SCALEA (CS) – Castello normanno
Così chiamato in quanto venne costruito
dai Normanni, che nell'XI secolo furono investiti dal Papa del compito di
"rivedere" l'ordine civile ed ecclesiastico instaurato dai bizantini.
I Normanni edificarono questa fortezza sui resti di una rocca longobarda e con
essa segnarono il loro dominio sui numerosi feudi della zona circostante. Fu
Ruggiero d’Altavilla che combatté e vinse i bizantini ricostituendo gli
ordinamenti della Chiesa. A lui si deve anche l’ampliamento della fortificazione
verso il 1060. Nel castello
fu firmato il "Patto di Scalea" con il quale si doveva dividere la
Calabria conquistata e da conquistare tra Roberto il Guiscardo e Ruggiero suo
fratello. Il maniero fu ereditato da Roberto, detto Scalone, figlio di
Roberto il Guiscardo, da cui prese il nome l'omonimo Passo sulla strada statale
Belvedere M.mo-SantAngata D'Esaro. Verso il 1250 vi nacque Ruggiero di Loria (o di Lauria) che fu
grande ammiraglio di Aragona ed in seguito del regno di Napoli. Sua
madre era l'istitutrice di Costanza di Svevia, moglie di re Pietro d'Aragona. A
soli trentotto anni questo piccolo e povero barone di Calabria divenne
Ammiraglio. Dagli storici navali fu definito secondo solo ad Andrea Doria ed è
inoltre conosciuto come il
vincitore della guerra dei Vespri Siciliani. Il Castello divenne una
fortezza vera e propria due secoli dopo, quando la dominazione angioina
prevaricò quella sveva che aveva, a sua volta, estromesso quella normanna. Insieme
alla torre di Scalea fu duramente attaccato, nel 1522, dalle flotte del corsaro
turco Dragut che in una notte d’agosto, narra la tradizione, entrarono nella
rada e sbarcarono sulla riva alcune centinaia di armati, ….. il
guardiano di servizio alla torre di
avvistamento avrebbe dovuto dare l’allarme se avesse vigilato attentamente…… ma
sembra non essersi accorto di nulla…….Le squadre d’assalto attaccarono il
paese immerso nel sonno……e dilagarono per i vicoli, uccidendo, saccheggiando,
incendiando. Il castello fu dimora di molti feudatari tra cui i Pascale, i
Sanseverino, i Caracciolo, gli Spinelli e, in ultimo, i Lanza-Branciforte che
lo tennero sino alla fine della feudalità, abolita per decreto Napoleonico
nel 1806. Da quel momento, purtroppo, fu abbandonato e andò in rovina.
Ciò che non ha fatto il tempo l'ha fatto l'uomo che per la sua indifferenza ha
permesso che nel 1908 questo monumento diventasse la base per la
costruzione di un acquedotto. Della poderosa fortificazione sono
rimasti ruderi di torrette, di baluardi e del mastio centrale.
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