si nota anche un parapetto, dove
originariamente venivano arroventati i proiettili e delle mensole e anche, i
resti di piastrelle in cotto del pavimento. Nei primi anni del '600, la torre impedì
con i sui cannoni, lo sbarco dei francesi nelle coste di Pula per fare
rifornimento. Nel 1605 si ha notizia dei primi restauri. Nel 1614 la torre -
essendo "alcaide", (comandante della torre) Leonardo Lucio Obino -
aveva subito un incendio probabilmente ad opera dei barbareschi che ne
assaltarono gli spalti. Nel 1842, anno in cui fu soppressa la Reale
Amministrazioni delle Torri, la torre trovò posto nei vari progetti di
riutilizzo militare delle Regie Fortificazioni. Durante la seconda guerra
mondiale il suo ruolo di controllo costiero fu preso dalla batteria antisbarco
Boggio che si trova sul colle di Santa Vittoria, di fronte l'isolotto. Nel 1988
e all'inizio degli anni '90 ha subito un pesantissimo restauro ma oggi è
abbandonata.
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