CASTELLINALDO (CN) – Castello degli Ainaldi
Il primo edificio che precedette il castello attuale (e che
verosimilmente diede nome al paese) risale almeno agli inizi del secolo XI,
confermato nel 1041 ("castrum de Castello Aynaldo cum capella") dall'imperatore
Enrico III al Vescovo d'Asti. In seguito, con l'insediamento di più castellani,
aumentarono le costruzioni all'interno della cinta del castello e nelle
adiacenze. Nel 1200 il rilievo dell’attuale castello era occupato da alcune
caseforti, in relazione alla presenza di più castellani, de Montefortino, de
Vicia, Baresani, Visdomini, ai quali si sostituirono in parte nel secolo
seguente Solaro e Pallidi. Nel 1351 subentrarono in parte del feudo i Malabayla
di Asti, che fecero erigere il loro maniero nel sito del giardino oggi posto a
levante dell’attuale castello. I due edifici vennero ricostruiti dai rispettivi
possessori nel corso del '400 e del '500. Posta tra le due pertinenze era la
chiesetta di S. Pietro dove entrambe le famiglie avevano diritto di sepoltura.
Il castello dei Malabayla, ceduto nell'800 e in avanzato degrado, venne
abbattuto. Nel 1427-29 i Damiano acquistarono la restante parte del feudo dai
Pallidi e fecero erigere costruzioni attorno ad una più antica torre: è
l’attuale castello terminato alla fine del ‘500. Nel 1578 vi fu ospite san
Carlo Borromeo, che - secondo la leggenda - se ne partì in modo misterioso,
lasciando il suo bordone per ricordo. Nel 1594 vi fu la divisione del castello
in tre quote. La prima comprendente il castello bianco con un terzo della
"caneva" e con il "dispensino al fondo del vireto". La
seconda comprendente "la volta dil castello" con due terzi della
sottostante "caneva" verso le stalle; la "caneva della signora
Caterina, con la camera al disopra sino alli coppi, con l'horteto sino al
portico". La terza parte consistente nel "castello rosso”, con il
vireto di cima in fondo, con il portico del hortetto sino alli coppi";
inoltre, il "canavoto detto il forno, la panataria, la torre con il
dispensino al piano della corte et il scrittoio di sopra la stalla dove è il
torchio". Restavano comuni la cisterna, la corte e il viretto bianco. Nel
1805 crollò il muro a sostegno della strada del castello di fronte alla chiesa;
venne ricostruito con oltre 130 mila mattoni, in parte provenienti dal castello
di Priocca. La torre, lesionata dal terremoto del 1887, venne mozzata a livello
del tetto. Il complesso costituito da castello, cappella e adiacente fattoria è
stato dichiarato nel 1972 monumento nazionale. Attualmente appartiene ai conti
Ripa di Meana. Al suo interno, il salone d'onore (o "degli stemmi") che
conserva affreschi di Rodolfo Morgari, la "camera di S. Carlo" e la
"camera del Morgari", tutti con ricercati soffitti lignei del '500.
In una parte dell'adiacente cascina già feudale, collegata al castello da un
passaggio coperto, è stata ricavata la "Bottega del Vino" comunale.
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