sabato 5 maggio 2012

Il castello di sabato 5 maggio




CASTELLINALDO (CN) – Castello degli Ainaldi

Il primo edificio che precedette il castello attuale (e che verosimilmente diede nome al paese) risale almeno agli inizi del secolo XI, confermato nel 1041 ("castrum de Castello Aynaldo cum capella") dall'imperatore Enrico III al Vescovo d'Asti. In seguito, con l'insediamento di più castellani, aumentarono le costruzioni all'interno della cinta del castello e nelle adiacenze. Nel 1200 il rilievo dell’attuale castello era occupato da alcune caseforti, in relazione alla presenza di più castellani, de Montefortino, de Vicia, Baresani, Visdomini, ai quali si sostituirono in parte nel secolo seguente Solaro e Pallidi. Nel 1351 subentrarono in parte del feudo i Malabayla di Asti, che fecero erigere il loro maniero nel sito del giardino oggi posto a levante dell’attuale castello. I due edifici vennero ricostruiti dai rispettivi possessori nel corso del '400 e del '500. Posta tra le due pertinenze era la chiesetta di S. Pietro dove entrambe le famiglie avevano diritto di sepoltura. Il castello dei Malabayla, ceduto nell'800 e in avanzato degrado, venne abbattuto. Nel 1427-29 i Damiano acquistarono la restante parte del feudo dai Pallidi e fecero erigere costruzioni attorno ad una più antica torre: è l’attuale castello terminato alla fine del ‘500. Nel 1578 vi fu ospite san Carlo Borromeo, che - secondo la leggenda - se ne partì in modo misterioso, lasciando il suo bordone per ricordo. Nel 1594 vi fu la divisione del castello in tre quote. La prima comprendente il castello bianco con un terzo della "caneva" e con il "dispensino al fondo del vireto". La seconda comprendente "la volta dil castello" con due terzi della sottostante "caneva" verso le stalle; la "caneva della signora Caterina, con la camera al disopra sino alli coppi, con l'horteto sino al portico". La terza parte consistente nel "castello rosso”, con il vireto di cima in fondo, con il portico del hortetto sino alli coppi"; inoltre, il "canavoto detto il forno, la panataria, la torre con il dispensino al piano della corte et il scrittoio di sopra la stalla dove è il torchio". Restavano comuni la cisterna, la corte e il viretto bianco. Nel 1805 crollò il muro a sostegno della strada del castello di fronte alla chiesa; venne ricostruito con oltre 130 mila mattoni, in parte provenienti dal castello di Priocca. La torre, lesionata dal terremoto del 1887, venne mozzata a livello del tetto. Il complesso costituito da castello, cappella e adiacente fattoria è stato dichiarato nel 1972 monumento nazionale. Attualmente appartiene ai conti Ripa di Meana. Al suo interno, il salone d'onore (o "degli stemmi") che conserva affreschi di Rodolfo Morgari, la "camera di S. Carlo" e la "camera del Morgari", tutti con ricercati soffitti lignei del '500. In una parte dell'adiacente cascina già feudale, collegata al castello da un passaggio coperto, è stata ricavata la "Bottega del Vino" comunale.

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